Quindici anni sono decisamente pochi ai nostri occhi
per sposarsi col futuro re di Francia allo scopo di assicurargli una
discendenza e consolidare così le
traballanti relazioni tra quel paese e l’Austria. Fu tuttavia quello che
accadde a Maria Antonia Giuseppa Giovanna d’Asburgo-Lorena, meglio nota col
nome di Maria Antonietta, la sfortunata regina che pagò con la propria testa il
fatto di non averne una lungimirante e di avere commesso un mucchio di imprudenze
in un periodo storico dove invece era necessario agire con acume, fermezza e
diplomazia. Era stata promessa al
Delfino ancora bambina, e prima di partire per Parigi i suoi istitutori
viennesi cercarono con fatica di prepararla per il futuro compito; Maria Antonia tuttavia era capricciosa e
svogliata e ai libri preferiva di gran lunga la moda parigina che a quell’epoca
era copiata nelle corti e nei salotti di tutta Europa. Non sapeva nulla del fidanzato
Luigi Augusto, un ventenne grassoccio che adorava la caccia e aveva l’hobby di
montare e smontare orologi e che per sette anni non fu capace di fare all’amore
con sua moglie.
Una volta arrivata a Versailles questa ragazza spensierata si
trovò a disagio con le vecchie cariatidi
della corte, che ricambiarono l’antipatia soprannominandola “l’autrichienne”,
l’austriaca; trascurata dal marito,
isolata e senza alcun ruolo politico, cominciò ad annoiarsi e decise di
approfittare dei piaceri della moda e di assumere il ruolo – se non di regina
di Francia – di signora assoluta del “bon ton”.
Uno dei comportamenti che suscitarono la riprovazione
della nobiltà fu quella di far venire a corte due persone provenienti dal
popolo, la sua sarta personale, Mademoiselle Rose Bertin, e il parrucchiere
Leonard Autié. Rose, che servì la sua sovrana per una ventina d’anni, guadagnò
grazie a lei e al commercio con le altre dame di corte cifre da capogiro: Maria
Antonietta aveva un appannaggio stratosferico (che non le bastava mai) e
spendeva follie per lanciare nuove mode che erano immediatamente imitate dalle
dame dell’aristocrazia.
Anche Leonard si inserì nel gioco: nel 1774 inventò un’acconciatura alta il doppio della testa della regina, il “pouf”: si trattava di una ridondante costruzione composta da un leggero telaio metallico e cuscini imbottiti su cui venivano tesi i capelli dopo essere stati impomatati e suddivisi in ciocche, a cui si mischiavano metri di garza e altri capelli posticci, boccoli, tirabaci. Il tutto era poi incipriato e guarnito con piume di struzzo, nastri e pietre preziose. Sembra che sulle prime la regina, guardandosi allo specchio, sia rimasta un po’ perplessa, ma quando l’astuto parrucchiere le promise che la sua sarebbe stata tra le acconciatura più alte di Parigi, Maria Antonietta, felice, si lasciò convincere.
Anche Leonard si inserì nel gioco: nel 1774 inventò un’acconciatura alta il doppio della testa della regina, il “pouf”: si trattava di una ridondante costruzione composta da un leggero telaio metallico e cuscini imbottiti su cui venivano tesi i capelli dopo essere stati impomatati e suddivisi in ciocche, a cui si mischiavano metri di garza e altri capelli posticci, boccoli, tirabaci. Il tutto era poi incipriato e guarnito con piume di struzzo, nastri e pietre preziose. Sembra che sulle prime la regina, guardandosi allo specchio, sia rimasta un po’ perplessa, ma quando l’astuto parrucchiere le promise che la sua sarebbe stata tra le acconciatura più alte di Parigi, Maria Antonietta, felice, si lasciò convincere.
L’invenzione del pouf conquistò il pubblico femminile
europeo per sei anni consecutivi, durante i quali l’architettura delle teste
arrivò fino a raggiungere il metro di altezza diventando sempre più complessa e
stravagante. Leonard, che si considerava un artista e che aveva un gusto
fortemente teatrale, inventò per la duchessa di Chartres il pouf “sentimentale”,
composto da 14 metri circa di garza su cui ondeggiavano molti pennacchi
inframmezzati a figurine in cera: il ritratto del primogenito della nobildonna in
braccio alla nutrice, un negretto a cui era molto affezionata e un pappagallo
che beccava un piatto di ciliegie.
Quella che si potrebbe chiamare “la febbre
del pouf” mostrò al popolo
esterrefatto donne con la testa piena di
sciami di farfalle, di amorini e gabbie con uccelli vivi, di battaglioni in
miniatura per le mogli dei militari, di urne crematorie per le signore in lutto
(i soggetti andavano dal lezioso al patetico), mentre per mantenere i fiori
freschi si tuffavano i gambi in fiale piene d’acqua mescolate ai capelli ; né
mancavano le acconciature “alla giardiniera” con carciofi, carote e
barbabietole e fiori di patata, tubero a quei tempi considerato velenoso e che
grazie a Maria Antonietta diventò popolare.
Eventi storici e di cronaca diedero il via a nuove follie: nel 1778 i
francesi si lanciarono nella guerra d’indipendenza americana combattendo con
una loro fregata contro la nave inglese Arethusa. Lo scontro fu il pretesto per
l’invenzione dell’acconciatura alla Belle Poule, con l’imbarcazione che
svettava in cima alle teste, vele al vento, sartiame e artiglieria compresi. Si può dire che ogni
giorno nasceva una nuova pettinatura, scomoda e priva di senso, mentre il paese
andava in bancarotta e il popolo, che all’inizio aveva provato simpatia per la
coppia reale, cominciò a scaricare su di loro tutto il suo risentimento. Bersaglio
preferito furono però l’incosciente sovrana - completamente disinteressata ai
bisogni dei francesi - e il suo assurdo tenore di vita: basti dire che quando
scoppiò un’insurrezione popolare detta “guerra delle farine” causata dall’aumento
del prezzo del grano, l’unica risposta di Maria Antonietta fu mettersi in capo
un “berretto alla rivolta”inventato da Rose Bertin.
Solo in un caso la moda contribuì a diffondere
un’abitudine sanitaria che avrebbe salvato la vita di molte persone: in Francia
il vaiolo era endemico e aveva causato molte morti, tra cui quella straziante
di Luigi XV e di una cinquantina di cortigiani residenti a Versailles. Si
conosceva tuttavia la pratica dell’inoculazione – venuta dall’Oriente – che
consisteva nell’ iniettare una piccola quantità di pus prelevata dalle lesioni
di un malato sotto la pelle di un paziente sano, in modo da stimolare la
produzione di anticorpi senza causare l’insorgere del morbo. Avendo assistito
al decesso del padre, Luigi Augusto si fece coraggio e decise di sottoporre
alla pratica sé stesso e i suoi due fratelli. L’esito positivo del trattamento fece
nascere la moda del “pouf all’inoculazione” di cui non abbiamo immagini, ma che
sappiamo essere stato costituito da un olivo coperto di frutti intorno al quale
si arrotolava il serpente del dio della medicina Asclepio, il tutto coronato da
un sole che sorge (il re) a simboleggiare il trionfo della scienza sulla
malattia. La commemorazione dell’evento, esposta in cima alla testa delle
signore alla moda, contribuì a incentivare largamente la pratica a tutto
beneficio della salute pubblica.
Le pettinature alte creavano non pochi problemi:
intanto erano costosissime, sia per le ore di lavoro dei parrucchieri, sia per
la qualità dei materiali usati che comportavano anche l’aggiunta di piume rare,
di perle, gioielli e perfino automi. Erano scomode da portare perché tendevano
ad impigliarsi nei lampadari e a cadere di sotto quando le signore si
affacciavano alla finestre.
Fonti:
I pennacchi erano talmente ingombranti che non
entravano dalla porta delle carrozze e la stessa Maria Antonietta dovette
rimuoverli per recarsi a un ballo dato dalla duchessa d’Orleans. Per arricciare
le chiome occorreva passare una notte intera con la testa carica di bigodini,
sedute su una sedia per non disfare il sapiente e fragile edificio. Le pomate
erano a base di grassi animali come il midollo di bue o il grasso d’orso, a
volte mescolate con componenti vegetali come l’olio di nocciole e aromatizzanti
come i chiodi di garofano e l’essenza di limone: così lavorate le acconciature
potevano durare una settimana, ma dovevano essere disfatte e lavate prima che
il grasso si irrancidisse e la testa si riempisse di parassiti.
Nel 1781 Maria Antonietta diede finalmente alla Francia
il suo primo erede al trono che – se risolveva il problema ereditario – causò
alla sovrana una catastrofica perdita di capelli. Fu una dura prova per
Leonard, che vedeva svanire i suoi privilegi e la sua influenza nonché
dimagrire il portafogli. Ma il genio è genio e lui si adattò alla situazione
tagliando i capelli della regina piuttosto corti e lasciando qualche boccolo
sulla nuca: l’acconciatura fu denominata “à l’enfant” e nel giro di un
paio di settimane fu imitata da tutte le dame di corte.
Fu l’ultimo colpo
d’estro del parrucchiere che dodici anni dopo dovette riparare in Germania per
fuggire alla furia della Rivoluzione. In una fredda mattina di ottobre del 1793 il boia avrebbe tagliato
definitivamente le chiome leggendarie della regina e mostrato la sua testa
mozzata e quasi priva di capelli alla folla impazzita e festante.
Fonti:
Will Bashor, Marie
Antoinette’s head, Lyons press
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