mercoledì 23 maggio 2012

Vivienne Westwood

Nata nel 1941 da una famiglia di operai tessili inglesi, Vivienne Isabel Swire, giunse a Londra assai giovane e, dopo un breve matrimonio con  Derek Westwood, vi conobbe e sposò Malcom McLaren, destinato a diventare leader dei Sex Pistols. Avevano in comune la ribellione verso l’ipocrisia della società inglese che volevano destabilizzare con atteggiamenti provocatori  che richiamavano il sesso e l’anarchia. Dopo un breve periodo in cui Vivienne visse vendendo gioielli a Portobello Road, lei e Malcom aprirono nel 1971 una boutique “Let it Rock” dove si potevano comperare giacche in pelle nera e maglie con le borchie, vestiti in gomma o altro materiale sintetico, e t-shirt stampate con immagini pornografiche o scritte come “Only anarchists are pretty o “Anarchy is melody”.  Appassionata dello stile punk che contribuì a lanciare, Vivienne non esitò ad esibirsi lei stessa con capelli corti e ispidi a ciuffi colorati e scarpe dalla zeppa vertiginosa. La sua boutique includeva pantaloni in pelle, t-shirt tagliate e accessori fetish come lamette,  catene e collari a punte metalliche. Cominciò ad avere clienti importanti come Ringo Starr per cui ideò costumi di scena.  Il negozio fu chiuso dalla polizia, ma lei lo riaprì ribattezzandolo “Seditionaries”, un gioco di parole tra seduzione e sedizione. Nel 1975 fu fondato il gruppo dei Sex Pistols una delle più importanti band punk rock britanniche e i suoi membri cominciarono a frequentare “Let it Rock” contribuendo a diffondere tra i loro fan i prodotti della Westwood.
Negli anni Ottanta il fenomeno punk si andava ormai diluendo. Nel 1981 Vivienne, pur rimanendo ancorata al suo stile provocatorio, lo corresse ribattezzando la sua prima sfilata londinese “Pirate” imperniata sul rilancio del romanticismo ma dedicata ai ribelli di tutti i tempi. Cominciava a rivolgersi ai costumi antichi pur rielaborandoli in modo sovversivo. In questa collezione rimasero famosi i suoi stivali  chiusi da larghe fasce orizzontali, poi imitati da numerosi stilisti. Due anni dopo terminò il suo sodalizio artistico e sentimentale con McLaren, ma rimase nel mondo dell’arte avendo rapporti sempre più stretti con Keith Haring, con cui creò la collezione Witches, in cui giacche e gonne erano stampate con motivi ideati dal famoso artista di graffiti. Col tramonto dei punk “Lady Vie” aprì una nuova boutique tuttora esistente, “World’s end”, in cui è  inserito un grande orologio con le lancette che girano all’incontrario. Nonostante molti cominciassero a darla per spacciata lei fu invitata a Parigi, prima delle stiliste inglesi assieme a Mary Quant a ottenere un simile palcoscenico. Nel 1983 propose polemicamente di indossare il reggiseno sopra gli abiti. Nel 1985 ebbe nuovamente un grosso successo con la “Crini collection”, una rivisitazione degli abiti vittoriani in cui riproponeva corsetti, gonne a faux-cul e le “platform”zeppe altissime perché “la bellezza femminile  deve essere issata su un piedistallo”. La collezione fece nuovamente scalpore ma Vivienne reagì: “Gli abiti hanno sempre ricostruito e modellato l’architettura del corpo, anche se oggi sembra vietato farlo. Disegnare un vestito con il sellier, l’imbottitura che regala una forma rotonda, è diventato un atto sovversivo. Nell’era dei pregiudizi democratici, tutto deve essere omologato, controllato, contenuto entro limiti precisi.”
Se pur a fortune alterne la stilista continuò a godere di altissima considerazione nell’ambiente della moda: nominata insegnante dall’89 al ’91  all’Accademia delle Arti applicate di Vienna, riuscì ad ottenere dalla Regina Elisabetta l’onorificenza “Order of British Empire”; durante la cerimonia, per non smentirsi, tirò su la gonna mostrando al mondo che non portava biancheria intima. Negli anni successivi continuò le sue contaminazioni storiche riproponendo il tema della crinolina e delle parrucche bianche stile Maria Antonietta. Nel 1993 firmò un orologio Swatch, il Pop Putti. Dal  1996  si dedicò alla moda maschile con una collezione al Pitti uomo che suscitò notevole scandalo. Al tempo stesso stava riorganizzando le sue collezioni con nuove linee: la Gold Label, La Red Label, la Man Label e in seguito Anglomania. Nonostante gli anni passassero la creatività della Westwood  non si esauriva; dimostrando grandi capacità di marketing era ormai a capo di un impero con negozi in tutto il mondo.
Nel 2005 dissentendo contro la politiche delle amministrazioni Bush e Blair, appoggiò i movimenti libertari inventando una T-Shirt stampata con la scritta: “I am not a terrorist”; le sue collezioni successive sono continuate sul piano ideologico della resistenza attiva.

Bibliografia: F.Alfano Miglietti, Virus moda, Skira ed, Milano, 2005; G.Vergani, Dizionario della moda, Baldini, Castoldi, Dalai ed. 2010.

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