Lebbroso con battola |
Tarocchi Gringonneur, Il Matto |
Un
ulteriore punto importante – e per noi odioso – era che la
funzione del vestito doveva contraddistinguere le classi sociali: in
molte città medievali infatti un pervicace spirito di casta
escludeva dal lusso la borghesia, certamente ricca ma priva di potere
politico. A capi di governo, signori, magistrati, dotti e cavalieri e
relative mogli erano permessi indumenti e decori altrimenti proibiti
ai più, con corollario di multe e punizioni crudeli come a Firenze,
in cui si fustigavano sulla pubblica piazza le fantesche ree di aver
le maniche chiuse da un'abbottonatura che superava il gomito.
Malignamente si può anche notare che – essendo tutti i legislatori
uomini – erano molto tolleranti col loro sesso, ma non altrettanto
con l'altra metà del cielo, molto più duramente bersagliata.
Nella
società europea antica chi
non si sottometteva alle leggi della morale, basate su molti passi
della Bibbia ripresi anche dalla regolamentazione laica, era un
escluso e un infame: il cittadino ideale era cristiano, osservante,
maschio, abbiente e di reputazione integerrima. L'elenco degli
esclusi è lungo, a cominciare dai ladri, dai violatori di luoghi
sacri, dagli spergiuri ai calunniatori, fino a tutti i tipi di
malfattori compresi i peccatori della carne come gli adulteri, che
nel nord Europa venivano rasati a zero e frustati in pubblico;
c'erano poi coloro che conducevano una vita errante (come gli
attori), o che professavano mestieri disonesti come chi aveva a che
fare col sangue (macellai e carnefici), la sporcizia (tintori), il
denaro (usurai). Si
fuggiva anche dagli ammalati come i pazzi e i lebbrosi (per “lebbra”
si intendevano anche malattie della pelle come herpes, eritemi e
altre infezioni cutanee)
che non solo dovevano vivere lontano dai luoghi abitati, ma che erano
obbligati a indossare un abito con cappuccio bianco e a far suonare
la cosiddetta “raganella”, un aggeggio rumoroso che annunciava il
loro arrivo permettendo alla gente di scappare.
Giotto, Il bacio di Giuda |
Si
considerava il contagio come un evento non solo fisico, ma anche
psicologico: per
sottolineare la marginalità furono quindi elaborati segni da portare
addosso per marcare l'estromissione dal consorzio civile. Una
serie di norme particolarmente feroci colpirono nel medioevo le
prostitute: nel XIV secolo in alcune città italiane erano obbligate
a portare un sonaglio attaccato al cappuccio, in altri posti erano
vietati loro abiti lussuosi, che invece a Firenze erano permessi
nell'improbabile speranza di accomunare al malcostume bottoni
d'argento, tessuti preziosi, gioielli e di tenerne lontano le signore
oneste. In Sicilia le donne di malaffare erano obbligate a calzare i
tappini, un particolare tipo di zoccoli di legno da cui è derivato
il nome “tappinara”, in dialetto meretrice. Idem dicasi per i
ruffiani che a Padova erano obbligati a uscire con un cappuccio rosso
in testa, pena una sonora battitura. In Francia, dove il pio e
bigotto San Luigi aveva tentato invano di espellere le donne
scostumate dal paese, esse furono costrette a portare un nastrino
rosso che cadeva sulla spalla. Più che il colore rosso però il
giallo era considerato fin dall'antichità simbolo di tradimento,
truffa e malattia, e così Giotto dipinge il mantello di Giuda negli
affreschi della cappella Scrovegni; a Firenze e Venezia le prostitute
dovevano indossare elementi gialli collegati con l'abito, anche se
quest'usanza cominciò a decadere man mano che il mestiere venne
regolato e istituzionalizzato e i governi diventarono più
tolleranti. Un
esempio di tale indulgenza a Venezia è la nota vicenda del “Ponte
delle tette” tuttora situato tra i sestieri di San Polo e Santa
Croce: tutta la zona era un vero e proprio quartiere a luci rosse,
luogo di adescamento delle “carampane” chiamate così dalla ricca
famiglia dei Rampani, che – priva di eredi - aveva lasciato le sue
case (ca' in dialetto) in eredità al governo. Le prostitute che lì
esercitavano avevano ottenuto dalla Serenissima stessa il permesso di
esporre il seno nudo per combattere la diffusione dell'omosessualità.
Un ulteriore carattere discriminatorio avevano le righe, specie quelle che alternavano tinte complementari come il rosso e il verde assieme al solito giallo, e quindi applicate – oltre e tanto per cambiare alle meretrici – anche a coloro che esercitavano lavori disonorevoli come i saltimbanchi, i giullari, i carnefici, i mugnai (considerati anche dalla novellistica furbi e arraffoni) e i fabbri, ritenuti – chissà perché – stregoni. L'input venne come al solito dal Levitico (19,19) che proibiva di indossare vestiti composti di materiali diversi. Quando poi nel Trecento e nel Quattrocento la moda si accese di un forte cromatismo che poteva confondere chi guardava, le vesti a strisce furono specialmente destinate all'uniforme della servitù, proprio perché reputata una categoria inferiore.
Roman de la Rose, Due amanti con coperta a righe |
Un ulteriore carattere discriminatorio avevano le righe, specie quelle che alternavano tinte complementari come il rosso e il verde assieme al solito giallo, e quindi applicate – oltre e tanto per cambiare alle meretrici – anche a coloro che esercitavano lavori disonorevoli come i saltimbanchi, i giullari, i carnefici, i mugnai (considerati anche dalla novellistica furbi e arraffoni) e i fabbri, ritenuti – chissà perché – stregoni. L'input venne come al solito dal Levitico (19,19) che proibiva di indossare vestiti composti di materiali diversi. Quando poi nel Trecento e nel Quattrocento la moda si accese di un forte cromatismo che poteva confondere chi guardava, le vesti a strisce furono specialmente destinate all'uniforme della servitù, proprio perché reputata una categoria inferiore.
Il
gruppo umano più perseguitato fu però quello degli ebrei, accusati
dai padri della Chiesa di deicidio (cosa che sarà superata solo nel
1965 dal Concilio Vaticano II). Tutto era
iniziato col Concilio di Nicea del 325 dopo Cristo, in cui si
stabiliva che essi potevano continuare ad esistere se pur in stato di
sottomissione e umiliazione. Successivamente fu un continuo
crescendo, a cominciare dal divieto di sposarsi con cristiani,
continuando con l'esclusione dalle cariche pubbliche, per poi passare
al battesimo forzato, dopo il quale i convertiti subivano ancora
moltissime restrizioni ed indicati con epiteti ingiuriosi come in
Spagna, dove erano chiamati “marrani” (porci). In diversi casi
furono cacciati dai paesi di residenza o massacrati con l'accusa di
omicidio rituale di bambini. Il tutto alternato a periodi di relativa
calma e stabilità, perché si trattava pur sempre di un popolo di
grande cultura che assolveva a servizi cruciali come la traduzione e
diffusione di testi arabi scientifici, la finanza, l'amministrazione
e la medicina.
Les miracles de la Vierge, All’estrema destra un ebreo con la rotella |
Nel
1215 papa Innocenzo III indisse il IV Concilio lateranense in cui tra
l'altro si permetteva ai giudei di praticare come unici mestieri la
vendita di abiti usati e il prestito di denaro, e gli si imponeva di
indossare una marchio distintivo vivacemente colorato. Allo stesso
modo si colpivano i musulmani che vivevano nei paesi cattolici, i
quali a loro volta avevano imposto abiti che identificassero i non
credenti nei territori a maggioranza islamica. Appellandosi alle
sacre scritture Innocenzo III dichiarava esplicitamente che lo scopo
della nuova legge era di evitare mescolanze sessuali “maledette”
tra cristiani, giudei e saraceni. In Europa l'ordinanza papale non si
diffuse immediatamente: da principio iniziò Inghilterra, a seguire
gli altri regni, mentre in Italia il primo avamposto del nuovo
razzismo fu la repubblica di Venezia. Regole più dettagliate circa
il tipo di segno infamante variarono localmente, ma i due più
diffusi furono la “rotella” e il cappello a punta detto alla
latina “pileus cornutus”; la prima era una pezza di stoffa
circolare a volte bicolore, a volte solamente gialla, che veniva
cucita sul davanti dell'abito. Nella Serenissima la rotella fu una
sorta di O della dimensione di un pane da quattro soldi, ma essendo
piccola e facile da nascondere si passò al berretto dapprima giallo
e dalla fine del Cinquecento in poi rosso.
Stemma di Judenburg, Austria |
Salterio di Bonne di Lussemburgo con caricatura di ebreo |
Tutto
ciò – come ho detto all'inizio – fino alla Rivoluzione francese.
Quando i nazisti obbligarono le popolazioni ebraiche dei territori
occupati a cucire sugli abiti la Stella di Davide gialla a sei punte,
non fecero altro che risuscitare un passato che ora si spera sia
morto per sempre.
Fonti:
Rosita
Levi Pisetzky, Storia del Costume in Italia, Istituto Editoriale
Italiano
Michel
Pastoureau, La stoffa del diavolo, Il melangolo
Bernhard
Blumenkranz, Il Cappello a punta, Laterza
Giacomo
Todeschini, Visibilmente crudeli, Il Mulino
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