

Aprì un negozio a Deauville, una nota località balneare, che diventò presto molto affollato, ma nel giro di poco l’Europa sarebbe sprofondata nella prima Guerra mondiale. Nonostante ciò lei non chiuse mai, anzi: la sua linea povera si dimostrò adatta alle restrizioni imposte dal conflitto. La scarsità di materiale indusse i sarti ad accorciare e a stringere le gonne, mentre quella di metallo obbligò ad abbandonare del tutto i corsetti che, del resto, erano stati già aboliti nelle collezioni di Paul Poiret.


Qualche anno prima, nel 1921 aveva inventato il celeberrimo profumo Chanel N.5, dove erano miscelate 80 essenze naturali e sintetiche. Il risultato fu un profumo gradevolissimo e totalmente nuovo che si scostava dagli aromi romantici usati nel periodo. Narra la leggenda che Il suo nome innovativo sia nato dopo che lei aveva annusato la quinta boccetta di prova che il chimico Ernest Beaux le aveva presentato. Anche la confezione era rivoluzionaria per l’epoca: una bottiglia da farmacia con un'etichetta semplicissima bianca e nera.
Diventò anche famosa per i suoi stringati e a volte micidiali aforismi: “lo scopo della moda è ringiovanire le donne. Allora cambia anche la loro visione della vita. Si sentono più intelligenti e più allegre"; “oggi le donne guidano l’auto e questo non si può fare con le crinoline”; “l’educazione di una donna consiste in due lezioni: non lasciare mai la casa senza calze, non uscire mai senza cappello”; “ci sono tante duchesse, ma una sola Coco Chanel”; “la natura ti da la faccia che hai a vent’anni, è compito tuo meritarti quella che avrai a cinquanta”.
Diventò anche famosa per i suoi stringati e a volte micidiali aforismi: “lo scopo della moda è ringiovanire le donne. Allora cambia anche la loro visione della vita. Si sentono più intelligenti e più allegre"; “oggi le donne guidano l’auto e questo non si può fare con le crinoline”; “l’educazione di una donna consiste in due lezioni: non lasciare mai la casa senza calze, non uscire mai senza cappello”; “ci sono tante duchesse, ma una sola Coco Chanel”; “la natura ti da la faccia che hai a vent’anni, è compito tuo meritarti quella che avrai a cinquanta”.


Stava arrivando la seconda Guerra mondiale e Chanel, nella Francia invasa dai tedeschi, dovette chiudere il suo atelier. Nel 1947 mentre lei era ancora inattiva, il New look di Christian Dior mise definitivamente fine alla moda anni Trenta, proponendo gonne enormi a corolla, tecniche sartoriali complicate e costruite con telette rigide e nascoste, ma con una nuova linea molto femminile. Intanto l’industria tessile stava rivoluzionando il mercato: decine di filati nuovi come il rayon, l’acetato, l’orlon, idro-repellenti, lava e asciuga, pieghettati e lucidi, rappresentavano una scorciatoia per i tempi di realizzazione degli abiti. Chanel osservava le nuove evoluzioni della moda e commentava che Dior “vestiva le donne come se fossero poltrone”.
Elsa Schiapparelli era ormai fuori dalla ribalta quando lei, il 5 febbraio 1954 - il 5 era il suo numero portafortuna - e all'età di 71 anni, decise di riaprire. Inossidabile alle nuove mode e fedele al suo stile, presentò la sua prima collezione postbellica puntando soprattutto sui tailleur, in jersey, in velluto, e in particolare in tweed morbido e a trama larga. Il completo era composto da tre pezzi: una giacca corta munita di tasche vere per riporvi sigarette e portachiavi, una gonna tagliata sotto al ginocchio e una blusa. Per evitare che il tessuto si deformasse, faceva corpo unico con la fodera tramite un'ìmpuntura particolare, mentre una catenella in fondo alla giacca permetteva che l'indumento cadesse a piombo. Infine, le rifiniture erano costituite da bordi ricamati e intrecciati in colore contrastante.
La reazione dei giornali fu molto negativa, ma la sfilata incontrò il favore del pubblico riportandola sulla cresta dell'onda, perchè i suoi abiti fuori dal tempo erano una perspicace alternativa al look Dior.La sua creatività non era assolutamente spenta: l'anno dopo lanciò la sua celebre borsetta trapuntata con le C intrecciate e la tracolla a catena, mentre per le scarpe propose il modello bicolore con la stringa al posto del tallone, che lasciava parzialmente scoperto il piede.
Axel Madsen: Chanel. Una vita, un’epoca. De Agostini, Novara, 1990
Enrica Morini: Storia della moda XVIII - XX secolo, Skira, Ginevra - Milano, 2006
http://it.wikipedia.org/wiki/Coco_Chanel
La reazione dei giornali fu molto negativa, ma la sfilata incontrò il favore del pubblico riportandola sulla cresta dell'onda, perchè i suoi abiti fuori dal tempo erano una perspicace alternativa al look Dior.La sua creatività non era assolutamente spenta: l'anno dopo lanciò la sua celebre borsetta trapuntata con le C intrecciate e la tracolla a catena, mentre per le scarpe propose il modello bicolore con la stringa al posto del tallone, che lasciava parzialmente scoperto il piede.
Negli anni Sessanta rifiutò di accorciare le gonne sopra il ginocchio, sprezzando la mini perchè, diceva, "detesto le vecchie bambine". Ovviamente non amava nemmeno Courrèges, Cardin e la loro "moda spaziale". Il 5 agosto 1970 propose l'ultima collezione, evitando con cura gli abiti pop, nostalgici, floreali e le gonne maxi, e facendo centro ancora una volta.
Era lucidissima ancorché malata e pensava di raggiungere i cento anni, ma ne aveva compiuti 87 quando morì il 10 gennaio 1971. Dalla sua scomparsa la sua maison fu mandata avanti dai suoi assistenti, che nel 1978 inserirono la prima linea prêt-a-porter. Dal 1983 Karl Lagerfeld è diventato direttore creativo, adattando i valori Chanel alle esigenze moderne pur rimanendo fedele al suo spirito.
Bibliografia:
Axel Madsen: Chanel. Una vita, un’epoca. De Agostini, Novara, 1990
Enrica Morini: Storia della moda XVIII - XX secolo, Skira, Ginevra - Milano, 2006
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