mercoledì 27 aprile 2016

Le spericolate acconciature di Maria Antonietta



Quindici anni sono decisamente pochi ai nostri occhi per sposarsi col futuro re di Francia allo scopo di assicurargli una discendenza  e consolidare così le traballanti relazioni tra quel paese e l’Austria. Fu tuttavia quello che accadde a Maria Antonia Giuseppa Giovanna d’Asburgo-Lorena, meglio nota col nome di Maria Antonietta, la sfortunata regina che pagò con la propria testa il fatto di non averne una lungimirante e di avere commesso un mucchio di imprudenze in un periodo storico dove invece era necessario agire con acume, fermezza e diplomazia.  Era stata promessa al Delfino ancora bambina, e prima di partire per Parigi i suoi istitutori viennesi cercarono con fatica di prepararla per il futuro compito;  Maria Antonia tuttavia era capricciosa e svogliata e ai libri preferiva di gran lunga la moda parigina che a quell’epoca era copiata nelle corti e nei salotti di tutta Europa. Non sapeva nulla del fidanzato Luigi Augusto, un ventenne grassoccio che adorava la caccia e aveva l’hobby di montare e smontare orologi e che per sette anni non fu capace di fare all’amore con sua moglie.
Una volta arrivata a Versailles questa ragazza spensierata si trovò  a disagio con le vecchie cariatidi della corte, che ricambiarono l’antipatia soprannominandola “l’autrichienne”, l’austriaca;  trascurata dal marito, isolata e senza alcun ruolo politico, cominciò ad annoiarsi e decise di approfittare dei piaceri della moda e di assumere il ruolo – se non di regina di Francia – di signora assoluta del “bon ton”. 

Uno dei comportamenti che suscitarono la riprovazione della nobiltà fu quella di far venire a corte due persone provenienti dal popolo, la sua sarta personale, Mademoiselle Rose Bertin, e il parrucchiere Leonard Autié. Rose, che servì la sua sovrana per una ventina d’anni, guadagnò grazie a lei e al commercio con le altre dame di corte cifre da capogiro: Maria Antonietta aveva un appannaggio stratosferico (che non le bastava mai) e spendeva follie per lanciare nuove mode che erano immediatamente imitate dalle dame dell’aristocrazia.
Anche Leonard si inserì nel gioco: nel 1774 inventò un’acconciatura alta il doppio della testa della regina, il “pouf”: si trattava di una ridondante costruzione composta da un leggero telaio metallico e cuscini imbottiti su cui venivano tesi i capelli dopo essere stati impomatati e suddivisi in ciocche, a cui si mischiavano metri di garza e altri capelli posticci, boccoli, tirabaci. Il tutto era poi incipriato e guarnito con piume di struzzo, nastri e pietre preziose. Sembra che sulle prime la regina, guardandosi allo specchio, sia rimasta un po’ perplessa, ma quando l’astuto parrucchiere le promise che la sua sarebbe stata tra le acconciatura più alte di Parigi, Maria Antonietta, felice, si lasciò convincere. 

L’invenzione del pouf conquistò il pubblico femminile europeo per sei anni consecutivi, durante i quali l’architettura delle teste arrivò fino a raggiungere il metro di altezza diventando sempre più complessa e stravagante. Leonard, che si considerava un artista e che aveva un gusto fortemente teatrale, inventò per la duchessa di Chartres il pouf “sentimentale”, composto da 14 metri circa di garza su cui ondeggiavano molti pennacchi inframmezzati a figurine in cera: il ritratto del primogenito della nobildonna in braccio alla nutrice, un negretto a cui era molto affezionata e un pappagallo che beccava un piatto di ciliegie.

Quella che si potrebbe chiamare “la febbre del pouf”  mostrò al popolo esterrefatto  donne con la testa piena di sciami di farfalle, di amorini e gabbie con uccelli vivi, di battaglioni in miniatura per le mogli dei militari, di urne crematorie per le signore in lutto (i soggetti andavano dal lezioso al patetico), mentre per mantenere i fiori freschi si tuffavano i gambi in fiale piene d’acqua mescolate ai capelli ; né mancavano le acconciature “alla giardiniera” con carciofi, carote e barbabietole e fiori di patata, tubero a quei tempi considerato velenoso e che grazie a Maria Antonietta diventò popolare.  Eventi storici e di cronaca diedero il via a nuove follie: nel 1778 i francesi si lanciarono nella guerra d’indipendenza americana combattendo con una loro fregata contro la nave inglese Arethusa. Lo scontro fu il pretesto per l’invenzione dell’acconciatura alla Belle Poule, con l’imbarcazione che svettava in cima alle teste, vele al vento, sartiame  e artiglieria compresi. Si può dire che ogni giorno nasceva una nuova pettinatura, scomoda e priva di senso, mentre il paese andava in bancarotta e il popolo, che all’inizio aveva provato simpatia per la coppia reale, cominciò a scaricare su di loro tutto il suo risentimento. Bersaglio preferito furono però l’incosciente sovrana - completamente disinteressata ai bisogni dei francesi - e il suo assurdo tenore di vita: basti dire che quando scoppiò un’insurrezione popolare detta “guerra delle farine” causata dall’aumento del prezzo del grano, l’unica risposta di Maria Antonietta fu mettersi in capo un “berretto alla rivolta”inventato da Rose Bertin.

Solo in un caso la moda contribuì a diffondere un’abitudine sanitaria che avrebbe salvato la vita di molte persone: in Francia il vaiolo era endemico e aveva causato molte morti, tra cui quella straziante di Luigi XV e di una cinquantina di cortigiani residenti a Versailles. Si conosceva tuttavia la pratica dell’inoculazione – venuta dall’Oriente – che consisteva nell’ iniettare una piccola quantità di pus prelevata dalle lesioni di un malato sotto la pelle di un paziente sano, in modo da stimolare la produzione di anticorpi senza causare l’insorgere del morbo. Avendo assistito al decesso del padre, Luigi Augusto si fece coraggio e decise di sottoporre alla pratica sé stesso e i suoi due fratelli. L’esito positivo del trattamento fece nascere la moda del “pouf all’inoculazione” di cui non abbiamo immagini, ma che sappiamo essere stato costituito da un olivo coperto di frutti intorno al quale si arrotolava il serpente del dio della medicina Asclepio, il tutto coronato da un sole che sorge (il re) a simboleggiare il trionfo della scienza sulla malattia. La commemorazione dell’evento, esposta in cima alla testa delle signore alla moda, contribuì a incentivare largamente la pratica a tutto beneficio della salute pubblica.

Le pettinature alte creavano non pochi problemi: intanto erano costosissime, sia per le ore di lavoro dei parrucchieri, sia per la qualità dei materiali usati che comportavano anche l’aggiunta di piume rare, di perle, gioielli e perfino automi. Erano scomode da portare perché tendevano ad impigliarsi nei lampadari e a cadere di sotto quando le signore si affacciavano alla finestre.

I pennacchi erano talmente ingombranti che non entravano dalla porta delle carrozze e la stessa Maria Antonietta dovette rimuoverli per recarsi a un ballo dato dalla duchessa d’Orleans. Per arricciare le chiome occorreva passare una notte intera con la testa carica di bigodini, sedute su una sedia per non disfare il sapiente e fragile edificio. Le pomate erano a base di grassi animali come il midollo di bue o il grasso d’orso, a volte mescolate con componenti vegetali come l’olio di nocciole e aromatizzanti come i chiodi di garofano e l’essenza di limone: così lavorate le acconciature potevano durare una settimana, ma dovevano essere disfatte e lavate prima che il grasso si irrancidisse e la testa si riempisse di parassiti.

Nel 1781 Maria Antonietta diede finalmente alla Francia il suo primo erede al trono che – se risolveva il problema ereditario – causò alla sovrana una catastrofica perdita di capelli. Fu una dura prova per Leonard, che vedeva svanire i suoi privilegi e la sua influenza nonché dimagrire il portafogli. Ma il genio è genio e lui si adattò alla situazione tagliando i capelli della regina piuttosto corti e lasciando qualche boccolo sulla nuca: l’acconciatura fu denominata “à l’enfant” e nel giro di un paio di settimane fu imitata da tutte le dame di corte.
Fu l’ultimo colpo d’estro del parrucchiere che dodici anni dopo dovette riparare in Germania per fuggire alla furia della Rivoluzione. In una fredda mattina di ottobre  del 1793 il boia avrebbe tagliato definitivamente le chiome leggendarie della regina e mostrato la sua testa mozzata e quasi priva di capelli alla folla impazzita e festante.




Nessun commento:

Posta un commento