tag:blogger.com,1999:blog-21973027089711327812024-02-18T23:20:41.746-08:00Il costume e la modaQuesto blog è protetto da copyright. E' possibile riprodurlo sul web solo citando la fonte e l'autriceAnonymoushttp://www.blogger.com/profile/13294239755795965756noreply@blogger.comBlogger55125tag:blogger.com,1999:blog-2197302708971132781.post-51458422083395210002018-05-13T12:46:00.004-07:002018-05-13T12:49:15.887-07:00Quando gli uomini mostravano le gambe (e non solo quelle)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="color: black;">I
pantaloni sono nati più di duemila anni fa grazie ai nomadi delle
steppe che – vivendo la maggior parte della loro vita a cavallo –
necessitavano di robusti gambali. </span></span></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEik7wMCNC0YoUVtGjTs6t8QhzBflw0KtWJFfD5f-UoRUGXiGS4_SCErScetvNs3rA6EUVlp8DWy2mnIj-nqYVAZx3UM2GanuR5_gRraha2msf5AAjj9WhsguiUVT-ADSwY-nv5xmxq3IOs/s1600/Barbaro+prigioniero_II+secolo+d.C.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="970" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEik7wMCNC0YoUVtGjTs6t8QhzBflw0KtWJFfD5f-UoRUGXiGS4_SCErScetvNs3rA6EUVlp8DWy2mnIj-nqYVAZx3UM2GanuR5_gRraha2msf5AAjj9WhsguiUVT-ADSwY-nv5xmxq3IOs/s400/Barbaro+prigioniero_II+secolo+d.C.jpg" width="242" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Barbaro prigioniero</td></tr>
</tbody></table>
<div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="color: black;">Ma a parte questi indumenti
indispensabili in tali condizioni di vita, in gran parte del Medio
Oriente e nell'Europa meridionale questo capo d'abbigliamento era
sconosciuto: nella scultura che sovrasta il maestoso codice di
Hammurabi, il dio-sole babilonese Ŝamaŝ che sovrintendeva alla
giustizia, porta una vezzosa gonna a balze, mentre come è noto gli
egiziani sopportavano il caldo spogliandosi il più possibile, donne
e uomini compresi. Greci e romani indossavano una veste che arrivava
sotto al ginocchio e, per quanto fossero infagottati dentro a
imponenti mantelli, non potevano evitare di scoprire ampie porzioni
di epidermide, ricorrendo – come Giulio Cesare o lo stesso Augusto
– a delle rudi depilazioni per eliminare i peli superflui.
Conquistando la Gallia i romani conobbero le brache, come si
chiamavano allora, un indumento celtico stretto alla caviglia da
lacci che da noi fu accolto con diffidenza, e che comunque fu sempre
seminascosto dalla tunica. I gusti degli imperatori in materia
variavano ed alcuni di loro emisero leggi suntuarie restrittive: i
sovrani le avevano solitamente rosse (colore prezioso e regale) con
eccezione di Alessandro Severo, che le portava bianche, ma sia
Arcadio che Onorio le proibirono “intra Urbem venerabilem”,
considerandole un'offesa pesante alla sacralità di Roma; nel Codice
di Teodosio i contravventori erano addirittura condannati all'esilio
perpetuo.<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-0_rPXuIFHF-LCulTEWmnUaNQw6gvIlu8U6mjZ_7aZChkaInqCWqedzf0JkqSkg5adLlVIGy3_BJi4HvNOFUQQWsw99eLqk43SSab_hJppWDiJrUv8lL567ItgKQ6BTWAnGRJAQOd4GE/s1600/4_Calze+solate.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1181" data-original-width="1107" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-0_rPXuIFHF-LCulTEWmnUaNQw6gvIlu8U6mjZ_7aZChkaInqCWqedzf0JkqSkg5adLlVIGy3_BJi4HvNOFUQQWsw99eLqk43SSab_hJppWDiJrUv8lL567ItgKQ6BTWAnGRJAQOd4GE/s400/4_Calze+solate.jpg" width="373" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Calze solate</td></tr>
</tbody></table>
</span>
</span></div>
<div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="color: black;">Pur
nella scarsità della documentazione altomedievale sappiamo che in
Occidente gli uomini indossavano vesti lunghe, ne più né meno che
gli antichi romani, al punto che solo l'orlo fino a terra
diversificava l'abito femminile da quello maschile. Più tardi, nel
Duecento, alle antiquate brache larghe cominciarono a sostituirsi i
cosiddetti “panni da gamba”, ossia calze - in tessuto e solo più
tardi in maglia – allacciate ad alte cinture di cuoio. Si andava
verso una differenziazione totale del costume dei due sessi: un
secolo dopo le signore andavano matte per gli abiti a strascico e al
massimo si scoprivano il seno, mentre la veste maschile diventò
corta, stretta e corredata da calze lunghe ma staccate e allacciate a
un farsetto (giubbetto) nascosto. Le gambe erano bene in vista e
messe in risalto dal colore delle calze– ad esempio una scarlatta e
l'altra verde vivo – e dall'apertura spuntavano mutande e camicia,
suscitando imbarazzo e feroci critiche. Il notaio Giovanni Musso nel
suo “Chronicon Placentinum”espresse in latino tutto il suo sdegno
per quei vestiti che “ostendunt formam naticarum, genitalium et
membri”, mentre Il Boccaccio che nella sua vita non era certo stato
un santo, diventato moralista in vecchiaia definì quelle mode
“detestabili e abominevoli”, facendo notare che le donne
abbassando lo sguardo avrebbero potuto agevolmente “cognoscere che
gli è maschio”. Infine, anche in relazione alle linee slanciate
dell'architettura gotica, le calze avevano una suola sottostante e
terminavano al piede con una lunga punta che veniva imbottita perché
non si ripiegasse col camminare: foggia che è uno dei tanti esempi
di come la gente alla moda sia ricorsa a ogni tipo di stranezza pur
di farsi notare. </span>
</span></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNEaK8gwlxKPN4YavSMVeYkOhn_Omo7CWtS3I66sJKMpkBv4fEDR0QbvHtG9AGlaxmCm_QnixJxZ6xZEigNeDEa2jYyVcb796rDbyvNMbIKC5Md8b5OaEcTu8cVOq_c4zoVCF0fgJ2e9w/s1600/5_Vittore+Carpaccio%252C+Ritratto+di+giovane+cavaliere.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="976" data-original-width="606" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNEaK8gwlxKPN4YavSMVeYkOhn_Omo7CWtS3I66sJKMpkBv4fEDR0QbvHtG9AGlaxmCm_QnixJxZ6xZEigNeDEa2jYyVcb796rDbyvNMbIKC5Md8b5OaEcTu8cVOq_c4zoVCF0fgJ2e9w/s400/5_Vittore+Carpaccio%252C+Ritratto+di+giovane+cavaliere.jpg" width="247" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Vittore Carpaccio, Ritratto di giovane cavaliere</td></tr>
</tbody></table>
<div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="color: black;">Il
gusto per la bellezza del Rinascimento introdusse nel guardaroba
eleganza, raffinatezza ed equilibrio sia nei tessuti pregiati sia nei
copricapi e negli altri sofisticati accessori. Mentre gli uomini che
esercitavano mestieri accademici come l'avvocatura, l'insegnamento o
la medicina portavano panni lunghi e gravi adatti alla loro posizione
sociale, i giovani continuarono ad esibire indumenti che ne mettevano
in risalto le forme, anche con una nota di effeminatezza accentuata
dai capelli lunghi, dal viso rasato e contemporaneamente dall'uso di
tinture e profumi. A metà del Quattrocento si cercò di rimediare
all'esibizione spudorata della biancheria, ma la toppa fu quasi
peggio del buco perché le calzebrache, ora cucite sui glutei,
avevano davanti un elemento di raccordo, una sorta di sportellino in
tessuto, detto “braghetta”, che da una parte copriva i genitali,
dall'altra li metteva in mostra, mentre nel frattempo i giubbetti si
erano accorciati in vita. Bisognava essere ben fatti, avere natiche
sode e gambe diritte e i giovani – specie quelli italiani -
impazzivano per questa moda attillatissima che ne metteva in risalto
la muscolatura ma scandalizzava i religiosi: San Bernardino da Siena
infatti nelle sue prediche lanciava strali fulminanti contro i
ragazzi vanitosi “col farsettino al bellico”<span style="background: transparent;">;
né meglio andava all'estero dal momento che a</span>gli uomini del
corteo di Bianca Maria Sforza, andata in sposa all'imperatore
Massimiliano I d'Asburgo, fu raccomandato di allungare quegli abiti
indecenti. Qui da noi, con molta disivoltura, la braghetta era usata
anche a mo' di tasca come nel ritratto di cavaliere del Carpaccio
dalle cui calze rosse spunta per contrasto sull'inguine una lettera
ripiegata.<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjIudzfhA9wgB76G2Z9rBFrpR8OhRuyBwiazmJuo-ssoomZ040oQfYf3w2bcwzRq2zA0SmsuWGsT7MTdXvHWbE69rq6V269ZFqOa5p_uxxFslLIFvUuYQTumuT037ttL4We4WeL_OTyZk0/s1600/6_Giovan+Battista+Moroni%252C+Ritratto+di+Antonio+Navagero.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1334" data-original-width="1124" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjIudzfhA9wgB76G2Z9rBFrpR8OhRuyBwiazmJuo-ssoomZ040oQfYf3w2bcwzRq2zA0SmsuWGsT7MTdXvHWbE69rq6V269ZFqOa5p_uxxFslLIFvUuYQTumuT037ttL4We4WeL_OTyZk0/s400/6_Giovan+Battista+Moroni%252C+Ritratto+di+Antonio+Navagero.jpg" width="336" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Giovan Battista Moroni, Ritratto di Antonio Navagero</td></tr>
</tbody></table>
</span>
</span></div>
<div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Durante
il Cinquecento ci si spinse ancor più oltre e la braghetta assunse
la forma di un corno rialzato, foggia che resterà, più o meno
evidente, fino all'inizio del secolo successivo. La vanitosa e
spudorata esibizione di virilità non risparmiò nemmeno le armature
che in alcuni casi – come in quella di Enrico VIII custodita alla
Torre di Londra – mostravano un promontorio metallico bene in vista
tra le gambe. Sembra che nessuna tra le Leggi suntuarie si sia mai
preoccupata di colpire questa sorta di astuccio penico. E' noto
invece che ad Ascoli Piceno le donne, punite se osavano portare una
gonna che mostrava le pianelle, protestarono fieramente contro
l'ingiustizia affermando che la moda delle “brachette” da uomini
era “desonestissima” e non avrebbero sopportato ancora di
vederla. Nello stesso secolo le calze si divisero sopra il ginocchio:
la parte che ricopriva la coscia cominciò ad essere imbottita e
tagliata, anzi – come si diceva all'epoca – “accoltellata”. </span></span></span></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgG9OFr7wjLdCtfTNDYimnKfBIV-uncrjKmIVC9wsuj2qqAN72rXH7rQL0nKeyyi3fQ2v-u10k-QRqr30vwX2MIXLMynaaf75DeWVM1BSmYgk68EOA1ARmCrt1CGRERpLgvVczSLYiAe9I/s1600/7_Moroni-Il-Cavaliere-in-Rosa.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="679" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgG9OFr7wjLdCtfTNDYimnKfBIV-uncrjKmIVC9wsuj2qqAN72rXH7rQL0nKeyyi3fQ2v-u10k-QRqr30vwX2MIXLMynaaf75DeWVM1BSmYgk68EOA1ARmCrt1CGRERpLgvVczSLYiAe9I/s400/7_Moroni-Il-Cavaliere-in-Rosa.jpg" width="226" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Giova Battista Moroni. Il cavaliere in rosa</td></tr>
</tbody></table>
<div style="line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">La moda dei tagli proveniva dalle pittoresche uniformi dei
Lanzichenecchi che avevano invaso la penisola e non si estendeva solo
alle braghe ma a tutti gli indumenti, con grande spreco di tessuto
pregiato. I calzoncini si fecero sempre più corti, rotondi e
rigonfi, fatti di strisce verticali di tessuto da cui usciva la
fodera sottostante e furono un elemento costante nell'abbigliamento
maschile dell'ultimo periodo del XVI secolo. </span></span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">Erano
detti “braghesse alla sivigliana” perché l'idea di questi rigidi
e buffi palloncini giungeva dalla Spagna, stato che dominava l'Italia
dal 1565 e – come spesso accade – aveva avviato oltre a una
colonizzazione politica, anche un assoggettamento culturale, facendo
perdere al nostro paese il primato della moda europea che aveva
detenuto nel Rinascimento.</span></span></span></span></div>
<div align="LEFT" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="color: black;"><span style="background: transparent;">Il
Barocco si affacciò in Europa con la sua ricchezza, la sua pompa e
l'amore per i fronzoli spostando nuovamente l'asse del gusto estetico
e guardando alla Francia come nazione dominante in tal senso. Con la
decadenza del severo gusto spagnolo e il regno di Luigi XIV tutti
copiarono le follie provenienti dalla corte di Versailles, ed è
proprio in questo periodo che nasce la parola “pantalone”, un
indumento largo e non fermato sotto al ginocchio che i francesi,
innamorati della nostra Commedia dell'arte, avevano mutuato
dall'omonima maschera veneziana.La parte inferiore delle gambe era
messa in mostra e fasciata da lucide calze di seta che il Re Sole
prediligeva di colore bianco perché ne mettevano in risalto i
polpacci torniti di cui era particolarmente fiero. <table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUVQAYIlNy6cOY6k-N9az5o5lNylXTH8mgscVNNUgkhbb-NxhH6xkzfcxFSZLw8R7nDtR1mALa_oIVCF3z4LLubL0wSSwx3qCtubIipoX79z28cS4w1ktmrW8JJSkmJG4RJrXqyxtR_wg/s1600/57ae0ee75b1a3ae3aa038858831202c7--royal-court-louis-xiv.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1104" data-original-width="736" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUVQAYIlNy6cOY6k-N9az5o5lNylXTH8mgscVNNUgkhbb-NxhH6xkzfcxFSZLw8R7nDtR1mALa_oIVCF3z4LLubL0wSSwx3qCtubIipoX79z28cS4w1ktmrW8JJSkmJG4RJrXqyxtR_wg/s320/57ae0ee75b1a3ae3aa038858831202c7--royal-court-louis-xiv.jpg" width="212" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Calzoni alla rhingrave</td></tr>
</tbody></table>
</span></span></span></div>
<div align="LEFT" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="color: black;"><span style="background: transparent;">Dopo la metà del
Seicento gli uomini rinnovarono completamente il loro guardaroba
indossando calzoni larghissimi e arricciati che arrivavano al
ginocchio e che qualcuno ironicamente paragonava alle gonne
femminili, anche perché erano pieni di nastri, fiocchi e merletti.
Queste strane gonne-pantalone derivavano forse dal “girello” o
“sottanino all'eroica”, tipico costume degli attori teatrali che
interpretavano sulla scena parti da dei, semidei o mitici
combattenti; oltralpe erano dette “rhingrave”, dal nome del conte
del Reno (in tedesco Rheingraf) che per primo le aveva presentate a
Versailles. Per non farle calare rovinosamente a terra nel frattempo
erano state inventale le “brazzeruole”, le bretelle, che
ritorneranno due secoli dopo nella moda maschile quando – scoperte
le proprietà del caucciù – furono inseriti nel tessuto inserti di
elastico. </span></span>
</span></div>
<div align="LEFT" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="background: transparent;">Come
tutte le mode anche questa durò poco e fu sostituita da pantaloni
stretti, muniti di tasche, chiusi da bottoni e allacciati sotto alle
ginocchia da un cinturino. </span></span></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqqWRd1CmoZ6b9oydTOYjsj29YqzuxAG-MycStphgxA85JVMGYdSvCIcQDRwCa9UtqREH1dyr4xIB8_zpBAkun5-DyY_B3HYyq0ds041uKGSoKoa9MtsWaMjuPr6YvcVfTpxnHtST9lOg/s1600/George+Romney_ritratto+di+gentiluomo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1276" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqqWRd1CmoZ6b9oydTOYjsj29YqzuxAG-MycStphgxA85JVMGYdSvCIcQDRwCa9UtqREH1dyr4xIB8_zpBAkun5-DyY_B3HYyq0ds041uKGSoKoa9MtsWaMjuPr6YvcVfTpxnHtST9lOg/s320/George+Romney_ritratto+di+gentiluomo.jpg" width="255" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Culottes. George Romne. Ritratto di gentiluomo</td></tr>
</tbody></table>
<div align="LEFT" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="background: transparent;">Le culottes – così si chiamavano in
Francia – erano confezionate in seta come tutto il resto dell'abito
e diventarono talmente aderenti da rendere l'atto del sedersi una
questione quasi impossibile; per cui un gentiluomo previdente ne
aveva almeno due paia, uno per le occasioni in cui sapeva di dover
rimanere in piedi e l'altro, più largo, quando si aspettava di stare
seduto e per non correre il rischio piegandosi di strappare il
tessuto e mostrare natiche e mutande.Uno dei fratelli minori di Luigi
XVI, il conte d'Artois amava molto questo scomodo indumento e si
narra che avesse un modo tutto suo per infilarcisi, lanciandosi da un
tavolo mentre i suoi valletti lo tenevano ben aperto. La gamba era in
vista e ricoperta da calze aderentissime che ormai erano fatte a
macchina; l'Italia invece era ancora divisa in stati e staterelli
ognuno dei quali possedeva una sua dogana che apponeva un timbro
sulle merci importate dall'estero; tra gli snob nacque così la mania
di esibire il marchio di provenienza, giusto per far sapere a tutti
che il prodotto era stato acquistato a Parigi.<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4gB3_3Pe5vPxf67K7d0pH_A3iNZ7ys_KWsG7Gwn1iT6HoIiV82bSBR-Sn8kEc4RQ2ePrqhH6Q7q1A6_fPztO7bP7CPx7knAiSUuhK4dgmkjQ3YleMeLQ3hIL91i9luV7Lz-PuVfbxs04/s1600/Louis+L%25C3%25A9opold+Boilly%252C+ritratto+dell%2527attore+Chenard+in+abiti+da+sanculotto+Sanculotto.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1165" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4gB3_3Pe5vPxf67K7d0pH_A3iNZ7ys_KWsG7Gwn1iT6HoIiV82bSBR-Sn8kEc4RQ2ePrqhH6Q7q1A6_fPztO7bP7CPx7knAiSUuhK4dgmkjQ3YleMeLQ3hIL91i9luV7Lz-PuVfbxs04/s400/Louis+L%25C3%25A9opold+Boilly%252C+ritratto+dell%2527attore+Chenard+in+abiti+da+sanculotto+Sanculotto.jpg" width="290" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-size: xx-small;">Louis Léopold Boilly, ritratto dell'attore Chenard in abiti da sanculotto</span></td></tr>
</tbody></table>
</span></span></div>
<div align="LEFT" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="color: black; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="background: transparent;">Con
le culottes era impossibile svolgere qualsiasi tipo di lavoro, ma
questo ovviamente non preoccupava la nobiltà, che faceva dell'ozio
uno degli scopi della vita. Cominciavano tuttavia a risuonare gli
squilli della Rivoluzione francese e tutto doveva cambiare, anche lo
stile dell'abbigliamento. Dal 1791 in Francia una delle fonti di
ispirazione per l'abito dei patrioti che volevano abbattere l'Ancien
régime furono i vestiti sciolti dei lavoratori- operai, marinai,
contadini – che indossavano pantaloni ampi e lunghi; il nome
sanculotto che indicava un rivoluzionario radicale, deriva appunto da
“sans-culottes”, privo delle odiate braghe attillate
dell'aristocrazia. Stava nascendo il pantalone moderno che avrebbe
definitivamente nascosto la parte inferiore del corpo maschile, anche
se da noi avrebbe incontrato qualche resistenza, associato com'era
“all'idea di giacobinismo, mancanza di modesta e lascivia”. Con
un editto del 1799 re Ferdinando di Borbone proibì i calzoni lunghi
e solo quattro giorni dopo la sua polizia spedì in convento un
irriguardoso abate che aveva osato indossarli. Come si sa anche la
moda ha i suoi martiri.</span></span></div>
<div align="LEFT" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div align="LEFT" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif;">Fonti:
Rosita Levi Pizetsky, Il costume e la moda nella società italiana,
Einaudi; Vittoria de Buzzaccarini, Pantaloni & Co, Zanfi editori</span></div>
<br />
<div align="LEFT" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.5cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 2; widows: 2;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />
</span></div>
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13294239755795965756noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2197302708971132781.post-78132517393509689452018-02-28T06:01:00.000-08:002018-02-28T06:01:39.993-08:00Pulizia e sporcizia: il corpo e l'acqua prima della Rivoluzione francese<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-6eGT7Ixt5hD7WJ5lUNFs9DFNrmgTer1-tMKbO0TgGknXAfvduMH0vhdeYbVskaK2teFHUgWfkudvsMIyfFfDbV-p_f1HMkTcBXM55lOBpBsNuiT009jJLwRejPIiZWn169CNNEHhK_Y/s1600/1_Memmo_di_Filippuccio1.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="439" data-original-width="800" height="348" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-6eGT7Ixt5hD7WJ5lUNFs9DFNrmgTer1-tMKbO0TgGknXAfvduMH0vhdeYbVskaK2teFHUgWfkudvsMIyfFfDbV-p_f1HMkTcBXM55lOBpBsNuiT009jJLwRejPIiZWn169CNNEHhK_Y/s640/1_Memmo_di_Filippuccio1.jpg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Helvetica Neue, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">Memmo di Filippuccio, il bagno degli amanti</span></td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div align="LEFT" style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><span style="color: black;"><span style="font-size: small;">I
nostri antenati vissuti prima di Cristo avevano un debole per
l'acqua, e bagni pubblici e privati erano ampiamente diffusi
nell'area del Mediterraneo: dall'isola di Creta, i cui palazzi
possedevano sofisticatissimi sistemi idraulici, alla Grecia, e
naturalmente agli antichi romani per cui la pulizia era una virtù
sociale. Nel periodo di massimo splendore dell'impero dodici
acquedotti portavano in città 1350 litri al giorno di acqua pro
capite, molto più di quella attuale, distribuita fra edifici
termali, fontane, cisterne, bagni privati e latrine pubbliche; le
terme decaddero solo con le invasioni barbariche quando i Goti –
che si bagnavano al massimo nei fiumi - scollegarono gli acquedotti e
decretarono la chiusura definitiva degli stabilimenti.<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHPhDR0p40JCN8eHEUycLON_qwCIN07shtwWbR6yhlKEPROhWFl8xm0RVCP2su_Hzd8iWMaYMwbx8hZL5Cf-BnW8no3BAfrAi9aWiQiorjF9IjvbzEABfDWYtv3Z_i_6y_njucIpYJJ2M/s1600/2_San+Simeone+stilita.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="773" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHPhDR0p40JCN8eHEUycLON_qwCIN07shtwWbR6yhlKEPROhWFl8xm0RVCP2su_Hzd8iWMaYMwbx8hZL5Cf-BnW8no3BAfrAi9aWiQiorjF9IjvbzEABfDWYtv3Z_i_6y_njucIpYJJ2M/s400/2_San+Simeone+stilita.jpg" width="308" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">San Simeone stilita</td></tr>
</tbody></table>
</span></span>
</span></div>
<div align="LEFT" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Il
Cristianesimo promosse la santità della sporcizia: se da un lato il
corpo era il tempio di Dio, dall'altro era guardato con sospetto
perché fonte di tentazioni erotiche; San Girolamo ad esempio
riteneva che gli inevitabili toccamenti del bagno potessero accendere
il desiderio sessuale e finì per proibirlo alle vergini. Dal IV al V
secolo, il corpo non lavato diventò un segno distintivo di
perfezione spirituale: Sant’Agnese – martirizzata sotto
Diocleziano - dopo il battesimo non volle toccare più acqua, mentre
l'anacoreta siriano San Simeone resistette per 37 anni in cima a un
pilastro senza né scendere né pulirsi. L'odor di santità che noi
colleghiamo con meravigliosi effluvi floreali, all'epoca era il
terribile fetore di un uomo che in tutta la vita non aveva mai pulito
né sé stesso né la propria veste. I meno rigorosi però –
ricordando che Cristo aveva lavato i piedi agli Apostoli –
arrivarono ad ammettere che era impossibile imporre a tutti queste
scelte radicali e che per un cristiano l'igiene poteva anche essere
un conforto e una fonte di salute. Tra questi c'era San Gregorio
Magno che nel VI secolo manifestò una certa tolleranza verso le
norme sanitarie, proibendo qualsiasi abluzione dettata da “lussuria
e voluttà”ma permettendole solo in caso di bisogno “poiché
nessuno odia la carne ma la nutre e la cura”. L'incerto placet
della Chiesa cattolica fece sì che l'angolo più pulito dell'Europa
medievale fosse la Spagna occupata dagli Arabi che consideravano
l'igiene personale un requisito fondamentale: a loro si deve
l'invenzione degli hammam, bagni pubblici molto più piccoli delle
terme romane ma muniti di vasche e locali per sudare</span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">.</span></span></span></span></span></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhbGVwP3O2l87yfvPStR9UZXnV34qJDdia6vx_U9mKVpjXcvOyusOkZ_ecxyUEaFxoj6JTpzMfKQSWOB9PUTrJx0lT6KIMSZM3SigHs658lFEj0iPMrAFY-dnSG6b_yv603ysTza8CJ-o/s1600/3_Bagno+arabo+a+Girona.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="753" data-original-width="900" height="267" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhbGVwP3O2l87yfvPStR9UZXnV34qJDdia6vx_U9mKVpjXcvOyusOkZ_ecxyUEaFxoj6JTpzMfKQSWOB9PUTrJx0lT6KIMSZM3SigHs658lFEj0iPMrAFY-dnSG6b_yv603ysTza8CJ-o/s320/3_Bagno+arabo+a+Girona.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Helvetica Neue, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">Bagno arabo a Girona, in Spagna</span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="LEFT" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Nel
resto dell'Occidente la pulizia stentava ad affermarsi: ci si lavava
soprattutto le mani a tavola, cosa raccomandata dai manuali di buone
maniere, per l'ovvio motivo che non essendo diffuse ancora le
forchette, si acciuffava il cibo con le dita e si riteneva cafone
pulirsi l'unto con le maniche o con la tovaglia. A reintrodurre il
bagno pensarono i Crociati al ritorno dalla Terra Santa, che
portarono anche con sé usanze arabe come i saponi profumati ottenuti
con soli grassi vegetali come l’olio d’oliva e d’alloro. Dopo
il XII secolo I bagni medievali – detti stufe - sorsero spesso
vicino a sorgenti termali calde, ma anche nelle città non mancarono
locali che contenevano parecchie tinozze dove potevano sedersi anche
sei persone per volta; se non si reputava disdicevole farsi il bagno
nell'acqua dove era passato uno sconosciuto, per quanto riguarda gli
amanti poteva addirittura capitare che il cavaliere bevesse il
liquido dove si era lavata la sua dama, considerandolo un sublime
privilegio. <table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhM5UeJ2OZd_C7OvSH1Uw9ZTD79TVf4e6q-SDh-IGatIWHqCYVxZ_Z1gAgTaUbQ8pDVk1_NQe_NBUeOCHlZU2YCos0WRoF18ulppJWlU9FpBAbt2XV5ZM7DsDHBRQgw_EZ6LAlLqaI5VfQ/s1600/4_Una+stufa+rinascimentale.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="881" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhM5UeJ2OZd_C7OvSH1Uw9ZTD79TVf4e6q-SDh-IGatIWHqCYVxZ_Z1gAgTaUbQ8pDVk1_NQe_NBUeOCHlZU2YCos0WRoF18ulppJWlU9FpBAbt2XV5ZM7DsDHBRQgw_EZ6LAlLqaI5VfQ/s400/4_Una+stufa+rinascimentale.jpg" width="351" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Una stufa medievale</td></tr>
</tbody></table>
L'accesso alle stufe era consentito a tutti, in
un'allegra mescolanza di sesso e di età. Il problema sorse quando i
bagni pubblici cominciarono ad essere frequentati da prostitute, e
luoghi che un tempo erano dedicati all'igiene si trasformarono in
schiamazzanti bordelli provocando le proteste dei cittadini. </span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">La
promiscuità causò inevitabilmente la diffusione di varie patologie
e finì così che tra il XIV e il XV secolo le autorità (benedette
dal clero che sentiva in quei luoghi puzza di zolfo) iniziarono a
imporre la chiusura degli stabilimenti.</span></span></span></span></span></span></div>
<div align="LEFT" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: small;"><span style="background: transparent;">Ciononostante
le malattie continuarono a propagarsi, in parte a causa della
sporcizia delle città dove non esistevano scarichi fognari e gli
animali defecavano in libertà nelle strade, in parte a causa di
guerre e viaggi in cui mezzi di trasporto angusti (come ad esempio le
navi) impedivano agli occupanti di lavarsi e li costringevano a
convivere con ratti e parassiti.</span></span></span></div>
<div align="LEFT" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: small;"><span style="background: transparent;">Le epidemie falcidiarono a più
riprese la popolazione nel corso del XIV secolo, in particolare
quella di peste nera che uccise nell'arco di quattro anni tra i venti
e i venticinque milioni di persone, un terzo della popolazione
europea. La facoltà di medicina dell'Università di Parigi cercò di
indagare sulle cause del morbo: dopo aver individuato la funesta
congiunzione di Saturno, Giove Marte, i professori giunsero alla
conclusione che la causa di tutto erano i bagni caldi che aprendo i
pori lasciavano penetrare nel corpo il “vapore pestifero”, una
sorta di invisibile miasmo che secondo le credenze del tempo
circolava nell'aria. Il colpo di grazia fu dato dalla comparsa della
sifilide alla fine del XV secolo istigando l'idea che l'acqua
“nuocesse alla vista, generasse mal di denti e catarro” e
rendesse la pelle più sensibile agli elementi e al clima. Se questa
bizzarra teoria fu il il requiem delle terme pubbliche, le stanze da
bagno diventarono una soluzione raffinata e confortevole solo per
alcuni ricchi stravaganti e privilegiati come papa Clemente VII de'
Medici, che volle uno stanzino da bagno con vasca munita di acqua
calda e fredda in Castel Sant'Angelo. Leonardo da Vinci –
precursore in tutto, anche nell'igiene – progettò invece una città
ideale con la rete fognaria sotterranea collegata a corsi d'acqua.</span></span></span></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUzTGm45E5df12CKbJ3eJbz7YBDb8G31KjqSkDIhxkHmCZ8yYg8lHrDi5HpQYQ2gtkHOQMbeJ54wFm-Zij5k2zG_pqvacx2IVpAzJvRi1krhrTTiZxg05TU6R-OKB4edVXgfn-wfVqEiE/s1600/5_Castel+Sant%2527Angelo%252C+bagno+di+Clemente+VII.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="683" data-original-width="776" height="351" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUzTGm45E5df12CKbJ3eJbz7YBDb8G31KjqSkDIhxkHmCZ8yYg8lHrDi5HpQYQ2gtkHOQMbeJ54wFm-Zij5k2zG_pqvacx2IVpAzJvRi1krhrTTiZxg05TU6R-OKB4edVXgfn-wfVqEiE/s400/5_Castel+Sant%2527Angelo%252C+bagno+di+Clemente+VII.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Helvetica Neue, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">La stufetta di Clemente VII</span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="LEFT" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="background: transparent;">Alla
fine del Cinquecento la Spagna si allineò con la sporcizia del resto
d'Europa; Isabella di Castiglia cacciò i mori, mentre quelli rimasti
furono costretti a convertirsi al cristianesimo. La loro buona fede
doveva essere provata anche dall'abbandono di ogni pratica igienica,
pena l'essere spediti davanti all'Inquisizione. La regina, che fece
voto di usare la stessa camicia fino alla fine della guerra nei Paesi
Bassi (durata altri tre anni) diventò un'eroina nazionale dando
anche il suo nome (color Isabella) all'inevitabile nuance marrone
della sua biancheria. Anche nel resto d'Europa </span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-size: small;">il
corpo incrostato di sudiciume fu un obiettivo da perseguire. </span></span><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="background: transparent;">Lavarsi
significava semplicemente farsi versare liquido sulle mani, le stesse
con con cui si mangiava e ci si soffiava il naso, anche perché la
forchetta continuava a non essere d'uso comune. Il must era la
pulizia a secco: testa e capelli erano frizionati solo con crusca e
cipria per assorbire il grasso, mentre il viso era strofinato con un
panno asciutto. Il resto del corpo era ignorato anche perché
nascosto dai vestiti, mentre solo le prostitute si lavavano le parti
intime. I denti subivano lo stesso destino, le carie erano
frequentissime, l'alito pestilenziale, e se il male era insostenibile
si pregava Sant'Apollonia o si finiva per ricorrere al cavadenti,
professione esercitata anche dai barbieri e soprattutto senza
anestesia.<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2wmbXUPyRW3uOvzQeNfKv6zLPJxdUlQkrDKmxrRHjmz7XFhuw4E7E7_ARpTIHIZjfpEvETXl_yQDCTk_G67rm98sBB42q3k6FOZmnaz7QWp0X_tdalHdmllPKIGrJnp-3LV3GwsrYDi4/s1600/6_George+de+La+Tour%252C+Donna+che+si+spulcia+.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="654" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2wmbXUPyRW3uOvzQeNfKv6zLPJxdUlQkrDKmxrRHjmz7XFhuw4E7E7_ARpTIHIZjfpEvETXl_yQDCTk_G67rm98sBB42q3k6FOZmnaz7QWp0X_tdalHdmllPKIGrJnp-3LV3GwsrYDi4/s400/6_George+de+La+Tour%252C+Donna+che+si+spulcia+.jpg" width="290" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">George de La Tour, donna che si spulcia</td></tr>
</tbody></table>
</span></span></span>
</span></div>
<div align="LEFT" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="background: transparent;">Il
fetore insopportabile era nascosto da un mix di profumi molto pesanti
come ambra, muschio, zibetto e intense misture aromatiche, mentre
l'acqua – come nella Versailles di Luigi XIV – aveva l'unico
scopo di decorare con imponenti getti i giardini reali. </span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-size: small;">Il
trionfo della sozzeria fece sì che una popolazione galoppante di
pidocchi e parassiti prendesse possesso del corpo umano. Essendo
impossibili da eliminare senza adeguate cure si ricorreva allo
spidocchiamento vicendevole come gesto di amicizia e amore, ed
esistevano donne che lo facevano per professione. Malattie della
pelle come la scabbia o le infezioni fungine erano molto comuni e non
si trovava miglior rimedio che tentare di sopprimerle modificando
l'equilibrio degli umori - che fin dai tempi di Ippocrate si pensava
presiedessero alla salute - ad esempio consigliando di astenersi da
alcuni cibi e bevande come la carne rossa. L'ignoranza totale di
qualsiasi norma igienica portò addirittura a credere che i parassiti
nascessero dalla decomposizione delle secrezioni corporee che
potevano essere assorbite solo dal tessuto di lino della camicia, che
era lunga, larga e arricciata. Il cambio di biancheria si intensificò
nel XVII </span></span><span style="color: black;"><span style="font-size: small;">secolo
quando si arrivò a una frequenza settimanale, raramente giornaliera,
con ovvio riferimento alle classi alte.</span></span></span></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxZjuceFu5sv5cyIWYP0dQZXol0GBYg3oqPIcvTK-QkQy8xlgQ0a3FShl7LPuEAXDY0g1lnEmflfXzbzBHntVjiYZ98ij6cDsBH-nq4brZZmaeTdMIfvjaGxM6dPV3A8KhcgluauWFa0E/s1600/7_Bagno+di+Maria+Carolina+nella+Reggia+di+Caserta.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="450" data-original-width="600" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxZjuceFu5sv5cyIWYP0dQZXol0GBYg3oqPIcvTK-QkQy8xlgQ0a3FShl7LPuEAXDY0g1lnEmflfXzbzBHntVjiYZ98ij6cDsBH-nq4brZZmaeTdMIfvjaGxM6dPV3A8KhcgluauWFa0E/s400/7_Bagno+di+Maria+Carolina+nella+Reggia+di+Caserta.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Helvetica Neue, Arial, Helvetica, sans-serif;">Bagno di Maria Carolina alla Reggia di Caserta</span></td></tr>
</tbody></table>
<div align="LEFT" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Le
cose cominciarono a modificarsi solo con l'Illuminismo settecentesco,
uno dei cui temi principali fu l'esaltazione della bontà della
natura (finalmente non corrotta da malefici “vapori”) e
</span></span></span></span><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">l'aspirazione
a ricondurre l'uomo alle sue originarie condizioni. L'affermazione
del metodo sperimentale e lo sviluppo delle conoscenze in campo
chimico permisero le prime indagini sulla composizione delle acque
fino al riconoscimento dei benefici del bagno termale. Come
conseguenza, dopo la metà del XVIII secolo fu sviluppata più
attenzione nei riguardi della pulizia, al punto che il locale da
bagno diventò una nuova presenza nelle abitazioni signorili: le
nuove stanze erano calde, lussuose e raffinate ed erano luogo in cui
– oltre alla pulizia – ci si ristorava e si intrattenevano
conversazioni con gli amici. Senza osare troppo sembrò una cosa
ragionevole fare un bagno un paio di volte all'anno, in primavera e
in estate, non volendo imitare le stranezze di Maria Antonietta di
Francia che entrava nella vasca tutti i giorni. Ma la più
strabiliante invenzione del secolo fu il bidè, comparso attorno al
1720 come oggetto di lusso. <table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj45RS66mQlhgHCSBpe9JApJ27eUsx6bzn50uq8IyaeJPaPKIEcpnRiOaoEtrIH9ugaypGTfPCyOSx3tYnkd1ER8hoPDFEY8XQca7UcVMiIcBKzaDMWrXZZIThzr0EK0kvo_xLR15KgFUw/s1600/8_Louis+Leopold+Boilly%252C+La+toeletta+intima.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="673" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj45RS66mQlhgHCSBpe9JApJ27eUsx6bzn50uq8IyaeJPaPKIEcpnRiOaoEtrIH9ugaypGTfPCyOSx3tYnkd1ER8hoPDFEY8XQca7UcVMiIcBKzaDMWrXZZIThzr0EK0kvo_xLR15KgFUw/s400/8_Louis+Leopold+Boilly%252C+La+toeletta+intima.jpg" width="298" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Louis Leopold Boilly, La toeletta intima</td></tr>
</tbody></table>
</span></span></span></span></span></span></div>
<div align="LEFT" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;"><span style="background: transparent;">Non sappiamo chi ebbe l'idea ma la
società elegante impazzì per questo pregevole mobile portatile in
legno pregiato con vaschetta in ceramica o stagno. Alcuni bidè sono
entrati nella storia, come quello della Pompadour che aveva flaconi
di cristallo incorporati o quello in argento che Casanova regalò a
una giovane amante. Assieme al bagno caldo nacque la passione per
quello freddo dapprima nei fiumi e poi nel mare, anche questo
supportato dalla curiosa convinzione – tipica delle classi borghesi
in vista della Rivoluzione francese - che il calore fosse sinonimo
del rilassamento dei costumi aristocratici. Intanto la ventata
illuminista stava aprendo le menti all'igiene sociale e del lavoro:
ricerche demografiche mostrarono lo stato miserevole in cui si
trovava la classe popolare, si crearono servizi di polizia sanitaria
e legislazioni più attente alla salute collettiva. </span></span></span></span></span></span><span style="background-color: white;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Alla fine del secolo era ormai in atto lo sviluppo verso il miglioramento fisico dell’uomo e quello ambientale delle città e delle abitazioni, che avrebbe visto un notevolissimo incremento nell’Ottocento.</span></span></div>
<br />
<div align="LEFT" style="background-color: white; box-sizing: border-box; font-size: 14px; margin-bottom: 1em;">
<span style="box-sizing: border-box;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div align="LEFT" style="background-color: white; box-sizing: border-box; font-size: 14px; margin-bottom: 1em;">
<span style="box-sizing: border-box;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Fonti:</span></span></div>
<div align="LEFT" style="background-color: white; box-sizing: border-box; font-size: 14px; margin-bottom: 1em;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Lawrence Wright, Civiltà in bagno, Garzanti; Alain Corbin, Storia sociale degli odori, Bruno Mondadori; Georges Vigarello, Lo sporco e il pulito. L’igiene del corpo dal Medio Evo ad oggi, Marsilio; Katherine Ashenburg, Storia della pulizia e della sporcizia del corpo, Odoya</span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13294239755795965756noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2197302708971132781.post-34025991826713326222018-01-31T13:34:00.002-08:002018-02-01T11:45:28.685-08:00Il velo femminile: ascesa e caduta di un accessorio ambiguo<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUf0eZmo8c9QdUKzku6RJ4-QK8DAmBzv9iIeZTkNKT-ZjSJ-83TobgU83lmjB2ZXCacsjFYRduJLArrNH3DJhcAdlo91z1DaxUXrIvEzVxjfcHor1OkFxwPVLJMuFcgWKKHTg6pONKor0/s1600/2_+Donna+in+preghiera%252C+Catacombe+di+San+Gennaro.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="876" data-original-width="712" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUf0eZmo8c9QdUKzku6RJ4-QK8DAmBzv9iIeZTkNKT-ZjSJ-83TobgU83lmjB2ZXCacsjFYRduJLArrNH3DJhcAdlo91z1DaxUXrIvEzVxjfcHor1OkFxwPVLJMuFcgWKKHTg6pONKor0/s400/2_+Donna+in+preghiera%252C+Catacombe+di+San+Gennaro.jpg" width="325" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Donna in preghiera, Catacombe di San Gennaro</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif;">L'usanza
di coprire il capo femminile con un pezzo di stoffa - velo,
fazzoletto o mantello che sia - non è e non è stata una prerogativa
dell'Islam, ma è diffusa da secoli in tutto il mondo e in tutte le
culture, non esclusa quella cattolica. Prima di Maometto, che morì
nel 632, sia in Europa che in Arabia le donne si velavano la testa,
usanza collegata con la simbologia attribuita ai capelli che se in un
uomo esprimevano la forza vitale – come nella storia biblica di
Sansone le cui lunghe chiome gli facevano compiere azioni sovrumane -
in una donna erano un potente richiamo su cui si concentrava tutta la
carica allusiva sessuale che il velo tentava di contenere. Si deve
agli Assiri più di tremila anni fa l'introduzione per legge dell'uso
del velo, riservato alle donne di casa (mogli, figlie e concubine)
durante le uscite pubbliche. Anche nell'Antico Testamento se ne parla
diverse volte, sottolineando l'ambivalenza di questo tessuto che
nasconde e al tempo stesso suggerisce una bellezza da cogliere: dalla
Genesi, in cui Rebecca si copre il capo in segno di sottommissione
andando incontro a Isacco, suo futuro marito, al Libro del profeta
Isaia che – molto più malevolo – fa dire al Signore che renderà
tignoso il cranio delle superbe figlie di Sion e le spoglierà di
ogni ornamento, velo compreso, al Cantico dei Cantici dove un uomo
innamorato e infiammato dichiara alla bella Sulamita che i suoi occhi
seminascosti dal velo gli appaiono come colombe. </span>
</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNaY50IpCTOE3EKTtkLXjg0_mszRBs0QCV6Or5Q16Ju5sBNcqFNNWu2iIjVqkm6G4NOONpT7nIIuefnt7SMmeOxv3jaElYTmwx9R93A8XBtYLxsTgXYz1t7UDwIGWwqogWcqfGPxZ72h4/s1600/2_Vibia++Sabina%252C+moglie+dell%2527imperatore+Adriano.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="968" data-original-width="483" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNaY50IpCTOE3EKTtkLXjg0_mszRBs0QCV6Or5Q16Ju5sBNcqFNNWu2iIjVqkm6G4NOONpT7nIIuefnt7SMmeOxv3jaElYTmwx9R93A8XBtYLxsTgXYz1t7UDwIGWwqogWcqfGPxZ72h4/s320/2_Vibia++Sabina%252C+moglie+dell%2527imperatore+Adriano.jpg" width="159" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Vibia Sabina, moglie <br />
dell'imperatore Adriano</td></tr>
</tbody></table>
<div style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif;">Non
sempre nell'antichità le donne andavano a capo coperto, cosa che
poteva dipendere dall'età o dallo stato civile: se le giovanissime
potevano esibire le chiome per attirare pretendenti, le sposate le
nascondevano in segno di fedeltà nei riguardi del marito. Così fa
Penelope nell'Odissea quando scende dai suoi appartamenti per parlare
ai Proci; così facevano le matrone romane che – anche se più
libere delle greche – quando uscivano si coprivano la testa con un
velo o il lembo del mantello. Dobbiamo a San Paolo nella prima
lettera ai Corinzi una severa prescrizione circa l'uso del velo
femminile che farà scuola nel Medioevo; l'apostolo infatti afferma
decisamente che la donna deve portare sul capo un segno della sua
dipendenza dall'uomo e che se proprio non si vuole velare è meglio
che si rada i capelli. Seguendo il suo esempio in peggio, apologeti e
padri della chiesa fecero a gara per scagliarsi contro l'altra metà
del cielo, ritenuta da Tertulliano “la porta di Satana” con
riferimento alla caduta dell'umanità tramite Eva; è proprio
all'apologeta cartaginese che si deve il “De virginibus velandis”
un trattato in cui si sistematizza la copertura della testa, non solo
in segno di modestia, ma anche come una sorta di disciplina per le
reprobe in segno di espiazione per la colpa della progenitrice. </span>
</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlmhiUtr2ywvet4PXIG8lwSXGhP-usuitKLCE3ToafdG7WNNB1Gq5iEuvmAQy1ChG9oYGmPX31xzrP8gi_r8Xc3NdLY2GxVTXLW0YzrV10X8VmW-r52ZhHtUhQ1mMBBrja5wiehXk5Vko/s1600/3_Vitale+da+Bologna_Madonna+dei+denti.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="987" data-original-width="741" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlmhiUtr2ywvet4PXIG8lwSXGhP-usuitKLCE3ToafdG7WNNB1Gq5iEuvmAQy1ChG9oYGmPX31xzrP8gi_r8Xc3NdLY2GxVTXLW0YzrV10X8VmW-r52ZhHtUhQ1mMBBrja5wiehXk5Vko/s400/3_Vitale+da+Bologna_Madonna+dei+denti.jpg" width="300" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Vitale da Bologna, Madonna dei denti</td></tr>
</tbody></table>
<div style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif;">Prima
del Mille l'abbigliamento maschile e femminile ebbe caratteri di
sostanziale uniformità tranne che per la diversa lunghezza delle
vesti; la moda caratterizzata dalla mutevolezza con cui la intendiamo
non era ancora nata (gli abiti si lasciavano addirittura in eredità)
ma col proseguire del Medioevo, i numerosi viaggi che fecero
conoscere in Europa costumi stranieri e il maggiore profitto dei ceti
cittadini, aumentò la varietà e la ricchezza dei corredi. L'ideale
della donna angelicata perseguito dalla lirica trobadorica ne fece un
sogno irragiungibile permeato di gentilezza e di onestà un'angelica
creatura dai capelli biondi e dalla pelle chiara che Petrarca,
ricordando la sua Laura, vede avvolta in un “bel velo”. Dal XIII
secolo in poi questo capo di abbigliamento soddisfece sì l'esigenza
moralistica di coprire i capelli, ma al tempo stesso diventò un
oggetto elegante che incorniciava con grazia il volto e ne faceva
risaltare l'ovale. Lo possiamo vedere nelle numerosissime Madonne
dipinte – un esempio per tutte la “Madonna dei denti” di Vitale
da Bologna – che sotto un raffinato mantello mostra un velo
trasparentissimo accompagnato dal soggolo, una striscia di tessuto
che cinge il collo poi passata all'abbigliamento monastico femminile.
Sempre più frequente diventò l'uso di coroncine di fiori e di
metallo e delle bende, ossia di leggere fasce di tessuto che
passavano sotto la gola e sul capo esponendo agli sguardi maschili le
belle trecce: lo scandalo montò e le lussuriose furono dipinte negli
affreschi che rappresentavano il Giudizio Universale mentre venivano
trascinate all'inferno con tanto di acconciatura alla moda. La Chiesa
intervenne: nel 1279 il potente cardinal Latino Malabranca emanò una
serie di Costituzioni l'ultima delle quali se la prendeva con gli
abiti femminili: in particolare si ordinava alle ragazze sposate di
età superiore ai 18 anni di indossare il velo pena la mancata
assoluzione in confessionale, cosa che – racconta il cronista
Salimbene de Adam – per le donne fu più amara della morte. Le
reazioni a tanta severità però non mancarono, e le più audaci si
fecero fare veli di bisso e di seta intessuti d'oro, sì da sembrare
ancora più belle e seducenti. </span>
</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEizyJxq4S-9-4LF3XVx9a4XzTZV_f6M8u6v_wOODlr7rEZnuTLUGKjGEMvkC3x1ImKGMeAD7LhrSvgW1It0isuDOTcylhrO-iKmseCE-ciZ06mGLarG84J-cAneARKa1eJPYQvHaqcv5dY/s1600/5_Hans+Memling_giovane+donna+con+garofano.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="394" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEizyJxq4S-9-4LF3XVx9a4XzTZV_f6M8u6v_wOODlr7rEZnuTLUGKjGEMvkC3x1ImKGMeAD7LhrSvgW1It0isuDOTcylhrO-iKmseCE-ciZ06mGLarG84J-cAneARKa1eJPYQvHaqcv5dY/s640/5_Hans+Memling_giovane+donna+con+garofano.jpg" width="280" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Hans Memling, Giovane donna con garofano</td></tr>
</tbody></table>
<div style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif;">Col
moltiplicarsi delle fogge durante il Trecento e il Quattrocento, si
passò definitivamente dal semplice panno appoggiato in testa a vere
e proprie acconciature o copricapi a dir poco spericolati. La moda
che introduce il Rinascimento – raccontata dalle cronache e dalle
Leggi suntuarie ma ancor più dai dipinti e dai ritratti- è ricca di
grazia e fantasia. Ormai solo le donne in età si avvolgevano il capo
in modo semplice e modesto: per le altre si diffusero curiosi
copricapi provenienti dal settentrione d'Europa; quello che a noi è
noto come “cappello delle fate”, ossia un altissimo cono che
all'epoca si chiamava “hennin”, ebbe successo più che altro
all'estero o presso le mogli dei mercanti e banchieri che
trafficavano al nord, ed era allungato ulteriormente da un velo
sorretto da una leggera incastellatura metallica. In Italia invece
furoreggiò la “Sella”, un copricapo a due corna sormontato da
tessuti leggeri e preziosi, preso di mira dai predicatori che vi
vedevano un sedile voluto dal diavolo per riposare meglio. Ma il velo
era anche oggetto costoso e soggetto al furto, come testimoniano gli
statuti di Perugia: i ladri, donne o uomini che fossero commettevano
un duplice reato appropriandosi di un bene altrui, ma anche
attentando alla modestia della derubata e all'onore del marito, ancor
più se l'atto era accompagnato da insulti o addirittura da violenza
sessuale; la sbrigativa giustizia d'altri tempi puniva i rei con
multe severe e a volte perfino con la pena di morte tramite
impiccagione. </span>
</div>
<div style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif;">Al
giorno d'oggi se parliamo di velo ci viene in mente quello bianco
delle spose, ma non è sempre stato così perché un tempo esse
indossavano abiti coloratissimi; le antiche romane il giorno delle
nozze si cingevano con un rettangolo di tessuto trasparente, il
flammeum, di colore rosso o aranciato, una tinta beneaugurale
probabilmente collegata al fuoco che la padrona di casa doveva
mantenere vivo. Il flammeum simboleggiava il passaggio dalla casa
paterna a quella del marito e dalla condizione di vergine a quella di
sposa e madre. </span><span style="font-family: "calibri" , sans-serif;">Nel Medioevo e nel Rinascimento la nubenda poteva
portare un copricapo alla moda riccamente decorato, come ben si vede
nello splendido cassone nuziale della moglie di Boccaccio Adimari,
conservato alle Gallerie dell'Accademia di Firenze. Oltre al colore
rosso ci si poteva anche vestire di nero, che non era necessariamente
una tinta luttuosa, ma piuttosto signorile specie se arricchita con
sontuose finiture in oro. L'abito bianco venne di moda solo nella
prima metà dell'Ottocento, quando Pio IX proclamò il dogma
dell'Immacolata Concezione.</span></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnAElgWstDOhyphenhyphenVB4P9IFP5KyoFK9pERHkIGsZEZdz2c73NHALUHjMCyFiqI0ofA1mmxtX8J1tJnU3t5J0VfOQLy4G3K7vAiEmM56u8BWk42EycQuUdb9-SVBvJRtbeXHdBALTFOJOq_TQ/s1600/8_Abiti+da+lutto+vittoriani.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="550" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnAElgWstDOhyphenhyphenVB4P9IFP5KyoFK9pERHkIGsZEZdz2c73NHALUHjMCyFiqI0ofA1mmxtX8J1tJnU3t5J0VfOQLy4G3K7vAiEmM56u8BWk42EycQuUdb9-SVBvJRtbeXHdBALTFOJOq_TQ/s400/8_Abiti+da+lutto+vittoriani.jpg" width="243" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Abiti da lutto vittoriani</td></tr>
</tbody></table>
<div style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif;">Per
le vesti da lutto le antiche norme suntuarie cercarono più che altro
di contenere le spese relative al costo della cerimonia, ordinando
che il velo da cordoglio fosse semplice e di poco valore e che fosse
portato per un tempo limitato; in Francia invece le regine vedove si
vestivano di bianco come fece Maria Stuarda alla morte del marito
Francesco II. Con l'abolizione delle leggi suntuarie dalla fine del
Settecento in poi il completo da lutto entrò a far parte di ogni
guardaroba aristocratico o borghese. A causa dell'altissima mortalità
dovuta alle malattie nel periodo antecedente la scoperta degli
antibiotici, i decessi erano frequenti ed era comune incontrare
persone in abiti funerei. Il lutto era regolamentato dalla tradizione
e dalla religione e cambiava a seconda del grado di parentela del
defunto. Si divideva in lutto grave, mezzo lutto e lutto leggero,
passaggi che duravano da un anno ad alcuni mesi e che comportavano un
progressivo alleggerimento delle gramaglie e la possibilità di
ricominciare a indossare gioielli; nel primo periodo le signore si
vestivano completamente di nero accessori compresi, mentre il lungo
velo vedovile in tessuto di crespo spesso copriva totalmente il viso.
Un tipico caso di lutto stretto fu quello della Regina Vittoria
d'Inghilterra, che dalla morte del marito Alberto nel 1861 non volle
più abbandonare gli abiti vedovili. </span>
</div>
<div style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif;">Il
Novecento è il secolo in cui il velo da testa viene completamente
abbandonato anche in chiesa, come stabilito dal Codice di Diritto
Canonico nel 1983. Oggi al centro di ogni discussione è solo il velo
islamico. Per fare chiarezza il Corano ne auspica l'uso alle donne
dei credenti – senza specificarne la forma – e solo come
protezione contro le offese (Sura XXXIII, v.59). <table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxuHu0Nyk4Z-_Wo_RDKyWHF4gs9e7pyqRkq8ds5unnzN36ymX07cxpzxSjvrJL730HWrePRBk9ffALNsaNU8JXk514uQMq2JhcyyuuVXcHvzvueFBfZ2xZVRGbBvOw11agi8-8xkx49DA/s1600/Hijab+e+Nikab.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="724" data-original-width="800" height="361" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxuHu0Nyk4Z-_Wo_RDKyWHF4gs9e7pyqRkq8ds5unnzN36ymX07cxpzxSjvrJL730HWrePRBk9ffALNsaNU8JXk514uQMq2JhcyyuuVXcHvzvueFBfZ2xZVRGbBvOw11agi8-8xkx49DA/s400/Hijab+e+Nikab.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Hijab e Nikab</td></tr>
</tbody></table>
</span></div>
<div style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif;">Tra vari tipi di
veli e fazzoletti ricorderei: quelli che nascondono solo la testa
lasciando scoperto il viso come il comunissimo Hijab – che le
stesse donne musulmane considerato un importante e comprensibile
elemento identitario - quelli che occultano tutto il corpo senza
celare la faccia – il Chador iraniano – e quelli che avvolgono
totalmente la donna come il Burka afganistano e l'altrettanto
intransigente Nikab dell'Arabia saudita, da cui spuntano solo gli
occhi. La legge italiana ammette la copertura della testa e del corpo
purchè sia possibile l'identificazione dell'individuo – vietando
anche maschere e caschi integrali – a meno che non ci sia un
“giustificato motivo” come appunto la tradizione religiosa. Il
terrorismo Jihadista ha portato diversi stati europei a formulare
leggi che proibiscono il velo integrale. In Italia giace in
Parlamento dal 2007 una proposta per vietare il burka su tutto il
territorio nazionale: vedremo come va a finire. Personalmente sono
contraria a chiudere la femminilità in un sacco e aggiungo solo che
– riguardo al desiderio – ci sono infiniti modi per esprimerlo
come ben sapevano le nostre morigerate nonne quando facevano cadere
“distrattamente” per terra davanti al loro Lui un fazzolettino
ricamato. </span>
</div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "calibri" , sans-serif;"><span style="font-size: small;">Fonti:</span></span></span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "calibri" , sans-serif;"><span style="font-size: small;">Maria
Giuseppina Muzzarelli, A capo coperto. Storie di donne e di veli, il
Mulino</span></span></span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "calibri" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"><a href="http://www.huffingtonpost.it/nicola-lofoco/proviamo-a-fare-chiarezza-sul-velo-delle-donne-musulmane_a_22025174/" target="_blank">http://www.huffingtonpost.it/nicola-lofoco/proviamo-a-fare-chiarezza-sul-velo-delle-donne-musulmane_a_22025174/</a></span></span></span></div>
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13294239755795965756noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2197302708971132781.post-40879634900404849902017-10-12T08:51:00.001-07:002018-01-31T13:46:12.266-08:00Le dure leggi medievali sull'abbigliamento e i segni di esclusione sociale<div style="border: none; line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgS4x5If5TLvmh-Kg4410-l41u3GYbE6eQwAPf2QvBxOC9DaZ75fz_6PPQHj88zErOiJwl6x71-jCymbp9NfQzlSCTMgeF73DhjiFjQEPhDBWntNtBPnJGYJusw17GIOee-PtcXr4NmREg/s1600/2_Bonaventura+Berlinghieri%252C+un+lebbroso.+Pala+di+San+Francesco%252C+Pescia.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="682" data-original-width="800" height="272" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgS4x5If5TLvmh-Kg4410-l41u3GYbE6eQwAPf2QvBxOC9DaZ75fz_6PPQHj88zErOiJwl6x71-jCymbp9NfQzlSCTMgeF73DhjiFjQEPhDBWntNtBPnJGYJusw17GIOee-PtcXr4NmREg/s320/2_Bonaventura+Berlinghieri%252C+un+lebbroso.+Pala+di+San+Francesco%252C+Pescia.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Lebbroso con battola</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Sembra impossibile, ma
prima della Rivoluzione francese non ci si poteva vestire come si
voleva. I regolamenti sull'abbigliamento sono molto antichi: già dal
tempo dei romani la Lex Oppia (215 a.C.) proibiva alle donne di
indossare abiti colorati con la porpora - prodotto costosissimo
ricavato da un mollusco gasteropode - riservato per il suo valore
solo ad uso sacerdotale e regale, mentre uguali restrizioni erano
destinati ai gioielli. In Europa le leggi Suntuarie (da sumptus,
spesa) furono, specie dal medioevo, una normativa costante che
regolava la moda maschile ma soprattutto femminile cercando di
ricondurla alla semplicità nel quadro della lotta alle vanità
propugnata dal cristianesimo. Un tipico esempio è<span style="color: black;"><span style="font-size: small;">
il caso delle Costituzioni del cardinal Latino Malebranca – legato
pontificio per la Lombardia, la Toscana e la Romagna – che nel 1279
volle stabilire la lunghezza massima degli strascichi femminili oltre
a obbligare le donne a portare il velo, pena la mancata assoluzione,
cosa gravissima per quei tempi. L'opera dei legislatori laici si
affiancò alle posizioni dei moralisti e dei predicatori causando una
lotta che sarebbe durata secoli, tra chi vietava e chi eludeva il
divieto con risultati talora comici: ad esempio, per tornare alle
Costituzioni suddette, un cronista narra che le donne misero sì il
velo, ma l'ornarono furbescamente con liste d'oro in modo da sembrare
più belle. </span></span>
</span></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjurdlbqjyzWczcmB3mc1mgokCN5xY7zHLuyVSRSxOytANqbSWZPTt5F4x8o2WiuuIo9aO9x9zkerYGCt_K4g4W6xndIivgM0XTtpaKGnxeu01cON3I_t7Vi2Th3Sg2zvv-_OUPSwfb3y0/s1600/3_Tarocchi+Gringonneur%252C+Il+Matto%252C+Biblioth%25C3%25A8que+Nationale%252C+Parigi.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="793" data-original-width="400" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjurdlbqjyzWczcmB3mc1mgokCN5xY7zHLuyVSRSxOytANqbSWZPTt5F4x8o2WiuuIo9aO9x9zkerYGCt_K4g4W6xndIivgM0XTtpaKGnxeu01cON3I_t7Vi2Th3Sg2zvv-_OUPSwfb3y0/s320/3_Tarocchi+Gringonneur%252C+Il+Matto%252C+Biblioth%25C3%25A8que+Nationale%252C+Parigi.jpg" width="161" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Tarocchi Gringonneur, Il Matto</td></tr>
</tbody></table>
<div style="border: none; line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="color: black;">Un
ulteriore punto importante – e per noi odioso – era che la
funzione del vestito doveva contraddistinguere le classi sociali: in
molte città medievali infatti un pervicace spirito di casta
escludeva dal lusso la borghesia, certamente ricca ma priva di potere
politico. A capi di governo, signori, magistrati, dotti e cavalieri e
relative mogli erano permessi indumenti e decori altrimenti proibiti
ai più, con corollario di multe e punizioni crudeli come a Firenze,
in cui si fustigavano sulla pubblica piazza le fantesche ree di aver
le maniche chiuse da un'abbottonatura che superava il gomito.
Malignamente si può anche notare che – essendo tutti i legislatori
uomini – erano molto tolleranti col loro sesso, ma non altrettanto
con l'altra metà del cielo, molto più duramente bersagliata. </span>
</span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="color: black;">Nella
società europea antica </span>chi
non si sottometteva alle leggi della morale, basate su molti passi
della Bibbia ripresi anche dalla regolamentazione laica, era un
escluso e un infame: il cittadino ideale era cristiano, osservante,
maschio, abbiente e di reputazione integerrima. L'elenco degli
esclusi è lungo, a cominciare dai ladri, dai violatori di luoghi
sacri, dagli spergiuri ai calunniatori, fino a tutti i tipi di
malfattori compresi i peccatori della carne come gli adulteri, <span style="color: black;"><span style="font-size: small;">che
nel nord Europa venivano rasati a zero e frustati in pubblico;
c'erano poi coloro che conducevano una vita errante (come gli
attori), o che professavano mestieri disonesti come chi aveva a che
fare col sangue (macellai e carnefici), la sporcizia (tintori), il
denaro (usurai). </span></span>Si
fuggiva anche dagli ammalati come i pazzi e i lebbrosi (per “lebbra”
si intendevano anche malattie della pelle come herpes, eritemi e
altre infezioni cutanee<span style="color: black;"><span style="font-size: small;">)
che non solo dovevano vivere lontano dai luoghi abitati, ma che erano
obbligati a indossare un abito con cappuccio bianco e a far suonare
la cosiddetta “raganella”, un aggeggio rumoroso che annunciava il
loro arrivo permettendo alla gente di scappare. </span></span>
</span></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6TZWtXdBqIKlfUonldy84ZprmD_paoklS_r2YWadoHHFeDtXYlQUaOEv3np7zamYFaa9aic0uQRDoTA2P1PZ7wjn5b3DWtYm4j_HWGcQ2UKWtvgVTiF2hy5tcaUUD9FHzKgP_UtprAUs/s1600/4_Giotto%252C+Il+bacio+di+Giuda%252C+Cappella+degli+Scrovegni%252C+Padova.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="878" data-original-width="900" height="390" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6TZWtXdBqIKlfUonldy84ZprmD_paoklS_r2YWadoHHFeDtXYlQUaOEv3np7zamYFaa9aic0uQRDoTA2P1PZ7wjn5b3DWtYm4j_HWGcQ2UKWtvgVTiF2hy5tcaUUD9FHzKgP_UtprAUs/s400/4_Giotto%252C+Il+bacio+di+Giuda%252C+Cappella+degli+Scrovegni%252C+Padova.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Giotto, Il bacio di Giuda</td></tr>
</tbody></table>
<div style="border: none; line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="color: black;">Si
considerava il contagio come un evento non solo fisico, ma anche
psicologico: p</span><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;">er
sottolineare la marginalità furono quindi elaborati segni da portare
addosso per marcare l'estromissione dal consorzio civile. </span></span></span>Una
serie di norme particolarmente feroci colpirono nel medioevo le
prostitute: nel XIV secolo in alcune città italiane erano obbligate
a portare un sonaglio attaccato al cappuccio, in altri posti erano
vietati loro abiti lussuosi, che invece a Firenze erano permessi
nell'improbabile speranza di accomunare al malcostume bottoni
d'argento, tessuti preziosi, gioielli e di tenerne lontano le signore
oneste. In Sicilia le donne di malaffare erano obbligate a calzare i
tappini, un particolare tipo di zoccoli di legno da cui è derivato
il nome “tappinara”, in dialetto meretrice. Idem dicasi per i
ruffiani che a Padova erano obbligati a uscire con un cappuccio rosso
in testa, pena una sonora battitura. In Francia, dove il pio e
bigotto San Luigi aveva tentato invano di espellere le donne
scostumate dal paese, esse furono costrette a portare un nastrino
rosso che cadeva sulla spalla. Più che il colore rosso però il
giallo era considerato fin dall'antichità simbolo di tradimento,
truffa e malattia, e così Giotto dipinge il mantello di Giuda negli
affreschi della cappella Scrovegni; a Firenze e Venezia le prostitute
dovevano indossare elementi gialli collegati con l'abito, anche se
quest'usanza cominciò a decadere man mano che il mestiere venne
regolato e istituzionalizzato e i governi diventarono più
tolleranti. <span style="color: black;">Un
esempio di tale indulgenza a Venezia è la nota vicenda del “Ponte
delle tette” tuttora situato tra i sestieri di San Polo e Santa
Croce: tutta la zona era un vero e proprio quartiere a luci rosse,
luogo di adescamento delle “carampane” chiamate così dalla ricca
famiglia dei Rampani, che – priva di eredi - aveva lasciato le sue
case (ca' in dialetto) in eredità al governo. Le prostitute che lì
esercitavano avevano ottenuto dalla Serenissima stessa il permesso di
esporre il seno nudo per combattere la diffusione dell'omosessualità.<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjOOJRPPj-3qGLyox-O2UfzPB3dWuU3495rZhnIoMBfTLkm-e3n-yqjlsrJrydxCGRPAD3hddmxpF8q6EVfpIsXws7Ow2NRw_H7O1mJy2BvgaqILZzPUPOxUWiPuds_UD7nW-rurZIwoZ4/s1600/5_Roman+de+la+Rose%252C+due+amanti%252C+Mus%25C3%25A9e+Cond%25C3%25A9%252C+Chantilly.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="470" data-original-width="548" height="273" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjOOJRPPj-3qGLyox-O2UfzPB3dWuU3495rZhnIoMBfTLkm-e3n-yqjlsrJrydxCGRPAD3hddmxpF8q6EVfpIsXws7Ow2NRw_H7O1mJy2BvgaqILZzPUPOxUWiPuds_UD7nW-rurZIwoZ4/s320/5_Roman+de+la+Rose%252C+due+amanti%252C+Mus%25C3%25A9e+Cond%25C3%25A9%252C+Chantilly.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Roman de la Rose, Due amanti con coperta a righe</td></tr>
</tbody></table>
</span></span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Un ulteriore carattere
discriminatorio avevano le righe, specie quelle che alternavano tinte
complementari come il rosso e il verde assieme al solito giallo, e
quindi applicate – oltre e tanto per cambiare alle meretrici –
anche a coloro che esercitavano lavori disonorevoli come i
saltimbanchi, i giullari, i carnefici, i mugnai (considerati anche
dalla novellistica furbi e arraffoni) e i fabbri, ritenuti – chissà
perché – stregoni. L'input venne come al solito dal Levitico
(19,19) che proibiva di indossare vestiti composti di materiali
diversi. Quando poi nel Trecento e nel Quattrocento la moda si accese
di un forte cromatismo che poteva confondere chi guardava, le vesti a
strisce furono specialmente destinate all'uniforme della servitù,
proprio perché reputata una categoria inferiore.</span><br />
<div style="border: none; line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: black; font-family: arial, helvetica, sans-serif;">Il
gruppo umano più perseguitato fu però quello degli ebrei, </span><span style="color: #333333; font-family: arial, helvetica, sans-serif;">accusati
dai padri della Chiesa di deicidio (cosa che sarà superata solo nel
1965 dal Concilio Vaticano II). Tutto era</span><span style="color: black; font-family: arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;">
iniziato col Concilio di Nicea del 325 dopo Cristo, in cui si
stabiliva che essi potevano continuare ad esistere se pur in stato di
sottomissione e umiliazione. Successivamente fu un continuo
crescendo, a cominciare dal divieto di sposarsi con cristiani,
continuando con l'esclusione dalle cariche pubbliche, per poi passare
al battesimo forzato, dopo il quale i convertiti subivano ancora
moltissime restrizioni ed indicati con epiteti ingiuriosi come in
Spagna, dove erano chiamati “marrani” (porci). In diversi casi
furono cacciati dai paesi di residenza o massacrati con l'accusa di
omicidio rituale di bambini. Il tutto alternato a periodi di relativa
calma e stabilità, perché si trattava pur sempre di un popolo di
grande cultura che assolveva a servizi cruciali come la traduzione e
diffusione di testi arabi scientifici, la finanza, l'amministrazione
e la medicina.</span></span></span></div>
</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKKktvFMmbYj9X0QzJMQwDHRqSzPsZCuYmKHGag5r-o7H3c_Bw0UuRHF0322ZBY1J9zwFCupVfZhwHLy-UavucKB2ABDV_OOudo2GL3OAJxxKzxyGBuMH5gMjEf0BKLdx-J4QO75BTgfQ/s1600/6_Les+miracles+de+la+Vierge%252C+Biblioth%25C3%25A8que+Nationale%252C+Parigi.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="672" data-original-width="800" height="335" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKKktvFMmbYj9X0QzJMQwDHRqSzPsZCuYmKHGag5r-o7H3c_Bw0UuRHF0322ZBY1J9zwFCupVfZhwHLy-UavucKB2ABDV_OOudo2GL3OAJxxKzxyGBuMH5gMjEf0BKLdx-J4QO75BTgfQ/s400/6_Les+miracles+de+la+Vierge%252C+Biblioth%25C3%25A8que+Nationale%252C+Parigi.jpg" width="400" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Les miracles de la Vierge, All’estrema destra un ebreo con la rotella</td></tr>
</tbody></table>
<div style="border: none; line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="color: black;">Nel
1215 papa Innocenzo III indisse il IV Concilio lateranense in cui tra
l'altro si permetteva ai giudei di praticare come unici mestieri la
vendita di abiti usati e il prestito di denaro, e gli si imponeva di
indossare una marchio distintivo vivacemente colorato. Allo stesso
modo si colpivano i musulmani che vivevano nei paesi cattolici, i
quali a loro volta avevano imposto abiti che identificassero i non
credenti nei territori a maggioranza islamica. Appellandosi alle
sacre scritture Innocenzo III dichiarava esplicitamente che lo scopo
della nuova legge era di evitare mescolanze sessuali “maledette”
tra cristiani, giudei e saraceni. In Europa l'ordinanza papale non si
diffuse immediatamente: da principio iniziò Inghilterra, a seguire
gli altri regni, mentre in Italia il primo avamposto del nuovo
razzismo fu la repubblica di Venezia. Regole più dettagliate circa
il tipo di segno infamante variarono localmente, ma i due più
diffusi furono la “rotella” e il cappello a punta detto alla
latina “pileus cornutus”; la prima era una pezza di stoffa
circolare a volte bicolore, a volte solamente gialla, che veniva
cucita sul davanti dell'abito. Nella Serenissima la rotella fu una
sorta di O della dimensione di un pane da quattro soldi, ma essendo
piccola e facile da nascondere si passò al berretto dapprima giallo
e dalla fine del Cinquecento in poi rosso.</span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="color: black;"></span></span></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="color: black;"> </span>
</span><br />
<div style="border: none; line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMTo4YpAtLR0CYLEWs_9NELNqnr2GXRMAldnT_xc_Z-8fcNIV0FjQWqLzPT6JKTNN2BAG3LRlUeXO3E1zxUQJ7jxq_QHfQxYbyAvXBx4YYGgrb5PNyRi2hxYpmGvY461-iiGBbSMzRQbA/s1600/7_Stemma+di+Judenburg%252C+Austria.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="769" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMTo4YpAtLR0CYLEWs_9NELNqnr2GXRMAldnT_xc_Z-8fcNIV0FjQWqLzPT6JKTNN2BAG3LRlUeXO3E1zxUQJ7jxq_QHfQxYbyAvXBx4YYGgrb5PNyRi2hxYpmGvY461-iiGBbSMzRQbA/s200/7_Stemma+di+Judenburg%252C+Austria.jpg" width="170" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Stemma di Judenburg, Austria</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="color: black;">Il
cappello a punta all'epoca del Concilio faceva già parte
dell'abbigliamento maschile tradizionale ebraico portato comunemente
dagli ortodossi; in origine era una variante del berretto frigio
indossato in Persia dai sacerdoti di Mitra alcuni secoli prima di
Cristo e diffusosi in seguito in Europa. Da noi era rappresentato nei
manoscritti miniati come il Talmud ma anche nei testi sacri cristiani
– lo si trova ad esempio sul capo di San Giuseppe - mentre in
territorio tedesco compariva talvolta negli stemmi cittadini o nei
blasoni, come a Judenburg, città austriaca il cui nome significa
“Castello degli ebrei”, perché era un avamposto dei loro
commerci. All'inizio il cappello a punta non era considerato un segno
d'infamia, ma lo diventò quando fu introdotto l'obbligo di
indossarlo. In parallelo si diffusero immagini antisemite con
personaggi caratterizzati da un corpo sgraziato e un gran nasone,
caratteristica che purtroppo è rimasta un topos nelle illustrazioni
razziste fino ai tempi nostri. </span>
</span></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLQqvFPOKGTExbv6fIy9hKxOMIkCG_DZWchSmDanz6ymiGCfdSqIubhCyc5kMF_N2phdyTkmsnij-z_TRZ-OqiT549NIZAlu02NuL4vmhSeRE1C5cxe3Qxz6tB8HAm3EIIjdZ-RpQ_5KU/s1600/8_Salterio+di+Bonne+di+Lussemburgo%252C++Metropolitan+Museum+of+Art.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="686" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLQqvFPOKGTExbv6fIy9hKxOMIkCG_DZWchSmDanz6ymiGCfdSqIubhCyc5kMF_N2phdyTkmsnij-z_TRZ-OqiT549NIZAlu02NuL4vmhSeRE1C5cxe3Qxz6tB8HAm3EIIjdZ-RpQ_5KU/s320/8_Salterio+di+Bonne+di+Lussemburgo%252C++Metropolitan+Museum+of+Art.jpg" width="274" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Salterio di Bonne di Lussemburgo<br />con caricatura di ebreo</td></tr>
</tbody></table>
<div style="border: none; line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="color: black;">Tutto
ciò – come ho detto all'inizio – fino alla Rivoluzione francese.
Quando i nazisti obbligarono le popolazioni ebraiche dei territori
occupati a cucire sugli abiti la Stella di Davide gialla a sei punte,
non fecero altro che risuscitare un passato che ora si spera sia
morto per sempre. </span>
</span></div>
<br />
<div align="LEFT" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "calibri" , sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div align="LEFT" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "calibri" , sans-serif;">Fonti:</span></span></div>
<div align="LEFT" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "calibri" , sans-serif;">Rosita
Levi Pisetzky, Storia del Costume in Italia, Istituto Editoriale
Italiano</span></span></div>
<div align="LEFT" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "calibri" , sans-serif;">Michel
Pastoureau, La stoffa del diavolo, Il melangolo</span></span></div>
<div align="LEFT" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "calibri" , sans-serif;">Bernhard
Blumenkranz, Il Cappello a punta, Laterza</span></span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
</div>
<div align="LEFT" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "calibri" , sans-serif;">Giacomo
Todeschini, Visibilmente crudeli, Il Mulino</span></span></div>
<div align="LEFT" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;"><a href="http://www.morasha.it/ebrei_italia/ebrei_italia02.html" target="_blank">http://www.morasha.it/ebrei_italia/ebrei_italia02.html</a></span></div>
<div align="LEFT" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;"><a href="http://www.nybooks.com/daily/2014/11/14/invention-jewish-nose/" target="_blank">http://www.nybooks.com/daily/2014/11/14/invention-jewish-nose/</a></span></div>
<div align="LEFT" style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<a href="http://www.lundici.it/2017/10/le-dure-leggi-medievali-sullabbigliamento-e-i-segni-di-esclusione-sociale/" target="_blank"><span style="font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;">http://www.lundici.it/2017/10/le-dure-leggi-medievali-sullabbigliamento-e-i-segni-di-esclusione-sociale/</span></a></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13294239755795965756noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2197302708971132781.post-8656880475179139782017-07-28T03:25:00.001-07:002017-07-28T03:33:31.459-07:00Come eravamo: il costume da bagno femminile dai mutandoni della nonna al tanga<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCn9wtu3gCZYjimzRSXl3ZnSF3oHvHdjPG4kmdcOgLvcxH8SwMA9wc6Ln3QhpGmGyaa26vQPCLX9YOV5h18og7jdogtBIvRbBJBxOOvGK6XGWXCM1sXlb-keSY1vNsFDg9JCmVBD-Iu_w/s1600/3_Macchine+da+bagno+a+Brighton.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="561" data-original-width="800" height="280" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCn9wtu3gCZYjimzRSXl3ZnSF3oHvHdjPG4kmdcOgLvcxH8SwMA9wc6Ln3QhpGmGyaa26vQPCLX9YOV5h18og7jdogtBIvRbBJBxOOvGK6XGWXCM1sXlb-keSY1vNsFDg9JCmVBD-Iu_w/s400/3_Macchine+da+bagno+a+Brighton.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"><span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;">Nell'estate
del 1824 </span></span><span style="font-size: small;">la vedova di Carlo X di Borbone,
la principessa Maria Carolina Ferdinanda Luisa di Berry, decise di
prendere un bagno nelle non calde acque di Dieppe, nell'alta
Normandia. Si tuffò in mare completamente vestita con un abito in
panno, scarpette di vernice, cappello e guanti, inaugurando con
sprezzo del pericolo la moda dei bagni di mare e facendo
scandalizzare le corti di mezza Europa. Questa donna spregiudicata e
moderna in realtà aveva copiato l'idea dall'Inghilterra, dove questa
pratica era in uso dal XVIII secolo, prima del quale quella vastità
acquea senza fine era vista come qualcosa di misterioso e pericoloso,
un elemento popolato da terribili mostri marini, che costringeva la
gente – aristocrazia compresa – a tuffarsi nelle onde più
rassicuranti dei fiumi. Si indossavano per la bisogna camicioni di
tela robusta e cappelli, dal momento che l'imperativo della moda
imponeva alle signore una pelle lattea, sicuro stigma di nobiltà
rispetto all'abbronzatura rozza delle contadine. Questi sacchi
informi coprivano il corpo anche per motivi di pudore, gli stessi per
cui uomini e donne si immergevano in spazi separati, scendendo in
acqua direttamente da carretti di legno chiusi detti “macchine da
bagno” </span></span><span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">che
permettevano di effettuare il cambio degli abiti senza essere visti.
Tutto questo armeggiare ci dice come a quell'epoca la visione – non
solo del corpo intero, ma anche di parti come le caviglie – fosse
considerata altamente sconveniente; non a caso un confidente della
Serenissima Repubblica di Venezia nel 1762 segnala come meretrici le
signore che si azzardavano a fare il bagno al Lido. Il graduale
scoprirsi di ulteriori porzioni e l'intervento della censura fanno
parte della storia del costume da bagno e della lotta per
l'emancipazione verso la quasi nudità.</span></span></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; font-family: Calibri, sans-serif; text-align: center;">
<span style="color: black;"><span style="font-size: small;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-dFd2rFIYDyWYBiESeCkwo9OXGIbLNHkKbZS3iUDDH-Y5kEvnp7OkwphLs9BGwTfVLvtvChjCN96AqQrI0ImrbEBxo0j_YPxvyJlUGUaDZIJxuep9xFP9YnFwdrq1x795ec8k4b3An6Q/s1600/2_Villa+del+Casale%252C+Piazza+Armerina.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="523" data-original-width="800" height="209" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-dFd2rFIYDyWYBiESeCkwo9OXGIbLNHkKbZS3iUDDH-Y5kEvnp7OkwphLs9BGwTfVLvtvChjCN96AqQrI0ImrbEBxo0j_YPxvyJlUGUaDZIJxuep9xFP9YnFwdrq1x795ec8k4b3An6Q/s320/2_Villa+del+Casale%252C+Piazza+Armerina.jpg" width="320" /></a></span></span></div>
<span style="color: black;"><span style="font-size: small;"> </span></span>
<br />
<div style="line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">La
prima rappresentazione di un due pezzi femminile risale all'epoca
romana: un ambiente di servizio della grande Villa del Casale di
Piazza Armerina in Sicilia, è pavimentato con un famoso mosaico che
mostra dieci fanciulle in slip e reggiseno mentre compiono degli
esercizi ginnici, eseguiti – non sappiamo se in palestra o per
allietare dei commensali – ma comunque all'asciutto. La rigida
morale cristiana mise una pietra tombale sull'esibizione del corpo in
pubblico e sarebbe stata la diffusione delle vacanze al mare a
partire dall'Ottocento che avrebbe riaperto il problema di come
tuffarsi in acqua senza essere trascinati in fondo dal peso del
tessuto inzuppato. Nel frattempo (grazie a Lavoisier) la chimica
aveva scoperto l'esistenza dell'ossigeno, mentre i medici avevano
cominciato a prescrivere l'aria pura e l'acqua di mare per la cura di
parecchie malattie. Con la passione per la talassoterapia nacquero i
primi stabilimenti balneari in cui le signore si recarono
completamente vestite almeno fino al 1860, quando i giornali di moda
iniziarono a pubblicare le prime e pudicissime illustrazioni di
costumi da bagno: pantaloni larghi e lunghi fino ai garretti, una
giacchina con maniche che copriva i fianchi (entrambi rigorosamente
neri), una cuffia munita di visiera parasole, senza dimenticare le
scarpe e naturalmente il busto, con cui entravano in acqua le
sciagurate che volevano esibire a tutti i costi la vita di vespa</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHdZQ7bJF89Uy34Fz-amy3boMP7bHIZRAs9HMwVkr38_Ft6SPYFISHUclwJgi9O_lK59LHZaieiexOO05crsh0gxJbMYa7RQ43-urn4ZMJ-L3uJisCciwkynJHXSDk92fF9x72EFGt9jA/s1600/4_Annette+Kellerman.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="646" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHdZQ7bJF89Uy34Fz-amy3boMP7bHIZRAs9HMwVkr38_Ft6SPYFISHUclwJgi9O_lK59LHZaieiexOO05crsh0gxJbMYa7RQ43-urn4ZMJ-L3uJisCciwkynJHXSDk92fF9x72EFGt9jA/s400/4_Annette+Kellerman.jpg" width="257" /></a></div>
<div style="line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">A
scuotere quella castigata processione balneare pensò la nuotatrice e
attrice australiana Annette Kellermann che in una calda domenica
d'estate del 1908 si presentò in una spiaggia vicino a Boston con un
costume nero di lana che le lasciava scoperte braccia e gambe, una
provocazione inaudita che le costò l'arresto. In seguito, per niente
intimidita, lanciò una sua linea di costumi che ebbe un notevole
successo. Era l'inizio di una battaglia che le ragazze avrebbero
combattuto contro la censura per una sessantina d'anni. Armati di
metro regolamentare poliziotti e guardiani del buon costume
cominciarono a percorrere in lungo e in largo le coste per
controllare lunghezze, misurare scollature, multare o perfino mettere
in galera le spudorate, ma era una lotta perduta in partenza:
all'inizio degli anni Ruggenti con una maggiore coscienza
dell'importanza della salute personale e dell'esercizio fisico
tramite il nuoto, i costumi da bagno si accorciarono ulteriormente.
Il business della moda aveva fatto il resto, introducendo modelli
sbarazzini a colori vivaci. Le nuove linee furono anche influenzate
dalla diffusione dell'abbronzatura, non si sa se lanciata dalla
cantante Marthe Davelli o da Coco Chanel al ritorno da una vacanza a
Biarritz. Negli anni Trenta cadde un'ulteriore frontiera del pudore:
la stilista italiana Elsa Schiaparelli ridisegnò il tradizionale
costume denudando la schiena e permettendo l'esposizione al sole di
una pelle sana e colorata, ultima frontiera del glamour; intanto il
classico binomio tunichetta-calzoncini cedeva il posto al costume
intero.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; font-family: Calibri, sans-serif; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6qoYilw4AsYil-N4zdu6oaQFfkcScfKpkunFcXHkEAKtY5ayjKvCEmVL_ZElpLtIQ9NBRlVk69RPmnVHqLkanuVjI1XBikNg6cPm_Bmdd1H1Sp-0SJp59aYFTvn2qo14CUFKn9DFftiY/s1600/5_Gino+Boccasile%252C+Riviera+della+Versilia.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="571" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6qoYilw4AsYil-N4zdu6oaQFfkcScfKpkunFcXHkEAKtY5ayjKvCEmVL_ZElpLtIQ9NBRlVk69RPmnVHqLkanuVjI1XBikNg6cPm_Bmdd1H1Sp-0SJp59aYFTvn2qo14CUFKn9DFftiY/s400/5_Gino+Boccasile%252C+Riviera+della+Versilia.jpg" width="253" /></a></div>
<br />
<div style="line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="color: black;">Nell'Italia
del Ventennio l'abbigliamento era controllato dal fascismo attraverso
l'Ente nazionale della moda, fondato nel 1935 e voluto fortemente dal
Duce che voleva costringere le donne ad abbandonare lo stile francese
– allora copiato in tutto il mondo - in favore di un riconoscibile
modo di vestire italiano e patriottico. Mussolini amava le donne
robuste e credeva fermamente che la funzione femminile principale
fosse quella della maternità. Convinto che “l'eleganza è
nettamente sfavorevole alla fecondità”, il regime dettava le
direttive attraverso le riviste di moda, suggerendo perfino che la
modella perfetta doveva essere alta meno di un metro e sessanta e
pesare 55/60 chili. Sui giornali di moda e sui manifesti turistici
che pubblicizzavano le vacanze in riviera comparvero illustrazioni di
ragazze in costume dai seni e dai fianchi generosi e dalla vita
larga, futura promessa di prole abbondante; intanto il MinCulPop,
Ministero della Cultura Popolare, aveva emanato una disposizione che
vietava ai giornali la pubblicazione di fotografie di donne nude o in
abiti molto succinti che secondo Galeazzo Ciano erano
antidemografiche. </span>
</span></div>
<div style="line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Negli
Stati Uniti si usavano già con disinvoltura costumi da bagno che
sarebbero arrivati in Europa solo dopo la guerra: lucidi e colorati,
a un solo pezzo che arrivava non oltre le natiche, o due pezzi
(reggiseno e mutandina) che audacemente lasciava libero lo stomaco.
La novità erano le fibre elastiche fascianti che venivano a
sostituire la lana che si appesantiva durante il bagno e a volte
mostrava imbarazzanti nudità. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjmZTU-vV_A_YVe_ycI7Sk9j_NkJmpreHr089arReqqztcYPAmR18Kku0yYBqIO9-f_0D8vzLceb8C-1kxM6ym0AgFOEKRbQ9NmTaUMMuB3OBKHxbJax4Hrztw8Zk7RbRcFfPV2ud2hos/s1600/6_Il+primo+bikini%252C+1946.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="712" data-original-width="900" height="253" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjmZTU-vV_A_YVe_ycI7Sk9j_NkJmpreHr089arReqqztcYPAmR18Kku0yYBqIO9-f_0D8vzLceb8C-1kxM6ym0AgFOEKRbQ9NmTaUMMuB3OBKHxbJax4Hrztw8Zk7RbRcFfPV2ud2hos/s320/6_Il+primo+bikini%252C+1946.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nel 1946, un anno dopo la fine del
conflitto, lo stilista francese Louis Réard presentò – basandosi
su un modello più castigato del suo collega Jacques Heim – un
costume talmente ridotto da esibire anche l'ombelico e l'inguine, e
che fu presentato al pubblico addosso a una spogliarellista perché
non si trovarono indossatrici tanto disinibite da portarlo con
disinvoltura. L'impatto fu così forte che il microscopico indumento
fu ribattezzato Bikini, dal nome di un atollo delle isole Marshall
dove l'America eseguiva esperimenti nucleari che tra l'altro ebbero
tragiche conseguenze su una parte abitanti. Il sonno della ragione
genera mostri: l'abbinamento fra il sex appeal femminile e il
terribile ordigno sarebbe stato vincente anche negli anni Cinquanta
quando sempre in America una bella ragazza bionda, Lee Merlin, fu
eletta Miss Atomic bomb indossando appunto un costume da bagno a
forma di fungo.</span> </span>
</div>
<div style="line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAC39iZdN0Z7QrW-0hzpb1dEZlMzQp4r1EY8SXziYgXstEx3hmv-q2XLNeDfUUObasBmgRxRHDS9388x7IinJWwlTuY8u_IAM4W4R8thGWjogEhv4oqBVoUdQXNkh7g9K4EE9Ca9njfy4/s1600/7_Lee+Merlin%252C+Miss+Atomic+Bomb%252C+1957.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="573" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAC39iZdN0Z7QrW-0hzpb1dEZlMzQp4r1EY8SXziYgXstEx3hmv-q2XLNeDfUUObasBmgRxRHDS9388x7IinJWwlTuY8u_IAM4W4R8thGWjogEhv4oqBVoUdQXNkh7g9K4EE9Ca9njfy4/s400/7_Lee+Merlin%252C+Miss+Atomic+Bomb%252C+1957.jpg" width="253" /></a><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">All'estero il nuovo indumento fu immediatamente accolto con favore da dive e donne famose come la principessa Margaret, sorella della regina d'Inghilterra e soprattutto da Brigitte Bardot, che nel 1953 visitò la portaerei americana Enterprise vestita con un bikini che sembrava un'ombra (con sommo gaudio dei 2000 marines), mentre da noi incorse nei rigori della censura democristiana alleata a quella ecclesiastica. Nel 1957 il manifesto del film di Dino Risi, “Poveri ma belli” che mostrava una Marisa Allasio ammiccante in due pezzi, scandalizzò Pio XII al punto da causarne il sequestro il giorno dopo l'uscita; ancor più Illuminanti in proposito furono le circolari che il ministro dell'interno Mario Scelba trasmise ai questori e al Comando Generale dell'arma dei Carabinieri in cui vengono indicate perfino le misure per i costumi da bagno di ambo i sessi “onde evitare un abbigliamento eccessivamente succinto quindi lesivo delle regole del pudore e della decenza” (6 agosto 1963). Il documento fu accolto tra lo sghignazzo generale, anche perché conteneva in allegato un grazioso modellino in scala 1/5 di un paio di slip maschili regolamentari; nelle spiagge più spudorate della penisola, Rimini e Viareggio, ancora una volta i carabinieri dovettero constatare le infrazioni multando o allontanando i trasgressori. Più forte della censura fu comunque l'ostinazione dei bagnanti e, se</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">pur
con una certa difficoltà, il bikini finì per affermarsi e per
diventare sempre più ridotto.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfEWDOOU4yO7MbtC-oKDMHydhPXKeGTJ8naLwAfPviuA05yy78R_6Op3FcbrvMJfwH8sKZZZovldB0nNQoRa6RT_QPlEfEPeQRMHv660iyvOZl5j0pgjTW96YWSUXEa1w-zcXasKLRnuU/s1600/Monokini.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="732" data-original-width="504" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfEWDOOU4yO7MbtC-oKDMHydhPXKeGTJ8naLwAfPviuA05yy78R_6Op3FcbrvMJfwH8sKZZZovldB0nNQoRa6RT_QPlEfEPeQRMHv660iyvOZl5j0pgjTW96YWSUXEa1w-zcXasKLRnuU/s320/Monokini.jpg" width="219" /></a></div>
<div align="LEFT" style="border: none; line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 1; padding: 0cm;">
<span style="color: black; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nel
1964 lo stilista austriaco Rudi Gernreich lanciò il monokini, un
topless in maglia che si concludeva a metà del busto ed era
sostenuto da due bretelle incrociate, e che dichiarava le idee
libertarie del sarto circa l'esibizione del corpo umano che lui non
considerava vergognosa. Si era in piena “rivoluzione sessuale”,
ma il modello non riuscì ad avere successo commerciale, pur aprendo
la strada all'esposizione del nudo: all'inizio degli anni Settanta
una modella brasiliana, Rose de Primo, si fece notare sulla spiaggia
di Ipanema indossando un Tanga, il famoso triangolino di stoffa che
copre solamente il pube lasciando liberi i glutei. Non era una novità
assoluta perché che il copri-sesso era un indumento di origine
tribale diffuso in Amazzonia, ma su un lido connotato dalla cultura
occidentale scatenò un parapiglia. L'esibizione pressoché totale
del corpo ha portato inevitabilmente al culto dell'apparenza:
obbligatorio avere un look perfetto e costruito attraverso diete,
sport, ginnastica, jogging, danza, body building, dove i nemici da
combattere sono pancia e cellulite, problemi che colpiscono (e
avviliscono) la maggior parte delle donne adulte. Oggi si va in
spiaggia con qualsiasi cosa. Sembra che le ultime novità della moda
siano il “nipple bikini” che ha il reggiseno color rosa carne con
i capezzoli stampati sopra, e il “naked bikini” che si scioglie
completamente una volta a bagno nell'acqua, anche se a questo punto
sorge una domanda: non sarebbe meglio frequentare una spiaggia per
nudisti?</span></div>
<div align="LEFT" style="border: none; line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<br /></div>
<div align="LEFT" style="border: none; line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 1; padding: 0cm;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;">Fonti:
</span></div>
<div align="LEFT" style="border: none; line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 1; padding: 0cm;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;">Doretta
Davanzo Poli, Costumi da bagno, Zanfi editori</span></div>
<div align="LEFT" style="border: none; line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 1; padding: 0cm;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;">Natalia
Aspesi, Il lusso e l'autarchia, Rizzoli</span></div>
<div align="LEFT" style="border: none; line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 1; padding: 0cm;">
<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;"><a href="http://www.marx21.it/component/content/article/42-articoli-archivio/5440-quellestate-1950.pdf#" target="_blank">http://www.marx21.it/component/content/article/42-articoli-archivio/5440-quellestate-1950.pdf#</a></span></div>
<div align="LEFT" style="border: none; line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm; orphans: 1; padding: 0cm;">
<span style="color: black; font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;"><a href="http://www.fashionblog.it/post/161819/i-costumi-da-bagno-piu-brutti-visti-in-spiaggia-la-classifica-di-fashionblog" target="_blank">http://www.fashionblog.it/post/161819/i-costumi-da-bagno-piu-brutti-visti-in-spiaggia-la-classifica-di-fashionblog</a></span><br />
<a href="http://www.lundici.it/2017/06/come-eravamo-il-costume-da-bagno-femminile-dai-mutandoni-della-nonna-al-tanga/" target="_blank"><span style="color: black; font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;">http://www.lundici.it/2017/06/come-eravamo-il-costume-da-bagno-femminile-dai-mutandoni-della-nonna-al-tanga/</span></a></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13294239755795965756noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2197302708971132781.post-81749548010371728682017-05-12T03:39:00.001-07:002017-05-12T03:41:34.627-07:00Quando la nuda pelle non basta:il corpo e il tatuaggio<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8AbVnN4T5S0_1QibzpbhdbhK3jBhdhd-m2a_1N2cHxC0tYtbSKwQUYSNMdASME1WwAn1Z8LKLH3CyG0Oe1MKZbUFGl1pIxU_2_WaS9GNocODjYZYfUrV5bbz6WIMce3mrYewMMXaH-p0/s1600/1_Donna+Kalinga+mentre+esegue+un+tatuaggio.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8AbVnN4T5S0_1QibzpbhdbhK3jBhdhd-m2a_1N2cHxC0tYtbSKwQUYSNMdASME1WwAn1Z8LKLH3CyG0Oe1MKZbUFGl1pIxU_2_WaS9GNocODjYZYfUrV5bbz6WIMce3mrYewMMXaH-p0/s400/1_Donna+Kalinga+mentre+esegue+un+tatuaggio.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif;">Winston
Churchill aveva addosso un'ancora, Theodore e Franklin Delano
Roosevelt - rispettivamente ventiseiesimo e trentaduesimo presidente
degli Stati Uniti d'America - lo stemma di famiglia, mentre l'ultimo
zar di tutte le Russie Nicola II, affascinato dalla cultura
orientale, preferì un drago ed <span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;">Elena
di Savoia, moglie di Vittorio Emanuele III, una vezzosa farfalletta.
</span>Sto parlando di tatuaggi, oggi di gran moda, ma che un tempo
in Europa solo pochi coraggiosi come i personaggi citati si facevano
incidere chi sulle braccia o sul torace, chi sulle mani o sulla
gamba. L'abitudine di decorare il corpo con incisioni e cicatrici di
ogni genere risale alla preistoria: il più antico individuo tatuato
di nostra conoscenza è Otzi, un uomo di mezza età ritrovato nel
1991 sulle Alpi Venoste, ai piedi del ghiacciaio del Similaun, che ha
61 tra punti, linee crocette tatuati in corrispondenza di
infiammazioni artritiche. Molto più recente è la mummia di Amunet,
sacerdotessa della dea Hathor che ha una serie di puntini incisi sul
basso ventre, che secondo alcuni studiosi sarebbero collegati alla
fertilità o alla sessualità.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDNNcfQB-BgFgB8_KdpuORICxnMwpPL9osC4U2j-hnBVC7eC8EjeRs3-ZUML2zZ0Hszyn4Jgdzc0mrVWuaapJAYwk5pIyVdyxrWP03PAE1ZsUlKD45zYxlgrVVUQSeeCM2M7f2z819Dm0/s1600/2_Tatuaggio+maschile+delle+isole+di+Samoa.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDNNcfQB-BgFgB8_KdpuORICxnMwpPL9osC4U2j-hnBVC7eC8EjeRs3-ZUML2zZ0Hszyn4Jgdzc0mrVWuaapJAYwk5pIyVdyxrWP03PAE1ZsUlKD45zYxlgrVVUQSeeCM2M7f2z819Dm0/s320/2_Tatuaggio+maschile+delle+isole+di+Samoa.jpg" width="236" /></a></span></div>
<br />
<div style="line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif;">In
un divertente libro del 1975: “Il corpo incompiuto. Psicopatologia
dell'abbigliamento”, l'architetto, storico e scrittore austriaco
Bernard Rudofsky, si chiede cosa può spingere l'essere umano a non
accontentarsi della sua nudità (anche quando il clima lo
permetterebbe) ma a dipingersi, incidersi, deformare il corpo con
busti, tacchi alti, crinoline, acconciature e molte altre stravaganti
sovrapposizioni. Forse ci mancano i piumaggi colorati degli uccelli o
le belle pellicce maculate e striate dei mammiferi? La sociologia e
psicologia odierne forniscono varie risposte. Qui mi occuperò solo
del campo relativo al tatuaggio, un sistema a volte molto doloroso
per decorarsi e al tempo stesso comunicare i propri desideri e
propositi, le idee, le paure, l'appartenenza culturale o lo stato
sociale. I segni sul corpo infatti sono un messaggio che diamo al
gruppo che ci circonda, e avevano un particolare significato per
quelle che ci ostiniamo a chiamare “popolazioni primitive”. </span>
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSeUSk8SbT6Atl3DIHKf4jb2vLzakdT3ZmCKwg_5Zf0IgnuqFjyBi15A4-4hAOfE7WpfEHVHeDNBIviL39iAv23M0l_eNbBkspsKm9Fx0XC_-jTw8roUIz4qlvd07eHg3ulYNmhK-je8o/s1600/3_Tatuaggi+lauretani.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSeUSk8SbT6Atl3DIHKf4jb2vLzakdT3ZmCKwg_5Zf0IgnuqFjyBi15A4-4hAOfE7WpfEHVHeDNBIviL39iAv23M0l_eNbBkspsKm9Fx0XC_-jTw8roUIz4qlvd07eHg3ulYNmhK-je8o/s400/3_Tatuaggi+lauretani.jpg" width="280" /></a></div>
<div style="line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif;">Gli
antropologi distinguono tra tatuaggi estetici, solitamente per
nascondere rughe o difetti della pelle; tatuaggi portafortuna o
superstiziosi, per difendersi dal malocchio o tener lontani gli
spiriti maligni; d'onore, come lo sfoggiare il numero dei nemici
vinti in battaglia; di possesso, eseguiti non solo sugli schiavi e il
bestiame ma anche sulle mogli; religiosi come quelli dei cristiani
copti che si marchiano tuttora una croce sulla fronte; di ricordo, in
memoria di un caro estinto. Molto spesso le fasi importanti della
vita di un individuo erano accompagnate da una cerimonia religiosa,
in cui veniva sottoposto alla dolorosa iniziazione del tatuaggio per
accedere a una nuova fase della vita sociale o sessuale. Sì, perché,
prima dell'invenzione del benemerito ago elettrico farsi incidere la
pelle non era uno scherzo: si utilizzavano – ovviamente senza
anestesia - stampi, aghi, ossa o conchiglie appuntite e martelletti
per far penetrare il colore sotto pelle. Presso le isole Samoa la
cerimonia del tatuaggio maschile era una prova di coraggio per
entrare nell'età adulta senza la quale un giovane non poteva
sposarsi né tanto meno rivolgersi agli anziani, ma era considerato
un paria a cui affidare solo compiti degradanti. L'operazione durava
<span style="font-size: small;">cinque giorni: la parte tatuata andava dal giro vita
alle ginocchia, genitali compresi, e a volte qualcuno poteva anche
lasciarci le penne.</span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"> </span></span>
<br />
<div style="border: none; line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif;"><span style="color: black;"><span style="font-size: small;">In
Europa il tatuaggio fu sempre guardato con molta diffidenza, a
cominciare dagli antichi romani che – credendo nella purezza del
corpo – lo consideravano una pratica buona solo per le popolazioni
barbariche, e al limite lo usavano per marchiare criminali o schiavi
ribelli. Il contatto tra latini e popoli nordici causò nel tempo
inevitabili fenomeni di imitazione e finì per contagiare i legionari
che – come Massimo Decimo Meridio nel film “Il gladiatore” -
portavano incisa sull'omero la sigla SPQR, oppure la legione di
appartenenza o il nome del loro imperatore. </span></span>Nella
Bibbia il Levitico ordina: “ Non vi farete incisioni nella carne
per un defunto, né vi farete dei tatuaggi addosso”, ma il motivo
principale per cui questi segni distintivi sparirono dalla pelle con
l'avvento del cristianesimo fu soprattutto un decreto di papa Adriano
I, che nel 787 li proibì tassativamente perché puzzavano lontano un
miglio di paganesimo. Sembra però che alla chetichella l'usanza
continuasse anche nel medioevo, se è vero che molti combattenti in
Terra Santa si fecero incidere addosso la croce, e non solo per fede,
ma anche come portafortuna contro le scimitarre dei saraceni. Da noi
rimase comunque l'idea che il tatuaggio stravolgesse il corpo
naturale creato da Dio, e quando i colonizzatori e soprattutto i
missionari al seguito cercarono di portare i “selvaggi” sulla
retta via, una delle cose che si affrettarono a combattere fu proprio
l'usanza di tatuarsi.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwk7mzfTC_mIOzzgvk0ULkQ6qMXFGj5ycJsbUpB89SCqDVJXg6t_LNjIGwrFfokg-UOHWoodkuwydGbGO6YyYYPEwE_d6vI211WjUXSzXlZZF7cs_NYB5E8ROCSwmDNfbRqL4n8T4I3rg/s1600/4_Marchiatura+a+fuoco+col+fleur+de+lys.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwk7mzfTC_mIOzzgvk0ULkQ6qMXFGj5ycJsbUpB89SCqDVJXg6t_LNjIGwrFfokg-UOHWoodkuwydGbGO6YyYYPEwE_d6vI211WjUXSzXlZZF7cs_NYB5E8ROCSwmDNfbRqL4n8T4I3rg/s320/4_Marchiatura+a+fuoco+col+fleur+de+lys.jpg" width="234" /></a></span></div>
<br />
<div style="border: none; line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif;">Nonostante le autorità ostili i
contrassegni corporei rimasero presenti nella cultura europea se pur
con alti e bassi. Non solo i pellegrini si tatuavano, ma ci sono
testimonianze che dal XVI secolo gli artigiani europei si imprimevano
i simboli del loro mestiere - il cosiddetto “Marchio di Caino” -
perché si credeva che il figlio fratricida di Adamo avesse
intrapreso una professione manuale. Né sparirono i tatuaggi
religiosi: in Italia in particolare chi si recava in pellegrinaggio a
Loreto si faceva incidere in blu dai cosiddetti “Frati marcatori”
simboli come il pesce, la croce, la Madonna o la Santa Casa. Ma
accanto a questi segni positivi c'erano anche i marchi d'infamia: chi
ha letto “I tre moschettieri” di Alexandre Dumas ricorderà che
la perfida Milady aveva tatuato a fuoco sulle belle spalle il giglio
di Francia (fleur de lys); sempre in Francia fu elaborato un sistema
di marchiatura per i ladri (V, voleur), i mendicanti e i galeotti
(rispettivamente M e Gal). Anche in Russia prima della rivoluzione
d'ottobre i criminali avevano tatuata sulla fronte o sulle guance
l'iniziale del loro misfatto, e la stessa sorte era riservata ai
disertori in Inghilterra.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif;"> </span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwuvE2-EKeYiXoPtVxqjt3_E-bKX6c1xOK7Vap4XTNsd0IFmxN3WuLNRrFb_JtQyPtyTgdJCQCozc81__T83NjDhmzEFgm7TMtffutztLaFpC5DlOaqme_KrSVlWLiS-aBZscBc7-mx2s/s1600/5_Artista+circense+tatuata%252C+1910.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwuvE2-EKeYiXoPtVxqjt3_E-bKX6c1xOK7Vap4XTNsd0IFmxN3WuLNRrFb_JtQyPtyTgdJCQCozc81__T83NjDhmzEFgm7TMtffutztLaFpC5DlOaqme_KrSVlWLiS-aBZscBc7-mx2s/s320/5_Artista+circense+tatuata%252C+1910.jpg" width="254" /></a></div>
<div style="border: none; line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif;">Nel XVIII secolo il capitano James
Cook, che a bordo della nave HMS Endeavour esplorò per conto di Sua
Maestà Britannica l'oceano Pacifico, trascrisse per la prima volta
nei suoi diari di bordo la parola “Tattow” derivata
dall'onomatopeico “tau-tau” che ricordava il rumore del
martelletto che picchiava sulla punta che serviva a bucare la pelle.
Non contento Cook si portò dalle isole Marchesi un capotribù
completamente tatuato, cui seguirono altri polinesiani esposti nei
circhi alla stregua della donna cannone, introducendo una nuova moda
che fece impazzire dapprima l'aristocrazia europea, per p<span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;">oi
soggiogare i viaggiatori e in particolare i marinai che consideravano
quei disegni simbolici un portafortuna contro ogni pericolo. Tra la
fine del Diciannovesimo e l'inizio del Ventesimo secolo ci poteva
guadagnare da vivere grazie alla propria pelle presentandosi al
pubblico pagante con un nome esotico (Dyta Salomé, Creola, Don
Manuelo, La bella Irène, ecc.) e il corpo interamente inciso e
colorato. </span></span>
</div>
<div style="border: none; line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif;">La pratica si diffuse ancor di più
tra i criminali, in particolare dopo l'Unità d'Italia, quando molti
di loro furono esiliati in Nord Africa dove appresero decorazioni che
adattarono alla loro condizione di fuorilegge: tatuaggi segreti,
situati in parti del corpo non visibili e che indicavano la loro
affiliazione a qualche gruppo malavitoso o tatuaggi pubblici,
destinati a ricordare la mamma o la donna amata, a rivendicare il
loro valore, a insultare le autorità e promettere vendetta esibendo
pugnali, pistole o rasoi. Questi disegni erano accompagnati da
scritte che sottolineavano e ostentavano forza e disprezzo per le
regole sociali: “morte agli sbirri”, “né Dio né padrone”,
il francese “merde” sul lato esterno della mano e ben visibile al
momento del saluto militare. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjREmOS0XXrpgzZEZlx7bgePyKqEaF1lKsLpzKCDHj1A-VvNVSoZYaCmztdGS4N9qNm0aYuoTZAplMujbAZWmQxzK30scsga6igVwLKjqpYIUCD2GpKVB338JARv0iigFvEyBDNcGzSurw/s1600/6_Cesare+Lombroso%252C+L%2527uomo+delinquente+.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjREmOS0XXrpgzZEZlx7bgePyKqEaF1lKsLpzKCDHj1A-VvNVSoZYaCmztdGS4N9qNm0aYuoTZAplMujbAZWmQxzK30scsga6igVwLKjqpYIUCD2GpKVB338JARv0iigFvEyBDNcGzSurw/s200/6_Cesare+Lombroso%252C+L%2527uomo+delinquente+.jpg" width="142" /></a></span></div>
<br />
<div style="border: none; line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif;"><span style="color: black;"><span style="font-size: small;">Nell'Ottocento
il criminologo Cesare Lombroso si diede allo studio della personalità
malavitosa partendo dal presupposto - completamente superato - che
“criminali si nasce” a causa di certe anomalie fisiche congenite
che determinavano il comportamento deviante. Le sue ricerche,
raccolte nella sua opera principale “L'uomo delinquente”, presero
anche in considerazione più di 10.000 malviventi tatuati (donne
comprese), arrivando alla conclusione che – ripescando usanze
tipiche dei popoli primitivi – costoro non facevano altro che
esprimere il loro legame arcaico con cavernicoli e palafitticoli.
Solo tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento il tatuaggio si
allargò alle culture giovanili degli hippy e delle bande di
motociclisti, conquistando in seguito ogni strato sociale e fascia di
età.</span></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBWXN1kpyYgK-MpuFPgEpfr16yw7foixbyx95wrcX0mwabWbDWMeTbWzBuHVs1qAuUPTzuK8SII4tDvxkQI969cTszRuI0YHT00ObXRX5rynJ_0hjTOOE9yj9FymBidEr-TngN0pI5-pY/s1600/8_Tatuaggio+yakuza.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBWXN1kpyYgK-MpuFPgEpfr16yw7foixbyx95wrcX0mwabWbDWMeTbWzBuHVs1qAuUPTzuK8SII4tDvxkQI969cTszRuI0YHT00ObXRX5rynJ_0hjTOOE9yj9FymBidEr-TngN0pI5-pY/s320/8_Tatuaggio+yakuza.png" width="292" /></a></div>
<div style="border: none; line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "calibri" , sans-serif;">Al
giorno d'oggi i tatuaggi criminali più famosi del mondo sono quelli
a cui si sottopongono gli affiliati alla Yakuza, la famosa e
potentissima mafia giapponese popolata quasi esclusivamente da uomini
che hanno il corpo quasi interamente coperto da disegni molto
colorati e molto dolorosi da eseguire, dal momento che non vengono
usati strumenti elettrici ma una serie di aghi e bacchette che
permettono di ottenere le belle e caratteristiche sfumature. I motivi
degli “irezumi” – così si chiamano – sono in parte quelli
delle antiche stampe Ukiyo-e fiorite nel paese tra il Diciassettesimo
e Ventesimo secolo, aggiustati con elementi sanguinari: dai dragoni
simbolo di longevità, alle colorate carpe che tuttora ornano i
locali laghetti, collegate alla virilità, alle teste mozzate che
dichiarano di accettare la morte con onore, ai demoni cornuti, e
naturalmente ad animali feroci come tigri e leoni. Proprio perché
caratteristici della mafia, nel Giappone moderno i tatuaggi sono
guardati con sospetto e in taluni luoghi - come bagni termali,
piscine e palestre – decisamente vietati. In quanto agli uomini
della Yakuza evitano con cura di tatuarsi collo, braccia e gambe in
modo da poter esibire le proprie decorazioni solo nelle riunioni del
clan. </span></span>
</div>
<br />
<div style="border: none; line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "calibri" , sans-serif;">Fonti:</span></span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
</div>
<div style="border: none; line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "calibri" , sans-serif;">Paolo
Rovesti, Alla ricerca della cosmesi dei primitivi, Blow up</span></span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: "calibri" , sans-serif;"><a href="https://www.vice.com/it/article/storia-tatuaggi-italia-mostra-bologna" target="_blank">https://www.vice.com/it/article/storia-tatuaggi-italia-mostra-bologna</a></span></span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<span style="color: black;"><a href="http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/05/27/tatuaggi-criminali-lombroso-corpi-del-reato.html" target="_blank">http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/05/27/tatuaggi-criminali-lombroso-corpi-del-reato.html</a></span></div>
<div style="border: none; line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
<a href="http://www.lundici.it/2017/05/quando-la-nuda-pelle-non-basta-il-corpo-e-i-tatuaggi/" target="_blank">http://www.lundici.it/2017/05/quando-la-nuda-pelle-non-basta-il-corpo-e-i-tatuaggi/</a></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13294239755795965756noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2197302708971132781.post-43224473836090869332017-04-05T04:48:00.001-07:002017-04-05T06:31:48.437-07:0050.000 anni di bellezza: dalla cicciona delle caverne alla donna grissino<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZ0wyeXgm4VjdJQWARdyhQ6voAqNOETmtrXDzkwF1w-6n6n_UE1nrD1eUe1SYGg9mac-corzF1oUrYH9AfKgGLN5bYDo4v_qhYsxqloNueWIXcusLcYYCZjZ-gjZoWE5pEEYocantdghs/s1600/2_Venere+preistorica+di+Willendorf%252C+Vienna+Naturhistorisches+Museum.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZ0wyeXgm4VjdJQWARdyhQ6voAqNOETmtrXDzkwF1w-6n6n_UE1nrD1eUe1SYGg9mac-corzF1oUrYH9AfKgGLN5bYDo4v_qhYsxqloNueWIXcusLcYYCZjZ-gjZoWE5pEEYocantdghs/s320/2_Venere+preistorica+di+Willendorf%252C+Vienna+Naturhistorisches+Museum.jpg" width="208" /></a></div>
<div style="line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;">Obesa,
con seni enormi e natiche e cosce ipertrofiche. Così doveva apparire
la donna ideale che popolava i sogni degli uomini della preistoria,
almeno stando alle statuette del periodo – le cosiddette “Veneri”
– eseguite con notevole realismo fisico e probabili immagini del
culto della Dea Madre. Nella valle del Nilo, decine di migliaia di
anni dopo, un anonimo poeta celebrò la bellezza della sua amata
descrivendola con parole infiammate: “Stella fulgente, brillante di
pelle, dal petto luminoso, le dita come calici di loto, le languide
reni, le anche strette”. Il corpo asciutto dal seno appena
accennato e i fianchi poco arrotondati delle egiziane, faceva tremare
le vene e i polsi degli uomini del Faraone ma niente aveva a che
vedere con le preistoriche ciccione; tra questi due estremi –
grasso e magro - si colloca la lunga avventura della bellezza
femminile, una carrellata secolare di tipi estetici diversi tra loro
e variabili a seconda dei tempi, delle latitudini e delle mode. </span>
</span></div>
<div style="line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwm75XXw1D2u6AADfFH3kTLOKJkhnCO5J5BVqATHk6EtfIqLVYw_cAp_DFKrdCKyQCYusUZAxr39datuAQV1tUSTXqGjm7HLmYfE9W_5np0RxULFLAfOhXDbf7bKmI_z2CMKbs2Pff7NY/s1600/3_Prassitele%252C+Afrodite+di+Cnido%252CMusei+vaticani.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwm75XXw1D2u6AADfFH3kTLOKJkhnCO5J5BVqATHk6EtfIqLVYw_cAp_DFKrdCKyQCYusUZAxr39datuAQV1tUSTXqGjm7HLmYfE9W_5np0RxULFLAfOhXDbf7bKmI_z2CMKbs2Pff7NY/s400/3_Prassitele%252C+Afrodite+di+Cnido%252CMusei+vaticani.jpg" width="223" /></a><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;">Fino
alla rivoluzione del femminismo, a dettare le leggi della bellezza fu
quasi sempre il ruolo di moglie e madre in cui la società confinava
la donna e che mirava ad esaltare le parti del corpo destinate alla
riproduzione e all’allattamento. Non si vuole qui rinnegare la
funzione essenziale della maternità, quanto lo stereotipo millenario
che ha sempre voluto vedere – fin dai tempi di Ippocrate –
l'utero come unico organo direttore del corpo e della mente
femminili, sottovalutando o addirittura scartando la ricchezza e la
complessità fisica e psicologica del genere. </span></span></div>
<div style="line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;">Il canone di bellezza
di cui sopra fu stabilito nella Grecia antica e – a parte il
medioevo - fu seguito per secoli: il modello fu la statua
dell'Afrodite di Cnido, celeberrima opera di Prassitele giunta a noi
tramite una copia romana. </span></span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Rappresentata nell’atto di uscire dal
bagno, la carnosa figura della dea dalla vita massiccia e dalle
caviglie robuste, oggi non potrebbe certo entusiasmare gli
appassionati di sfilate di moda. Di parere diverso erano i greci che
ammiravano nella scultura in questione il ritratto di Frine, una
splendida cortigiana vissuta ad Atene nel IV secolo a.C., che aveva
la spudoratezza di fare il bagno in mare nuda durante le celebrazioni
in onore di Poseidone con grande gaudio della popolazione maschile.
Fu accusata di empietà e assolta con un processo in cui suo avvocato
Iperide, al posto dell'arringa si limitò a denudarle il seno: i
giurati la guardarono (immaginiamo a lungo) e si persuasero seduta
stante della sua innocenza.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjC7rP3p5vT-LctTQ29n4HoGhHpEoi5mtCnw6YctAcTAQc8V0w7eoX0hmzj-osm9GrzbNs3qtAMQ3Fncu91rshGov-NwEsIvlmFx5U3jsgeP84GoZCZs5nr-v5u5lhTzjePJCmUhUmZ4bY/s1600/Salonina_Matidia1_68+%25E2%2580%2593+119.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="256" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjC7rP3p5vT-LctTQ29n4HoGhHpEoi5mtCnw6YctAcTAQc8V0w7eoX0hmzj-osm9GrzbNs3qtAMQ3Fncu91rshGov-NwEsIvlmFx5U3jsgeP84GoZCZs5nr-v5u5lhTzjePJCmUhUmZ4bY/s320/Salonina_Matidia1_68+%25E2%2580%2593+119.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: small;">Fianchi
larghi anche per la matrona romana, instancabile fattrice di soldati
da destinare alle glorie patrie, che manteneva la linea con
un’alimentazione succulenta e pesante; per le signore inoltre erano
di moda mandibole robuste, fronte bassa e ostinata e sopracciglia
congiunte alla radice del naso. Le mogli dei Cesari si stancarono
presto delle numerose e pericolosissime gravidanze cercando di
limitarle, ma il loro aspetto rimase fin quasi alla fine dell’impero
un inno ai pannicoli adiposi. Dal V secolo d. C. venne in auge un
tipo fisico opposto, quasi disincarnato e modellato su Teodora di
Bisanzio, la basilissa che ci osserva coi suoi immensi occhi dai
mosaici della basilica di San Vitale a Ravenna. In quel tempo la
religione cristiana - ferocemente misogina – trionfava sugli dei
pagani opponendosi all'idea stessa di seduzione: u<span style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial;">na
delle caratteristiche del nuovo credo era infatti la rinuncia
sessuale, cosa che ebbe un’enorme influenza sull’estetica. Padri
della Chiesa come San Girolamo e Tertulliano iniziarono un'accanita
battaglia contro tutto quello che nella donna poteva risvegliare il
desiderio dell’uomo, combattendo la cosmesi e perfino l'igiene e
insistendo perché le ragazze si coprissero il capo col velo, per
evitare che le belle chiome risvegliassero brutti propositi.</span></span></div>
<div style="line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbmlN7c_ANmcRqWosq8rP6Dn_h-u9m9aW8GVUB9kZgKDyVRVZgSf-0cYoskPEWIsbfFvZzL6_BZ_EYeFtViJ9yJoBr1SaELSO4rm6b0fXMVJIfpqzssNRC6nWqo0KhEiE3AqEYlW4bBAs/s1600/Bosch_trittico+delle+delizie.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbmlN7c_ANmcRqWosq8rP6Dn_h-u9m9aW8GVUB9kZgKDyVRVZgSf-0cYoskPEWIsbfFvZzL6_BZ_EYeFtViJ9yJoBr1SaELSO4rm6b0fXMVJIfpqzssNRC6nWqo0KhEiE3AqEYlW4bBAs/s320/Bosch_trittico+delle+delizie.jpg" width="199" /></a><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: small;">L'ideale
di bellezza del medioevo maturo discese in Italia direttamente dal
nord Europa sull'onda delle liriche trobadoriche: l'amore tra uomo e
donna, l'amor cortese, inneggiava a una passione “cortese” al di
fuori del matrimonio e non sempre soddisfatta. Poeti e menestrelli
sospiravano per le trecce bionde, le angeliche sembianze, le membra
pargolette, gli occhi come vaghi lumi ardenti: così Petrarca
descrive Laura, una fanciulla incontrata una sola volta in una chiesa
d'Avignone di cui gli storici dibattono ancora l'esistenza. Era il
ritratto dell'adolescenza - l'età del massimo splendore per il
periodo - in cui le donne si sposavano e cominciavano a sfornar
figlioli per sfiorire definitivamente a 25 anni appesantite dalla
maternità, ed essere considerate decrepite superati i trenta. Questo
pregiudizio è durato secoli: tanto per fare un esempio ancora
nell'Ottocento un rispettabile e colto giornale di moda italiano, il
Corriere delle dame, pur se diretto da una signora, definiva “avole”,
ossia vecchie, le quarantenni a cui consigliava di vestirsi di scuro
e di velarsi il volto.</span></div>
<div style="line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPmAlh8zRCBVXBo-MJzbcr09wr57_KtLkjjZxypCs18RuFrKLRZDmh0Hb3D-D-3lIHK0wjwO7gGjnUy4WjQp8Ki3No3vIclsCdCpXeaOVrbQsX95VdfoYX0SCN7qJApHxuI7grJ74SlKk/s1600/Venere.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPmAlh8zRCBVXBo-MJzbcr09wr57_KtLkjjZxypCs18RuFrKLRZDmh0Hb3D-D-3lIHK0wjwO7gGjnUy4WjQp8Ki3No3vIclsCdCpXeaOVrbQsX95VdfoYX0SCN7qJApHxuI7grJ74SlKk/s400/Venere.jpg" width="167" /></a><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Simonetta
Vespucci, amata da Giuliano de' Medici e morta giovanissima tra il
generale cordoglio degli abitanti di Firenze, fu considerata la più
bella donna del primo rinascimento; a lei si ispirarono poeti come il
Poliziano e pittori come il Pollaiolo e Sandro Botticelli che ne fa
il ritratto nella sua celeberrima “Nascita di Venere”: un corpo
longilineo ma solido, collo, braccia e gambe lunghe, un profilo
incisivo col naso leggermente all'insù, la fronte molto alta
ottenuta come voleva la moda, con una meticolosa depilazione in cui
la “ceretta” era una sorta di micidiale impiastro a base di calce
viva e solfuro di arsenico per scoraggiare la crescita dei peli
ribelli. Simonetta chiuse la serie delle donne slanciate per aprire
al ritorno dell'esuberanza della carne; l'Umanesimo trionfante del
XVI secolo guardò di nuovo all'antichità classica ponendosi meno
vincoli moralistici e perseguendo non solo il piacere della cultura
ma anche quello dell'amore e del cibo. </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">La donna ideale come la
vediamo nei ritratti di Tiziano mantiene nel volto i moduli
tradizionali – pelle candida, naso e bocca piccoli, occhi grandi,
ma si allarga nuovamente nei fianchi e nella pancia. Un detto
popolare dell'epoca fissava in una sorta di geografia estetica il
canone di perfezione: “Anche fiamminghe, spalle tedesche, piedi
genovesi, gambe slave, spirito francese, andatura spagnola, profilo
di Siena, seno di Venezia, ciglia di Ferrara, pelle di Bologna, mani
di Verona, portamento greco, denti di Napoli, dignità romana, grazia
milanese”, a cui sembra corrispondesse solo Giovanna d'Aragona,
moglie di Ascanio Colonna e duchessa di Tagliacozzo.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWQKXqIdh8jbQZ_ctigoY-isXzu8BxIubJdk1HjditY3X6qd_7v1scJ6pzww830QezV8U9F5NXdAGnlIrd3EJUAdcLP6phpNVGWn5yUcvVE8Rc6HH4FAhSatDRswSTTiYqz4epNQlZaiI/s1600/6_Peter+Paul+Rubens%252C+Le+tre+grazie%252C+Museo+del+Prado%252C+Madrid.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWQKXqIdh8jbQZ_ctigoY-isXzu8BxIubJdk1HjditY3X6qd_7v1scJ6pzww830QezV8U9F5NXdAGnlIrd3EJUAdcLP6phpNVGWn5yUcvVE8Rc6HH4FAhSatDRswSTTiYqz4epNQlZaiI/s320/6_Peter+Paul+Rubens%252C+Le+tre+grazie%252C+Museo+del+Prado%252C+Madrid.jpg" width="246" /></a></div>
<br />
<div style="line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">La
ridondanza dell'arte barocca coincide col trionfo della cellulite, il
cui massimo cantore fu il fiammingo Pieter Paul Rubens. Nel dipinto
“Le tre grazie”, riprende il tema antico delle dee della gioia di
vivere, sostituendo i giovani corpi sodi con un abbraccio di signore
mature e dalla carne un po' frolla. La moda andò avanti per oltre un
secolo finché il Settecento non lanciò un nuovo tipo
adolescenziale, sofisticato e malizioso: la bambolina dal corpo
tenero, i piedi e le mani minuscole, gli occhi e la boccuccia
ammiccanti dietro il ventaglio, in un poco innocente gioco di
civetteria. La novità fu che oltre alla bellezza occorreva possedere
“quel certo non so che”, ossia una sorta di intimo e affascinante
mistero senza il quale anche la perfezione estetica avrebbe perso
ogni importanza; come Madame de Pompadour, una borghese non
bellissima ma molto intelligente che dopo essere stata l'amante di
Luigi XV seppe mantenere la sua influenza presso il re diventandone
la più fidata consigliera.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZbYdIhQJLQxeXuSClnlcxggEG8Lp_z6gfIrX60oJqulnY-AZ14T3-FAT5duovSmSDC42djJo7CLoEe3IfRETGxCUJpZ4DMvqf7AK020Hbbt0xoI2CY3do7mi721ZGwHfP6HqEoMUVshM/s1600/8_La+donna+angelo%252C+Illustrazione+de+I+misteri+di+Parigi%252C+Rouen+Mus%25C3%25A9e+des+Beaux-Arts+.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZbYdIhQJLQxeXuSClnlcxggEG8Lp_z6gfIrX60oJqulnY-AZ14T3-FAT5duovSmSDC42djJo7CLoEe3IfRETGxCUJpZ4DMvqf7AK020Hbbt0xoI2CY3do7mi721ZGwHfP6HqEoMUVshM/s320/8_La+donna+angelo%252C+Illustrazione+de+I+misteri+di+Parigi%252C+Rouen+Mus%25C3%25A9e+des+Beaux-Arts+.jpg" width="221" /></a></div>
<div style="line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">La
rivoluzione francese spazzò via alcune teste coronate ma non l'idea
che la donna dovesse essere un bell'accessorio dell'uomo, prona ai
suoi voleri e piaceri. Dopo la pausa napoleonica, incarnata al
femminile dal ritorno della bellezza greca classica e dal corpo
alabastrino di Venere vincitrice-Paolina Bonaparte, la cultura della
borghesia emergente valorizzò ancora una volta le virtù materne e
domestiche. Anche i languori del Romanticismo influenzarono la nuova
moda che associava estetica e moralità: era nato l'angelo del
focolare dalla pelle esangue e dai grandi occhi (dilatati da colliri
a base di belladonna), la vita sottilissima strizzata dal busto,
sempre pronto a svenire a causa delle difficoltà respiratorie,
cercando però di cadere con grazia come suggerivano i manuali di
etichetta. Durò poco perché un qualche tipo di libertà – almeno
a Parigi – fu conquistata da quelle sfacciate che pretendevano di
appropriarsi di attività e vizi maschili come la scherma, il nuoto,
la lettura dei giornali e perfino il fumo. </span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">La parigina si impose per
la disinvoltura e il movimento, caratterizzato dal modo di camminare
e dal fruscio della gonna che ne faceva immaginare le nascoste forme
carnose.
</span></div>
<div style="line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh77JRqi3GhcTlrRlriS8X0NUhpO3f90S9ifUXq19gz99brlyuiXiqlw5PJae-8QH3-Wn7ykNjaUZUjLmx6u9_FB2QvHozg_7Su4LVaTOJ5Cl910Dot1jOBr8pdfBH7Y_d2E11U82tj_Ps/s1600/9_La+gar%25C3%25A7onne%252C+Life%252C+1925.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh77JRqi3GhcTlrRlriS8X0NUhpO3f90S9ifUXq19gz99brlyuiXiqlw5PJae-8QH3-Wn7ykNjaUZUjLmx6u9_FB2QvHozg_7Su4LVaTOJ5Cl910Dot1jOBr8pdfBH7Y_d2E11U82tj_Ps/s200/9_La+gar%25C3%25A7onne%252C+Life%252C+1925.jpg" width="151" /></a><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Attorno
al 1910 il sarto francese Paul Poiret lanciò una collezione di abiti
privi di busto che spedirono in soffitta la terribile linea a
clessidra che aveva dominato l'Ottocento. Fu un successo strepitoso.
Più libera fisicamente, la donna godeva ormai dei bagni di mare,
delle cure termali, delle attività sportive all'aria aperta;
esibendo le braccia e una parte delle gambe, signore e signorine
cominciarono a preoccuparsi dell'aspetto di quelle parti del corpo
che erano state sepolte per secoli dai tessuti e dalla storia. I
giornali femminili intanto proposero diete e rulli per massaggi che
avrebbero dovuto eliminare doppio mento e grasso localizzato. Dopo la
prima Guerra mondiale e con gli “Anni ruggenti”, si affacciò
alla scena la cosiddetta “garçonne” (in inglese “flapper”)
magra e piatta, truccatissima e coi capelli corti, le gonne al
ginocchio, che lavorava e frequentava locali pubblici e che
soprattutto affrontava la sessualità in modo scandalosamente aperto. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEioVs4fzh1vuaYShKnMEz8GWxp-mns6D64Pra1iqRtqdrLGb-CQH6n94wykI-NBNvk1dH7rvKRhN9q0ROYyZeMpk5tEhONPKW3cAyjb0VZtk5apSp8qq9YqQURT2DzicT16X6SKZIO2ilw/s1600/10_Twiggy.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="194" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEioVs4fzh1vuaYShKnMEz8GWxp-mns6D64Pra1iqRtqdrLGb-CQH6n94wykI-NBNvk1dH7rvKRhN9q0ROYyZeMpk5tEhONPKW3cAyjb0VZtk5apSp8qq9YqQURT2DzicT16X6SKZIO2ilw/s200/10_Twiggy.jpg" width="200" /></a></div>
<div style="line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nel dopoguerra tornò di moda la “maggiorata fisica” dalle forme prorompenti come la “pizzaiola” Sophia Loren ne “L'oro di Napoli”. Ci sarebbero voluti gli anni Sessanta, la stilista Mary Quant e la minigonna per rilanciare la magrezza, impersonificata nella super modella Twiggy, la ragazza-grissino dal look denutrito che ha purtroppo dato il via al pericoloso ideale della bellezza anoressica.</span></div>
<div style="line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;">Fonti:</span></div>
<div style="line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;">Carla Ravaioli, Profilo di Siena, seno di Venezia, Storia illustrata, gennaio 1960</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;"><a href="http://www.lundici.it/2017/03/50-000-anni-di-bellezza-dalla-cicciona-delle-caverne-alla-donna-grissino/" target="_blank">http://www.lundici.it/2017/03/50-000-anni-di-bellezza-dalla-cicciona-delle-caverne-alla-donna-grissino/</a></span></div>
<div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="background-color: white; box-sizing: border-box; color: #565656; font-family: Arimo, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 1em;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br />
</span></div>
<br />
<div style="line-height: 0.52cm; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13294239755795965756noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2197302708971132781.post-79537591518257707042016-10-18T12:56:00.000-07:002017-04-05T02:44:35.004-07:00Donna in pantaloni: breve storia di un pregiudizio<h4 style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgO2NUm3kCyOTon9yWZMl12bqyWW8lNt0derZTFMAIhKVPza4ECbWYhu0N9Kmk78VV8WpEu3372CCTuJPKjDWUeP51YmjRE4uNH5bl2b63CDf-7mMSPkntWsDUeqy3DMhyphenhyphenQXccwA5LoPGU/s1600/2_Lekythos+con+amazzone.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgO2NUm3kCyOTon9yWZMl12bqyWW8lNt0derZTFMAIhKVPza4ECbWYhu0N9Kmk78VV8WpEu3372CCTuJPKjDWUeP51YmjRE4uNH5bl2b63CDf-7mMSPkntWsDUeqy3DMhyphenhyphenQXccwA5LoPGU/s400/2_Lekythos+con+amazzone.jpg" width="188" /></a><div style="line-height: 0.53cm; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-weight: normal;">Correva
l'anno 1989 quando uscì in Italia il libro di una scrittrice
debuttante, Lara Cardella, che nel giro di poco tempo diventò un
best-seller internazionale: “Volevo i pantaloni” narra la
tormentata adolescenza di una giovane siciliana che cerca di
emanciparsi da un ambiente chiuso e oppressivo in cui le donne -
completamente succubi del marito e dei parenti maschi – erano
bollate come prostitute quando indossavano i pantaloni. Prima di
allora nel 1961 il cardinale Siri, arcivescovo di Genova, si era
scagliato contro l'uso femminile “del vestito degli uomini”, che
secondo sua Eminenza: “cambiava la psicologia”, affondando verso
il basso (ossia verso la lussuria) i rapporti tra uomo e donna. Fino
agli anni Settanta la riprovazione verso le ragazze che portavano il
capo peccaminoso era diffusa in quasi tutto il territorio italiano,
non così nei paesi di lingua anglosassone, molto più disinvolti in
fatto di abbigliamento.</span></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-weight: normal;">I
pantaloni sono nati più di duemila anni fa grazie ai nomadi delle
steppe euroasiatiche che - vivendo gran parte della loro vita a
cavallo - necessitavano di robusti gambali, a quanto pare indossati
sia da uomini che da donne. Da queste popolazioni barbare nacque
probabilmente il mito delle leggendarie Amazzoni, rappresentate nella
ceramica ellenica con una sorta di tuta aderente che copriva gambe e
braccia, moda che nella realtà non fu mai imitata dai greci, che
</span><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJW47ZRd0YhXRfoAo7rtMTJ3gXJbkpnN_0X9WVUqN5kydReOm-TbJAg53LoyoqEfU8bh_W1o5ENbgLrVQNYkxpDRC2MrZLtxVGQQMDlOE629UBIIxtcO25bWSxyZ3DHcIxr44s8FinMFo/s1600/Barbaro+prigioniero.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-weight: normal;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJW47ZRd0YhXRfoAo7rtMTJ3gXJbkpnN_0X9WVUqN5kydReOm-TbJAg53LoyoqEfU8bh_W1o5ENbgLrVQNYkxpDRC2MrZLtxVGQQMDlOE629UBIIxtcO25bWSxyZ3DHcIxr44s8FinMFo/s320/Barbaro+prigioniero.jpg" width="261" /></span></a><span style="font-weight: normal;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">
preferivano di gran lunga la sottana per ambo i sessi. </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Bisogna
arrivare ai romani perché i calzoni entrassero nel guardaroba
maschile nostrano: quando infatti varcarono le Alpi, i fieri
conquistatori del mondo rimasero talmente sbalorditi dal primo
impatto con i guerrieri del nord vestiti con strani tubi che
coprivano le gambe, che li chiamarono “Galli bracati”, e – se
pur con molta diffidenza – finirono per adottare il nuovo indumento
proibendolo però a fanciulle e matrone.</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Non
è chiaro per quale motivo le antiche società occidentali – al
contrario di quelle orientali – vedessero nell'uso dei pantaloni da
parte della donna un intollerabile tentativo di appropriarsi non solo
di un modo di vestire, ma anche di prerogative e privilegi
squisitamente maschili: forse i nostri antenati – in memoria delle
Amazzoni – temevano cosa gli sarebbe successo se l'altra metà del
cielo avesse potuto mettere le mani su armi e calzoni. A sancire il
divieto fu anche un versetto del Deuteronomio, il quinto libro della
Torah ebraica e della Bibbia cristiana che al capitolo 22 recita: “La
donna non porti indosso abito d'uomo (…) perciocché chiunque fa
tali cose è in abominio al Signore Iddio tuo”. Durante il
Medioevo, mentre l'abito maschile si accorciò fino a mostrare cosce
e perfino glutei, quello femminile rimase giocoforza ancorato alla
tradizione del lungo. Uno dei motivi che portarono Giovanna d'Arco al
martirio fu che anche in carcere la cocciuta pulzella continuò a
vestirsi da uomo con i capelli tagliati all'altezza delle orecchie; i
giudici scandalizzati la spedirono al rogo, nonostante che lei
proclamasse che quel tipo di abbigliamento le era stato imposto dalle
“voci”.</span></span><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhU2D2nkw8HuD5YJGovwdDTkceMa2iRvRxP2SdSQvzPNORbQq30JgW7sNKvFqjY545h_JZxkTzooeKhgHlbYFwEzZq3mBfYeHUcx91FEpgGAzxexgaIBljAdB89XJgQ8Ruu9UwjfStwzyY/s1600/3_Arrivo+di+Giovanna+d%2527Arco+a+Chinon%252C++Museo+storico+e+archeologico+di+Orleans_.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><span style="font-weight: normal;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhU2D2nkw8HuD5YJGovwdDTkceMa2iRvRxP2SdSQvzPNORbQq30JgW7sNKvFqjY545h_JZxkTzooeKhgHlbYFwEzZq3mBfYeHUcx91FEpgGAzxexgaIBljAdB89XJgQ8Ruu9UwjfStwzyY/s400/3_Arrivo+di+Giovanna+d%2527Arco+a+Chinon%252C++Museo+storico+e+archeologico+di+Orleans_.jpg" width="278" /></span></a><br /><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-weight: normal;">Nei
secoli successivi la situazione rimase sostanzialmente invariata, a
parte la comparsa, al tempo molto criticata, di pantaloncini corti in
tessuto prezioso nascosti sotto le gonne, le cosiddette “braghesse”.
Adottate per la prima volta in Francia da Caterina de Medici che le
usava per montare a cavallo, sembra eccitassero le fantasie maschili,
e fecero ben presto parte dell'arsenale seduttivo delle cortigiane
come primo esempio di biancheria sexy della storia. Sia nel
Cinquecento che nel Seicento le disposizioni suntuarie vietano a
queste “femmine scapestrate” di portare indumenti dell'altro
sesso, ma nel frattempo la moda aveva lanciato un'ulteriore novità: attorno agli anni Trenta del XVIII secolo, una compagnia di attori italiani della Commedia dell'arte si esibì alla corte di Francia; tra loro Pantalone dei Bisognosi indossava una casacca e un paio di braghe prive di legatura sotto il ginocchio e lunghe fino al polpaccio</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">.</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-weight: normal;"> Era un capo di origine popolare, ma l'annoiata aristocrazia se ne innamorò e se ne fece fare una versione nobilitata da una cascata di nastri che ebbe enorme successo, e fu ribattezzata Pantalone in onore della maschera in questione. La rivoluzione francese, che aveva imposto i sacrosanti principi di "Liberté, Egalité, Fraternité, si guardò bene di applicarli alle donne: una legge del 17 novembre 1800, o meglio del 16 brumaio dell'anno IX, vietava tassativamente i calzoni femminili. La cosa curiosa è che in Francia tale divieto è rimasto in uso - nonostante la sua manifesta assurdità - fino al 2013, al punto che negli anni Settanta una deputata arrivò a minacciare i commessi di entrare in parlamento in mutande, dal momento che non poteva farlo in pantalon</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">i.</span><br />
</h4>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4IKImX45y8mSOXIoqUjUBKtAHvFg2ANHiafv3Q64fAyaWfbf-dmgWVocO1Rfendrs6QOwhGhcARONKakwpNXhWsrEBQSBZcMli1Nadf9AWO9zGj1ySeY76dUhICOwaUHFzfuK5l5VVZk/s1600/Mary+Walker+Army+Uniform.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4IKImX45y8mSOXIoqUjUBKtAHvFg2ANHiafv3Q64fAyaWfbf-dmgWVocO1Rfendrs6QOwhGhcARONKakwpNXhWsrEBQSBZcMli1Nadf9AWO9zGj1ySeY76dUhICOwaUHFzfuK5l5VVZk/s400/Mary+Walker+Army+Uniform.jpg" width="266" /></a></div>
<div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Durante
il 1800 parecchie donne coraggiose tentarono l'avventura di
travestirsi da uomo. Le più famose e spregiudicate furono artiste
come la pittrice Rose Bonheur e la scrittrice George Sand, che
volevano in tal modo manifestare la propria indipendenza beneficiando
anche di una certa benevolenza delle autorità. Oltre a queste
intellettuali ci furono molte ragazze anonime che – non godendo di
protezione maschile e per scampare alla fame e alla prostituzione–
si tagliarono i capelli imbarcandosi come marinai o servendo
nell'esercito. E' storicamente accertato che alcune centinaia di
donne combatterono durante la Guerra civile americana, a volte
prendendo segretamente il posto dei loro mariti e fratelli di cui
indossavano anche gli abiti. Nel mondo occidentale deroghe alle leggi
si potevano ottenere solo per motivi di lavoro, perché polvere e
sporcizia non erano certo adatte alle gonne lunghe: dal momento che
all'epoca le attività di estrazione erano abbondanti e ben pagate,
donne forti e intelligenti non esitarono a scandalizzare il
perbenismo vittoriano vestendosi da uomo e affrontando mansioni dure
ma redditizie. Così in Inghilterra le ragazze che scavavano in
miniera mettevano i pantaloni, affiancate in America dalle cercatrici
d'oro e dalle mandriane dei ranch. A cavallo tra Ottocento e
Novecento e grazie al successo di massa dello sport e delle attività
fisiche, le norme proibizioniste furono ulteriormente addolcite col
permesso di usare abiti maschili se si andava a cavallo, si faceva
alpinismo o si pedalava sul velocipede (come si chiamava allora la
bicicletta).</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrObHzMv9V7VWtyuYaMS3wQ2dCkyTyy2N0Z34T0jDDSv1eDqd7glB2Was_wcZFQXXXdcBTmYi43Ew2rCuW-Nx9-4bvEhUNwryFY5mUDtmW0TwupkYl0S6Tq1PvQ81l3ySL7aj-gRwfpt8/s1600/5_Amalia+Bloomer1.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhrObHzMv9V7VWtyuYaMS3wQ2dCkyTyy2N0Z34T0jDDSv1eDqd7glB2Was_wcZFQXXXdcBTmYi43Ew2rCuW-Nx9-4bvEhUNwryFY5mUDtmW0TwupkYl0S6Tq1PvQ81l3ySL7aj-gRwfpt8/s400/5_Amalia+Bloomer1.jpg" width="308" /></a></div>
<div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">I
primi movimenti per l'emancipazione femminile si manifestarono in
America nel primo ventennio dell'Ottocento: l'incontro di alcune
scrittrici e attiviste per i diritti delle donne tra cui Amalia
Bloomer, sollevò il problema della scomodità degli abiti
tradizionali delle signore. Amalia aveva fondato “The Lily”, una
rivista in cui tra l'altro sosteneva che corsetto, sottogonne
inamidate, gonne lunghe fino ai piedi, costituivano una
mortificazione e un impedimento alla libertà di svolgere qualsiasi
tipo di attività. Gli indumenti proposti in sostituzione erano tutto
sommato pudici: una tunica al ginocchio sotto cui spuntavano ampi
pantaloni allacciati alle caviglie, mutuati dal costume delle donne
turche. Esportati in Europa, i Bloomer, come vennero chiamati i
calzoni, faticarono ad affermarsi perché per strada le coraggiose
che osavano metterli erano bersaglio di insulti pesanti, e – a
seconda della stagione - di palle di neve o frutta marcia. Scacciate
anche dalle chiese e dalle sale per conferenze, le sostenitrici
dell'abito riformato dovettero aspettare due generazioni e molti
incidenti mortali causati dalle ampie e ingestibili crinoline - come
restare impigliate nelle ruote dei carri o rovesciare candele e
morire carbonizzate – per riuscire a far sentire la loro voce.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEim_Jh5On5l0DSHQmVSjA4i5Qp8INOp-nJoTCtdr6UnIrxtiRG8DgTn9BVwLuAJ6r_ws8uTyq8bxJ_HoaZQ-4_0tLxhM-ru3I5tMqKUI1xrCRYTnPyYwzHStTD-sdxDcaKyAhHvu06jh_s/s1600/1_marlene-dietrich.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="263" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEim_Jh5On5l0DSHQmVSjA4i5Qp8INOp-nJoTCtdr6UnIrxtiRG8DgTn9BVwLuAJ6r_ws8uTyq8bxJ_HoaZQ-4_0tLxhM-ru3I5tMqKUI1xrCRYTnPyYwzHStTD-sdxDcaKyAhHvu06jh_s/s400/1_marlene-dietrich.jpg" width="400" /></a></div>
<div>
<strong style="font-family: arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;">Ci
vollero i due terribili conflitti del Novecento perché la gente
cominciasse ad abituarsi al nuovo indumento, quando - mentre gli
uomini erano al fronte - la popolazione femminile fu chiamata a
sostituirli al lavoro, nelle fabbriche, nei campi, negli uffici e
negli ospedali. Poter uscire di casa, avere la possibilità di
lavorare e manovrare denaro, fu una conquista che influenzò
profondamente la mentalità femminile, tant'è che negli Venti
spopolò il tipo della “garçonne”, detta in Italia “maschietta”,
una ragazza magra e piatta che – se non aveva i pantaloni - si
tagliava i capelli corti, fumava, si truccava. Un ulteriore
contributo fu dato dal cinema americano con l'invenzione dello “Star
System”, che promuoveva e valorizzava attori che sarebbero
diventati famosi in tutto il mondo. Tra le dive Marlene Dietrich,
fotografata per la prima volta durante un viaggio transoceanico in
tenuta da yachtman (giacca maschile e calzoni), impose la sua
immagine di donna androgina, sensuale e sfacciata che avrebbe
continuato a coltivare e a diffondere. Anche Katharine Hepburn,
ironica, sportiva ed educata in una famiglia aperta e moderna, non
disdegnava i pantaloni. Sulla loro scia le ragazze d'oltre oceano
iniziarono a portarli con più disinvoltura soprattutto nel tempo
libero, mentre nello stesso periodo in Italia il fascismo si
scagliava contro questo indumento che negava i tradizionali ruoli
femminili e avviava alla “decadenza della razza”. </span></strong><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<strong style="font-family: arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxTipUWXNTZQFLbc1MBG3R3Xc6a83yt-qi2e4CbXQiRA3TRwLPvkQhGihtGXTTbef9aW_yMFpJggx55STkY_d-wgFM-dW67doKpqPiWnYHuJJe7WWfyzP4ivfWFwZIbDc-F-HGh_M_lag/s1600/7_WASP%252C+Women+Airforce+Service+Pilots.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="312" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxTipUWXNTZQFLbc1MBG3R3Xc6a83yt-qi2e4CbXQiRA3TRwLPvkQhGihtGXTTbef9aW_yMFpJggx55STkY_d-wgFM-dW67doKpqPiWnYHuJJe7WWfyzP4ivfWFwZIbDc-F-HGh_M_lag/s400/7_WASP%252C+Women+Airforce+Service+Pilots.jpg" width="400" /></a></span></strong></div>
<strong style="font-family: arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;">
</span></strong></div>
<div>
<strong style="font-family: arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;">Durante la
Seconda Guerra Mondiale donne pilota statunitensi e inglesi furono
impiegate – pur non combattendo - per sostituire i colleghi maschi
in azioni di supporto militare</span></strong><strong style="font-family: arial, helvetica, sans-serif;"><span style="font-weight: normal;">,
al contrario delle aviatrici russe che parteciparon</span><span style="font-weight: normal;">o attivamente ai
bombardamenti. Nessuna di queste femmine coraggiose aveva la sottana. </span></strong><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">E
dopo? Dagli anni Sessanta in poi grazie all'enorme successo dei jeans
– l'uniforme del movimento hippy – e a sarti d'avanguardia come
André Courrèges che li introdusse nelle sue collezioni, l'uso dei
pantaloni da donna cominciò lentamente ad essere considerato normale
anche in Europa e soprattutto in Italia. Alla fine del Novecento le
vendite globali dei calzoni aumentarono del 167 per cento, segno che
l'emancipazione femminile vestiaria (almeno quella) aveva vinto una
millenaria battaglia. </span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;">Fonti:</span><br />
<strong class="western"><span style="font-family: "calibri" , sans-serif;"><span style="font-weight: normal;"><a href="http://the-toast.net/2014/08/07/wearing-pants-brief-history/http://fashion" target="_blank">http://the-toast.net/2014/08/07/wearing-pants-brief-history/http://fashion</a></span></span></strong></div>
<div>
<div style="line-height: 0.53cm;">
<span class="western"><span style="font-family: "calibri" , sans-serif;"><a href="http://history.lovetoknow.com/clothing-types-styles/trousers-through-history" target="_blank">http://history.lovetoknow.com/clothing-types-styles/trousers-through-history</a></span></span></div>
<div style="line-height: 0.53cm;">
<span class="western"><span style="color: black;"><a href="http://www.ilgiornale.it/news/esteri/francia-oggi-donne-potranno-girare-strada-i-pantaloni-882146.htm" target="_blank"><span style="color: #fff2cc; font-family: "verdana" , sans-serif; font-size: x-small;">http://www.ilgiornale.it/news/esteri/francia-oggi-donne-potranno-girare-strada-i-pantaloni-882146.htm</span></a></span></span></div>
</div>
<div>
<br /></div>
<div style="line-height: 0.53cm;">
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13294239755795965756noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2197302708971132781.post-91586580492174717072016-04-27T04:06:00.000-07:002016-10-03T01:27:05.029-07:00Le spericolate acconciature di Maria Antonietta<span id="goog_1104651841"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDXm_MAVkSEqI2BBmk1I9xoM-9xl_qtHFzTaQf-wwgQTeDp_8eN771Kf8pYgoZSVXwOFMQchK9HjsWeMdY1jVC7G6YUuD97MFAac5mh-ayTa5c-xxQhhfjEaJHPsGt4w7_Kx_RVrqj-hk/s1600/1_Elisabeth+Vig%25C3%25A9e+Lebrun_ritratto+di+Maria+Antonietta.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="226" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDXm_MAVkSEqI2BBmk1I9xoM-9xl_qtHFzTaQf-wwgQTeDp_8eN771Kf8pYgoZSVXwOFMQchK9HjsWeMdY1jVC7G6YUuD97MFAac5mh-ayTa5c-xxQhhfjEaJHPsGt4w7_Kx_RVrqj-hk/s320/1_Elisabeth+Vig%25C3%25A9e+Lebrun_ritratto+di+Maria+Antonietta.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="line-height: 16pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Quindici anni sono decisamente pochi ai nostri occhi
per sposarsi col futuro re di Francia allo scopo di assicurargli una
discendenza<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e consolidare così le
traballanti relazioni tra quel paese e l’Austria. Fu tuttavia quello che
accadde a Maria Antonia Giuseppa Giovanna d’Asburgo-Lorena, meglio nota col
nome di Maria Antonietta, la sfortunata regina che pagò con la propria testa il
fatto di non averne una lungimirante e di avere commesso un mucchio di imprudenze
in un periodo storico dove invece era necessario agire con acume, fermezza e
diplomazia.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Era stata promessa al
Delfino ancora bambina, e prima di partire per Parigi i suoi istitutori
viennesi cercarono con fatica di prepararla per il futuro compito; <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Maria Antonia tuttavia era capricciosa e
svogliata e ai libri preferiva di gran lunga la moda parigina che a quell’epoca
era copiata nelle corti e nei salotti di tutta Europa. Non sapeva nulla del fidanzato
Luigi Augusto, un ventenne grassoccio che adorava la caccia e aveva l’hobby di
montare e smontare orologi e che per sette anni non fu capace di fare all’amore
con sua moglie. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiAm8J9FJN0ogKyBKt5FpkeRuqMf76c6Pb0zQ98HmSDp9X9ljWoKvzn8LGKCyu5OacOFcUxe0ZSlpxMp1atYTpibd-8HRr6bdl_tn1hTRKdGH6x8mgMagNMbVmvO0aF8_MTjOYPr53dDA/s1600/2_Signora+dal+parrucchiere.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiAm8J9FJN0ogKyBKt5FpkeRuqMf76c6Pb0zQ98HmSDp9X9ljWoKvzn8LGKCyu5OacOFcUxe0ZSlpxMp1atYTpibd-8HRr6bdl_tn1hTRKdGH6x8mgMagNMbVmvO0aF8_MTjOYPr53dDA/s320/2_Signora+dal+parrucchiere.jpg" width="237" /></a></div>
<div style="line-height: 16pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Una volta arrivata a Versailles questa ragazza spensierata si
trovò<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>a disagio con le vecchie cariatidi
della corte, che ricambiarono l’antipatia soprannominandola “l’autrichienne”,
l’austriaca;<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>trascurata dal marito,
isolata e senza alcun ruolo politico, cominciò ad annoiarsi e decise di
approfittare dei piaceri della moda e di assumere il ruolo – se non di regina
di Francia – di signora assoluta del “bon ton”.<span style="mso-spacerun: yes;">
</span></span></div>
<br />
<div style="line-height: 16pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Uno dei comportamenti che suscitarono la riprovazione
della nobiltà fu quella di far venire a corte due persone provenienti dal
popolo, la sua sarta personale, Mademoiselle Rose Bertin, e il parrucchiere
Leonard Autié. Rose, che servì la sua sovrana per una ventina d’anni, guadagnò
grazie a lei e al commercio con le altre dame di corte cifre da capogiro: Maria
Antonietta aveva un appannaggio stratosferico (che non le bastava mai) e
spendeva follie per lanciare nuove mode che erano immediatamente imitate dalle
dame dell’aristocrazia. </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjESNvQOGOiIAj7rWMUDPwXMgM-ADRUUHPr9HLzzz29x2THDdIjgZipQPUYAE_hPXhyphenhyphenNGvjaJLUiyXihgjsDSBuUtvuzmyZFWsXzjMf5x3e_xGy9QrqgVcRreUnV4bJHnvdjDRO_Z-e4jA/s1600/3_Pouf+alla+Belle+Poule.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjESNvQOGOiIAj7rWMUDPwXMgM-ADRUUHPr9HLzzz29x2THDdIjgZipQPUYAE_hPXhyphenhyphenNGvjaJLUiyXihgjsDSBuUtvuzmyZFWsXzjMf5x3e_xGy9QrqgVcRreUnV4bJHnvdjDRO_Z-e4jA/s320/3_Pouf+alla+Belle+Poule.jpg" width="185" /></a></div>
Anche Leonard si inserì nel gioco: nel 1774 inventò un’acconciatura alta il doppio della testa della regina, il “pouf”: si trattava di una ridondante
costruzione composta da un leggero telaio metallico e cuscini imbottiti su cui
venivano tesi i capelli dopo essere stati impomatati e suddivisi in ciocche, a
cui si mischiavano metri di garza e altri capelli posticci, boccoli, tirabaci. Il
tutto era poi incipriato e guarnito con piume di struzzo, nastri e pietre
preziose. Sembra che sulle prime la regina, guardandosi allo specchio, sia
rimasta un po’ perplessa, ma quando l’astuto parrucchiere le promise che la sua
sarebbe stata tra le acconciatura più alte di Parigi, Maria Antonietta, felice,
si lasciò convincere.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><br />
<br />
<div style="line-height: 16pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-size: 12.0pt;">L’invenzione del pouf conquistò il pubblico femminile
europeo per sei anni consecutivi, durante i quali l’architettura delle teste
arrivò fino a raggiungere il metro di altezza diventando sempre più complessa e
stravagante. Leonard, che si considerava un artista e che aveva un gusto
fortemente teatrale, inventò per la duchessa di Chartres il pouf “sentimentale”,
composto da 14 metri circa di garza su cui ondeggiavano molti pennacchi
inframmezzati a figurine in cera: il ritratto del primogenito della nobildonna in
braccio alla nutrice, un negretto a cui era molto affezionata e un pappagallo
che beccava un piatto di ciliegie. </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSzc2QNzn_dh30Q4AlggCGcVU5z1oUFzpe31QgaZDyCxc_ZC_DBHNkXYAf66NI3p5VI2uxUH4SwsnBsQg1TjP-TPzrkn-Dg9mhAP-DIBdfrX4dflBLg61LhHdA7lXG-Vid2VncbZJB17w/s1600/4_Mattew+Darly%252C++caricatura.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSzc2QNzn_dh30Q4AlggCGcVU5z1oUFzpe31QgaZDyCxc_ZC_DBHNkXYAf66NI3p5VI2uxUH4SwsnBsQg1TjP-TPzrkn-Dg9mhAP-DIBdfrX4dflBLg61LhHdA7lXG-Vid2VncbZJB17w/s320/4_Mattew+Darly%252C++caricatura.jpg" width="235" /></a></div>
<br />
<div style="line-height: 16pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Quella che si potrebbe chiamare “la febbre
del pouf”<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>mostrò al popolo
esterrefatto<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>donne con la testa piena di
sciami di farfalle, di amorini e gabbie con uccelli vivi, di battaglioni in
miniatura per le mogli dei militari, di urne crematorie per le signore in lutto
(i soggetti andavano dal lezioso al patetico), mentre per mantenere i fiori
freschi si tuffavano i gambi in fiale piene d’acqua mescolate ai capelli ; né
mancavano le acconciature “alla giardiniera” con carciofi, carote e
barbabietole e fiori di patata, tubero a quei tempi considerato velenoso e che
grazie a Maria Antonietta diventò popolare.<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>Eventi storici e di cronaca diedero il via a nuove follie: nel 1778 i
francesi si lanciarono nella guerra d’indipendenza americana combattendo con
una loro fregata contro la nave inglese Arethusa. Lo scontro fu il pretesto per
l’invenzione dell’acconciatura alla Belle Poule, con l’imbarcazione che
svettava in cima alle teste, vele al vento, sartiame<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e artiglieria compresi. Si può dire che ogni
giorno nasceva una nuova pettinatura, scomoda e priva di senso, mentre il paese
andava in bancarotta e il popolo, che all’inizio aveva provato simpatia per la
coppia reale, cominciò a scaricare su di loro tutto il suo risentimento. Bersaglio
preferito furono però l’incosciente sovrana - completamente disinteressata ai
bisogni dei francesi - e il suo assurdo tenore di vita: basti dire che quando
scoppiò un’insurrezione popolare detta “guerra delle farine” causata dall’aumento
del prezzo del grano, l’unica risposta di Maria Antonietta fu mettersi in capo
un “berretto alla rivolta”inventato da Rose Bertin.</span></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgy5ZXNaTH8G4gHsPAJ2ftFDRCYFyEf3CwRFnL_eK6OdySiLo1s7sQ_rvPVNwBRysAV3uD4gtugy__2y-vVfDjECgLKGx85ZVAxhLbkR3a-ydFD5QaJbZHxfsZbvyX6Q2Pt8fNe43XfZwo/s1600/5_Caricatura+con+frutta+e+ortaggi.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgy5ZXNaTH8G4gHsPAJ2ftFDRCYFyEf3CwRFnL_eK6OdySiLo1s7sQ_rvPVNwBRysAV3uD4gtugy__2y-vVfDjECgLKGx85ZVAxhLbkR3a-ydFD5QaJbZHxfsZbvyX6Q2Pt8fNe43XfZwo/s400/5_Caricatura+con+frutta+e+ortaggi.jpg" width="301" /></a></div>
<div style="line-height: 16pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Solo in un caso la moda contribuì a diffondere
un’abitudine sanitaria che avrebbe salvato la vita di molte persone: in Francia
il vaiolo era endemico e aveva causato molte morti, tra cui quella straziante
di Luigi XV e di una cinquantina di cortigiani residenti a Versailles. Si
conosceva tuttavia la pratica dell’inoculazione – venuta dall’Oriente – che
consisteva nell’ iniettare una piccola quantità di pus prelevata dalle lesioni
di un malato sotto la pelle di un paziente sano, in modo da stimolare la
produzione di anticorpi senza causare l’insorgere del morbo. Avendo assistito
al decesso del padre, Luigi Augusto si fece coraggio e decise di sottoporre
alla pratica sé stesso e i suoi due fratelli. L’esito positivo del trattamento fece
nascere la moda del “pouf all’inoculazione” di cui non abbiamo immagini, ma che
sappiamo essere stato costituito da un olivo coperto di frutti intorno al quale
si arrotolava il serpente del dio della medicina Asclepio, il tutto coronato da
un sole che sorge (il re) a simboleggiare il trionfo della scienza sulla
malattia. La commemorazione dell’evento, esposta in cima alla testa delle
signore alla moda, contribuì a incentivare largamente la pratica a tutto
beneficio della salute pubblica.</span></div>
<br />
<div style="line-height: 16pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Le pettinature alte creavano non pochi problemi:
intanto erano costosissime, sia per le ore di lavoro dei parrucchieri, sia per
la qualità dei materiali usati che comportavano anche l’aggiunta di piume rare,
di perle, gioielli e perfino automi. Erano scomode da portare perché tendevano
ad impigliarsi nei lampadari e a cadere di sotto quando le signore si
affacciavano alla finestre. </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyUWGfSnJO9Hxwdl-HFe3qn4Qmf_PpZts952HjCgavtighPyoFlg3V340xpHHNWVBwcnUXw9vZzKlBnJFlp1BA0isZ_zogaAMzJn6A0q4CD8jm6tEsBiq3uhHBZzi44iLbD7XClXu5TlY/s1600/6_Maria+Antonietta+con+acconciatura+all%2527enfant.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjyUWGfSnJO9Hxwdl-HFe3qn4Qmf_PpZts952HjCgavtighPyoFlg3V340xpHHNWVBwcnUXw9vZzKlBnJFlp1BA0isZ_zogaAMzJn6A0q4CD8jm6tEsBiq3uhHBZzi44iLbD7XClXu5TlY/s320/6_Maria+Antonietta+con+acconciatura+all%2527enfant.jpg" width="224" /></a></div>
<br />
<div style="line-height: 16pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-size: 12.0pt;">I pennacchi erano talmente ingombranti che non
entravano dalla porta delle carrozze e la stessa Maria Antonietta dovette
rimuoverli per recarsi a un ballo dato dalla duchessa d’Orleans. Per arricciare
le chiome occorreva passare una notte intera con la testa carica di bigodini,
sedute su una sedia per non disfare il sapiente e fragile edificio. Le pomate
erano a base di grassi animali come il midollo di bue o il grasso d’orso, a
volte mescolate con componenti vegetali come l’olio di nocciole e aromatizzanti
come i chiodi di garofano e l’essenza di limone: così lavorate le acconciature
potevano durare una settimana, ma dovevano essere disfatte e lavate prima che
il grasso si irrancidisse e la testa si riempisse di parassiti.</span></div>
<br />
<div style="line-height: 16pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Nel 1781 Maria Antonietta diede finalmente alla Francia
il suo primo erede al trono che – se risolveva il problema ereditario – causò
alla sovrana una catastrofica perdita di capelli. Fu una dura prova per
Leonard, che vedeva svanire i suoi privilegi e la sua influenza nonché
dimagrire il portafogli. Ma il genio è genio e lui si adattò alla situazione
tagliando i capelli della regina piuttosto corti e lasciando qualche boccolo
sulla nuca: l’acconciatura fu denominata “à l’enfant” e nel giro di un
paio di settimane fu imitata da tutte le dame di corte. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi896CgkRY7rXBo5_SxYL5Q8v16hyc6goNw9VZj8PbrTt5eSH7b4jEAn7xTNSjXNYCW1YSbTG7sQOXExKmUF0cBIuHh1VyVXC-6BDN4VOsdf0iXRHOnWcPbHi2OwrtCeciVaSdZro-BVTo/s1600/7_Jacques+Louis+David%252C+Maria+Antonietta+condotta+alla+ghigliottina.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi896CgkRY7rXBo5_SxYL5Q8v16hyc6goNw9VZj8PbrTt5eSH7b4jEAn7xTNSjXNYCW1YSbTG7sQOXExKmUF0cBIuHh1VyVXC-6BDN4VOsdf0iXRHOnWcPbHi2OwrtCeciVaSdZro-BVTo/s200/7_Jacques+Louis+David%252C+Maria+Antonietta+condotta+alla+ghigliottina.jpg" width="163" /></a></div>
<div style="line-height: 16pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Fu l’ultimo colpo
d’estro del parrucchiere che dodici anni dopo dovette riparare in Germania per
fuggire alla furia della Rivoluzione. In una fredda mattina di ottobre<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>del 1793 il boia avrebbe tagliato
definitivamente le chiome leggendarie della regina e mostrato la sua testa
mozzata e quasi priva di capelli alla folla impazzita e festante.</span></div>
<div style="line-height: 16pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-size: x-small;"><br /></span></div>
<div style="line-height: 16pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-size: x-small;"><br /></span>
<br />
<span style="font-size: xx-small;">
<span lang="EN-US"><span style="font-size: x-small;">Fonti:</span></span><br />
</span><br />
<div style="line-height: 16pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-size: xx-small;"><span lang="EN-US"><span style="font-size: x-small;">Will Bashor, Marie
Antoinette’s head, Lyons press</span></span></span></div>
<span style="font-size: xx-small;">
</span>
<br />
<div style="line-height: 16pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-size: xx-small;"><span lang="EN-US"><span style="font-size: x-small;"><a href="http://www.lundici.it/2016/04/le-spericolate-acconciature-di-maria-antonietta/" target="_blank">http://www.lundici.it/2016/04/le-spericolate-acconciature-di-maria-antonietta/</a></span></span></span></div>
<span style="font-size: xx-small;">
</span>
<div style="line-height: 16pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-size: xx-small;"><span lang="EN-US"><span style="font-size: x-small;"><a href="http://www.cameline.org/article-la-coiffure-au-temps-de-marie-antoinette" target="_blank">http://www.cameline.org/article-la-coiffure-au-temps-de-marie-antoinette</a></span></span></span></div>
<span style="font-size: xx-small;">
<div style="line-height: 16pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span lang="EN-US"><span style="font-size: x-small;"><a href="http://plume-dhistoire.fr/mode-poufs-cour-marie-antoinette/" target="_blank">http://plume-dhistoire.fr/mode-poufs-cour-marie-antoinette/</a></span></span></div>
<b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike><span style="font-size: x-small;"></span></span></div>
<span style="font-size: 12.0pt;"></span><br />
<div style="line-height: 16pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
</div>
<span style="font-size: 12.0pt;">
</span>
<br />
<div style="line-height: 16pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<br /></div>
<b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike></div>
</div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13294239755795965756noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2197302708971132781.post-32488343620056672102015-11-28T07:28:00.001-08:002016-10-03T08:47:10.341-07:00Tacchi alti, gioie e dolori<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdlwO9CgyhKHW5tRopKbBTfJLH95YFA3ryrBoVOO9D6RsAtYv9_mdVTbtk0jZSGu2HM32iwHrfqAeLf01AGP3OkSa1me57B0ba6k6mg4yaHvACgaHZdc5U09ZYuyzmlkg2tw-5Ko5Bebs/s1600/2_Vaso+da+profumo+a+forma+di+scarpa%252C+Metropolitan+museum%252C+New+York.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="280" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdlwO9CgyhKHW5tRopKbBTfJLH95YFA3ryrBoVOO9D6RsAtYv9_mdVTbtk0jZSGu2HM32iwHrfqAeLf01AGP3OkSa1me57B0ba6k6mg4yaHvACgaHZdc5U09ZYuyzmlkg2tw-5Ko5Bebs/s320/2_Vaso+da+profumo+a+forma+di+scarpa%252C+Metropolitan+museum%252C+New+York.jpg" width="320" /></a><span style="font-size: 12.0pt;">Prima del tacco era la zeppa. Il proverbio “altezza è
mezza bellezza” doveva essere condiviso anche dai popoli antichi che – molto
prima delle moderne indagini statistiche – avevano capito come le persone alte fossero
dotate di un sex-appeal maggiore di quelle di statura medio-bassa. Non sappiamo
quale antico artigiano abbia inventato i rialzi sotto la suola delle scarpe, ma
già nella Grecia classica facevano parte del guardaroba degli attori e delle
etere: i costosi trampoli colorati e dorati di queste ultime erano a volte muniti
di suole chiodate che imprimevano sul terreno scritte provocanti del tipo:
“seguimi”. L’andatura traballante che le donne assumevano in cima a queste
scarpe costituiva già da allora un richiamo erotico, al punto che verso la fine
dell’Impero romano San Girolamo condannò le zeppe delle matrone non solo per la
loro frivolezza estetica, ma anche per la loro peccaminosa capacità di
attrazione fatale. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtS9iTybsJeUGgAdVGCS9QfCPPEoY_I4ShoXcHaiWkZJTjRmRTH4KSBqHiEP6LXDcWSg7lVHLXh0gD_Sqrkdtwp1oGANwO9B30jF4kplFvNlRd_YALzEBXkfyxYFT4KktI3PRVJbsJWpw/s1600/4_Jean-%25C3%2589tienne+Liotard%252C+Donna+in+costume+turco%252C+Ginevra%252C+Mus%25C3%25A9e+d%2527Art+d%2527Histoire.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtS9iTybsJeUGgAdVGCS9QfCPPEoY_I4ShoXcHaiWkZJTjRmRTH4KSBqHiEP6LXDcWSg7lVHLXh0gD_Sqrkdtwp1oGANwO9B30jF4kplFvNlRd_YALzEBXkfyxYFT4KktI3PRVJbsJWpw/s320/4_Jean-%25C3%2589tienne+Liotard%252C+Donna+in+costume+turco%252C+Ginevra%252C+Mus%25C3%25A9e+d%2527Art+d%2527Histoire.jpg" width="233" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-size: 12pt; line-height: 16pt;">Dopo un’eclisse che durò per tutto il medioevo, le zeppe
risorsero nella Venezia del rinascimento come vertiginose pantofole alte fino a
un braccio, costringendo le signore a camminare appoggiandosi a due cameriere
per non volare per terra o ancor peggio in un canale; di probabile origine medio
orientale, queste pianelle derivavano forse dagli altissimi zoccoli usati dalle
donne per non scottarsi i piedi nei bagni turchi. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-size: 12pt; line-height: 16pt;">Inutile dire che le europee
li adottarono in massa, prima fra tutte la piccolissima Caterina de’ Medici,
che per il suo matrimonio con Enrico II di Francia ne sfoggiò un paio ben
nascosti sotto le vesti lunghe.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Il passaggio dalla zeppa al tacco nacque però da
un’iniziativa maschile. Calzature da uomo di questo tipo erano note da secoli
in Medio Oriente, dove erano usate dagli arcieri a cavallo perché permettevano
di ancorare meglio il corpo alle staffe, girarsi agevolmente e scoccare la freccia
in modo efficace. I tacchi alti vennero introdotti in Occidente attraverso i rapporti
diplomatici e mercantili con l’Europa, ma chi li promosse definitivamente fu
Luigi XIV di Francia che per rimediare alla bassa statura non solo li volle
indossare, ma li impose ai membri della sua corte tingendoli di rosso e
decorandoli con scene di battaglie. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvvAQiyMcMPB8VtM_Aon6Q1mYtqUK5i-Tm3__5s887zsN8KoIFYxV_7mCnTgNTxMW8OSv9NHb7X6Y4OIKal13CtZReJmUOZ7-e1waA7JnNH-ZFaW3nv8xlYnu6hxHxQgoBYeTeur46paQ/s1600/3_Scarpe+persiane+da+equitazione%252C+XVII+secolo%252C+Bata+shoe+museum.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="145" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvvAQiyMcMPB8VtM_Aon6Q1mYtqUK5i-Tm3__5s887zsN8KoIFYxV_7mCnTgNTxMW8OSv9NHb7X6Y4OIKal13CtZReJmUOZ7-e1waA7JnNH-ZFaW3nv8xlYnu6hxHxQgoBYeTeur46paQ/s400/3_Scarpe+persiane+da+equitazione%252C+XVII+secolo%252C+Bata+shoe+museum.jpg" width="400" /></a><span style="font-size: 12.0pt;">Le scarpe col tacco facevano molto macho e davano
all’uomo un’aria marziale; dal momento che per la loro scomodità non potevano
essere portate da lavoratori e contadini, diventarono simbolo di status sociale,
dimostrando in modo visibile che chi li indossava apparteneva alla classe
privilegiata dei ricchi nulla-facenti. Le signore dell’aristocrazia non vollero
essere da meno dei loro compagni e se ne appropriarono, mostrando un eccitante
piedino da fata che spuntava dalla gonna: le estremità piccole piacevano, come
dimostra anche la fiaba di Cenerentola importata in Europa dalla Cina proprio
in questo periodo. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOxr70DRv1xy-BjQR3TPPzeLpiJQdqRQa5qC-u1QhXT4K2EJytJYZoplwSwdj6uMF-QWTlia4cacXEndvElYro-easyi8o5I8Rp8oerzT6MVK-tMREn-CYI48eD7dKkXsuwbrgruLfIV4/s1600/scarpe+re+sole.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="198" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOxr70DRv1xy-BjQR3TPPzeLpiJQdqRQa5qC-u1QhXT4K2EJytJYZoplwSwdj6uMF-QWTlia4cacXEndvElYro-easyi8o5I8Rp8oerzT6MVK-tMREn-CYI48eD7dKkXsuwbrgruLfIV4/s200/scarpe+re+sole.jpg" width="200" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Nel Settecento,
secolo di Cagliostro, Casanova e De Sade, nacque il termine “feticismo”,
l’attrazione sessuale per una parte del corpo del partner o per un oggetto di
sua proprietà: fu descritto per la prima volta da Restif de la Bretonne che si
innamorò delle estremità di Franchette, moglie del suo capo, masturbandosi nelle
scarpe alte di lei. Una volta entrato nell’immaginario erotico maschile il
tacco da donna ci rimase: nell’Ottocento le nuove tecnologie ne aiutarono la
diffusione attraverso le fotografie osé che
ritraevano prostitute vittoriane in mutandoni bianchi ma con calze e stivaletti
neri abbottonati fino al polpaccio. <o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7e4sb_LY53QmqhJsujzYRhJmISPvL7KSVC5H_reDAjP4Q5EOf0uwf9sh5P9xmsEmgyMeRd5XSN98UtPoaLwmeezb0CrPMa572gBQPLl-ATA7buFFP3sHxxjgeT84-NAmLWlb-sCUn62M/s1600/Prostituta+vittoriana+con+stivaletti.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg7e4sb_LY53QmqhJsujzYRhJmISPvL7KSVC5H_reDAjP4Q5EOf0uwf9sh5P9xmsEmgyMeRd5XSN98UtPoaLwmeezb0CrPMa572gBQPLl-ATA7buFFP3sHxxjgeT84-NAmLWlb-sCUn62M/s320/Prostituta+vittoriana+con+stivaletti.jpg" width="255" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Col Novecento le sottane si accorciarono e il tacco
alto ora visibile diventò ancor più espressione di femminilità condita da una
punta di trasgressione: dalla garçonne degli anni Venti con le gonne cortissime
e i tacchetti audaci, si passò alla pin-up procace degli anni Trenta-Quaranta,
vestita il minimo indispensabile ma con le inevitabili scarpe col tacco; dal
dopoguerra si volatilizzarono anche gli
ultimi scampoli di tessuto e giornali come Playboy fecero entrare nella cultura
di massa immagini di belle ragazze nude con provocanti scarpe vertiginose. Restava
però un problema tecnico: i tacchi antichi erano fatti in legno e la loro
struttura massiccia non poteva essere né rialzata né assottigliata più di tanto
perché avrebbero corso il rischio di spezzarsi. Il lampo di genio risolutore venne a Roger Vivier, un raffinato artigiano che
collaborava con Christian Dior, e che introdusse nel tacco una sottile asta
d’acciaio aumentandone la tenuta e la resistenza e permettendo di portarlo fino
a 12 centimetri: erano nati i tacchi a spillo, ribattezzati “stiletto” dalla
rivista Vogue. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeTEnZzwpOj80R43nDzEdUFl5CRor217jKpBIPG71ZAEHRrfw2e0pVfo_BwnN2CVRDKsaUVW8ipgJ5WmTl0RYwH9fWfMLhdCCggXM4Y2q_ImZCCPGiEt_PBVW2sF7mpt3NUV8gL1hH9e8/s1600/Roger+Vivier%252C+1950.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeTEnZzwpOj80R43nDzEdUFl5CRor217jKpBIPG71ZAEHRrfw2e0pVfo_BwnN2CVRDKsaUVW8ipgJ5WmTl0RYwH9fWfMLhdCCggXM4Y2q_ImZCCPGiEt_PBVW2sF7mpt3NUV8gL1hH9e8/s320/Roger+Vivier%252C+1950.jpg" width="228" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Oltre a Vivier altri
artisti della calzatura cercarono di renderla più alta e leggera utilizzando
materiali ultramoderni come la plastica e l’alluminio: André Perugia – che
durante la prima guerra mondiale aveva lavorato presso una fabbrica di aerei,
cercò di trovare un’equazione “perfetta e adeguata al millimetro come un pezzo
di motore” tra scarpe, tacco e peso del corpo, inventando originalissimi
modelli con tacchi sferici o a spirale. Un’altra instancabile sperimentatrice di forme e materiali fu
l’americana Beth Levine. A lei si deve il perfezionamento delle
ciabattine con tacco a spillo, particolarmente difficili da portare perché, non
essendo assicurate al piede da una stringa, volavano via con molta facilità:
nacque così il modello “Topless”, un’alta suola imbottita che veniva fissata
alla pianta con una colla speciale in modo che il tacco sembrasse un’estensione
del tallone. <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Negli anni Sessanta e Settanta la rivoluzione giovanile
e il movimento di liberazione della donna misero in crisi i tacchi alti; il
ritorno alla natura degli Hippy muniti di sandali o addirittura coi piedi
scalzi o e il rifiuto della donna oggetto da parte del movimento femminista, non
potevano accordarsi con l’ ideale maschilista della ragazza piena di curve e
inibita dai trampoli. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNATpGLT9uweerPMYZU-rRQV4ulXPnR3xUKykLh2p-EZuEfd__3G5GkbuqQtONOubLOvB3o2jvFuUo5XBkepTLlCkMaySyhVOJ9X9LbW4JflYY4-nPGrYiYijBrxlOLU3sb4vXUl7PCPU/s1600/7_Andr%25C3%25A9+Perugia%252C+tacco+a+spirale%252C+Beth+Levine%252C+Modello+Topless.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNATpGLT9uweerPMYZU-rRQV4ulXPnR3xUKykLh2p-EZuEfd__3G5GkbuqQtONOubLOvB3o2jvFuUo5XBkepTLlCkMaySyhVOJ9X9LbW4JflYY4-nPGrYiYijBrxlOLU3sb4vXUl7PCPU/s400/7_Andr%25C3%25A9+Perugia%252C+tacco+a+spirale%252C+Beth+Levine%252C+Modello+Topless.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Avanzava lo “street style”, il look che veniva creato in
strada, che ha definitivamente rivoluzionato
il concetto stesso di moda come fenomeno controllato esclusivamente dall’alto.
Il tacco fu affiancato dalle ballerine, dalle sneakers, perfino dai sandali
unisex Birkenstok; il gusto della gente poté liberarsi e la scarpa – alta o
bassa - diventò l’espressione della personalità di chi la indossa. Dagli anni
Ottanta fino ad oggi il tacco alto ha comunque mantenuto il suo status di
oggetto erotico, pur arricchendosi di ulteriori significati. Dall’America si
impose la nuova cultura urbana del giovane professionista rampante, lo Yuppie,
il cui abito doveva essere tagliato per il successo. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNUjlMBrpENmWyuwefMLel4-uBppYXX0Q1W2lWpncQZhUpYxjVchE8yhkDTkGvdBcz7MTOC4jkwKRer4rFmKZHs2sihE_c7ysk7ZgQYuwSmeDz2tiyGurQrxQYlJwUIMA322-U-f0vZBc/s1600/1_Sex+and+the+City%252C+scarpe+di+Manolo+Blahnik.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="202" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNUjlMBrpENmWyuwefMLel4-uBppYXX0Q1W2lWpncQZhUpYxjVchE8yhkDTkGvdBcz7MTOC4jkwKRer4rFmKZHs2sihE_c7ysk7ZgQYuwSmeDz2tiyGurQrxQYlJwUIMA322-U-f0vZBc/s320/1_Sex+and+the+City%252C+scarpe+di+Manolo+Blahnik.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Per sembrare aggressive e
sicure le ragazze si vestirono con sobri completi mascolini inalberando vertiginosi
tacchi a spillo da predatrice senza complessi. Nel frattempo si è scoperto che
i tacchi rialzano il posteriore in modo provocante, aumentandone la curvatura
del 25 %. Stilisti come Manolo Blahnik e Christian Louboutin hanno fatto
diventare il tacco 12 un’icona di culto. La fortunata serie televisiva “Sex and
the City” affermò una volta per tutte che i tacchi stratosferici sono un
simbolo vincente di sessualità esibita senza problemi e in definitiva di
potere. Sparita la donna- oggetto si è affermata la donna dominatrice.<o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivCc2AXSxD6LzSOHFDBUH-HkwFS6_KTHTAZDRNhAhjIlmQzD-jE2j0icO0EexDFv3UZ5arsOdoFn8pvM07sP-2XkSoE9JEylcFfUXbmvnpDIsRa3huED95FcpIjt0gb6M9UNOOLaHP274/s1600/8_Scarpe+Armadillo+di+Alexander+McQueen.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="212" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivCc2AXSxD6LzSOHFDBUH-HkwFS6_KTHTAZDRNhAhjIlmQzD-jE2j0icO0EexDFv3UZ5arsOdoFn8pvM07sP-2XkSoE9JEylcFfUXbmvnpDIsRa3huED95FcpIjt0gb6M9UNOOLaHP274/s320/8_Scarpe+Armadillo+di+Alexander+McQueen.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Oggi il tacco a spillo ha superato sé stesso arrivando anche i venti centimetri delle Armadillo di Alexander McQueen. Le ricerche scientifiche affermano che i trampoli hanno un effetto negativo sulla salute fisiologica: male ai piedi, calli, dita a martello, dolori lombari, e ovviamente il rischio di cadute e storte fanno parte degli inconvenienti collegati al loro uso. Sul web non è difficile rintracciare immagini di indossatrici e rockstar lunghe distese per terra come Lady Gaga, immortalata in uno spettacolare scivolone grazie alle scarpe-feticcio di Kermit Tesoro, un giovane stilista filippino che ha inventato per lei le "zeppe al contrario", appoggiate solo sul davanti e prive di tacco. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEin0kCA6Bbc5YmvZ_rNVGgHwW0HCY-l8TRric2V9Dauq_Ywl2pzWUacGfNYiTG5xROpy8fFNqh8bOpwyagghWJrqbaHkHeZT56sNS4hjAxwmo2U_9m1nSb9tE9aADl-RzwSfNczmtraaok/s1600/lady+gaga_noritaka+tatehana.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEin0kCA6Bbc5YmvZ_rNVGgHwW0HCY-l8TRric2V9Dauq_Ywl2pzWUacGfNYiTG5xROpy8fFNqh8bOpwyagghWJrqbaHkHeZT56sNS4hjAxwmo2U_9m1nSb9tE9aADl-RzwSfNczmtraaok/s200/lady+gaga_noritaka+tatehana.jpg" width="150" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Da qualche anno in America sono comparsi anche i tacchi alti da uomo, riservati alle serate in discoteca. Come racconta un amante del genere sembra che aumentino la visibilità e ingigantiscano il senso di onnipotenza: "La sera non esco mai con meno di 20 centimetri di tacco, li aiutano a vedere al di sopra della mandria..."</span></div>
<div class="style1148" style="line-height: 16.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-size: 10pt; line-height: 16pt;">Fonti:</span></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-size: x-small;">Giorgio Riello, Peter MCNell, Scarpe, Angelo Colla
Editore<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-size: x-small;"><a href="http://www.bbc.com/news/magazine-21151350" target="_blank">http://www.bbc.com/news/magazine-21151350</a></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-size: x-small;"><a href="http://www.dejavuteam.com/2015/04/14/breve-storia-di-unossessione-lo-stiletto/" target="_blank">http://www.dejavuteam.com/2015/04/14/breve-storia-di-unossessione-lo-stiletto/</a></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<a href="http://www.lundici.it/2015/11/tacchi-alti-gioie-e-dolori/" target="_blank"><span style="font-size: x-small;">http://www.lundici.it/2015/11/tacchi-alti-gioie-e-dolori/</span></a></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13294239755795965756noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2197302708971132781.post-72676613349387318802015-10-31T06:13:00.001-07:002016-12-25T03:43:15.821-08:00Il nero: metamorfosi di un colore<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDSEG9mKljd69vaKiGaBcdxp3x-VJwoQRN-y6yBhoyYc6bqj8hSu0EEwAtSp7LPsAFlDxAmMw_-yBWX_qRMxHEjLpXuaTQv8cS5HZpMWGAg3baKHQk09hVu_bCfDP3w8uGmbX-l_g_DT0/s1600/1_Audrey+Hepburn%252C+Colazione+da+Tiffany.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="255" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDSEG9mKljd69vaKiGaBcdxp3x-VJwoQRN-y6yBhoyYc6bqj8hSu0EEwAtSp7LPsAFlDxAmMw_-yBWX_qRMxHEjLpXuaTQv8cS5HZpMWGAg3baKHQk09hVu_bCfDP3w8uGmbX-l_g_DT0/s320/1_Audrey+Hepburn%252C+Colazione+da+Tiffany.jpg" width="320" /></a><span style="font-size: 12.0pt;">Linea e stile ma anche portabilità e praticità: così
Coco Chanel intendeva la sua moda, indirizzata in particolare alle donne che
lavoravano fuori casa, fenomeno che si stava diffondendo proprio negli anni
Venti del secolo scorso. Sorretta da
questa filosofia, nel 1926 lanciò un rivoluzionario abito nero stretto e corto,
il Tubino o - alla francese - “Petite robe noire”, ispirandosi ai grembiali
delle istitutrici dell’orfanotrofio in cui aveva trascorso la sua infanzia. Un
abito comodo, che slanciava e poteva essere indossato da tutte, ma che suscitò
scandalo perché dall’epoca della regina Vittoria non si riteneva opportuno
indossare quel colore funereo al di fuori delle occasioni di lutto. Rompendo
con la tradizione Chanel riportò in auge un colore (o come alcuni pensano, un
non-colore) che aveva conosciuto in passato tempi di gloria senza essere
necessariamente associato alla perdita di una persona cara. Il capo, nella sua
versione da sera, diventerà poi popolarissimo negli anni Sessanta quando fu
indossato con disinvoltura da Audrey Hepburn </span><span style="font-size: 12.0pt;">nel film "Colazione da Tiffany" </span><span style="font-size: 12.0pt;">mentre mangiava
un croissant di fronte alla vetrina della celebre gioielleria.<o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaP6bCYC1kaGHFcU_kqqndHPpL_ANNTcS62tzEzSgT3LS0rziRmry7nl_Baxuk-kRLr6WocRUS2fb0GoBPEZtqYT8ZGdtcp1EXMXHXSKfeEeT4mwYfVWGqv52L-szu0vVJLP9edEsB48g/s1600/san+Bernardo+di+Chiaravalle.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaP6bCYC1kaGHFcU_kqqndHPpL_ANNTcS62tzEzSgT3LS0rziRmry7nl_Baxuk-kRLr6WocRUS2fb0GoBPEZtqYT8ZGdtcp1EXMXHXSKfeEeT4mwYfVWGqv52L-szu0vVJLP9edEsB48g/s200/san+Bernardo+di+Chiaravalle.jpg" width="183" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-size: 12.0pt;">Nell’antichità i colori degli abiti avevano un impatto
simbolico molto più incisivo che in epoca moderna, ma potevano anche suggerire
– come del resto oggi - significati ambivalenti che dipendevano dai contesti
culturali e dalle variabili storiche, senza escludere aspetti di
interpretazione personale. Così, per fermarsi solo alla triade bianco, rosso e
nero, il primo era simbolo di purezza e
onestà, ma poteva anche segnalare la lugubre presenza del defunto (i sudari dei
cadaveri e i mantelli dei fantasmi), il secondo era associato alla vitalità e
all’esercizio del potere oltre che alle tentazioni della carne (tra i vizi
capitali orgoglio e lussuria si tingevano di rosso), mentre l’ultimo era
stigmatizzato come colore della morte e del diavolo, ma anche della dignità e
della serietà. Un esempio dell’ambiguità del nero nel Medioevo fu la diatriba
che oppose San Bernardo di Chiaravalle e
i suoi monaci cistercensi dalla tonaca bianca, a quelli dell’abbazia di Cluny,
che indossavano il saio nero dei benedettini: il Santo scrisse all’abate
cluniacense rimproverandolo di imporre ai suoi la tinta del demonio, e siccome
all’epoca queste cose erano prese terribilmente sul serio, ne nacque un litigio
che durò una ventina d’anni. </span></div>
<o:p></o:p><br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTiSErTVkfNRUV7mbbTSPqXfvdziDOvZvCH_T5GIAg04uSG4fan-9spC7yz1M8Ye5CWe5Dws83shmyxL5LLDxHx5hd4CYJEwNlGgX23sXmJE4lrtLDGBS-i9dhkc_ioDxn0GaHwY42F2Q/s1600/2_Gli+scolari+dello+Studio+di+Bologna.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTiSErTVkfNRUV7mbbTSPqXfvdziDOvZvCH_T5GIAg04uSG4fan-9spC7yz1M8Ye5CWe5Dws83shmyxL5LLDxHx5hd4CYJEwNlGgX23sXmJE4lrtLDGBS-i9dhkc_ioDxn0GaHwY42F2Q/s320/2_Gli+scolari+dello+Studio+di+Bologna.jpg" style="cursor: move;" width="320" /></a><span style="font-size: 12.0pt;">Come indicazione funebre il nero ha, nell’abbigliamento
europeo, una storia abbastanza recente: i primi a portare un abito scuro in
segno di lutto furono i romani, che si mettevano per l’occasione la “toga pulla”,
un mantello di colore grigio o marrone. <o:p></o:p></span><span style="font-size: 12pt; line-height: 16pt;">Nel Medioevo l’usanza fu dimenticata anche per motivi
tecnici ed economici: ricavare questo tipo di tintura per colorare i drappi era
tutt’altro che facile in epoca preindustriale. Tutti i coloranti erano infatti
ottenuti dalla manipolazione di vegetali, alghe, licheni, molluschi e insetti
dai quali si ricavava un liquido in cui venivano immersi i tessuti e il cui
costo variava a seconda della rarità e disponibilità della materia prima. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-size: 12pt; line-height: 16pt;">Tra
le tinte più difficili c’era il nero, che poteva essere ottenuto dalla limatura
di ferro, ma che sbiadiva facilmente degenerando in scialbe tonalità grigie e
marroni. Molto più stabile e pregiata era la galla, un’escrescenza che si forma
su alcune piante in seguito all’attacco di parassiti; l’alto prezzo del
prodotto derivava dall’enorme numero di galle che serviva per colorare una
pezza intera e dal fatto che le migliori venivano importate dall’Oriente o dall’Africa.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXulUgA9SmKR36hQ8r1WVEeygV4Q0YnHAOww7WH0ulpi6jVhdu_jfwi0yij55UY1pHb0SODqPtEINfeHs2HYvdRSMGhRuIRcrmX-CnQXbTpI88RokVFL_4SHy-cv0b4TWMhqMfZfa3dCA/s1600/Filippo+il+Buono.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXulUgA9SmKR36hQ8r1WVEeygV4Q0YnHAOww7WH0ulpi6jVhdu_jfwi0yij55UY1pHb0SODqPtEINfeHs2HYvdRSMGhRuIRcrmX-CnQXbTpI88RokVFL_4SHy-cv0b4TWMhqMfZfa3dCA/s320/Filippo+il+Buono.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-size: 12pt; line-height: 16pt;">La moda del medioevo e di parte del rinascimento fu
illuminata da una festa vivacissima di colori che non si interruppe nemmeno
durante la Grande Peste che colpì l’Europa tra il 1346 e il 1350: a quei tempi
il lutto era infatti caratterizzato da tinte scure tendenti al grigio, al verde
o all’azzurro cupi. Per le cariche
civiche come magistrati e giureconsulti il nero simboleggiava autorità morale e
probità: a Venezia ad esempio era imposto per legge ai medici, mentre a Bologna
era il colore degli scolari dello Studio.
Al contrario in alcune città era proibito alle persone di dubbia
reputazione, come indica uno Statuto di Modena che lo vieta espressamente alle
meretrici, obbligate a indossare tinte sgargianti per distinguerle dalle “donne
oneste”. L’eleganza composta e austera del costoso nero di galla affascinò
anche il patriziato urbano e le corti signorili, dal momento che monarchi come il duca di Borgogna Filippo il
Buono - e dopo di lui del figlio Carlo il Temerario - non mancarono di
inserirlo nei loro guardaroba. Bisogna tuttavia aspettare il XVI secolo perché
tutto l’abbigliamento maschile europeo si tinga d’inchiostro. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjO80ed0xgOLn-yruCV2DYUFVZz-hVLCcxg_Y2PI42A6fasOB8f77X2oWNWe4kU9X9zrGZd_byLC_CEJr5K2lwy_6L_2xvsy82Rt-0jI-C4npyy_nqqdafiUQOfFysMgz7O-4UC7zDcjg/s1600/3_Giovan+Battista+Moroni%252C+Il+cavaliere+in+nero%252C+Museo+Poldi+Pezzoli%252C+Milano.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjO80ed0xgOLn-yruCV2DYUFVZz-hVLCcxg_Y2PI42A6fasOB8f77X2oWNWe4kU9X9zrGZd_byLC_CEJr5K2lwy_6L_2xvsy82Rt-0jI-C4npyy_nqqdafiUQOfFysMgz7O-4UC7zDcjg/s400/3_Giovan+Battista+Moroni%252C+Il+cavaliere+in+nero%252C+Museo+Poldi+Pezzoli%252C+Milano.jpg" width="212" /></a><span style="font-size: 12pt; line-height: 16pt;">E’ un dato
assodato nella storia della moda che chi vince le guerre e arriva al potere
detta il proprio stile agli sconfitti: così quando Carlo V d’Asburgo si trovò a
dominare addirittura tre continenti, la sua corte impose i propri codici d’abbigliamento
di cui faceva parte anche il nero assoluto, considerato dall’imperatore un
colore degno del suo rango e altresì simbolo della virtù della Temperanza, di
cui nei suoi comportamenti si faceva interprete. Dalla corte di Spagna il nero
valicò le Alpi e si estese anche all’Italia, dove Baldassarre Castiglione, nel suo “</span><span style="font-size: 12pt; line-height: 16pt;">Libro
del Cortegiano” lo consiglia agli uomini del bel mondo per esprimere gravità e
sussiego. L’avanzamento delle tecniche tintorie, della sartoria e della
tessitura, permetteva ormai di differenziare vari tipi di nero in un gioco
raffinatissimo di opacità e lucentezze, e moltissimi artisti cinquecenteschi,
da Tiziano a Giovan Battista Moroni, da Lorenzo Lotto al Parmigianino
rappresentarono i loro committenti in nero totale, interrotto solo dal
biancheggiare dei colletti e dallo sfavillio delle catene d’oro.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-size: 12pt;">Nella
seconda metà dello stesso secolo il Concilio di Trento dette avvio alla
Controriforma che volle dare una potente stretta all’opposizione di luterani e
calvinisti al papato di Roma. Entrambi gli schieramenti abbracciarono una
religiosità severa e rigorosa che respingeva con fermezza ogni frivola e
peccaminosa pratica mondana: nei paesi
dove aveva vinto la Riforma protestante, come l’Olanda, la Scandinavia e parte della
Germania, si predicò la mortificazione del corpo e l’uso di vesti tenebrose, mentre
nelle zone rimaste cattoliche dell’Europa un buon cristiano doveva rinunciare
alla sua vanità evitando i colori vivaci e vestendosi di scuro o addirittura di
nero. Ritornarono in auge anche le medievali credenze sul Diavolo, che ormai si
sospettava essere dappertutto: dal 1550 e per lungo tempo quest’idea incrementò
il fenomeno della caccia alle streghe. Le descrizioni delle povere donne che,
sotto tortura, ammettevano di aver partecipato a un sabba, riferiscono che in
queste cerimonie notturne il corpo doveva essere tinto di fuliggine mentre gli
abiti erano neri come il Demonio che interveniva in forma di caprone. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgU80v2d9hYikx-dan3yYrXZVRkxFxOVHhFt01znT2zD0fyo5MI8pJY3hPnDDjb-oBRJRobLZnd1DIxx7tt6_YOO5mnupN05dDh6YNKFG_YIizz_P93RZLT_Dkd597T1gQYHkY8ss2uPwo/s1600/5_Memento+mori%252C+Victoria+and+Albert+Museum%252C+Londra.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgU80v2d9hYikx-dan3yYrXZVRkxFxOVHhFt01znT2zD0fyo5MI8pJY3hPnDDjb-oBRJRobLZnd1DIxx7tt6_YOO5mnupN05dDh6YNKFG_YIizz_P93RZLT_Dkd597T1gQYHkY8ss2uPwo/s320/5_Memento+mori%252C+Victoria+and+Albert+Museum%252C+Londra.jpg" width="224" /></a></div>
<span style="font-size: 12pt; line-height: 16pt;">Ancora
tinte fosche nel Seicento, secolo di guerre, conflitti religiosi, epidemie e
pestilenze e – come se non bastasse – </span><span style="font-size: 12pt; line-height: 16pt;">oppresso
da un</span><span class="apple-converted-space" style="line-height: 16pt;"><span style="background: white; color: #252525; font-size: 12.0pt;"> </span></span><span style="font-size: 12pt; line-height: 16pt;">brusco abbassamento della temperatura </span><span style="font-size: 12pt; line-height: 16pt;">media che
causò una pesante carestia; la grave
crisi sociale stimolò la riflessione sulla caducità della vita e la miseria
fisica e morale dell’uomo. </span><span style="font-size: 12pt; line-height: 16pt;">La morte era onnipresente e
con essa cominciarono a codificarsi le pratiche del lutto nelle forme
vestiarie, nell’arredamento e addirittura nei gioielli, tra tutti il “Memento
mori”, un ciondolo prezioso a forma di bara con un piccolo cadavere incapsulato.
</span><span style="font-size: 12pt; line-height: 16pt;">E’ in questo periodo che Charles de
Lorme, medico di Luigi XIII </span><span style="font-size: 12pt; line-height: 16pt;">di Francia, ideò per coloro che curavano gli
appestati una veste idrorepellente in tela cerata </span><span style="font-size: 12pt; line-height: 16pt;">nera lunga
fino ai piedi, comprensiva di guanti, scarpe e cappello a tesa larga. Il
lugubre abito era completato da una maschera a becco d’uccello dentro la quale
erano inserite sostanze aromatiche e una spugna imbevuta d’aceto che si credeva
proteggessero dal morbo. La maschera del medico della peste è poi passata ai
costumi carnevaleschi di Venezia. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbcpejj0G9ayQ9BUVxhTqVY5x3vxjWn4ttLsSRL3kO898cpWUBvLbBidhQZc_6qB8r9FG7xdLhI1Je_impI9VktQQLr0AP633c331sQAG2DIqzbVyKJ05z2LOphYmlMeGVj8zWhAgpv3M/s1600/2_Pietro+Longhi%252C+Il+ridotto%252C+Accademia+Carrara%252C+Bergamo.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbcpejj0G9ayQ9BUVxhTqVY5x3vxjWn4ttLsSRL3kO898cpWUBvLbBidhQZc_6qB8r9FG7xdLhI1Je_impI9VktQQLr0AP633c331sQAG2DIqzbVyKJ05z2LOphYmlMeGVj8zWhAgpv3M/s320/2_Pietro+Longhi%252C+Il+ridotto%252C+Accademia+Carrara%252C+Bergamo.jpg" width="256" /></a><span style="font-size: 12.0pt;">Nel XVII secolo Isaac Newton dimostrò che la luce
bianca del sole era composta da uno spettro di sette colori: la scoperta estromise
in qualche modo il bianco - e soprattutto il nero - dal sistema cromatico e
assegnò a quest’ultimo il ruolo di non-colore, questione in parte aperta anche
al giorno d’oggi. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-size: 12pt;">Col secolo dei Lumi, </span><span style="font-size: 12.0pt;">anche grazie all’influenza degli scritti di Rousseau e
degli enciclopedisti,</span><span style="font-size: 12pt;"> si ritornò alla natura e
gli abiti si accesero di note primaverili, azzurri, verdi, blu, bianco e rosa,
con le uniche eccezioni della Spagna e dell’Italia dove persino a Venezia,
durante il lunghissimo periodo di carnevale, ci si copriva il capo con un
cappuccio di pizzo nero, la Bautta, che accoppiata a una maschera bianca detta
Larva restituiva un’idea d’inquietante mistero. </span><span style="font-size: 12pt; line-height: 16pt;">All’Illuminismo
si contrappose ben presto il Romanticismo, coi suoi eroi angosciati, malaticci
e malinconici. Al volgere dell’Ottocento i romanzi gotici proclamarono il trionfo
della morte e della notte, loro compagna, assieme all’inevitabile colore nero
che dominerà tutto il secolo in particolare nella moda maschile. La tendenza –
che sarebbe durata fino agli anni venti del Novecento - era sostenuta anche dall’ascesa della
borghesia dopo la Rivoluzione francese: la nuova classe dominante rispolverò la simbologia medievale di questo colore cercando di dimostrare con frac, redingotes, cappotti monocolore e senza fronzoli, l'onestà del buon cittadino teso al lavoro, al guadagno, alla compattezza </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: 12pt; line-height: 16pt;"></span></div>
<span style="font-size: 12pt; line-height: 16pt;">del nucleo famigliare.</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrEBvMt96nB-5WWZyU9XPDByMe-ns0paVLtHxbDvUzKaRUqZK48qiO6sZaIzdGdJ7PGerNUaAIoxmxdy_0l92stgcti1ZyWTgpIeLbZ5WVxPEgduoc7PG9fPprWWexJI1ulRqHdAar3As/s1600/3_Jean-Auguste-Dominique+Ingres%252C+Monsieur+Bertin%252C+Museo+del+Louvre%252C+Parigi.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrEBvMt96nB-5WWZyU9XPDByMe-ns0paVLtHxbDvUzKaRUqZK48qiO6sZaIzdGdJ7PGerNUaAIoxmxdy_0l92stgcti1ZyWTgpIeLbZ5WVxPEgduoc7PG9fPprWWexJI1ulRqHdAar3As/s320/3_Jean-Auguste-Dominique+Ingres%252C+Monsieur+Bertin%252C+Museo+del+Louvre%252C+Parigi.jpg" width="257" /></a></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; line-height: 16pt;"><span style="line-height: 115%;">Da questo momento in poi in Occidente si
richiese a dirigenti, banchieri e uomini politici e di legge di indossare abiti
scuri per attestare al mondo la proprie – vere o presunte - sobrietà e
professionalità; tuttora la frase “è gradito l’abito scuro” corrisponde
all’invito a preferire un abbigliamento serio e formale. </span><span style="line-height: 115%;"> </span> </span><span style="font-size: 12pt; line-height: 16pt;">Nel XIX secolo anche</span><span style="font-size: 12pt; line-height: 16pt;">
i ceti popolari furono contagiati dal fenomeno del nero, pur con motivi per del
tutto diversi: si sperava infatti che questa
tetra tonalità nascondesse la povertà delle stoffe logore, e desse una parvenza
di dignità a chi era in fondo alla scala sociale; quest’usanza era talmente
diffusa che dal 1857 una ditta inglese cominciò a produrre un corredo interamente
nero adatto agli emigranti. Alle signore invece i colori erano permessi
eccezion fatta per la morte di un
famigliare o del coniuge, occasione in cui i codici vestiari variavano a
seconda del grado di parentela con la persona scomparsa e del tempo trascorso
dalla morte: lutto stretto nei primi mesi, poi mezzo lutto e fine del lutto, periodi in cui ci si
riappropriava gradualmente di tinte più vivaci e di gioielli via via più
importanti. Lo sviluppo tecnologico e la nascita dei coloranti artificiali
permettevano ormai di ottenere infinite nuance, e forse anche per questo dalla
seconda metà del secolo si attivò la produzione specializzata di interi
guardaroba adatti alle occasioni del cordoglio che comprendevano non solo
vestiti ma anche borse, scarpe e cappelli e persino la biancheria, calze
comprese.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-size: 12pt;"></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhR3xs38D-6qSECqIPVanNW2p8hFoy7qz7yNM4Taw_mVCRYqXpHqbTtYKmZJd7KgIgGnS7QAhUwjCxrLu8-wb8FCfW-DybdRv7Y9NsOkg66Fsk_p5QnypdgwVCn_4Dt3_fzkMD6usjRIpU/s1600/4_Theda+Bara.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhR3xs38D-6qSECqIPVanNW2p8hFoy7qz7yNM4Taw_mVCRYqXpHqbTtYKmZJd7KgIgGnS7QAhUwjCxrLu8-wb8FCfW-DybdRv7Y9NsOkg66Fsk_p5QnypdgwVCn_4Dt3_fzkMD6usjRIpU/s400/4_Theda+Bara.jpg" width="208" /></a><span style="font-size: 12.0pt;">A cavallo tra Ottocento e Novecento il tema della
“Femme fatale”, la maliarda divoratrice di uomini e patrimoni ispirato dal
Decadentismo, introdusse un nuovo utilizzo del nero in funzione erotica che non
contagiò solo le ballerine di Can Can e le donne di facili costumi che -
seducenti e ammiccanti – mostravano le gambe inguainate in sensualissime calze
nere, ma anche le signore della borghesia bene, strette nell’abito da ballo
color notte, che metteva in evidenza per contrasto l’avorio delle spalle, del
seno e delle braccia. Il cinema appena nato diventò un vero e proprio veicolo
di diffusione delle mode e lanciò a varie riprese attrici che impersonavano
l’archetipo della seduttrice: dall’americana Theda Bara (anagramma dall’inglese
arab death, ossia morte araba), la prima vamp dello schermo, a Rita Hayworth, che nel film “Gilda” del 1946 esercitava
il suo magnetico sex appeal</span><span style="font-size: 12pt;"> completamente inguainata
di nero. Durante gli anni Venti e Trenta il romanzo hard-boiled americano – che
doveva il suo successo a scrittori come Dashiell Hammet e Raymond Chandler</span><span style="font-size: 12pt;"> lanciò la figura della
Dark lady gelida e ingannatrice, di
fronte alla cui oscura malvagità la vamp sembrava un giglio di campo; nello stesso periodo questa visione pessimista
e maschilista della femminilità fu ironicamente presa in giro sul quotidiano
statunitense New Yorker dalle vignette
di Charles Addams, che prestò il suo cognome alle vicende della celeberrima
famiglia, la quale assurse però a fama mondiale solo negli anni ’60, quando fu
trasferita dalla carta al mezzo televisivo in una serie che sbeffeggiava
comportamenti e fobie della borghesia americana di quei tempi. Tra tutti il
personaggio di Morticia, altera, bizzarra ed elegante, anticipava di vent’anni
la moda gotica vestendosi completamente di nero. </span><span style="font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1bexBqjKs2Js_YpVZSh_DNVKkXw-zcTqSRSG4V1_tDwb01jdXD0Fd-n2KjtfRBV2YtOC0iwbuKa0wqziDFXpZC8GsmtE_gwvP1TNkznNRLU7pJC1-zZUXJAui69O2QeW7tMS7e74qbUI/s1600/1_Marlon+Brando%252C+Il+selvaggio.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1bexBqjKs2Js_YpVZSh_DNVKkXw-zcTqSRSG4V1_tDwb01jdXD0Fd-n2KjtfRBV2YtOC0iwbuKa0wqziDFXpZC8GsmtE_gwvP1TNkznNRLU7pJC1-zZUXJAui69O2QeW7tMS7e74qbUI/s320/1_Marlon+Brando%252C+Il+selvaggio.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-size: 12pt;">Nel
dopoguerra irruppe sulla scena internazionale la protesta giovanile: nelle
periferie, i ragazzi cominciarono ad aggregarsi in gruppi che cercavano la loro
identità e autonomia rispetto al mondo degli adulti. I segni di riconoscimento di queste band erano
la passione per il rock’n’ roll, le moto
potenti e l’abbigliamento non convenzionale: fu ancora una volta il
cinema ad appropriarsi del fenomeno e proporre – pur tra pesanti polemiche - la
figura del ribelle Johnny “il selvaggio”, un Marlon Brando a cavallo di una Triumph Thunderbird 6T</span><span style="font-size: 12.0pt;">, in jeans e giubbotto di pelle nera, mitico capo
mutuato dalla divisa degli aviatori americani. Da allora in poi il colore nero
- contrassegno di un’estetica nichilista - fu adottato come manifestazione di
opposizione alla società e rottura dalla tradizione: dagli Esistenzialisti, ai
Punk degli anni Settanta col loro motto “no future”, ai Goth inglesi degli
Ottanta – conosciuti in Italia come Dark - che introdussero la moda gotica ed
erano portatori di uno stile assai più radicale che escluse qualsiasi tipo di
colore, mentre il nero debordava dall’abito fino ai capelli, agli accessori,
allo smalto per le unghie. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<span style="font-size: 12pt;">Come contropartita la TV statunitense cercò di
proporre una versione edulcorata degli insofferenti giovani delle periferie
urbane, introducendo nella fortunata sitcom Happy days il personaggio di
Fonzie, un meccanico e latin lover anticonformista
e venuto dalla strada – e per questo munito di regolamentare giubbotto nero -
ma pur sempre legato da amicizia leale con un gruppo di studenti che
provenivano da famiglie-bene. </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwz1aIrGU_NZi33Bm5pgVH_4TLTE_Ku6NVTLbkD_cmIegHerFGOSqOpBbnVBZ-IeE3xMCKSi5V5j5sDBxKf1Xf8Jr2Bg22PM-z73kqVcEYvzoYOaxeg7zhAaUYH2edxAkPvMX2CYXeSi4/s1600/5_Olimpiadi+1968%252C+Tommie+Smith+e+John+Carlos.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwz1aIrGU_NZi33Bm5pgVH_4TLTE_Ku6NVTLbkD_cmIegHerFGOSqOpBbnVBZ-IeE3xMCKSi5V5j5sDBxKf1Xf8Jr2Bg22PM-z73kqVcEYvzoYOaxeg7zhAaUYH2edxAkPvMX2CYXeSi4/s320/5_Olimpiadi+1968%252C+Tommie+Smith+e+John+Carlos.jpg" width="220" /></a><span style="font-size: 12.0pt;">La ribellione è nera anche nel colore della
pelle: nel 1968 durante i giochi olimpici di Città del Messico, due velocisti
afroamericani - Tommie Smith e John Carlos – salirono sul podio per ritirare l'oro e il bronzo dei 200 metri, alzando il pugno calzato da un guanto nero, gesto che voleva portare all'attenzione del pubblico mondiale, il movimento statunitense delle Pantere nere, che lottava per i diritti dei loro connazionali emarginati.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-size: 12pt; line-height: 16pt;">Dal secolo scorso al giorno d’oggi il nero ha mantenuto
l’ambivalenza che lo ha caratterizzato in passato: simbolo di mistero, malinconia,
rifiuto e depressione, viene considerato demoniaco e mortifero se associato al
conte Dracula, alle camicie nere dei fascisti, alle divise dei nazisti,
all’attuale bandiera dello Stato islamico, ma diventa emblema di giustizia nel
costume degli eroi della letteratura, del cinema e del fumetto come Zorro,
Batman e Diabolik. Tinta positiva della decisione – si dice infatti “mettere
nero su bianco” – attualmente ha perso </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: 12pt; line-height: 16pt;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhS3lJzpHIwvS901MeZEkG1YPt4ELyEXhpFA45BhZlr6wZgnQQbZJkjojqsEJ8A44Beqdn08g9-xfo_6Vj6b5YPjwQWrEShY9nPNlHGBwC_r8EbDAPGibVc8E5aHhyTMt160NH8SqF4MgI/s1600/7_Dolce+%2526+Gabbana%252C+collezione+Donne+vere.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="216" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhS3lJzpHIwvS901MeZEkG1YPt4ELyEXhpFA45BhZlr6wZgnQQbZJkjojqsEJ8A44Beqdn08g9-xfo_6Vj6b5YPjwQWrEShY9nPNlHGBwC_r8EbDAPGibVc8E5aHhyTMt160NH8SqF4MgI/s320/7_Dolce+%2526+Gabbana%252C+collezione+Donne+vere.jpg" width="320" /></a></span></div>
<span style="font-size: 12pt; line-height: 16pt;">completamente la connotazione legata al lusso,
pur se rimane indice di sobrietà, contegno e raffinatezza e per questo è a
volte riproposto dagli stilisti: memorabile le collezioni di </span><span class="apple-converted-space" style="line-height: 16pt;"><span style="color: #333333; font-family: "arial" , "sans-serif"; font-size: 9.5pt; letter-spacing: 0.6pt;"> </span></span><span style="font-size: 12pt; line-height: 16pt;">Dolce & Gabbana - che alla fine degli anni
Ottanta imposero il look della donna siciliana tradizionale e nerovestita
ispirandosi a Monica Vitti ne:”La ragazza con la pistola” o del giapponese
Yohji Yamamoto la cui scelta del nero è motivata dalla ricerca dell’essenza
dell’abito. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-size: x-small; line-height: 16pt;">Fonti:</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: x-small; line-height: 115%;">Michel Pastoureau, Nero. Storia di un colore, Ponte
alle grazie<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; mso-line-height-rule: exactly;">
</div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: x-small; line-height: 115%;">Bianco e
nero, a cura di Grazietta Buttazzi e Alessandra Mottola Molfino, Ed. De Agostini<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: x-small; line-height: 115%;"><a href="http://www.kainowska.com/sito/?p=3964" target="_blank">http://www.kainowska.com/sito/?p=3964</a></span></div>
<div class="MsoNormal">
<a href="http://www.academia.edu/5046034/Storia_dei_colori" target="_blank"><span style="font-size: x-small;">http://www.academia.edu/5046034/Storia_dei_colori</span></a></div>
<div class="MsoNormal">
<a href="http://www.lundici.it/2015/10/il-nero-metamorfosi-di-un-colore-seconda-parte/" target="_blank"><span style="font-size: x-small;">http://www.lundici.it/2015/10/il-nero-metamorfosi-di-un-colore-seconda-parte/</span></a></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-size: 10.0pt; line-height: 115%;"><a href="https://www.blogger.com/"></a><span id="goog_872104854"></span><span id="goog_872104855"></span><br /></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13294239755795965756noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2197302708971132781.post-14824238038324505662015-05-20T09:06:00.002-07:002016-12-25T03:44:49.429-08:00La cosmesi egizia tra religione ed estetica<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-line-height-rule: exactly;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjOogB7hvmynVABFRYE164mzJ3WEl6yH8_hoBNU0q8R-DofymP4udujOiBx41BF41N9KVXFIeS-TD-lE3tnXuKDr8ZrGK3CFdDsFSo8b1NRCrlcRq3cZC8LanvWOqZuF6k7w6xoSdFQlfo/s1600/2_Cofanetto+porta+cosmetici+di+Kemeni1%252C+Metropolitan+Museum%252C+New+York.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="308" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjOogB7hvmynVABFRYE164mzJ3WEl6yH8_hoBNU0q8R-DofymP4udujOiBx41BF41N9KVXFIeS-TD-lE3tnXuKDr8ZrGK3CFdDsFSo8b1NRCrlcRq3cZC8LanvWOqZuF6k7w6xoSdFQlfo/s320/2_Cofanetto+porta+cosmetici+di+Kemeni1%252C+Metropolitan+Museum%252C+New+York.jpg" width="320" /></a></div>
<span style="font-size: 12.0pt; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-hansi-font-family: Calibri; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">Una delle cause del fascino sempreverde dell'antico Egitto, è lo stato cristallizzato di bellezza - immune da vecchiaia, brutture e malattie - con cui i Faraoni, i notabili e le loro consorti hanno consegnato ai posteri le loro immagini dipinte e scolpite. Il dono dell'eterna giovinezza faceva parte delle delizie dell'aldilà: come nella loro vita terrena il defunto e la defunta non si facevano mancare la loro fornitura perenne di cosmetici contenuti in meravigliosi e raffinati beauty case che custodivano lo specchio in metallo lucidato, i vasetti, i balsamari e i cucchiai per le creme, le pinzette per depilarsi le sopracciglia e i bastoncini per il trucco.L'uso di questi prodotti è attestato nel paese fin dai tempi più antichi: nata come fenomeno religioso, la cosmesi si esprimeva negli interventi estetici sul corpo del Faraone, nei riti di iniziazione, nelle operazioni di imbalsamazione, nella decorazione giornaliera delle statue degli dei accompagnati sempre da formule e preghiere. Come è noto gli egiziani adoravano animali e piante che collegavano alla creazione, alla morte e alla resurrezione: truccarsi per loro non era un </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: 12.0pt; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-hansi-font-family: Calibri; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi66PTgD6hHOPlN9An_vo8OBKLvZ1Tm2-pThO1pbro5rZLgB7jz-OVr6-Tqlerw8xzqKAK1do-_zqu-xL-SeqD8UGv6zi6R1X7t3WARm2CVA7L0R4OHXV1ov7L9FoVK1klF_xAzql-FLfU/s1600/Rhaotep+e+Nofret.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="152" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi66PTgD6hHOPlN9An_vo8OBKLvZ1Tm2-pThO1pbro5rZLgB7jz-OVr6-Tqlerw8xzqKAK1do-_zqu-xL-SeqD8UGv6zi6R1X7t3WARm2CVA7L0R4OHXV1ov7L9FoVK1klF_xAzql-FLfU/s320/Rhaotep+e+Nofret.jpg" width="320" /></a></span></div>
<span style="font-size: 12.0pt; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-hansi-font-family: Calibri; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">semplice atto di abbellimento ma la premessa per l'invenzione di un corpo incorruttibile. la cosmesi era spesso associata alla medicina e alla magia, per cui non meraviglia che gli ingredienti per queste pratiche fossero spesso i medesimi, mentre le varie ricette - parzialmente giunte fino a noi grazie ai cosiddetti "papiri medici" - venivano elaborate salmodiando formule scaramantiche per propiziarsi l'aiuto degli dei e allontanare gli spiriti maligni.</span><br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhH9q-W46bs860u2D3SrYk_2pPyEE2mn7krX14x-cyTRGIyYzDvwkSZIuMg_6ya8yRF4ptjSLvV8MtlPUgJal4_cI1A3LT6MMM-NvsVqQL6aCL0WqATIZpDt0Ia2JU3VEddVcrbV5h9a68/s1600/4_Cucchiaio+da+cosmetico%252C+Museo+del+Louvre%252C+Parigi.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhH9q-W46bs860u2D3SrYk_2pPyEE2mn7krX14x-cyTRGIyYzDvwkSZIuMg_6ya8yRF4ptjSLvV8MtlPUgJal4_cI1A3LT6MMM-NvsVqQL6aCL0WqATIZpDt0Ia2JU3VEddVcrbV5h9a68/s400/4_Cucchiaio+da+cosmetico%252C+Museo+del+Louvre%252C+Parigi.jpg" width="165" /></a><span style="font-size: 12.0pt; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-hansi-font-family: Calibri; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">Dobbiamo ad Erodoto la descrizione della
fertilità del terra inondata dal Nilo da cui gli egizi traevano senza fatica
piante e frutti: tra le moltissime specie a disposizione, particolarmente
apprezzate per uso cosmetico erano quelle oleose e resinose ricavate da alcuni
tipi di palma, e quelle intensamente profumate come l’incenso, la mirra, il
cinnamomo, il ginepro e il coriandolo</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; line-height: 16pt;">. </span><span style="font-size: 12.0pt; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-hansi-font-family: Calibri; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">Per le classi povere c’era invece l’olio
di ricino, che – racconta Erodoto – era usato per le lampade e per ungere il
corpo ed emetteva “un odore nauseabondo”. </span><br />
<span style="font-size: 12.0pt; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-hansi-font-family: Calibri; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">Nelle fantasiose ricette rientrano anche animali magici: per prevenire
i capelli bianchi una di queste suggerisce di “spalmarsi con un unguento fatto
con la vertebra di un uccello mescolata a puro laudano, poi stendere la mano
sul dorso di un nibbio vivo e appoggiare la testa su una rondine viva”. Il
significato simbolico che gli egizi attribuivano a questo grazioso migratore,
che spariva per luoghi misteriosi e puntualmente ricompariva ogni anno, era collegato all’idea
che portasse via con sé il male e la negatività.<span style="color: red;"> </span>Tra
le varie forme di magia, molto praticata era quella di tipo “simpatico”,
secondo la credenza, arrivata fino a noi tramite l’omeopatia, che il simile
cura il simile: così una curiosa ricetta per scurire le chiome </span><span style="font-size: 12.0pt; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-family: Arial; mso-hansi-font-family: Calibri; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">mescola preparati ricavati da animali rigorosamente
neri: sangue del corno di un bue, fegato d’asino, un girino e un topo.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-line-height-rule: exactly;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWrrX3lNdb2I8lWuYDCTVuWLZFuFVAyT-BPpIXWQpzAcejhSeuIGnGVIawpSUn61nBpVoNOTh8vpBhi8dOFezkA5BobNEUIM_cGUHlQYSwrAn21DkcaDkZdOaLNdY5AVBmpako415IFZo/s1600/contenitore+cosmetico+per+khol.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWrrX3lNdb2I8lWuYDCTVuWLZFuFVAyT-BPpIXWQpzAcejhSeuIGnGVIawpSUn61nBpVoNOTh8vpBhi8dOFezkA5BobNEUIM_cGUHlQYSwrAn21DkcaDkZdOaLNdY5AVBmpako415IFZo/s1600/contenitore+cosmetico+per+khol.jpg" /></a><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: 12.0pt; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-family: Arial; mso-hansi-font-family: Calibri; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"> </span><span style="font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span><span style="font-size: 12pt; line-height: 16pt;">Nella vita di tutti i giorni</span><span style="font-size: 12pt; line-height: 16pt;"> la
cura del corpo era fondamentale: in una popolazione che non superava un livello
medio di vita di quarant’anni, si cercava a tutti i costi di combattere la
vecchiaia e mantenere il fisico in forma
e in buona salute. Le sostanze cosmetiche e aromatiche e in generale tutto ciò
che serviva ad abbellire erano talmente importanti che, per chi vi lavorava
all’interno del palazzo reale, erano
perfino previste cariche onorifiche come quella di “soprastante e distributore
di unguenti”. La bellezza inoltre, era
legata come oggi alla capacità di conquistare amore e avere rapporti sessuali soddisfacenti.
Dal momento che la sessualità non era considerata un tabù ma semmai una
promessa di rinascita, la seduzione femminile si concentrava oltre che sugli
occhi, sui fianchi e il seno, le due zone del corpo collegate con la maternità;
la donna ideale infatti era slanciata ma aveva i fianchi arrotondati e il
ventre leggermente sporgente.</span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: 12pt; line-height: 16pt;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxi310Zawhvf5Xe34Bc-MKtIqelMTU-NlmQzlt64A4J-lgoQgVNE-p0GQwkt4mzEw4PucMyzifsPYi6YGmP3gH083jyJvfOJYCd_5W2uPZntkZ1JdJdZjeo5sSE1wf_11T_mTcFO13GjU/s1600/5_Portaunguenti+dalla+tomba+di+Tutankhamo%252C+Museo+del+Cairo.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxi310Zawhvf5Xe34Bc-MKtIqelMTU-NlmQzlt64A4J-lgoQgVNE-p0GQwkt4mzEw4PucMyzifsPYi6YGmP3gH083jyJvfOJYCd_5W2uPZntkZ1JdJdZjeo5sSE1wf_11T_mTcFO13GjU/s320/5_Portaunguenti+dalla+tomba+di+Tutankhamo%252C+Museo+del+Cairo.jpg" width="285" /></a></span></span></div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: 12.0pt;">Gli egiziani
abbienti e beneducati si detergevano al risveglio e prima e dopo i pasti
principali; al posto del sapone, ancora
sconosciuto, si usava una pasta a base di cenere e di argilla, calcite, sale,
miele, natron, un carbonato di sodio idrato che si estraeva in varie zone del
paese. Lo si adoperava anche per l’igiene orale, sfregandoselo sui denti con un ramoscello sfilacciato. Nonostante la
cura della bocca e l’abitudine di masticare preparati dall’aroma molto intenso,
l’alito degli egizi doveva essere piuttosto pesante visto che in molte mummie –
come quella del novantenne Ramesse II – si
sono scoperti carie ed ascessi dentali. Poiché la pelle liscia era un
importante elemento di seduzione, uomini e donne proseguivano la toilette rasandosi
il corpo: i</span><span style="font-size: 12.0pt; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-hansi-font-family: Calibri; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">l papiro Ebers riporta una curiosa ricetta depilatoria che
consiste nel bollire</span><span style="font-size: 12pt;"> e applicare sulla parte ossa di corvo carbonizzate,
escrementi di mosca, olio, succo di sicomoro, gomma, melone. </span><span style="font-size: 12.0pt; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-hansi-font-family: Calibri; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">Dopo
questi trattamenti ci si frizionava con prodotti a base di incenso o altre
pomate odorose. Nel clima torrido e assolato dell’Egitto ci si ungeva la pelle
per evitare rughe, screpolature o dolorose scottature. Questa pratica non era
limitata alla sola classe agiata, ma estesa a tutta la popolazione: prova ne
sia che sotto Ramesse III vi fu uno sciopero degli operai addetti alla
necropoli di Tebe, perché non venivano consegnate le derrate alimentari, la
birra e le scorte di oli solari.</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 16.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-line-height-rule: exactly;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzEdyZjD_CSZGQpGlNkAbj3eeTKce7VqjTnHt7YaQMCo9oy2GCJ0edhxM1YTmBTvDCsyen7ib4NoOgauYbka8uUTmNmxCrfR7pV5D6NJgOdlbfOW5hIAU1H5XCgr-QcnTj8mU2b-b0WGw/s1600/egitto_portaunguenti_schiava.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzEdyZjD_CSZGQpGlNkAbj3eeTKce7VqjTnHt7YaQMCo9oy2GCJ0edhxM1YTmBTvDCsyen7ib4NoOgauYbka8uUTmNmxCrfR7pV5D6NJgOdlbfOW5hIAU1H5XCgr-QcnTj8mU2b-b0WGw/s400/egitto_portaunguenti_schiava.jpg" width="178" /></a><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: 12pt; line-height: 16pt;">Per le signore esistevano numerose maschere
di bellezza, descritte dai papiri con termini miracolistici: l’olio di mandorle
serviva “per trasformare un vecchio in giovane”, mentre per altre ricette analoghe
si utilizzavano miele, natron rosso e sale marino mescolati in una massa
omogenea;<span style="color: red;"> </span>per schiarire l’epidermide e renderla
perfetta era invece opportuno aggiungere polvere d’alabastro. L’invecchiamento
era temutissimo e combattuto con preparati specifici contro le rughe a base di
resine aromatiche, cera, olio ottenuto dall’albero di moringa e dal calamo, una
pianta palustre le cui foglie profumano di limone. Un’altra formula per
ringiovanire contiene: “fiele di bue, olio, gomma, uovo di struzzo in polvere,
olio di pino, miele, farina di alabastro, latte materno, fritta egizia (un pigmento ottenuto
mescolando tra loro rame e ossido di calcio)</span><span style="background: white; color: #1c1c1c; font-size: 12pt; line-height: 16pt;">”</span><span style="font-size: 12pt; line-height: 16pt;">. Resine, mucillagini, sostanze animali e vegetali venivano macinati in
casa, pestati con cura in un mortaio e applicati sul viso ogni giorno. Per debellare la concorrenza di altre donne e distruggerne la bellezza si ricorreva alla magia nera: per far perdere i capelli a una rivale bisognava cuocere nel grasso un verme, una salamandra e una foglia di loto e spalmarle il tutto in testa, sempre che la malcapitata se lo lasciasse fare. </span></span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: 12pt; line-height: 16pt;">Tra i cosmetici propriamente detti vi erano
quelli per il viso e per il corpo, le labbra, le unghie e gli occhi. L’uso di
sottolinearli era collegato al mito di Horus, il cui occhio era un potente
amuleto che simboleggiava tra l’altro buona salute e prosperità. </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: 12pt; line-height: 16pt;">Questo tipo di
trucco era adoperato fin dall’infanzia sia come protezione dalle malattie
oftalmiche molto diffuse a causa del clima, del vento secco e degli insetti,
sia contro le influenze negative del malocchio. </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: 12pt; line-height: 16pt;">I</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: 12pt; line-height: 16pt;">l nero del contorno – che con
voce araba chiamiamo kohl - era ricavato da sostanze oggi considerate tossiche,
come la galena e l’antimonio mescolate a grasso animale, resine e linfa di
sicomoro, mentre il verde dell’ombretto era ottenuto dalla malachite polverizzata.
</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: 12pt; line-height: 16pt;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQVXCB2YD9EiWxObsWzXjCiNxwJ_KNeTi1T0sqM2Ml3I8JG-VVao1wIvuSYdYcSkFCAlLTtDsIXVmG5TWAVcPsVCd4o6w7ni9Q6kjvEsbV5LA1VhRJUgNVN2p3gWWa_tIkQeOSLP2NoZ4/s1600/6_Il+dio+Bes%252C+Altes+Museum%252C+Berlino.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQVXCB2YD9EiWxObsWzXjCiNxwJ_KNeTi1T0sqM2Ml3I8JG-VVao1wIvuSYdYcSkFCAlLTtDsIXVmG5TWAVcPsVCd4o6w7ni9Q6kjvEsbV5LA1VhRJUgNVN2p3gWWa_tIkQeOSLP2NoZ4/s320/6_Il+dio+Bes%252C+Altes+Museum%252C+Berlino.jpg" width="240" /></a></span></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: 12pt; line-height: 16pt;">Per il trucco del resto del corpo si adoperavano altri coloranti: le guance e
la bocca erano dipinte con ocra rossa, le unghie con l’henné. Il tutto era
posto sotto la protezione di varie divinità tra cui il </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: 12pt; line-height: 16pt;">brutto e deforme nano
Bes – rappresentato su oggetti di uso domestico e sui vasi per cosmetici – incaricato
di proteggere madri e neonati dagli spiriti maligni che lui scacciava facendo smorfie
e mostrando la lingua.</span><br />
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 12.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-size: 10.0pt; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-hansi-font-family: Calibri; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Fonti:</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 12.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-size: 10.0pt; mso-ascii-font-family: Calibri; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-hansi-font-family: Calibri; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Giuliano Imperiali, L’antica medicina egizia,
Xenia, 1995<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 12.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-size: 10pt;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Enrichetta
Leospo, Mario Tosi, La donna nell’antico Egitto, Giunti, 1997</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 12.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: 10pt; line-height: 12pt;">Paolo Rovesti, alla ricerca dei cosmetici
perduti, Blow-up, Venezia, 1975</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 12.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: 10pt; line-height: 12pt;"><a href="http://www.lundici.it/2015/04/la-cosmesi-egizia-tra-religione-ed-estetica/" target="_blank">http://www.lundici.it/2015/04/la-cosmesi-egizia-tra-religione-ed-estetica/</a></span></div>
</div>
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13294239755795965756noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2197302708971132781.post-9261888530752811522015-04-15T04:41:00.001-07:002016-12-25T03:44:39.125-08:00Abito alla costituzione, fibbie alla Bastiglia, orecchini alla ghigliottina<div class="MsoNormal" style="line-height: 15.0pt;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Quando
il marchese di Dreux-Brézé, gran cerimoniere di Luigi XVI di Francia, organizzò
per</span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqYnbhXdwhve1MJr-1ZoCi3Lu0YM8Qq7HCDmLCPrkeEphBY5Hkx9S8G9FH0Gu0RtV2FlIU2xvAuoGRzHzaklIr-F7IoktrId3qrWWSu_gOzxgvaMyacmOQxTU79F1YQbCik7ogX8ejFZ8/s1600/2_Abito+Tre+ordini.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqYnbhXdwhve1MJr-1ZoCi3Lu0YM8Qq7HCDmLCPrkeEphBY5Hkx9S8G9FH0Gu0RtV2FlIU2xvAuoGRzHzaklIr-F7IoktrId3qrWWSu_gOzxgvaMyacmOQxTU79F1YQbCik7ogX8ejFZ8/s400/2_Abito+Tre+ordini.jpg" width="242" /></a></span></span></div>
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> il 5 maggio 1789 l’apertura degli
Stati Generali – assemblea che rappresentava i tre ceti sociali del paese – escogitò
l’idea di rimarcare le differenze di classe tra aristocratici, clero e
cittadini comuni obbligando questi ultimi ad indossare un semplice abito nero,
senza spada e senza ornamenti, a fronte delle sete, delle fodere dorate, dei
gioielli, dei mantelli e dei pennacchi permessi agli altri. Il drammatico
contrasto, voluto per far pesare ai cittadini la loro condizione di
inferiorità, era lo specchio del sistema feudale a cui era sottoposto il paese:
il 14 luglio dello stesso anno con la presa della Bastiglia ebbe inizio la
Rivoluzione che, sul piano della moda, costituì una rottura radicale con
l’Antico regime vestimentario. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 15.0pt;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Alla
base del cambiamento di gusto ci fu il rigetto da parte della popolazione per
tutto ciò che poteva anche lontanamente ricordare l’odiata aristocrazia: cipria
e parrucche, busti e sottogonne rigide
sparirono dalla circolazione, mentre gli uomini adottarono calzoni lunghi al
posto delle culottes, ossia le braghe sotto al ginocchio usate dalla nobiltà
(il nome dei famosi sanculotti, i patrioti più radicali, derivava appunto dall’epiteto
sans-culottes). Chi si azzardava a indossarle o ad ostentare sete, gioielli e
sfarzose decorazioni, correva il rischio di essere identificato a vista come filo-monarchico
e finire sotto la lama della ghigliottina.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 15.0pt;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEga4aLto4FG_gKh1xDuomoHiB8KQbT6qYvzEp5QS2Use1t7ZClhgQjrhdtkvLlmZVGdLvWIk45oHsuTIedk1IodDPSo9thRELDE7DxwU2izojEC8wRRER9t51VArrlcCEZNXKvoOGadrvc/s1600/3_+Croisure+%C3%A0+la+victime.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEga4aLto4FG_gKh1xDuomoHiB8KQbT6qYvzEp5QS2Use1t7ZClhgQjrhdtkvLlmZVGdLvWIk45oHsuTIedk1IodDPSo9thRELDE7DxwU2izojEC8wRRER9t51VArrlcCEZNXKvoOGadrvc/s1600/3_+Croisure+%C3%A0+la+victime.jpg" width="243" /></a><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: 12.0pt;">Sembrerebbe
ovvio che in un periodo così drammatico una questione frivola come il guardaroba
dovesse essere messa nel dimenticatoio, ma ciò avvenne solo in parte, e anche
nella situazione convulsa della Francia l’interesse per l’abbigliamento non si
spense del tutto. Alcuni giornali di moda resistettero eroicamente e, pur evitando
del tutto di menzionare le circostanze politiche, pubblicarono modelli femminili
e maschili che vi si riferivano: abiti e cappelli patriottici</span> <span style="font-size: 12.0pt;">coi colori di Parigi, il blu e il rosso, che sarebbero
poi entrati nella bandiera francese e che ostentavano la coccarda “Alla
nazione”; oppure vestiti “à la Constitution”, “à la Démocrate”, ai “Tre
ordini” con evidente attinenza ai gruppi componenti gli Stati generali. Dopo la
presa della Bastiglia, la riproduzione dell’antica fortezza che simboleggiava
l’oppressione assolutista diventò un motivo ricorrente nella decorazione dei
mobili, delle maniglie delle porte, e perfino dei bottoni e delle fibbie per
scarpe, mentre si crearono gioielli in ferro con incastonati frammenti delle
sue pietre. Le follie modaiole non si spensero nemmeno sotto il Terrore quando
le signore à la page esibirono orecchini in ferro “alla ghigliottina” e ventagli
decorati col funereo strumento di morte.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 15.0pt;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">La
ventata di libertà che travolse la Francia fece decadere gli odiosi regolamenti
censori – allora diffusi in tutta Europa - che vietavano alla gente di indossare ciò che
desiderava, e le vesti non poterono più essere considerate uno spartiacque
sociale. Di conseguenza l’8 Brumaio anno II, corrispondente al 29 ottobre 1793,
la Convenzione emanò il seguente decreto: "Nessuna persona dell'uno o
dell'altro sesso, potrà costringere alcun cittadino o cittadina a vestirsi in
modo particolare, sotto pena di essere trattata come sospetta, o perseguita
come perturbatrice della pubblica quiete; ognuno è libero di portare l'abito o
gli accessori che preferisce”. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 15.0pt;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsHF7d8iA1SNYL8miLda9kYihrG2jS-MyQ_6BDHgz1gG0JkpypMyX_z06Z-GFemAcjY2U9qa7mnVnUJkfksRHBJtbion5VJdh5cWqGnbpv5jEZk6VN34wSZHCFY9KXmUxnP4J6_PorOuA/s1600/4_Incroyables.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsHF7d8iA1SNYL8miLda9kYihrG2jS-MyQ_6BDHgz1gG0JkpypMyX_z06Z-GFemAcjY2U9qa7mnVnUJkfksRHBJtbion5VJdh5cWqGnbpv5jEZk6VN34wSZHCFY9KXmUxnP4J6_PorOuA/s400/4_Incroyables.jpg" width="278" /></a><span style="font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Un
anno dopo, la caduta di Robespierre e la fine del Terrore, permisero alla
cittadinanza entusiasta di mettere in pratica il suo desiderio di emancipazione
modaiola e le vetrine dei negozi tornarono a riempirsi di merci. I francesi
usciti di prigione o di ritorno dall’esilio si abbandonarono ai piaceri della
vita; a costoro furono anche restituiti i beni confiscati dal governo
rivoluzionario: approfittando del giro di fortuna gli scampati istituirono “I
balli delle vittime”, riunioni danzanti a cui potevano intervenire solo coloro
che avessero avuto almeno un parente ghigliottinato. Sebbene queste feste
fossero disapprovate da molti, per coloro che intervennero dovettero costituire
un momento di catarsi collettiva: i partecipanti erano abbigliati con emblemi
luttuosi, mentre le signore, che avevano la testa rasata come le condannate a
morte, indossavano un nastro rosso intrecciato sulla schiena, detto “Croisures à la victime” che doveva ricordare il taglio della testa. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 15.0pt;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">La
linea degli abiti si era andata modificando dall’inizio della Rivoluzione con
l’affermazione di una moda che cercava la semplificazione e la leggerezza: ridotte
in larghezza, le vesti femminili non
avevano più busti né armature interne ma solo una breve arricciatura ai
fianchi, mentre cominciarono a preferirsi leggeri e chiari tessuti di mussola
su cui portare una giacca o una redingote. Il nuovo stile sobrio e verticale è
da collegarsi anche con la scoperta di Pompei ed Ercolano i cui scavi, iniziati
a partire dal 1748, causarono in Europa una vera e propria mania per
l'arte greco-romana e per la linearità delle vesti antiche, che si credevano
bianche senza sapere che i colori con cui erano state dipinte le statue si
erano completamente dilavati nei secoli.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 15.0pt;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">In
Francia, che dai tempi del re Sole era il centro mondiale di ogni tendenza,
pioniere del nuovo gusto furono Juliette Recamier e Madame Tallien (detta
nostra signora del Termidoro), tra le maggiori esponenti del jet - set
parigino. Come loro, le donne che si vestivano "a l'antique" erano
chiamate "Merveilleuse", mentre i loro azzimati compagni erano detti
“Incroyable”; questi ultimi erano riconoscibili per i vestiti strapazzati dai
colletti enormi, per i cravattoni che coprivano il mento come una sorta di
“collare ortopedico”, per le calze colorate e attorcigliate alle caviglie, per
i capelli lunghi che creavano un effetto – come si diceva allora – “a orecchie
di cane”. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgK_bjmrEbi5o2IUHBtk1YAp58iu7mLzfUbYjgPWslcEbNjUzJtS-wyZucHHueJFp8c_GJWjLBcBiSGUHCLsveqOi4qO-nB9fX-_ieXzulMKm2uxZkqo6AETMuvX57KKBy527mDjFQYL5o/s1600/5_Parigine+in+abito+invernale.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgK_bjmrEbi5o2IUHBtk1YAp58iu7mLzfUbYjgPWslcEbNjUzJtS-wyZucHHueJFp8c_GJWjLBcBiSGUHCLsveqOi4qO-nB9fX-_ieXzulMKm2uxZkqo6AETMuvX57KKBy527mDjFQYL5o/s400/5_Parigine+in+abito+invernale.jpg" width="273" /></a></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: 12pt; line-height: 15pt;">Tornando
alla moda femminile, tra la fine del Settecento e i primi dell’Ottocento si
portò l’interpretazione dello stile greco fino agli estremi; forse a causa del
processo di laicizzazione totale avviatosi con la Rivoluzione, o forse per un
comprensibile bisogno di libertà dopo che il corpo era stato ingabbiato per
secoli dal metallo, dal vimini e dalle stecche di balena, le donne iniziarono a
spogliarsi indossando vesti trasparentissime sotto cui al massimo mettevano una
calzamaglia color carne. Per un certo periodo per la signora alla moda fu un
punto d’onore di non avere addosso più di due etti di indumenti, scarpe
comprese. Tuttavia braccia scoperte, glutei in evidenza, scollature abissali
anche d’inverno, promettevano raffreddori e polmoniti e diventarono il
bersaglio dei caricaturisti e dei monelli in strada; la cosa andò avanti fino a
quando Napoleone Bonaparte, ormai insediatosi, convinse la moglie Giuseppina di
Beauharnais – il cui abbigliamento era ammirato e copiato dalla popolazione
femminile - a indossare grandi e caldi scialli di cachemire indiano, cui seguì
a breve il ritorno dei soprabiti. Cessata l’ondata rivoluzionaria, il corpo delle
donne tornò a coprirsi in vista di una nuova definizione delle regole di moda,
ormai dettate non dall’aristocrazia, ma dalla borghesia, nuova classe emergente
dal conflitto.</span><br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 15.0pt;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 15.0pt;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Bibliografia:</span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 15.0pt;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><a href="http://charmedantan.blogspot.it/2011/03/le-bal-des-victimes-mediter-mythe-ou.html">http://charmedantan.blogspot.it/2011/03/le-bal-des-victimes-mediter-mythe-ou.html</a></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 15.0pt;">
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><a href="http://costumehysteric.blogspot.it/2013/07/a-la-bastille.html">http://costumehysteric.blogspot.it/2013/07/a-la-bastille.html</a></span></span><br />
<span style="font-size: 12.0pt;"><a href="http://www.lundici.it/2015/02/abito-alla-costituzione-fibbie-alla-bastiglia-orecchini-alla-ghigliottina/" target="_blank">http://www.lundici.it/2015/02/abito-alla-costituzione-fibbie-alla-bastiglia-orecchini-alla-ghigliottina/</a></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13294239755795965756noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2197302708971132781.post-14008421749509272552015-02-22T07:29:00.003-08:002016-12-25T03:44:57.561-08:00Nobiltà e miseria negli abiti veneziani del Rinascimento<div class="MsoNormal" style="line-height: 12.0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMqetNFiGU9ZW_0i62bpkVlZoiUx3YF8KjkFkVFv5I22Y6Ziqbgf7P4rKM2hkHTDwcAhMNHz3IuC9z8HeF2lbiqRc79esy76hUdDcHH1Z-7b8bUWRvw-gIY5dypo9Qc5CGMA7PUHOB-l4/s1600/Paolo+Veronese_Affreschi+villa+Barbaro.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="341" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMqetNFiGU9ZW_0i62bpkVlZoiUx3YF8KjkFkVFv5I22Y6Ziqbgf7P4rKM2hkHTDwcAhMNHz3IuC9z8HeF2lbiqRc79esy76hUdDcHH1Z-7b8bUWRvw-gIY5dypo9Qc5CGMA7PUHOB-l4/s400/Paolo+Veronese_Affreschi+villa+Barbaro.jpg" width="400" /></a></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">In
un periodo compreso tra il 1558 e il 1562, Paolo Veronese fu chiamato ad
affrescare la villa dei Barbaro - una delle più importanti famiglie patrizie di
Venezia – da poco costruita da Palladio sulle colline trevigiane. All’interno della sala dell’Olimpo il pittore
rappresentò Giustiniana Giustinian, moglie di Marcantonio Barbaro, con la vecchia
nutrice, entrambe affacciate a un finto balcone secondo il gusto rinascimentale
della prospettiva pittorica. Due donne, due classi sociali diverse, seppur
unite nello stesso riquadro forse per il rapporto affettivo che legava la nobildonna
all’anziana domestica; ma l’abbinamento nobiltà - servitù, fa altresì risaltare
la sontuosa bellezza perlacea della Giustinian in confronto alla scura e grinzosa
semplicità della sua compagna, più bassa di statura e piegata verso la padrona
mentre l’altra, eretta, si presenta in tutta la sua maestà in una sala, forse
non a caso, intitolata agli dei. L’analisi dei vestiti e delle sembianze ci
consegna non solo la moda veneziana della seconda metà del Cinquecento, ma
anche il divario che contrassegnava l’Italia delle classi privilegiate e
popolari.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 12.0pt;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbSw6GVuK17UwFZKBgwSjLod-Zd401SxUjv_fKk_oE3d80W825Ag8j4wWPeZ-7qxn9rdYkKEzod1xR5tEs5uv8OpMt3krH6Ryennvw3CodNCDGSPMgxMAKoZwWw-kkySaCuUqD5GuxZvw/s1600/Paris+Bordone-giovane+donna.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbSw6GVuK17UwFZKBgwSjLod-Zd401SxUjv_fKk_oE3d80W825Ag8j4wWPeZ-7qxn9rdYkKEzod1xR5tEs5uv8OpMt3krH6Ryennvw3CodNCDGSPMgxMAKoZwWw-kkySaCuUqD5GuxZvw/s320/Paris+Bordone-giovane+donna.jpg" width="257" /></a><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">L’indipendenza
di Venezia e i suoi traffici mercantili
con l’Oriente avevano permesso da molto tempo l’arrivo in città di merci o usanze
sconosciute altrove, come quella di forarsi le orecchie per inserire orecchini
a pendente, assoluta novità per quel tempo, e biasimati perché – osserva un
cronista – bucavano i lobi “a guisa di more”. La Repubblica esprimeva inoltre
una sua propria identità in fatto di moda femminile resistendo al contagio,
proveniente dai territori confinanti dominati dalla Spagna, degli abiti
irrigiditi e tesi sulla sottogonna a cerchi – la faldiglia - chiusi alla gola dal collo a lattughe o
gorgiera: i ritratti di Tiziano, del Veronese e del Tintoretto mostrano infatti
signore in vesti talmente scollate che solo un velo o una reticella sembrano
nascondere il seno. E’ questo il caso di Giustiniana Giustinian rappresentata
dal Veronese con una veste azzurra dalla vita a punta, col busto aperto su un
vasto décolleté e con la pancia leggermente sporgente secondo la moda del
“panceron” o “falso ventre”proveniente dalla Francia. <span style="font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 12.0pt;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il
tenore di vita dei veneziani del periodo era probabilmente il più elevato di
tutta l’Europa, come si può notare dalle leggi Suntuarie emesse dal Senato che,
con provvedimenti estremamente minuziosi, tentavano di limitare il lusso
eccezion fatta per il Doge e la sua famiglia: vietati i drappi in oro e
argento, i guanti ricamati in oro, limitate le pellicce di pregio e i gioielli.
Concessi invece i tessuti in seta, purché in tinta unita. Il controllo era effettuato da “Uffiziali”
incaricati alla bisogna che ispezionavano le case e persino le camere delle
partorienti, accoglievano e incoraggiavano
le denunce della servitù promettendo loro in cambio di incassare metà della
multa. I divieti potevano essere infranti solo in occasioni particolari come la
visita di sovrani stranieri: quando Enrico III di Valois visitò Venezia nel
1574, la Serenissima deliberò appunto la sospensione delle regole vestimentarie
e il re fu accolto, con sua piacevole sorpresa, da duecento gentildonne in
abito bianco ricoperte di gioielli. <span style="font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 12.0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIe55ZATR-b4hXIgkDmT5m94Yp0YuTPEQx5g15K9mqZ0LibXr4vm4eLZfG80Si5_hneUkRqBXDqTuWDdkgNtnoVXb4atAqflQlNy5X8R3kzQcQFdHEnmgaYdgh1hOeP_jjTcI3f8YAwwA/s1600/vecellio_meretrici+pubbliche.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIe55ZATR-b4hXIgkDmT5m94Yp0YuTPEQx5g15K9mqZ0LibXr4vm4eLZfG80Si5_hneUkRqBXDqTuWDdkgNtnoVXb4atAqflQlNy5X8R3kzQcQFdHEnmgaYdgh1hOeP_jjTcI3f8YAwwA/s400/vecellio_meretrici+pubbliche.jpg" width="250" /></a></div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDWBgIVj_hs2i8m5VKtnFI930yWo89jGcCfr3WjHEqaSgPJfgJqYIu4P1NjmGeruVkIIXfzaPpRjgaUCRgEw3mu2u1sZoNyr6NQnDfKZegzpGB3eLIP-maiVGLoE6udJB3-xTFDS57ww0/s1600/vecellio_sposa+in+sensa.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><br /></a><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Importantissimi
per la documentazione relativa al costume veneto del tardo Rinascimento sono le
incisioni e le stampe contemporanee, spesso corredate dal testo. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 12.0pt;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Tra queste
opere la più ricca e completa è certamente costituita dal volume di Cesare
Vecellio, pittore e cugino di Tiziano, edito nel 1590 col titolo “De gli habiti
antichi et moderni di diverse parti del mondo”, una sorta di storia del costume
completa di circa 400 incisioni xilografiche di abiti europei, africani e
asiatici, con la descrizione e l’evoluzione nel tempo di ogni vestito senza
escludere categorie, età e classi sociali. Riguardo gli abiti delle donne del
popolo la loro forma era spesso dovuta sia all’intervento della legge sia alla
pratica del lavoro: così sappiamo che in alcune città italiane si tentava di
obbligarle all’uso di tessuti scuri che non raccolgono sporco. Non si deve
dimenticare inoltre che i colori delle vesti antiche erano naturali e che il
loro costo variava a seconda della rarità della materia prima e della
simbologia che implicava: per fare un esempio non sarebbe stato possibile vedere
addosso a una popolana lo scarlatto, tinta preziosa e adatta ai panni dei
potenti.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 12.0pt;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nelle
incisioni del Vecellio le contadine portano comode gonne che mostrano la
caviglia laddove le signore hanno lo strascico, la cui lunghezza poteva variare
a seconda delle disponibilità di spesa: il Vecellio riserva quello corto e meno costoso alle signore
attempate e a quelle che lui chiama “dismesse”, ossia le patrizie decadute.
L’artista non manca di documentare popolane coi cappelli di paglia a larghe
tese, indispensabili per tutti coloro che stavano parecchio all’aperto; altro
segno di divario sociale tra umili e
benestanti era costituito dalle scarpe prive di tacco, fossero pianelle,
zoccoli o completamente chiuse. </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEga-3uMJvtRcRsmOF87RZGiYs0-ubACGu2O2uAWDjfpvUESdsH9r_3uPYFBIgg-sE1EazROfolPV6Bzx8xNUo4i0YDL4bkRBdyfHU7RUYp95j1zhjkgWmV9I_4fMbqsa_NgcsmSxFoMRhQ/s1600/Calcagnini.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEga-3uMJvtRcRsmOF87RZGiYs0-ubACGu2O2uAWDjfpvUESdsH9r_3uPYFBIgg-sE1EazROfolPV6Bzx8xNUo4i0YDL4bkRBdyfHU7RUYp95j1zhjkgWmV9I_4fMbqsa_NgcsmSxFoMRhQ/s1600/Calcagnini.jpg" width="265" /></a></span></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; line-height: 12pt;">Sembra infatti che Venezia sia stata la città
di nascita della pericolosa moda femminile dei “calcagnini”, detti in Francia
“chopines”, un paio di calzature munite di suola altissima – fino a un braccio
– che costringevano le signore rette su quei trampoli ad appoggiarsi a un paio
di inservienti per non cadere. Non è chiara l’origine di queste curiose scarpe:
secondo alcuni la strana foggia serviva per attraversare le calli e i campielli
invasi dall’acqua alta, mentre per altri
erano state introdotte dai mariti gelosi per
costringere le mogli fedifraghe a stare in casa. Certo è che i
calcagnini furono adottati con entusiasmo dalle meretrici, come testimoniano
un’incisione de gli “Habiti” e una eseguita da Pietro Bertelli, autore di un
altro testo sui costumi delle varie nazioni; curiosamente quest’ultimo ha nascosto
la parte sottostante della figura di prostituta
sotto a un foglietto applicato sulla veste che alzandosi, mostra sia i
calcagnini sia un paio di braghesse – o calzoni alla galeota – un indumento
mascolino di moda a quell’epoca tra le signore italiane e ancor di più tra le
cortigiane che li ritenevano uno strumento di seduzione.</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; line-height: 12pt;">Non
sappiamo se Giustinana Giustinian indossasse il calcagnini, anche se non si può
escludere che fosse calzata con un paio di pianelle con le zeppe, ma tornando
all’affresco del Veronese ed esaminando gli abiti delle due donne, si può
sottolineare il contrasto tra la veste di seta azzurra con lumeggiature in oro della
patrizia e quella di lana scura della nutrice, la cui scollatura è coperta da
un fazzoletto – detto a Venezia “fazuolo” – uno degli accessori caratteristici
del vestire popolare femminile, che non poteva certo essere arricchito coi
sontuosi colli di merletto di Burano, altra importante specialità lagunare. </span><br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 12.0pt;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1brQ_fzZB50Ptza-IJKD7nNkN3aLpIrYODylRv_hvgjBJODlI3LuPC-ZCerocf_a4nAgh0v2yNiQ-ANpxTanphdXyp628Le11YmFyj_7QW9D1JDPqphSJfXmHdqZ1QVX5hey27vrGUEE/s1600/Tiziano_Violante_1515-18.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1brQ_fzZB50Ptza-IJKD7nNkN3aLpIrYODylRv_hvgjBJODlI3LuPC-ZCerocf_a4nAgh0v2yNiQ-ANpxTanphdXyp628Le11YmFyj_7QW9D1JDPqphSJfXmHdqZ1QVX5hey27vrGUEE/s1600/Tiziano_Violante_1515-18.jpg" width="252" /></a><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Ma
oltre la ricchezza dell’abito, l’elemento che contrassegna maggiormente la
differenza sociale dei personaggi è il colore della pelle e dei capelli: fin
dall’epoca degli antichi egizi infatti le donne benestanti e non obbligate al
lavoro all’aria aperta vennero rappresentate con pelle bianchissima, labbra
rosse e guance rosate ad indicare lo stato privilegiato delle dame facoltose
rispetto alle donne scure e abbronzate delle classi povere. La pelle candida
spesso non era un dono di natura ma un artificio ottenuto coi cosmetici: in
particolare ci si spalmava viso e scollatura con la biacca, un prodotto
venefico composto di carbonato basico di piombo, utilizzato come fondo tinta fino
alle soglie del XX secolo senza conoscerne bene gli effetti tossici. Celebri
prototipi di bellezza femminile, le veneziane erano famose anche per i loro
capelli biondo-rossi, che ottenevano esponendoli al sole per ore e bagnandoli con la cosiddetta “bionda”, un
preparato a base di acqua e cenere (la stessa liscivia con cui si lavavano i
panni) guscio d’uovo, scorza d’arancio e zolfo, minerale che causava l’ondulazione permanente dei capelli.
Tuttavia la cosmesi antica non era solo tossica, ma ricorreva anche a
rudimentali preparati a base di prodotti naturali: Giustiniana probabilmente
dormiva come le sue concittadine applicandosi sul viso fettine crude di carne
di vitella bagnate nel latte. Una maschera nutriente che certamente la grinzosa
nutrice non usava. </span><span style="font-size: 12pt;"><o:p></o:p></span><br />
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span>
<br />
<h4>
<span style="font-weight: normal;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Bibliografia</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Rosita levi Pizetsky: Il costume in Italia, Istituto editoriale italiano</span></span></span></h4>
<h4>
<a href="http://venetocultura.org/la_moda_ai_tempi_della_serenissima.php" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: small; font-weight: normal; line-height: 12pt;">http://venetocultura.org/la_moda_ai_tempi_della_serenissima.php</a></h4>
<div>
<a href="http://www.lundici.it/2014/10/nobilta-e-miseria-negli-abiti-veneziani-del-rinascimento/" target="_blank">http://www.lundici.it/2014/10/nobilta-e-miseria-negli-abiti-veneziani-del-rinascimento/</a></div>
<div>
<span style="font-weight: normal;"><span style="font-size: x-small;"><br /></span></span></div>
<span style="font-size: 12.0pt;"><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13294239755795965756noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2197302708971132781.post-73470207795740582492014-03-02T07:40:00.000-08:002016-12-25T03:45:07.258-08:00Le ricette di Caterina Sforza tra cosmesi e superstizione<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEge6CCD3zGYgSyBcTMmRLP0Iu09Q_8aM3aOAOZ2RpbBKwxtPArAqgyrh1y96MsZ0RfnyzI5xq4cEMFIZUxSpadzpL0arvH7IiVea7zvCi4W6EslmG00MnIw24wms5zaDq25ndTpYZfhjso/s1600/Caterina1.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEge6CCD3zGYgSyBcTMmRLP0Iu09Q_8aM3aOAOZ2RpbBKwxtPArAqgyrh1y96MsZ0RfnyzI5xq4cEMFIZUxSpadzpL0arvH7IiVea7zvCi4W6EslmG00MnIw24wms5zaDq25ndTpYZfhjso/s1600/Caterina1.jpg" width="343" /></a><span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 16pt;">Prima della nascita delle moderne industrie cosmetiche
dell’Ottocento e dell’apertura di negozi e grandi magazzini,</span><span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 16pt;"> </span><span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 16pt;">i prodotti di bellezza femminili erano
pazientemente preparati in casa. Se durante il Medioevo le officine dei
monasteri erano le depositarie di tradizioni </span><span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 16pt;"> </span><span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 16pt;">ereditate sia dal passato, sia dalla cultura
araba, nel Rinascimento ogni famiglia abbiente conservava presso di sé libretti
di “Secreti”, detti anche “Tesori” o “Tesoretti”, </span><span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 16pt;"> </span><span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 16pt;">in cui venivano trascritte non solo ricette
per fare cosmetici tramandate di madre in figlia, ma anche per preparare
medicine o prodotti per uso domestico come ravvivanti di colore dei tessuti,
candele, antiparassitari e così via. </span><span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 16pt;"> </span><br />
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 16pt;">Ne è un esempio il ricettario di Caterina Sforza (1463-1509) intitolato "Gli experimenti della excellentissima signora Caterina da Forlì". Questa donna straordinaria fu a lungo contessa di Imola e Forlì, che governò con pugno definito "virile" dai suoi contemporanei. La cura del governo nell'Italia turbolenta del Rinascimento, non le impedì di occuparsi della sua bellezza, di pratiche erboristiche, farmaceutiche e alchemiche, che appuntò in un manoscritto stilato parte in latino parte in volgare, scomparso alla sua morte, e poi ritrovato, ricopiato e dato alle stampe solo nel XIX secolo. </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2ZhkN6xG-pRpOzmCq9vieQ7j2VDm87sDXL1g8Tn5KRLuPtrS0_D1DdQtwkVtrbRRyCWtGpMpngVJFwIw247nNpeJY0QSdCEgIlekwLhtn71LO52d3QWntrrIaupE1qB4bsWBkGjHl7Ek/s1600/caterina2_melencolia.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2ZhkN6xG-pRpOzmCq9vieQ7j2VDm87sDXL1g8Tn5KRLuPtrS0_D1DdQtwkVtrbRRyCWtGpMpngVJFwIw247nNpeJY0QSdCEgIlekwLhtn71LO52d3QWntrrIaupE1qB4bsWBkGjHl7Ek/s1600/caterina2_melencolia.jpg" width="248" /></a></div>
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 16pt;">Composto da 454 ricette sperimentate dalla contessa in laboratorio, molte con la dicitura "è provato", il documento è uno specchio dello stato delle conoscenze scientifiche alla fine del XV secolo: certamente pieno di retaggi di superstizioni medievali, presenta tuttavia intuizioni e rimedi che costituiscono il fondamento della moderna omeopatia, sulla base della formula "similia similibu curantur", il simile cura il simile.</span><br />
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 16pt;">La raccolta comprende varie categorie di preparati: una parte, quella che riguarda i veleni e gli inchiostri simpatici, rispecchia lo spirito rinascimentale di sospettosa rivalità fra i principi italiani e le loro crudeli lotte per il potere; ci sono poi gli studi alchemici sulla trasformazione dei metalli per il raggiungimento della pietra filosofale. Il gruppo più cospicuo è composto da ricette di medicina con le rispettive e lunghissime metodologie di preparazione, non solo per curare le malattie, ma anche per favorire la gravidanza e procurare l'aborto, aiutare il sonno, guarire dalla "</span><span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 16pt;">melanconia", curare l'impotenza maschile, "far devenire strettissima la natura", aumentare il piacere sessuale. </span><br />
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 16pt;">Tra i precetti spicca un anestetico, ricetta notevole se si pensa che all'epoca si operava senza tanti riguardi per il dolore del paziente, ma non nuova nella medicina europea, che utilizzava già prima del Mille "spugne soporifere" da far annusare all'ammalato prima dell'intervento. La composizione che Caterina riporta contine ingredienti antalgici - peraltro molto pericolosi - già dettati dalla famosa Scuola Medica Salernitana: oppio, succo di more acerbe, di foglie di mandragola, di edera, di cicuta, e altre piante.</span><br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_9sbeM4_istqU1G0XUlY154Yl_ylI7eaNjV28RepJMaGVsyOpDZxF3hXZ8PAJyDmND2jEAUL7AyzLh0S7O7Akv3bUKYxNheJAMc-MmX5_JlsHAXg-8qEszBadYF50PioZsnZwCag4JvU/s1600/donna+che+coglie+la+lattuga.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_9sbeM4_istqU1G0XUlY154Yl_ylI7eaNjV28RepJMaGVsyOpDZxF3hXZ8PAJyDmND2jEAUL7AyzLh0S7O7Akv3bUKYxNheJAMc-MmX5_JlsHAXg-8qEszBadYF50PioZsnZwCag4JvU/s400/donna+che+coglie+la+lattuga.jpg" width="353" /></a></div>
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 16pt;">Seguono poi 66 ricette per esaltare e preservare la bellezza del viso e del corpo divise in cosmetici, lozioni, creme, belletti, lisci, elisir e pomate; quest'ultimo gruppo doveva stare molto a cuore alla contessa, di cui non abbiamo un ritratto certo, ma che era descritta dai contemporanei come donna bellissima e che considerava il culto della propria estetica come un ideale di vita per cui valeva la pena spendere tempo e denaro. Caterina Sforza si dedicò ai suoi "experimenti" con costanza tutta la vita, intrattenendo una fitta corrispondenza con medici, speziali, studiosi, nobildonne e fattucchiere, ossia coloro che in epoca pre-scientifica erano preposti alla preparazione dei rimedi curativi.</span><br />
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 16pt;">Molti preparati servivano per "fare la faccia bianchissima et
bella et colorita", per "far crescere li capelli", per "far
venire li capelli rizzi", per "far li capelli biondi de colore de
oro, per "far le mani bianche et belle tanto che pareranno de
avorio"; il motivo dell’attenzione verso la pelle chiara e splendente che
si ritrova in tutte le ricette cosmetiche antiche, è dovuto al desiderio di
aderire a una schematizzazione estetica per cui una donna per essere bella
doveva avere carnagione bianchissima, labbra e guance rosse e figura dalle linee arrotondate,
caratteristiche che, in una società fortemente classista, diversificavano le donne facoltose da quelle scure e magre
delle classi povere.</span><br />
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</div>
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</div>
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</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3AnyXEKinH2LGHuQrFRGXvow6FDUAIcVpd1fN1o6ZpzSFOkGmR4V_nON2xI1gcoMAbNyXyPBMMafvx0FofCofipQn_8sMRbCyVgTFpki7EhN-b8w01Bl16V6dwXnLYDi2SGOvLc8PNlI/s1600/veronese_venere+allo+specchio.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3AnyXEKinH2LGHuQrFRGXvow6FDUAIcVpd1fN1o6ZpzSFOkGmR4V_nON2xI1gcoMAbNyXyPBMMafvx0FofCofipQn_8sMRbCyVgTFpki7EhN-b8w01Bl16V6dwXnLYDi2SGOvLc8PNlI/s400/veronese_venere+allo+specchio.jpg" width="298" /></a></div>
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 16pt;">Parecchie formulazioni sono legate per analogia cromatica: così il bianco ha il potere di schiarire la pelle grazie al bulbo del giglio, guscio d'uovo, piccione bianco distillato, raschiatura d'avorio. Altre giocano sull'etimologia: così la radice di celidonia, il cui nome deriva dalla parola greca "chelidon", che indica anche la rondine, produce un latte caustico che fa cadere i capelli, mentre per raggiungere lo stesso scopo Caterina propone una ricetta a base di rondini distillate. Del medesimo genere etimologico è l'uso del finocchio che rende acuta la vista (occhio fino). Per fare ricrescere le chiome la contessa suggerisce polvere di rane, lucertole e api essiccate al forno o, per una depilazione duratura della parte anteriore del cranio, come voleva la moda dell'epoca, l'applicazione sulla fronte di mastici vegetali, una lastra di piombo e pezze bagnate nel sangue di pistrello.</span><br />
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 16pt;">Più ragionevoli i prodotti per nutrire la pelle, che presentano un vero e proprio campionario di proteine: albume, olio, sego di agnello, di vitello e di maiale, olio di mandorle, farine vegetali. La signora di Forlì conosceva anche i segreti per fare pezzette "de Levante" con le quali le donne si arrossavano le guance. La tintura era costituita da allume di rocca, calce viva e brasile, ossia il legno di <i>"Caesalpinia echinata"</i>, detto anche Pernambuco, che si usava anche per tingere i tessuti; nel testo si raccomanda di togliere la calce quando la pelle comincia ad arrossarsi senza rendersi conto che il fenomeno costituisce l'inizio di una pericolosa infiammazione. Non c'è da meravigliarsi, stante le conoscenze scientifiche dell'epoca, dell'uso cosmetico di altri prodotti come la cerussa e il litargirio, chiamato da Dioscoride Pedanio (medico e farmacista greco, 40-90 d.C.) "spuma d'argento", derivati dal piombo ed usati fin dall'antichità per schiarire la carnagione. Che fossero pericolosi lo si sapeva, ma solo se ingeriti; non ci si rendeva conto delle problematiche tossiche relative all'assorbimento attraverso gli strati cutanei.</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 16pt;"></span></div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2y5Z8_yxfa3EYbF6R8to-BrsYtUSY75yz-VNieEht36KZd9yPHXKsfFWNunoadswgq8aLNDNXTgQSyfbKl01NLHg0bqdDfJpuNvVBPHadz7SvcMDK_VoFaSqG5z2Y0xVu8t2MItuKyks/s1600/albarello.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2y5Z8_yxfa3EYbF6R8to-BrsYtUSY75yz-VNieEht36KZd9yPHXKsfFWNunoadswgq8aLNDNXTgQSyfbKl01NLHg0bqdDfJpuNvVBPHadz7SvcMDK_VoFaSqG5z2Y0xVu8t2MItuKyks/s400/albarello.jpg" width="253" /></a><span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 16pt;">La più famosa tra le ricette di Caterina è l'Acqua celeste che, come dice l'autrice,</span><i style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 16pt;">"è de tanta virtù che li vecchi fa devenir giovani et se fosse in età di 85 anni lo farà devenir de aparentia de anni 35, fa de morto vivo cioè se al infermo morente metti in bocca un gozzo de dicta aqua, pur che inghiottisce, in spazio di 3 pater noster, ripiglierà fortezza et con l'aiuto de Dio guarirà." </i><span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 16pt;">L'acqua celeste era una sorta di tonico che conteneva decine di ingredienti che venivano distillati e lavorati: ne facevano parte anche salvia, basilico, rosmarino, garofano, menta, noce moscata, sambuco, rose bianche e rosse, incenso, anice. Essa non è il primo caso di "acqua miracolosa": già alla fine del XIV secolo era stata distillata quella di Elisabetta Regina di Ungheria che, secondo quanto testimonia lei stessa, la fece guarir dalla gotta e le procurò alla veneranda età di 72 anni, una richiesta di matrimonio da parte del venticinquenne re di Polonia. Questi rimedi rispecchiano la ricerca plurisecolare dell'elisir di lunga vita, una leggendaria pozione capace di dare immortalità su cui vertevano gli studi degli alchimisti medievali, e che si riflette anche nell'uso da parte di Caterina della Teriaca, un farmaco a base di carne di vipera già noto nell'antica Grecia, contenente oltre a ciò decine di ingredienti, e che si pensava dotato di virtù magiche e capace di debellare qualsiasi malanno.</span><br />
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 16pt;">Si danno di seguito tre ricette di bellezza:</span><br />
<div style="line-height: 16.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt;">“<i>A far la facia alle
donne bellissima et chiara</i><o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 16.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-line-height-rule: exactly;">
<i><span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt;">Piglia radice de yreos et radice de cucumeri asinini</span></i><i><sup><span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-size: x-small;">(1)</span><span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-size: 11.0pt;"> </span></sup></i><i><span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt;">lupini, circer biancho, fava, orzo, seme de melone,
ancora polverizza sottilmente e impasta con aqua de melone, o vero aqua de orzo
ben cotta et impastala in piccola forma et ponilo a seccare a lo aere, o vero
al vento et come è secca polveriza de novo et piglia de quella polvere et con
albume de ovo fa un linimento sopra la faccia et lassa star per un hora et poi
lavala con semola et aqua tepida, che è mirabilissima.” <o:p></o:p></span></i></div>
<div style="line-height: 16.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-line-height-rule: exactly;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<i><span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt;">A fare li denti bianchissimi netti et belli et
consolidar gengive perfettamente<o:p></o:p></span></i></div>
<div style="line-height: 16.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-line-height-rule: exactly;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqMQU6qV2fVp4ftx2PWZMwmMFt1Kqm5akfsg-R91z-eXrxaXosLeTMmqifq8syTe2RYZrd663Ymjzijgre52WfCKr82cVr0PT6aLCB9-dBgfjGXIbn_TH5KaVn9-bOyYJxdjGOLTmKW6w/s1600/ecballium_elaterium.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqMQU6qV2fVp4ftx2PWZMwmMFt1Kqm5akfsg-R91z-eXrxaXosLeTMmqifq8syTe2RYZrd663Ymjzijgre52WfCKr82cVr0PT6aLCB9-dBgfjGXIbn_TH5KaVn9-bOyYJxdjGOLTmKW6w/s320/ecballium_elaterium.jpg" width="232" /></a></div>
<i><span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt;">Piglia osso de seppia, marmo bianco, passato de
ciascuno da essi con una polvere de coralli once 3. Allume de rocco<sup>(2)</sup>
brusato, mastice e canella once 1, e fa de queste cose sottilmente piste
polvere poi componi con mele rosato quanto a te p’are bastante, che sia a modo
de ontione, et con questo fregati benissimo li denti che veneranno bellissimi
et eccelenti, et se incarnano et se conserva le gengive optimamente.<sup>(3)</sup> <o:p></o:p></span></i></div>
<div style="margin: 0cm;">
<div style="line-height: 16pt;">
<i><span style="border: 1pt none; font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt; padding: 0cm;">A fare le mammelle piccole et dure alle donne</span></i></div>
<div style="line-height: 16pt;">
<i><span style="border: 1pt none; font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt; padding: 0cm;">piglia zusverde tanta quantità che faccia una scodella de succo, et aceto bianco più forte tu puoi et componi lo succo con aceto, poi bagna ditte pezze di canovaccio in ditta aqua et siano beni bagnati et poni sopra el petto et abbi doi tazzette di vetrio sopra le pezze che vadano sopra alle tecte, et muta spesso poi lega con una fascia longa, più stretto che poi sofferire, et cusì farai piccole dure et el petto bello, mentre tu fai questo la domina sia casta.</span></i></div>
<div style="line-height: 16pt;">
<span style="border: 1pt none; font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: xx-small; padding: 0cm;">1 - "Ecballium elaterium", cucurbitacea endemica nel bacino del Mediterraneo</span></div>
<div style="line-height: 16pt;">
<span style="border: 1pt none; font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: xx-small; padding: 0cm;">2 - Allume di rocca, solfato doppio di alluminio e potassi, anticamente usato per fissare la tintura dei colori per tessuti e per fabbricare cosmetici.</span><br />
<span style="border: 1pt none; font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: xx-small; padding: 0cm;">3 - La ricetta farebbe inorridire qualsiasi dentista del giorno d'oggi, perchè a base di polveri abrasive dannosissime per lo smalto, anticamente utilizzate per rendere candidi i denti.</span></div>
<div style="line-height: 16pt;">
<br /></div>
<div style="line-height: 16pt;">
<div style="line-height: 16.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt;">Bibliografia:</span><br />
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif; font-size: 11pt;">Elio Caruso, Ricette d'amore e di bellezza di Caterina Sforza. Signora di Forlì e di Imola, Società editrice il Ponte Vecchio, Cesena, 2009</span><br />
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif;"><span style="font-size: 15px;">Paolo Rovesti, Alla ricerca dei cosmetici perduti, Marsilio editore, Venezia, 1975</span></span></div>
<div style="line-height: 16.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-family: "calibri" , sans-serif;"><span style="font-size: 15px;">Roberto Salvadori, Il dolore, cenni storici, Hyroniche edizioni telematiche</span></span></div>
</div>
</div>
<div align="left" style="line-height: 16pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-family: "calibri" , "sans-serif"; font-size: 11.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13294239755795965756noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2197302708971132781.post-60295789500246132532013-06-11T13:36:00.000-07:002016-12-25T03:45:15.475-08:00Conquistatori e conquistati: le guerre e la moda<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhr2A8f8IzLHTvDFj_aQCElrvFAtgw_nF5YPmW3PWb3Hpy4sTv5LvkCGOfLprBRkpEiczKRO8QH6AyAtTXfxEKblMANo8WuQabzJ9JJwvfqxL9yifPBTETMnXVhTST55rqIFQSBYM_oFcI/s1600/guerre1_dea_flora.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhr2A8f8IzLHTvDFj_aQCElrvFAtgw_nF5YPmW3PWb3Hpy4sTv5LvkCGOfLprBRkpEiczKRO8QH6AyAtTXfxEKblMANo8WuQabzJ9JJwvfqxL9yifPBTETMnXVhTST55rqIFQSBYM_oFcI/s400/guerre1_dea_flora.jpg" width="230" /></a><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">"Grecia capta ferum victorem cepit", </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> "La Grecia conquistata conquistò il feroce vincitore": </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">l'allocuzione delle Epistole di Orazio può ben designare i rapporti che esistono tra le guerre di conquista e gli scambi culturali. Continua infatti il poeta: "E le arti portò nel Lazio agreste". Dal 146 a.C. anno della conquista romana della Grecia, iniziò un flusso inarrestabile di opere d'arte, che affascinarono Roma fino al punto che possederne una collezione si trasformò in una vera e propria malattia. Il gusto greco influenzò il severo gusto latino e cambiò radicalmente usanze e costumi: mentre molte </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">professioni come </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">precettori, fornai, barbieri furono esercitate da greci, gli abiti, specie quelli femminili, si adeguarono al gusto ellenistico e diventarono più leggeri, drappeggiati e sbuffanti, ad imitazione del chitone. Né quella della Grecia fu l'unica guerra di conquista che determinò una mutazione radicale della moda: dai Galli i romani presero le braghe, mentre dai Persiani mutuarono le maniche e le coloratissime sete, particolarmente invise presso i più conservatori, perché espressione di effeminata eleganza contraria al rude spirito della Roma arcaica. </span><br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxBuWGxPwKjKqcO24LPghd7eLcR_8ExNU1qwPkQxfczUO11djLJYeNZ5cwY9zVinR4nZ9QSevM6P7rR0fcoe0i_zatxFRcMHoJPkyB7WDjj3zxuooFOWbxBIZdFKitOMNItKT4QziYe3c/s1600/guerre2_lanzichenecchi3.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxBuWGxPwKjKqcO24LPghd7eLcR_8ExNU1qwPkQxfczUO11djLJYeNZ5cwY9zVinR4nZ9QSevM6P7rR0fcoe0i_zatxFRcMHoJPkyB7WDjj3zxuooFOWbxBIZdFKitOMNItKT4QziYe3c/s400/guerre2_lanzichenecchi3.jpg" width="317" /></a><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Durante tutto il Medioevo, il </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">costume militare influenzò quello civile: </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">nel guardaroba maschile e in parte anche in quello femminile, si affermarono </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">giubbetti imbottiti e cotte, ossia abiti coloratissimi privi di maniche, che in battaglia venivano indossati sopra la maglia di ferro. </span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">La guerra </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">è sempre stata veicolo di informazioni trasmesse da popoli ad altri popoli, con la conseguente</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> imitazione di usi e costumi della potenza dominata o dominante, e la sparizione o quanto meno l'attenuazione di tradizioni secolari e identità nazionali. Facendo un salto di diversi secoli rispetto ai tempi dei latini, la conquista dell'Italia da parte di Carlo V d'Asburgo, determinò una vera e propria colonizzazione culturale del paese. Nel 1521 Carlo occupò Milano, nel 1525 sconfisse l'alleanza dei Francesi, della Serenissima, di Genova, di Firenze e dello Stato pontificio; nel 1527 fece saccheggiare Roma dai lanzichenecchi. Erano costoro soldati mercenari, addobbati con vesti coloratissime tagliate a strisce: la curiosa moda, che rovinava metri e metri di tessuto, passò al vestito civile sia maschile che femminile. La corte dell'imperatore invece, aveva adottato per l'uomo il nero totale, interrotto solo dalla gorgiera e dai polsini bianchi. </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNY1pJdn_9XdAFXCdg0d6tY_CvZ4gVYWdVxEEirEtSqQOcizjqzV9sGma1IyH-ytsbR2AKN0Fy-xJvumvUlzklbnq5c-GtRnsDJaxiJ6Osh03ofyyMfEENryajjcTPbrZ860LKwE2FYDU/s1600/guerre3_Monsieur+Le+comte+de+Toulouse.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNY1pJdn_9XdAFXCdg0d6tY_CvZ4gVYWdVxEEirEtSqQOcizjqzV9sGma1IyH-ytsbR2AKN0Fy-xJvumvUlzklbnq5c-GtRnsDJaxiJ6Osh03ofyyMfEENryajjcTPbrZ860LKwE2FYDU/s400/guerre3_Monsieur+Le+comte+de+Toulouse.jpg" width="240" /></a></span></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">L'austerità spagnola, si manifestò anche nell'irrigidimento ieratico delle forme, delle gonne a campana tese sul verdugale, nei busti appuntiti sul davanti, nei colli a gorgiera che isolavano la testa come se fosse appoggiata su un grande piatto. </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Queste</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> mode passarono in Lombardia e da lì nel resto d'Italia, con eccezione forse della Repubblica di Venezia. </span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Dal 1618 al 1648, l'Europa fu dilaniata dalla Guerra dei trent'anni, che si risolse col rafforzamento della Francia e il predominio della Svezia sulle nazioni del mar Baltico. Il lunghissimo conflitto ebbe effetti anche sulla moda: i</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">l costume militare influenzò quello civile con fogge che a volte cadevano nel ridicolo: i</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">n Italia, dove non si era combattuta alcuna guerra, si videro per strada gentiluomini che si vestivano come soldati e bravacci, e ne assumevano le pose spavalde. Gius</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">tacuori attraversati da una larga fusciacca, spadoni che penzolavano dal fianco tintinnando ad ogni passo, e grandi stivali di cuoio pesante col tacco. </span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Dopo la metà del secolo la Francia diventò la potenza più importante d'Europa </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">trasformando Parigi nella capitale dello stile internazionale. L</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">a corte del re Sole dettò legge in fatto di moda. Ogni evento, anche bellico, si trasformò in occasione per sfoggiare capi d'abbigliamento che nulla avevano a che fare con esso, se non alla lontana: nel 1692 durante la battaglia di Steinkerque, gli ufficiali francesi convocati in gran fretta, non ebbero tempo di annodare le loro cravatte a fiocco, ma ne infilarono le estremità dentro l'asola della giacca. La vittoria del maresciallo di Luxemburg sul principe d'Orange, fu commemorata a corte con questo nuovo modo di indossare la lunga sciarpa di batista bianca, che passò poi al resto d'Europa. In Italia, la cravatta fu chiamata col nome storpiato di "Stiricherche".</span><br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRGtHVV6K7nTDpDEG_R7oVZTv00KfdQgGvA7gNWwtQajlt-ZloJGRAOGeDn5jeeFXVMFfrw16hYfDdxZkU-tx-rmiVLQUOHggp_VLABn9pSriabICfkuDlwhd9R2LMcAXGWfIW5ZngkuE/s1600/guerre4_Polonaise.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRGtHVV6K7nTDpDEG_R7oVZTv00KfdQgGvA7gNWwtQajlt-ZloJGRAOGeDn5jeeFXVMFfrw16hYfDdxZkU-tx-rmiVLQUOHggp_VLABn9pSriabICfkuDlwhd9R2LMcAXGWfIW5ZngkuE/s400/guerre4_Polonaise.jpg" width="221" /></a><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nel XVIII secolo altre guerre influenzarono il costume aristocratico: alla corte di Francia le gentildonne indossarono "v</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">esti alla Turca" che di turco avevano solo il nome, che richiamavano appunto la guerra tra Turchia e Russia. Il matrimonio della principessa polacca Maria Leszczynska con Luigi XV, e la guerra di secessione polacca, determinarono la moda della "Polonaise", in Italia "veste alla polacca", un abito rialzato sul dietro con cordoni nascosti e che mostrava la gonna sottostante.</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il predominio della Francia sulla moda continuò anche nell'Ottocento. Le signore della borghesia italiana, mentre il paese era impegnato nelle guerre risorgimentali, copiavano i figurini parigini che venivano proposti nei giornali illustrati. Unico tra le altre testate, il Corriere delle dame, pubblicato con enorme successo a Milano a partire dal 1804, adottò coraggiosamente un'impronta patriottica che non era eguagliata da nessuna rivista femminile, e oltre ai figurini di moda, inserì anche brevi resoconti degli avvenimenti politici. La crescente insofferenza verso il dominio austriaco, causò l'introduzione di piccole simbologie liberali applicate al costume, come il "cappello alla calabrese" , il "cappello all'italiana" o il "cappello alla puritana" ispirato all'Ernani, opera di Verdi di chiaro significato liberale. La polizia austriaca cercò con scarso successo di reprimere il fenomeno: un decreto del barone Torresani Lanzelfeld, comminava l'arresto immediato per tutti coloro che avessero indossato gli accessori incriminati. Dopo alcuni tentativi di lanciare un "costume italiano" per ambo i sessi, a partire dal 1847, e sull'onda dell'effimera cacciata degli Austriaci dal Lombardo-Veneto, si dichiarò l'ostracismo alle stoffe germaniche in favore del velluto </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">prodotto dei telai di Genova e Vaprio</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">, di solida tradizione rinascimentale . Nell'aprile del 1848, il Corriere delle dame pubblica una tavola che illustra l'"abbigliamento patriottico con sciarpa tricolore", dotato di un giacchino verde con profilature bianche e rosse, ed una sciarpa in vita del colore della bandiera. </span><br />
<div class="" style="clear: both; text-align: left;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqob4wTAxgDyqVySYJ1ItTUNtrYqpzQ5a8gegfO2f_SAnDuWBT7vldMwNV0JYpcxXYW3ARm2MX43mShnPwFqk85sFP-fjflzgP7sKY8_D0f0oiDqWPE1L3YFjyPFsOvx6yzPLXsqxuI9A/s1600/thayath+tuta.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqob4wTAxgDyqVySYJ1ItTUNtrYqpzQ5a8gegfO2f_SAnDuWBT7vldMwNV0JYpcxXYW3ARm2MX43mShnPwFqk85sFP-fjflzgP7sKY8_D0f0oiDqWPE1L3YFjyPFsOvx6yzPLXsqxuI9A/s400/thayath+tuta.jpg" width="306" /></a><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il XX secolo è stato attraversato dalle guerre più sanguinose della storia dell'umanità. Gli effetti immediati sulla moda sono stati il razionamento di materiali come lana e cuoio, che venivano utilizzati per fabbricare le divise dei soldati al fronte. </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">I Futuristi erano favorevoli alla guerra "sola igiene del mondo" e nel 1914 Giacomo Balla pubblicò perfino un manifesto dell'Abito futurista antineutrale: "aggressivo, semplice e comodo, igienico, </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> gioioso, illuminante, volitivo, asimmetrico, di breve durata, variabile". </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nel 1919 Thayath, che faceva parte del gruppo, inventò la tuta, un abito da uomo da indossare tutti i giorni e a un solo pezzo, munito di tasche e cintura. La tuta non riscosse un grande successo, e dovranno arrivare gli anni Settanta per vederla indossata dai giovani; tuttavia fu adottata con favore in campo militare, e fu realizzata in tecnobile e materiali sintetici. </span></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">La seconda Guerra mondiale, dette un notevole impulso alla produzione di abiti e accessori militari che sarebbero poi passati ai civili. La britannica Royal Navy introdusse nelle dotazioni dei marinai </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">il Montgomery, </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">un cappotto di buon panno pesante </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">a mezza coscia</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">, dotato di cappuccio e alamari, chiamato così perchè era regolarmente indossato dal generale Bernard Law Montgomery. Nello stesso periodo, anche il generale Dwight David "Ike" Eisenhower, dette il suo particolare contributo al costume civile con un comodo giubbetto in panno che terminava in vita con una fascia.</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyYWWcWVc0lNulvxGbXhPOg8DI6wPuti2P3kKxYGYhEH-cXgXG7dY-bNmJEpIsqowG228royMMP1gIBgyhNykrOV9yFKyXLu_NbADrOjGefiDsx6boxeSDMFhDq9aKkUt7up46z0kd84M/s1600/douglas-macarthur.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiyYWWcWVc0lNulvxGbXhPOg8DI6wPuti2P3kKxYGYhEH-cXgXG7dY-bNmJEpIsqowG228royMMP1gIBgyhNykrOV9yFKyXLu_NbADrOjGefiDsx6boxeSDMFhDq9aKkUt7up46z0kd84M/s320/douglas-macarthur.jpg" width="293" /></a></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Tuttavia, il più famoso elemento innovativo introdotto nelle operazioni belliche, furono i Ray-ban, gli occhiali nati nel 1920 su impulso del luogotenente John Arthur Mac Cready, il quale voleva proteggersi gli occhi dopo una traversata dell'Atlantico in pallone aereostatico, che gli aveva causato molti problemi. La ditta Bausch & Lomb, fu incaricata di inventare un modello altamente protettivo, panoramico ed elegante: nacque così l'occhiale a goccia, che copriva interamente l'incavo dell'occhio, e che fu depositato nel 1937 dopo anni di sperimentazioni. Il prototipo fu inizialmente chiamato "Ray-ban anti-glare", ossia antiriflesso. Era dotato di una montatura leggerissima, in lega placcata in oro e plastica trasparente, e due lenti di vetro minerale. Adottato dall'United states air force, l'occhiale venne poi ribattezzato "ray-ban aviator". In seguito arrivarono alcune modifiche: il ponte parasole e un cerchietto al centro delle lenti che veniva usato come porta sigaretta, mentre negli anni Quaranta fu anche brevettata la "gradient mirror lens", una lente sfumata che abbinava la protezione dalla luce e con una maggiore messa a fuoco degli oggetti.</span><br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2Nu6OZRvK2_A9ANkUhAi_Lvso8poJY6YIamjPKSpD8Hssnqdiu3XFhjhXv_k6rAf6EfIMKfVucxIDYULDswYv2L4GCCpnS0qyBATO8g81mki9dBgFjEhTyL9BjoLQ7BeNwnZae8tfCWw/s1600/bomber.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2Nu6OZRvK2_A9ANkUhAi_Lvso8poJY6YIamjPKSpD8Hssnqdiu3XFhjhXv_k6rAf6EfIMKfVucxIDYULDswYv2L4GCCpnS0qyBATO8g81mki9dBgFjEhTyL9BjoLQ7BeNwnZae8tfCWw/s320/bomber.jpg" width="320" /></a><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Dopo la seconda guerra mondiale, grazie alla partecipazione dell'America alle operazioni belliche, irruppero in Europa le novità statunitensi, dirette principalmente ai giovani: i teen - agers frequentavano posti di ritrovo come sale da ballo e coffee bar, dove si radunavano attorno al juke box, ballando il rock'n roll, che richiedeva abiti sciolti e facili da portare come blue jeans, maglioni, sneakers, ossia scarpe da ginnastica, e giubbotti, tra cui il chiodo in pelle usato dai motociclisti, e successivamente il bomber. </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Proprio quest'ultimo capo, proveniente dalle divise militari, invase il mercato, perchè </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">disponibile a poco prezzo sulle bancarelle dell'usato. Il bomber è un giubbotto impermeabile, evoluzione della giacca a vento dei piloti dei Royal Flying Corps; adoperato già durante la prima guerra mondiale per riscaldarsi nell'abitacolo aperto. Diventò di moda soprattutto durante gli anni Settanta e Ottanta, entrando a far parte dell'abbigliamento delle subculture giovanili. E' corto alla vita, piuttosto largo e con maniche abbondanti fermate al polso da un elastico, dotato di cerniera lampo e spesso di colore verde. </span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Gli anni della contestazione videro un vero boom dell'abbigliamento militaresco per ragazzi e ragazze, che non esitarono ad indossare indumenti fino ad allora considerati esclusivamente maschili. </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> Inventato negli anni Dieci, il</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> "Bulldog boots" era uno scarpone anfibio pesante con suola molto spessa e chiodata, chiuso con dieci buchi per i lacci. In seguito fu ripreso da un medico tedesco, Klaus Maertens, che si era rotto un piede mentre sciava e desiderava calzature adeguate alla guarigione. Prodotti col marchio "Dr. Martens", gli anfibi avevano la suola ammortizzata con un ciuscinetto d'aria. </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-1RrfmFrze-cYkj86ecG363YUxYSmhbb_38hBgrq-zRYBNa3SGbg9Ya3tsrWG3BwGSPY8jeuDXhiqI7n8LHPJUJDwbkbasb1R2peozWxUKK1Y5GBGIcIPUJzAmSIbWKxLHHpxsp5PWNs/s1600/doctor+martens1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="316" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-1RrfmFrze-cYkj86ecG363YUxYSmhbb_38hBgrq-zRYBNa3SGbg9Ya3tsrWG3BwGSPY8jeuDXhiqI7n8LHPJUJDwbkbasb1R2peozWxUKK1Y5GBGIcIPUJzAmSIbWKxLHHpxsp5PWNs/s320/doctor+martens1.jpg" width="320" /></a><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Portati inizialmente dalle casalinghe tedesche per la loro comodità, si diffusero a tal punto che fu necessario vendere la licenza al mercato internazionale. </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">N</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">egli anni Cinquanta, l</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">a guerra di Corea contribuì alla loro diffusione con alcune varianti: la suola arrotondata, la fettuccia posteriore, il motto "With Bouncing soles", a volte il color rosso ciliegia. Negli anni Sessanta i </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Dr. Martens diventarono una componente fondamentale dell'abbigliamento dei gruppi giovanili, che indossandoli rivendicavano la loro appartenenza al proletariato. Furono adottati dai mod prima, dagli </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Skinhead </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">poi</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">, che sceglievano modelli molto alti, con la punta rinforzata in acciaio, a volte perfino di misure più grandi del piede; cominciando a gettare una pubblicità negativa sull'impresa produttrice, specie dopo che era apparso un manifesto con un'anziana signora sulla cui faccia era sovraimpressa la suola di uno stivale. Negli anni Novanta i Dr. Martens furono indossati anche dai gruppi musicali "grunge", mentre i modelli finirono poi per diversificarsi a seconda dell'appartenenza politica</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;">Bibliografia: </span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;">Rosita levi Pizetsky: Storia del costume in Italia, volumi IV e V, Istituto editoriale italiano, Milano, 1966</span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;"><br /></span>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;">Link:</span><br />
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Bomber">http://it.wikipedia.org/wiki/Bomber</a><br />
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Ray-Ban">http://it.wikipedia.org/wiki/Ray-Ban</a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13294239755795965756noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2197302708971132781.post-88243310601275785812013-06-03T09:40:00.000-07:002016-12-25T03:45:26.834-08:00Christian Dior<div style="line-height: 12.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUxnueJzmY8gAFNws-it3XsnpgNtXxSQ4wSKi1s6hsygdZUUWSMZKFbzPsj4hyxpQ_87jKjAnj3YKmKRUFCa1g3Mbsde8bGl6lc01aYBPD0FliRv0wpnVePNfQ-KfcLqVxGAKGEkV6zWA/s1600/Tailleur+Bar_1947.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUxnueJzmY8gAFNws-it3XsnpgNtXxSQ4wSKi1s6hsygdZUUWSMZKFbzPsj4hyxpQ_87jKjAnj3YKmKRUFCa1g3Mbsde8bGl6lc01aYBPD0FliRv0wpnVePNfQ-KfcLqVxGAKGEkV6zWA/s400/Tailleur+Bar_1947.jpg" width="253" /></a><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; line-height: 12pt;">La Seconda guerra mondiale aveva fermato l’haute couture. Nella Parigi invasa
dai tedeschi molte case di moda avevano chiuso, mentre le esigenze del
conflitto richiedevano di utilizzare il materiale tessile, la lana, il
cotone, il cuoio, il metallo per le uniformi dei soldati al fronte. </span><span class="apple-converted-space" style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; line-height: 12pt;"> </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; line-height: 12pt;">La moda degli anni Quaranta si era
quindi fossilizzata su una linea molto semplice e quasi mascolina, con gonne
al ginocchio, spalle quadrate e tessuti sintetici. Prima del conflitto la Francia era al centro della moda, ma approfittando della difficile situazione, industrie di abbigliamento britanniche e americane avevano dato sensibili segnali d'indipendenza. Alla fine della guerra
bisognava recuperare il terreno perduto, e fu sempre da Parigi che venne l’idea
di una nuova linea che doveva rompere radicalmente col passato. </span></div>
<div style="line-height: 12.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nato nel 1905, Christian
Dior veniva da una famiglia agiata che aveva subito un crollo economico: per
sbarcare il lunario, il giovane aveva aperto un piccolo negozio di
antiquariato, disegnando poi suoi schizzi di moda per il settimanale "Le
Figaro illustré"; in seguito lavorò con Robert Piguet e, dopo la guerra,
con Lucien Lelong e, più occasionalmente, con Pierre Balmain.</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWCwOodv8tUnLiNOubRR1dIFIGa6ghSXecV7YPwA9l_6sthSHiELUsVtVm2640G0YA7TC_E9LzZdU1V0nKFBlYaBklyx02tzX74P-ZAMtpe2oTp2PfHScd7OOGSCKwLSAFUiBvb57OfoQ/s1600/christian+dior_1948.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjWCwOodv8tUnLiNOubRR1dIFIGa6ghSXecV7YPwA9l_6sthSHiELUsVtVm2640G0YA7TC_E9LzZdU1V0nKFBlYaBklyx02tzX74P-ZAMtpe2oTp2PfHScd7OOGSCKwLSAFUiBvb57OfoQ/s320/christian+dior_1948.jpg" width="202" /></a><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Era innamorato
dell'arte e frequentava regolarmente musei e pinacoteche. Nel 1946 si mise in
proprio, aiutato dall’industriale tessile Marcel Boussac che vedeva nelle idee
del coutourier un ottimo affare per le sue aziende tessili; Dior infatti aveva
in mente un’immagine di donna raffinata e romantica, ispirata ai periodi della
“grandeur” francese. Puntò quindi per la sua prima collezione sulla perfezione
del taglio, sul lusso e la quantità dei tessuti, sull’accurata rifinitura dei
particolari e soprattutto sul rimodellamento della figura femminile. <span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div style="line-height: 12.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Per la sua prima sfilata, il coutourier mandò una sua emissaria a New York, per annunciare l'apertura della sua casa di moda, ma la donna fu respinta dai compratori che le dissero che ormai avevano i loro disegnatori. Lei tornò da Dior dicendogli che gli americani non sarebbero venuti. Ma il sarto non si scoraggiò: gli abiti furono preparati in gran segreto e sotto una tensione crescente: il
giorno dell’apertura, fissato il 12 febbraio del 1947, fu presentata agli
invitati una linea battezzata “Corolla”. Alla fine dell'evento, Dior dovette
affacciarsi al balcone del suo atelier per mostrarsi ad una folla di donne
osannanti. Quel giorno i quotidiani parigini erano in sciopero, e la notizia
rimbalzò immediatamente negli Stati Uniti, dove la sfilata fu considerata
talmente innovativa, che i 18 giornalisti americani presenti, si affrettarono a definirla
“New look”. </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"></span></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Aboliti d’un colpo le spalline, le gonne corte, le scarpe
ortopediche, i vestiti esibivano un corpino attillassimo dalla vita molto
sottile, le spalle rotonde e il seno modellato; dai fianchi,</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkh2m6hMiSBKnMQfuewitHC0XRYxzReuL0pQpddUlti7bALODLRbpu-2AjW1MUhKGU6bgPmU2JQx6opksMKyagx8I-BY1f4AczUEmaHos1PYkc41qg4gkmsAD1wtGOQyZEhqAMRnhxmaM/s1600/abito+da+sera+Giunone_1947.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkh2m6hMiSBKnMQfuewitHC0XRYxzReuL0pQpddUlti7bALODLRbpu-2AjW1MUhKGU6bgPmU2JQx6opksMKyagx8I-BY1f4AczUEmaHos1PYkc41qg4gkmsAD1wtGOQyZEhqAMRnhxmaM/s400/abito+da+sera+Giunone_1947.jpg" width="346" /></a></span></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"> diventati
importanti, partiva una gonna tagliata a ruota oppure talmente larga da
sembrare l’immensa corolla di un fiore, e lunga fino al polpaccio. Marcel Boussac era
stato accontentato: le gonne Dior, dall'ampia crinolina in tulle, avevano bisogno di 15 metri di stoffa, mentre per gli abiti da sera ne occorrevano almeno
25. Come per gli vestiti delle bisnonne, Dior non aveva lesinato in accorgimenti
nascosti per ottenere la forma voluta, inserendo un bustino detto guepière, piccoli pouf
sui fianchi e telette rigide, così che la linea apparentemente morbida dei suoi
vestiti era invece frutto di una sapiente costruzione architettonica. Né
trascurava la stiratura dei vestiti che erano modellati con cura a colpi di ferro
caldo. Aveva insomma recuperato l'antica perizia sartoriale del lavoro fatto
interamente a mano. </span></div>
<div style="line-height: 12.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Mentre gli abiti da
giorno erano accollati e con maniche tre quarti, quelli da sera erano romantici
e al tempo stesso provocanti: ampia scollatura senza spalline e schiena
scoperta, gonna immensa lunga fino ai piedi, e sulle spalle <span class="apple-converted-space"> </span>nude una stola o un soprabito a
mantello. I tessuti erano confezionati con un misto di fibre naturali e
sintetiche, spesso nei prediletti colori bianco e nero. Dior si preoccupò anche degli accessori, che diventarono
dettagli obbligatori per la sua nuova moda: guanti lunghi, cappello, borsetta e
scarpe col tacco alto a "spillo", sciarpe portate in cintura, cravatte a fiocco annodate sotto al colletto. In quanto ai gioielli il couturier
riportò in auge i fili di perle, che davano ai suoi vestiti un tocco di altera
raffinatezza. </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQ8UtwqqVXKIrhzmaM5HgmEpGZP7UWpv6WNt0hRe6ZrZZM14cfV3kJ8UNw6FX4pSzL1Vihz9iu61jHUaj2cQ3FvwyLIgNzYQEoLwSbx6aA0TVZWmnsqVjuPm7sj6qdzwgK_28WHYpQ1Kc/s1600/dior_envol.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQ8UtwqqVXKIrhzmaM5HgmEpGZP7UWpv6WNt0hRe6ZrZZM14cfV3kJ8UNw6FX4pSzL1Vihz9iu61jHUaj2cQ3FvwyLIgNzYQEoLwSbx6aA0TVZWmnsqVjuPm7sj6qdzwgK_28WHYpQ1Kc/s400/dior_envol.jpg" width="320" /></a><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Il New look fu accolto contemporaneamente da ovazioni e acerbe
critiche: i suoi detrattori lo accusarono di aver inventato un modo di vestire
antiquato, costoso e anacronistico. Infatti quando Dior si recò in America fu
accolto da una folla di donne infuriate che recavano cartelli con scritte del
tipo : “Bruciate Dior!” “Christian Dior vai a casa”. Tuttavia le accoglienze
positive furono più delle proteste e il coutourier continuò imperterrito nel suo stile, diventando il
vero nume della moda degli anni Cinquanta. Pur facendo abiti
decisamente elitari, non perse di vista mercati più vasti, e nel 1949 aprì a
New York una casa per la vendita di modelli all’ingrosso; aveva intuito che
davanti alla moda si aprivano le immense prospettive economiche della
produzione di serie. Vogue potè dichiarare che le collezioni parigine avevano aumentato il traffico attraverso l'Atlantico, con 250.000 persone che sbarcavano in Francia in una sola estate.</span></div>
<div style="line-height: 12.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSPQHZcz17Bos_p6xGHPvIBrKwA2fF97kBqecspTI16pV25Zjga4PfZGqe9umtsU75zgf5UZvi98NAzBT-B8N-Ivri0LKGe64xuxsLnpYo35spA_rcg4C93bc9brDtle8jPIoCcFFwHrc/s1600/dior_1961_roger_vivier.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSPQHZcz17Bos_p6xGHPvIBrKwA2fF97kBqecspTI16pV25Zjga4PfZGqe9umtsU75zgf5UZvi98NAzBT-B8N-Ivri0LKGe64xuxsLnpYo35spA_rcg4C93bc9brDtle8jPIoCcFFwHrc/s320/dior_1961_roger_vivier.jpg" width="232" /></a></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Dior aveva capito che
per sostenere la propria immagine, la haute couture doveva essa stessa farsi
spettacolo e creare una forte sensazione di attesa: <span class="apple-converted-space"> </span>così, pur restando sostanzialmente
fedele al suo stile, giocò sul clamore che aveva provocato l’allungamento degli
orli delle gonne, sulla sorpresa del pubblico e sui dettagli della sfilata,
provata e riprovata fin nei minimi particolari. </span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Ogni anno fino alla sua morte, lanciò due collezioni stagionali, ognuna delle quali rendevano
completamente superato il guardaroba femminile di qualche mese prima. Le sfilate
presentavano poco meno di 200 modelli, attentamente calibrati tra capi
facilmente vestibili e altri più spettacolari. Le aspettative del pubblico
crescevano e le pagine sui giornali di moda si riempivano di notizie sulla
lunghezza delle sottane. Per immaginare la tensione dell’epoca, bisogna
dimenticare che oggi viviamo di abiti industriali, che l’esercito degli
stilisti si è ormai allargato oltre i confini dell’Europa, che negli anni
Cinquanta i magazzini d’abbigliamento non erano diffusi in modo capillare, <span class="apple-converted-space"> </span>e infine che la moda giovane non si
era ancora imposta alle masse. Le ragazze si vestivano ancora come le loro
mamme e, modello in mano, si recavano dalla sartina per copiare le ultime
tendenze.<span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div style="line-height: 12.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFLE_tGsIClmoUChLHwoR6uJ9A24a-GwopN0T3xtsrykHVQ3k9xZBp0JeSYjMHWeYK3hQ4eVm92t_NnsDIWhplpgcngVSXUS4qjRBzLcZ82JcfdiiCFjWX-mUo8_Yw03mWTTtRujtNCBU/s1600/Envol_1948.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFLE_tGsIClmoUChLHwoR6uJ9A24a-GwopN0T3xtsrykHVQ3k9xZBp0JeSYjMHWeYK3hQ4eVm92t_NnsDIWhplpgcngVSXUS4qjRBzLcZ82JcfdiiCFjWX-mUo8_Yw03mWTTtRujtNCBU/s400/Envol_1948.jpg" width="262" /></a></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nel 1948 Dior lanciò le
linee “Envol” e “zig–zag” disegnate con un’architettura decisamente
asimmetrica. Impose inoltre l’ombrello e le ghette. Le giacche erano enormi piramidi, di lana per il giorno, di faille per la sera. Per l'autunno i cappotti erano abbottonati dietro, e le tasche erano spostate sui fianchi. Nello stesso anno
realizzò il suo primo profumo al mughetto, "Diorissimo", che spruzzava
generosamente sulle poltrone e la moquette del suo atelier. Nel 1949, ormai annoverato
tra i cinque uomini più famosi del mondo, attirava a Parigi circa 25.000
visitatori ad ogni sua collezione: per quell’anno inventò la linee “Trompe
l’oeil” a pannelli intercambiabili, con l'abito che dava la sensazione di movimento senza però avere volume. La linea “Mezzo secolo” invece, puntava su completi morbidi composti da una giacca blusante stretta in vita e da una gonna a matita, così stretta che che aveva bisogno di una taglio dietro perchè le signore potessero camminare. <span class="apple-converted-space"> I cappelli sembravano sfidare le leggi della natura, ed erano appoggiati a lato della testa, mentre l'ombrello era indispensabile per bilanciare le modelle che facevano fatica a sfilare in passerella. </span></span><br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjItFhdBKaVr5m0WA4YgYS3u8xjrDt27p77vgm49TRgmveHqJVECilll1Dtf1kEGY5ZbDRDvTFoaPBaZHbQZvNc8GHgBHb_9u644sTyKjHgOLyHedMI9gyeL2cid0kInbGeQQMek5yazRQ/s1600/dior_linea+verticale.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjItFhdBKaVr5m0WA4YgYS3u8xjrDt27p77vgm49TRgmveHqJVECilll1Dtf1kEGY5ZbDRDvTFoaPBaZHbQZvNc8GHgBHb_9u644sTyKjHgOLyHedMI9gyeL2cid0kInbGeQQMek5yazRQ/s320/dior_linea+verticale.jpg" width="238" /></a><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nel 1950 nacque la linea “Verticale” in cui impose gonne strettissime o plissettate, anche per non
scontentare i fabbricanti di tessuti: dal momento che si trattava di una collezione estiva, Vogue uscì con un articolo in cui dava consigli su come avere belle braccia:"nude come un piatto d'argento o come il muro di una chiesa". La rivista raccomandavano inoltre molta ginnastica e l'uso di fondotinta. Nello stesso autunno </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Dior </span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">presentò la linea “Obliqua”, con corsetti
asimmetrici. Il 1951 fu l’anno delle linee “Ovale” con le spalle arrotondate e
le maniche a raglan: la collezione fu un capolavoro di madame Margherita, prima sarta dell'atelier soprannominata "scultore in miniatura", perché sapeva usare magistralmente il ferro caldo per modellare il tessuto ed armonizzarlo col corpo umano. Le maniche erano del tipo a raglan, mentre per i colletti e cappellini il coutourier si ispirò agli abiti cinesi, imitando i copricapo dei coolie. </span><br />
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Per l'autunno fu la volta della linea “Princesse” con la vita che
stava al suo posto senza essere enfatizzata dalla cintura, ma con una
costruzione che dava l’illusione che fosse appoggiata sotto al seno. <span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div style="line-height: 12.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjB6EbqSAUplvouFrW-VHr7FN7vi6kBM8MXrKo2rQqcB1olUuRxBcXXNs9PA1nQT0ppAxkGKjXG5u27fewuA3dHyzb8dKr7wNelmaTYQ_od4II7RTEZmcT_kH2Z462EC_xr9Kvn9KMGoGc/s1600/Dior5_Linea+H.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjB6EbqSAUplvouFrW-VHr7FN7vi6kBM8MXrKo2rQqcB1olUuRxBcXXNs9PA1nQT0ppAxkGKjXG5u27fewuA3dHyzb8dKr7wNelmaTYQ_od4II7RTEZmcT_kH2Z462EC_xr9Kvn9KMGoGc/s400/Dior5_Linea+H.jpg" width="210" /></a><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Negli anni Cinquanta la Maison Dior
si espanse ulteriormente ed egli stesso si trovò a capo di un impero: dalla
sessantina di dipendenti di cui disponeva nella sua prima casa di moda in rue
Montaigne, aveva ormai più di mille collaboratori. Nel frattempo, la speranza
che dopo la guerra si potesse vivere in un mondo migliore stava svanendo: il
conflitto in Corea, la guerra fredda, la Cortina di ferro, stavano preoccupando l'opinione pubblica, mentre l’entusiasmo <span class="apple-converted-space"> </span>che aveva portato alla creazione del
New look si andava stemperando, al punto che gli abiti di lusso di Dior
sembrarono anacronistici. Probabilmente per questo, le linee successive furono
più sobrie e disciplinate, ed egli stesso affermò che la moda doveva acquistare
più discrezione. <span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div style="line-height: 12.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nel 1952, rimanendo fedele
alle idee base del new look, Dior accorciò gli orli della gonna di 40/45 centimetri da terra: per quei tempi era un evento da prima pagina, che fece discutere tutti gli appassionati di moda. La nuova linea era a cupola, ossia con la gonna a barile, che per la sera spostava la parte rigonfia sul retro, con un evidente richiamo alla moda ottocentesca della tournoure. Nell'autunno del 1954 presentò la
controversa linea H ispirandosi ai corsetti Tudor che spingevano in alto il
seno. Si stava intanto aprendo un vivace dibattito con Coco Chanel che aveva
appena riaperto la sua Maison e di lui diceva caustica: “addobba delle
poltrone, non veste delle donne: l’eleganza è ridurre il tutto alla più chic,
costosa, raffinata povertà”; e ancora: “La moda è diventata assurda, i
couturier hanno dimenticato che ci sono delle donne dentro ai vestiti. </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7lFO_c9DYf-5gtdQL3bD9noUJkc2ydvclSPz3AO80SSfaD42QxMy5xZpq3aFPtUUgnfESoiMfkE2tDnHUwD6QbQdwWN5mRQXHZkq7fSDk8Yabqx80SPLdLUNRHAcn7OOlD8BO68klQgE/s1600/Linea+A_1955.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="306" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7lFO_c9DYf-5gtdQL3bD9noUJkc2ydvclSPz3AO80SSfaD42QxMy5xZpq3aFPtUUgnfESoiMfkE2tDnHUwD6QbQdwWN5mRQXHZkq7fSDk8Yabqx80SPLdLUNRHAcn7OOlD8BO68klQgE/s320/Linea+A_1955.jpg" width="320" /></a></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">La
maggior parte delle donne si veste per gli uomini e desidera essere ammirata.
Ma devono anche sapersi muovere, salire su un’automobile senza strappare le
cuciture!”. I due sarti erano agli antipodi tuttavia Chanel non aveva torto.
Dior ne prese atto e sempre ispirandosi alle lettere dell’alfabeto, inventò nel
1955 le linee A ed Y. La prima, che rivoluzionò la moda anticipando la linea a
Sacco, aveva giacche tagliate sotto l’attaccatura della coscia o vestiti
disegnati in modo da dare l’idea della prima lettera dell’alfabeto. Uno dei
motivi dominanti di quel periodo, furono i grandi colli a V e le stole immense.
Nelle ultime collezioni il couturier si andò staccando dai modelli molto
attillati e non a caso le sue ultime proposte, basate sulla ricerca tematica
del caftano e sull’abito-camicia morbidamente appoggiato ai fianchi, furono
soprannominate “Libere” o a “Fuseau”.</span></div>
<div style="line-height: 12.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Nel 1957, anno della sua
ultima sfilata, Dior morì improvvisamente al Gran Hotel La pace di Montecatini
dopo una partita di canasta. Nel 1958 Yves Saint Laurent, che da tre anni ne
era diventato l’aiutante, prese in mano l’attività della Maison lanciando la
linea Trapezio, che ebbe enorme successo. Dopo Saint Laurent, l’attività fu
continuata da Marc Bohan, Gianfranco Ferrè e John Galliano.<span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-line-height-alt: 12.0pt; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="line-height: 12.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;">Bibliografia: <o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 12.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;">B. Keenan, Dior in
Vogue, Condé Nast ed. 1981<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 12.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;">E. Morini, Storia della
moda. <span class="apple-converted-space"> </span>XVIII – XX secolo,
Skira, Milano, 2006<o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 12.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif; font-size: x-small;">Guido Vergani,
Dizionario della moda, Baldini Castoldi Dali, milano, 2010</span><span style="font-size: 13.5pt;"><o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13294239755795965756noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2197302708971132781.post-77064381710731298242013-06-03T06:52:00.000-07:002016-12-25T03:46:05.666-08:00I blue jeans<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3tuGul7lzcKIPCFAhAaGKPFQEnXpGD-w5mq20F3wIKoMO-92-ouMCo1Eerw5BbYOc31T7A8J4dHf6S-Xc7C0N1O1yfjD_lAhkbeu3r_mcZgYSbg1E2JF7IMRU17OWLUgt3hMIditEMAU/s1600/levi+strauss+jeans.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="258" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3tuGul7lzcKIPCFAhAaGKPFQEnXpGD-w5mq20F3wIKoMO-92-ouMCo1Eerw5BbYOc31T7A8J4dHf6S-Xc7C0N1O1yfjD_lAhkbeu3r_mcZgYSbg1E2JF7IMRU17OWLUgt3hMIditEMAU/s400/levi+strauss+jeans.jpg" width="400" /></a></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">I blue jeans iniziarono la loro lunga storia nella zona di Genova, dove un'antica e consolidata tradizione tessile,che si basava sull'esportazione di manufatti liguri, costituiva una voce importante dell'economia locale. La parola jean deriva probabilmente dal francese Jean, e sta per "serge de Nimes", un tessuto pesante creato nel XVIII secolo. Blue jeans invece, è termine inglese che fa riferimento al "bleu de Genes", ossia blu di Genova. Gia nel XVI secolo tuttavia, nella città piemontese di Chieri, si produceva un fustagno blu che serviva a confezionare sacchi che dovevano coprire le merci portuali. I mercanti inglesi che facevano sosta nel porto, apprezzarono in modo particolare questa stoffa ligure, di discreta qualità e di modico prezzo. Il tessuto era colorato in blu con la pianta dell'indaco, conosciuta volgarmente col nome di guado.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Nel 1853, un commerciante ebreo di origine bavarese, Levi Strauss, aprì a San Francisco un emporio che vendeva oggetti utili agli avventurieri impegnati nella corsa all'oro. Cominciò a confezionare anche abiti da lavoro, utilizzando tessuto per tende, che tuttavia si dimostrò poco resistente. </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhk3suI54mctTx0Lhp6mwQEf_NvCkiaJEJPhYUozxtHON0uc3yZe3VV0LtNHWnX9RA0h1En8yPEzO88NqHrcZ6VYRLGjEkDod-N3kIe7D3R_ATlXfZMDqNfV8c_waCcEHhyPlx_PAlKrg/s1600/Levis_Archive_jeans1-800x450.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhk3suI54mctTx0Lhp6mwQEf_NvCkiaJEJPhYUozxtHON0uc3yZe3VV0LtNHWnX9RA0h1En8yPEzO88NqHrcZ6VYRLGjEkDod-N3kIe7D3R_ATlXfZMDqNfV8c_waCcEHhyPlx_PAlKrg/s320/Levis_Archive_jeans1-800x450.jpg" width="320" /></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Alla ricerca di un materiale più idoneo e robusto, Strauss iniziò a utilizzare il denim, con l'idea di approfittare della sempre maggior richiesta di abiti da lavoro nelle miniere, di coperture per i conestoga, ossia i carri dei pionieri, nonché di vele. Uno dei suoi clienti, il sarto Jacob Davis, diventò suo socio: i due idearono insieme il primo vestito in jeans denim, inventando anche con grande successo la salopette. Gli abiti da loro creati avevano le doppie cuciture e molte tasche rinforzate da rivetti di rame, che ne diventeranno uno degli elementi caratteristici. Nel 1873 Strauss e Davis decisero di brevettare il loro tessuto.</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2rRb02cgunWwZzwAgUgzlQYS_WFx4jcnzzfXM0MUdB9o4LeriBprrM2Uvm29qIyMhiQzWpVKqLJKVgMSj5zojSHTXHZoE8b6BIOgpjzyMeZxR9dQoCn2kT4iPUU1LhIn430zVnWFO9a4/s1600/Garibaldi.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="257" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2rRb02cgunWwZzwAgUgzlQYS_WFx4jcnzzfXM0MUdB9o4LeriBprrM2Uvm29qIyMhiQzWpVKqLJKVgMSj5zojSHTXHZoE8b6BIOgpjzyMeZxR9dQoCn2kT4iPUU1LhIn430zVnWFO9a4/s320/Garibaldi.jpg" width="320" /></a></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">I "genovesi" piacquero anche a Giuseppe Garibaldi, che li indossò assieme a molti dei suoi garibaldini durante lo sbarco dei Mille a Marsala. Oggi quei pantaloni sono conservati al Museo centrale del Risorgimento al Vittoriano.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Negli anni Cinquanta i jeans fecero il loro ingresso dirompente sugli schermi di Hollywood: nel film "Il selvaggio", Marlon Brando li accompagnava a un giubbotto di pelle nera, noto da noi come "chiodo". A cavallo di una Triumph Thunerbird 6T, l'attore impersonava il malessere giovanile di quegli anni, che si sfogava con comportamenti spacconi e aggressivi. Nel film "La valle dell'Eden" James Dean portava camicia denim e jeans, traducendo la frustrazione e al contempo la voglia di arrivare dei ragazzi americani. </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"></span></div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgBSg3JP1ogUE-3Mq04Ef7L2F2zZ7NWvQs7Etnnyb0ABsv6p7ochPh1zMyznM07Y_w3Bjt6XWcOEEmevPoX-CiX8H5Xw8ONcHOMLe1Z4dmGlnrWgU56x0xCiatoHJcB7vZRipCn23u5Q4U/s1600/Marlon-Brando-Il-selvaggio-1954.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgBSg3JP1ogUE-3Mq04Ef7L2F2zZ7NWvQs7Etnnyb0ABsv6p7ochPh1zMyznM07Y_w3Bjt6XWcOEEmevPoX-CiX8H5Xw8ONcHOMLe1Z4dmGlnrWgU56x0xCiatoHJcB7vZRipCn23u5Q4U/s400/Marlon-Brando-Il-selvaggio-1954.jpg" width="320" /></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Grazie a questi film, i jeans cominciarono ad essere conosciuti oltre oceano, anche se in Europa chi li portava veniva vituperato come un pericoloso teppistello. Il successo mondiale arrivò negli anni Sessanta con la musica rock, quando le band che affollavano stadi e piazze li adottarono assieme a t-shirt coloratissime. Nel 1969 a Woodstock, si tenne il primo festival "di pace, musica e amore", a cui parteciparono migliaia di giovani che indossavano i mitici pantaloni blu; per loro il jeans era una sorta di seconda pelle alternativa alla nudità.Durante la contestazione giovanile degli stessi anni, i manifestanti del Maggio francese portavano i jeans. </span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">L'indumento era in piena contraddizione con le idee comuniste che provenivano dai paesi del Soviet, in cui questi pantaloni erano proibiti e contrabbandati e dove i componenti di un gruppo rock, furono addirittura messi in carcere, perché i jeans esprimevano sentimenti "antirivoluzionari". Oltre la cortina di ferro non si scherzava, ma non per questo il potere riuscì a fermare il successo dei jeans. Chi andava in Russia negli stessi anni, scambiava jeans in cambio di oggetti d'arte infinitamente più preziosi come le icone bizantine. </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"></span></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Nella Cina di Mao, era stata invece imposta la grigia uniforme del regime, mentre durante la Rivoluzione culturale, era molto pericoloso indossare i pantaloni che tanto successo avevano avuto nei paesi dei bianchi.</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Per la Russia, i jeans erano talmente innovativi e rivoluzionari, che si può dire che la loro diffusione abbia fatto molto, dal punto di vista culturale, per la caduta del muro di Berlino. Finito il comunismo infatti, i pantaloni occidentali si affermarono alla luce del sole, e fu addirittura inventato il modello Perestroika in onore di MIchail Gorbiaciof.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Nel 1923 in Turchia, il generale e dittatore Ataturk, aveva imposto una radicale modernizzazione, introducendo leggi laiche che si ispiravano addirittura a quelle svizzere. Ataturk abolì qualsiasi abito tradizionale, vietò il velo islamico, introdusse perfino la parità dei sessi, il suffragio universale, e il calendario gregoriano. La Turchia si trasformò quindi in un paese moderno permettendo così la diffusione dei jeans occidentali; alla fine degli anni Novanta tuttavia, le spinte integraliste hanno portato al ritorno del burka e della veste lunga per le donne, accusate di scoprirsi troppo e di indossare abiti maschili.</span><br />
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</div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjK2a8B1MhJDZhLFgx6yKn0muOayglEBqlW6kdUvEM7RXFEidges-J5o6b2jbgUUaWmLR4xv7FPSM9JBYbB_Cy6xRzSAVgX0Z10fKNG_8-WO-SnZ4ipSZF2Vbt2khhhQsqvS5L77EwhUag/s1600/jesus-chi-mi-ama-mi-segua.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjK2a8B1MhJDZhLFgx6yKn0muOayglEBqlW6kdUvEM7RXFEidges-J5o6b2jbgUUaWmLR4xv7FPSM9JBYbB_Cy6xRzSAVgX0Z10fKNG_8-WO-SnZ4ipSZF2Vbt2khhhQsqvS5L77EwhUag/s400/jesus-chi-mi-ama-mi-segua.jpg" width="300" /></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Intanto, sull'onda delle aspirazioni spirituali e della voglia di misticismo dei "figli dei fiori", nacquero marchi il cui nome si rifaceva provocatoriamente al Vangelo: il primo jeans italiano, prodotto a partire dal 1971, si chiamava infatti Jesus. Protagonista di dirompenti campagne pubblicitarie affidate a Oliviero Toscani ed Emanuele Pirella, Jesus comparve sui manifesti con un'immagine che raffigurava un personaggio dal sesso dubbio, che esibiva pantaloni sbottonati fin quasi ai peli pubici, sottolineato dallo slogan "non avrai altro jeans all'infuori di me". Ancor più celebre fu la campagna lanciata poco tempo dopo, che mostrava le provocanti natiche della modella Donna Jordan, solo parzialmente coperte da jean cortissimi e succinti. </span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Le polemiche non si contarono, da quelle dell'Osservatore romano" alla critica molto più celebre di Pier Paolo Pasolini, pubblicata sul Corriere della sera col titolo "Il folle slogan dei jeans Jesus".</span> <span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">"Non c'è da stupirsi: la Chiesa non può reagire" - afferma Pasolini - perché ha stretto con la borghesia un'alleanza suicida, un patto col diavolo ben peggiore del modus vivendi trovato col Fascismo, regime che non l'aveva neppur scalfita". Lo scrittore continua poi sottolineando il cinismo che macchia per l'ennesima volta la storia della Chiesa, mentre il nuovo spirito della seconda rivoluzione industriale avanza, accompagnato da un'universale mutazione dei valori storici e dall'edonismo proposto come nuova religione.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Come affermò Pasolini, l'industria si era impadronita e aveva commercializzato i nuovi ideali giovanili di libertà ed uguaglianza: un altro lancio pubblicitario, mostrava una camicia in denim con uno spazzolino da denti nel taschino, come a dire "solo questo ti basta per andare dove vuoi"; sempre verso la fine degli anni Settanta inoltre, le rivendicazioni femministe di parità tra i sessi, indussero le imprese a inventare completi jeans unisex, pantaloni, camicia e cappello compresi.</span><br />
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"></span></div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUluwWmeVohpnSnrSi59-B7h5CffvrxPOtdZYA66SUtLPeeuQqfKB5UDZFRlGwa2l-Ueu1Ml7t4rgMk10Yh8JSfVUiHaHlWvumLoQbXIfDmOzux0yvpXzNBd8ci1jEbDWIstbt1rY66Y0/s1600/Jeans+strappati.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUluwWmeVohpnSnrSi59-B7h5CffvrxPOtdZYA66SUtLPeeuQqfKB5UDZFRlGwa2l-Ueu1Ml7t4rgMk10Yh8JSfVUiHaHlWvumLoQbXIfDmOzux0yvpXzNBd8ci1jEbDWIstbt1rY66Y0/s400/Jeans+strappati.JPG" width="320" /></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Dagli anni Ottanta, con l'avvento del Made in Italy, il jeans entrò a far parte delle collezioni dei principali stilisti: da Giorgio Armani a Gianni Versace, da Gianfranco Ferrè a Dolce e Gabbana. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"> </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">I modelli si erano andati moltiplicando: tra i più famosi i jeans a zampa d'elefante che, </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">alla fine degli anni Sessanta,</span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"> </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">avevano ripreso i vecchi pantaloni marinareschi.</span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"> </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Dopo la contestazione i celebri pantaloni, che ormai si compravano anche a poco prezzo nei mercatini, dovevano essere sdruciti, mentre le ragazze li portavano con applicazioni di fiori e ricami. Nell'epoca della cosiddetta "liberazione sessuale" invece, i maschi si scolorirono appositamente il tessuto all'altezza del pube. Alla fine del secolo scorso andarono di moda jeans talmente lunghi da essere calpestati e sfilacciati dalle scarpe; si continuò poi con modelli a sigaretta e di vari colori, dal bianco, al grigio, al rosso, al rosa. In seguito si spostò il cavallo sopra la vita o all'altezza delle ginocchia, con la cintura talmente bassa da mostrare le mutande o addirittura le natiche. Da qualche anno infine, costosissimi jeans di marca sono realizzati in tessuto "delavé" e tagliuzzati ad arte. Chi non può permetterseli si arrangia con una lametta casalinga. </span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Nel novembre 2004, Genova commemorò il suo primato storico su questi pantaloni, esponendo nel porto antico un modello alto 18 metri e confezionato con seicento paia di vecchi jeans.</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: x-small;">Link:</span><br />
<a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Blue-jeans" style="line-height: 14pt;">http://it.wikipedia.org/wiki/Blue-jeans</a><a href="http://ilsognodiunacosa.wordpress.com/2010/12/19/il-folle-slogan-dei-jeans-jesus-17-maggio-1973/">://</a><br />
<a href="http://ilsognodiunacosa.wordpress.com/2010/12/19/il-folle-slogan-dei-jeans-jesus-17-maggio-1973/">ilsognodiunacosa.wordpress.com/2010/12/19/il-folle-slogan-dei-jeans-jesus-17-maggio-1973/</a><br />
<div class="MsoNormal" style="background: white; line-height: 14.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-line-height-rule: exactly;">
<br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13294239755795965756noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2197302708971132781.post-67534334673671973772013-05-26T09:10:00.000-07:002016-12-25T03:46:05.654-08:00I secoli d'oro della parrucca<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-line-height-alt: 1.15pt; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRILVSoOE8qRhsI0QUPu33I6br6rUVrkJjCVBeTZsdgd7QPXZN-zhjm4u6Ecz-BB-E84EmHFi0D75YcPjJe0qbo3anuyToKsEwfoVQjJSTT2KY_FU8lmWa82VytTaG8Vn8yxu1YFTa_Ks/s1600/Louis_XIII_%2528de_Champaigne%2529.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRILVSoOE8qRhsI0QUPu33I6br6rUVrkJjCVBeTZsdgd7QPXZN-zhjm4u6Ecz-BB-E84EmHFi0D75YcPjJe0qbo3anuyToKsEwfoVQjJSTT2KY_FU8lmWa82VytTaG8Vn8yxu1YFTa_Ks/s400/Louis_XIII_%2528de_Champaigne%2529.jpg" width="332" /></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Anticamente la
parrucca non aveva le connotazioni ridicole che molti oggi le attribuiscono, ma
era un accessorio indossato fino dall’antico Egitto da uomini e donne, non
necessariamente per compensare la perdita dei capelli, ma principalmente come
segno di status. In Europa ebbe il suo massimo splendore nei secoli XVII e
XVIII, quando trionfarono Barocco e Rococò: due stili fastosi e teatrali, in
cui la parrucca – nella sua evidente finzione -
si trovava perfettamente a suo agio tra
stucchi, marmi e decorazioni. <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-line-height-alt: 1.15pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">La moda iniziò durante
la Guerra dei Trent’anni, durata dal 1618 al 1648, che determinò un netto
cambiamento del vestire maschile. A partire dagli anni Trenta del Seicento
infatti, tutti gli uomini predilessero abiti in stile militaresco, portando con
pose spavalde cinturoni, lunghe spade, pesanti stivali in cuoio. Trionfò la
mascolinità bellicosa, e si voleva a tutti i costi esibire un rude aspetto
guerresco, oltre che nel vestito anche nell’abbondante peluria, segno evidente
di virilità. Parecchi aneddoti raccontano come la parrucca sia entrata nelle
case reali e da qui abbracciata da quasi tutta la popolazione che - dati i
costi - se la poteva permettere; le
parrucche più care erano infatti fabbricate con capelli veri, solitamente di
contadine e meglio se biondi, mentre la gente più modesta doveva accontentarsi
di peli di pecora e capra, crine di cavallo o coda di bue. </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidgd_UkCndshe_wbo_XnX-_SzQABHUSa_kM1plhAkiiI6XS1zHn93DfdM6fYKkZEGIONfQTLU-Uk9ih8zRgbyTprrsoUecOetOgfh5dlUpoI1HKhbUR1yfhWJ3JBPRRZtpsSh3ji9WMyo/s1600/Le+Brun_Louis-XIV.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidgd_UkCndshe_wbo_XnX-_SzQABHUSa_kM1plhAkiiI6XS1zHn93DfdM6fYKkZEGIONfQTLU-Uk9ih8zRgbyTprrsoUecOetOgfh5dlUpoI1HKhbUR1yfhWJ3JBPRRZtpsSh3ji9WMyo/s400/Le+Brun_Louis-XIV.jpg" width="313" /></a></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Nel Seicento e nel
Settecento la Francia era considerata il centro del buon gusto europeo e sembra
che sia stato proprio un monarca francese, Luigi XIII, a favorire l'uso delle parrucche per
nascondere la precoce calvizie causata da una malattia. Il suo successore Luigi
XIV, il Re Sole (1638 – 1715) portò quest’accessorio alla sua apoteosi. Nel
1655 il sovrano concesse la licenza di aprire bottega a 48 fabbricanti parigini
di parrucche, che entro qualche anno cambiarono denominazione professionale: da
volgari “parruccai”, diventarono eleganti “coiffeur”. Questa categoria fu fra
l’altro una delle poche a salvarsi dal
Terrore durante la Rivoluzione francese. Lo Huizinga, nel suo "Homo ludens", definisce giustamente la parrucca come "la cosa più barocca di tutto il barocco". Da semplice accessorio per coprire la perdita di capelli, essa si trasformò in una monumentale torre di riccioli, con due bande che scendevano sul torace e
un’altra dietro la schiena. Il peso eccessivo la rendeva molto scomoda da
indossare, per cui la si portava solo a corte, mentre nel privato di preferiva indossare una ben più comoda berretta. La circonferenza della parrucca impediva l’uso del
cappello, che si metteva semplicemente sotto braccio; altra bizzarria era la "linda" ossia una frangetta di capelli naturali e di colore diverso, che spuntava sulla fronte. Tuttavia oltre agli
svantaggi, essa aveva vantaggi fisici e soprattutto psicologici non
trascurabili: indossata sul cranio rasato, favoriva una maggior pulizia in
un’epoca in cui pullulavano cimici e pidocchi. Inoltre rialzando la statura,
dava alla figura maschile un senso di imponenza regale che aumentava il prestigio
dell’individuo. Di colore nero all'inizio, verso la fine del Seicento diventò bianca e fu cosparsa di cipria. </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"></span></div>
</div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-line-height-alt: 1.15pt; text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhY__Bh2pg_Jj8vZNBSovzBY_SJ8s9BT3x4_XiQZOa5kZMwoKRM3SSPvdX5k3nTkKi2zF_xYXA8JsJnqQkgicjk0ScgmgjZQrXyPVmqAggL1N6jLsQssffLuCI_O_Wmmbfvjl3udaS6emM/s1600/Ex-voto_a_sainte-genevieve_-Detail-Largilliere.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhY__Bh2pg_Jj8vZNBSovzBY_SJ8s9BT3x4_XiQZOa5kZMwoKRM3SSPvdX5k3nTkKi2zF_xYXA8JsJnqQkgicjk0ScgmgjZQrXyPVmqAggL1N6jLsQssffLuCI_O_Wmmbfvjl3udaS6emM/s400/Ex-voto_a_sainte-genevieve_-Detail-Largilliere.jpg" width="291" /></a></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Al suo apparire in Italia la parrucca sollevò polemiche e discussioni e causò l'intervento della legge: di ritorno da un’ambasceria a Parigi, il veneziano Conte Scipione
Vinciguerra di Collalto, la esibì per primo durante una passeggiata sul liston,
in piazza San Marco. Ma la rivoluzionaria novità non piacque al Gran consiglio,
che nel 1688, si affrettò a proibirne l’uso a tutti i magistrati nel pieno
delle loro funzioni pubbliche. Il doge Erizzo invece, giunse al punto di
diseredare suo figlio che aveva osato indossarla.<o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-line-height-alt: 1.15pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Durante il Settecento
fino alla Rivoluzione francese, la moda della parrucca continuò a contagiare
gli uomini e successivamente le donne e
i bambini. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Chi poteva permettersi il parrucchiere personale era esigentissimo: Vittorio Alfieri racconta di aver lanciato un candeliere contro il domestico che gli aveva inavvertitamente tirato una ciocca di capelli.</span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"> </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"> Particolarità del periodo fu
l’uso pressoché universale di imbiancarla cospargendola di cipria solitamente
composta di polvere di riso. Un servitore la soffiava sul paziente in un
apposito stanzino polverizzandola con un piccolo mantice, mentre il volto e il
corpo erano protetti con un accappatoio e un cono che copriva la faccia. Oltre al riso si usavano l’amido
mescolato con polvere profumata, e per quelli che non se lo potevano permettere,
calcina, gesso, legno tarlato, osso bruciato, il tutto passato con cura al
setaccio. Il principe Francesco I di Modena invece, si faceva spruzzare polvere
d’oro in testa.</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibmOPq2ZMpAOp73gfzAiSuBHBh6HMyuO-GQGZSe-Sjixv2E5tlSgV4g9kmKKUcO2YVt0ozB2pA6q3IL88LAipc40RBZ2Xkm-81SX5LLIh6hlrOMFGZ71asSdVrUEc1EHqGvaYC6qIOzEs/s1600/Maurice+Quentin+de+La+Tour_autoritratto.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEibmOPq2ZMpAOp73gfzAiSuBHBh6HMyuO-GQGZSe-Sjixv2E5tlSgV4g9kmKKUcO2YVt0ozB2pA6q3IL88LAipc40RBZ2Xkm-81SX5LLIh6hlrOMFGZ71asSdVrUEc1EHqGvaYC6qIOzEs/s320/Maurice+Quentin+de+La+Tour_autoritratto.jpg" width="258" /></a></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">L'uso della parrucca diventò generale, al punto che non fu più possibile vietarla, mentre a Venezia
gli Inquisitori, non potendo proibirla, cominciarono a tassarla.</span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-line-height-alt: 1.15pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Più frequente per l’uomo che per la donna, la parrucca serviva a coprire
teste pelate vuoi dall'età, vuoi da qualche malattia che causava la caduta dei
capelli come il vaiolo, allora piuttosto diffuso. Nel primo ventennio del
Settecento si portarono ancora i parrucconi lanciati da Luigi XIV; in seguito la
parrucca si ridusse, e fu fondamentale portarla dello stesso colore delle
ciglia. Nel 1730 si diffuse </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">la “parrucca a groppi”, che terminava con due nodini
di capelli. Tuttavia la tipica parrucca maschile settecentesca, di moda
soprattutto verso la metà del secolo aveva un ciuffo alto e arricciato sulla
fronte, riccioli sulle orecchie e un codino avvolto in un sacchetto di seta
nera. Ma i modelli erano molti di più e furono illustrati nelle enciclopedie
per pettinarsi. I capelli erano impomatati, e poi arricciati con una specie di
permanente avanti lettera, bolliti e infine cuciti a una reticella e fermati da
nastri nascosti. I parrucchieri, che facevano anche i barbieri, avevano
botteghe elegantissime piene di specchi e dorature. Andare dal parrucchiere
alla moda diventò sinonimo di eleganza: Monsieur Galibert, soprannominato “Il
sultano” aveva il negozio in piazza San Marco, con numerosi aiutanti e garzoni,
e si faceva pagar salato.</span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-line-height-alt: 1.15pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Attorno al 1780 si cambiò modello, introducendo due rigidi boccoli
laterali; infine le acconciature si portarono molto gonfie e spolverate con
cipria grigia.</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"></span></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"> <o:p></o:p></span></div>
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-line-height-alt: 1.15pt; text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhULQ5vAc60eQjmptQmh8_76HIQHzyDOm-zPGCyyQQ5s7O_66GPaM0DeauC32xnAxUlt7K4JyX6tdq12Xl7qT8SJvcUwf2AlBpJHhop8qxKsce7L2EvTOzuHzNvdM-NK-5bYObn-hhdQeM/s1600/maria+antonietta.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhULQ5vAc60eQjmptQmh8_76HIQHzyDOm-zPGCyyQQ5s7O_66GPaM0DeauC32xnAxUlt7K4JyX6tdq12Xl7qT8SJvcUwf2AlBpJHhop8qxKsce7L2EvTOzuHzNvdM-NK-5bYObn-hhdQeM/s400/maria+antonietta.jpg" width="311" /></a></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Le donne si accostarono a questo accessorio con un certo ritardo. Una sera Leonard, il parrucchiere
personale di Maria Antonietta d’Austria, moglie di Luigi XVI di Borbone e re di
Francia, acconciò la regina con capelli rialzati artificiosamente più di mezzo
metro sul capo, frammischiandoli con sciarpe di velo. Questa acconciatura, </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">detta pouf o tuppè,</span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"> fu di moda dal 1770 per circa
10 anni. Le donne europee impazzirono per la nuova foggia: Carolina Maria d’Austria, regina di Napoli,
chiese ed ottenne che Leonard venisse di persona, nella convinzioni che i
parrucchieri della città non possedessero la sua abilità. </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"> </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Il tuppè era una vera e propria parrucca,
fatta solo in parte coi propri capelli; </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"> </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">aveva un’armatura nascosta di filo metallico
ed era imbottito da un cuscinetto di crine. Era scomodo e malsano, sia perché
portato su capelli non lavati ma tenuti in piega da oli e pomate profumati, sia
perché attirava inevitabilmente ogni tipo di parassita. Ma l’aspetto più
sconcertante erano le incredibili decorazioni che vi venivano appoggiate sopra.</span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"> </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">La fantasia non aveva
limiti: palme, pappagalli, ghirlande d’amore, scale a chiocciola di pietre
preziose, navi con le vele al vento spiegate (à la belle poule). Nomi e
nomignoli francesi distinguevano i diversi modelli: à la monte du ciel, di
altezza vertiginosa, </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">alla cancelliera, alla flora, piena di fiori, al vezzo di perle (ovviamente circondata da giri di perle) à la Turque, à le Figaro, à piramide. Famosi erano i</span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"> "pouf au sentiment", letteralmente "sgabello dei sentimenti" in cui la parrucca, considerata come una sorta di altarino, in cui si metteva in mostra ciò che si amava: così chi si sentiva vicino alla natura poneva sulla testa fiori, piante frutta e animaletti imbalsamati, chi pensava alla famiglia sfoggiava i ritratti del marito e dei figli, chi era legato alla patria esponeva orgogliosamente coccarde tricolori. </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjIJwqjWSSnKs0G9qzgLJC16oObFj5LoBJxpbrehRuBRpJPuyhL34oWER12RryuTR7fdGXawT5qy0PJ-kn0MSVsoCZdJBEba00uNsQI8RK2Vkv6_7hjfoDppDTXfClN86DNJwTLF2wwV-4/s1600/Pouf+%25C3%25A0+la+indipendence.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjIJwqjWSSnKs0G9qzgLJC16oObFj5LoBJxpbrehRuBRpJPuyhL34oWER12RryuTR7fdGXawT5qy0PJ-kn0MSVsoCZdJBEba00uNsQI8RK2Vkv6_7hjfoDppDTXfClN86DNJwTLF2wwV-4/s400/Pouf+%25C3%25A0+la+indipendence.jpg" width="270" /></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">L’acconciatura fu studiata per meravigliare gli
altri, sfruttando persino la cronaca del giorno e la manifestazione dei propri
sentimenti pur di attrarre teatralmente l’attenzione. Per fare un esempio,
quando i fratelli Montgolfier nel 1783 alzarono per la prima volta su Parigi </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">il primo pallone aerostatico, la
moda inventò la “parrucca alla mongolfiera”. Nel frattempo l’altezza di
queste curiose acconciature aumentò sempre di più, fino a raggiungere il metro,
al punto che si diceva che una signora alla moda non riuscisse ad entrare in
carrozza se non in ginocchio. La satira e le caricature fiorirono e un
disegnatore rappresentò una dama con una parrucca talmente alta che era
necessario sorreggerla con una sorta di forcone di legno.</span></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">I parrucchieri
ovviamente beneficiarono della moda del tuppè. Particolarmente apprezzati erano
quelli francesi, in Italia chiamati “Monsù”, da “Monsieur”, il fratello del re
di Francia. Solitamente uomini, frequentavano anche le abitazioni ed erano
ammessi nella stanza più intima della signora, il boudoir. Venivano quindi a
conoscenza di tutti i segreti e i pettegolezzi, e non di rado facevano da tramite
a tresche amorose. Oltre ai parrucchieri c’erano anche le pettinatrici, dette a Venezia "conzateste", seppur di minore importanza dei loro colleghi maschi. </span><br />
<div style="margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-line-height-alt: 1.15pt; text-align: justify;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Con la Rivoluzione francese, la parrucca scomparve, almeno in Francia. Era uno dei simboli dell'odiata aristocrazia, e uscire coi capelli incipriati era rischioso, perché si poteva finire sulla ghigliottina. Nel resto d'Europa rimase ancora per poco tempo, per trasferirsi poi sulla testa dei valletti. Solo i reazionari più accaniti continuarono a portarla, guadagnandosi il soprannome di "codino".</span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span>
<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: 12.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Bibliografia:</span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 12.0pt; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm; mso-line-height-rule: exactly;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Rosita Levi Pizetsky: Storia del costume in
Italia, Volume IV, Istituto editoriale italiano, Milano, 1967</span></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Massimo e Costanza Baldini: L’arte della
coiffure, i parrucchieri, la moda, i pittori, Ed. Armando, Roma 2006</span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13294239755795965756noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2197302708971132781.post-73352724586605248772013-05-20T07:07:00.001-07:002016-12-25T03:46:05.660-08:00La libera moda neoclassica femminile<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Durante la rivoluzione francese, e precisamente l'8 Brumaio anno II, corrispondente al 29 ottobre 1793, la Convenzione emise un decreto che recitava così: "Nessuna persona dell'uno o dell'altro sesso, potrà costringere alcun cittadino o cittadina a vestirsi in modo particolare, sotto pena di essere trattata come sospetta, o perseguita come perturbatrice della pubblica quiete; ognuno è libero di portare l'abito o gli accessori che preferisce." </span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">L'editto era rivoluzionario, perché si opponeva in modo radicale alle leggi Suntuarie, ossia quel corpo giuridico che limitava o vietava di portare indumenti che non fossero relativi alla propria classe sociale, aumentando l'enorme distanza che separava le classi medie o povere da quelle ricche e privilegiate dell'aristocrazia e del clero.</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbLn7uz0sbvutfi6G5K3TQqXTOAcFnqTYFuPKLeVC_tuHlw6APeX3Q2rwEyxdNb6tqWmE4VTrCyuS-oEfrSMWpEM8R0WxlkL-QS29sDovR8LcjyxjQFkmf3Gx_9jrXHn1dqoz2WXVXOcE/s1600/david_madame+de+Verninac.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbLn7uz0sbvutfi6G5K3TQqXTOAcFnqTYFuPKLeVC_tuHlw6APeX3Q2rwEyxdNb6tqWmE4VTrCyuS-oEfrSMWpEM8R0WxlkL-QS29sDovR8LcjyxjQFkmf3Gx_9jrXHn1dqoz2WXVXOcE/s400/david_madame+de+Verninac.jpg" width="301" /></a></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Fra tutte le ingiustizie questa era particolarmente odiosa, perché rendeva immediatamente riconoscibile chi non apparteneva alla nobiltà. I</span><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">l 5 maggio 1789, all'apertura degli Stati generali, i borghesi, che appartenevano al terzo stato, si presentarono in abito nero - obbligatorio per la loro classe - e cravatta bianca, a fronte dell'aristocrazia addobbata con estremo sfarzo e colori brillanti. Il drammatico contrasto, invece di creare un clima di umiliazione, provocò l'effetto opposto, e i semplici abiti scuri diventarono simbolo di pulizia morale e di nuovi ideali. L'iniqua proibizione finì per causare, come primo provvedimento, l'abolizione per il solo vestiario di ogni differenza di classe, mentre riguardo a quello femminile si dovette aspettare qualche anno dopo. </span><br />
<span style="font-family: Arial;">Gli ultimi anni del Settecento avevano in ogni caso visto profondi mutamenti nella moda a causa dell'influenza del costume inglese, e della riscoperta di Pompei ed Ercolano, i cui scavi, iniziati a partire dal 1748 causarono una vera e propria mania per l'arte greco - romana. Lo stile Neoclassico, con le sue linee semplici e l' uso di colori chiari o addirittura del bianco, soppiantò così il Barocco: le statue drappeggiate con abiti di foggia antica incantarono tutta l'Europa, nella mancanza di consapevolezza che i colori con cui erano state dipinte, si erano completamente dilavati nei secoli.</span><br />
<span style="font-family: Arial;">In Francia, che dai tempi del re Sole era il centro mondiale di ogni tendenza, pioniere del nuovo gusto</span><span style="font-family: Arial;"> </span><span style="font-family: Arial;">furono Juliette Recamier e Madame Tallien, tra le maggiori esponenti del jet - set parigino. Come loro, le donne che si vestivano "a l'antique" erano chiamate "Merveilleuse". Gli abiti che indossavano davano l'impressione di una spigliata leggerezza, sia per la semplicità del taglio, sia per la trasparenza delle stoffe di garza.</span><br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8N0Y3LYnCY8sdaoeZIzXbdzNHzkBudJTZ-zyD-bcY-qM6_uvzQEO0NBnLvOMRBWa2AYtX-4oQnxIPiGS2NDgsRw5cKtgpqPh2QXBRcIbgwLzbCZvSXDvBzy0aRtNSRtHcHIwJo5t4hQ4/s1600/costume+parisien1_1798.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8N0Y3LYnCY8sdaoeZIzXbdzNHzkBudJTZ-zyD-bcY-qM6_uvzQEO0NBnLvOMRBWa2AYtX-4oQnxIPiGS2NDgsRw5cKtgpqPh2QXBRcIbgwLzbCZvSXDvBzy0aRtNSRtHcHIwJo5t4hQ4/s400/costume+parisien1_1798.jpg" width="253" /></a></div>
<span style="font-family: Arial;">La vita fu portata sotto al seno, la scollatura abbassata, le maniche si accorciarono a palloncino mostrando per la prima volta la nudità delle braccia. Molte caricature mostrano le signore accompagnate dai loro corrispettivi maschili detti "Incroyable", che invece avevano colletti che coprivano completamente il mento, vestiti sdruciti e un nodoso bastone da passeggio. I vestiti alla greca chiamati "alla Flora", "alla Diana", all'Onfale", erano talmente sottili che non c'era posto per le tasche e si dovette inventare una borsetta a sacchetto, detta alla latina "reticule". La grande novità fu la sparizione del busto, che tuttavia venne reintrodotto qualche tempo dopo in forma molto leggera e in modo da spingere il seno in alto. I piedi erano calzati da coturni, le teste acconciate alla greca e fasciate da bende ricamate, e tornarono i gioielli a cammeo. Madame Hamelin spinse all'estremo il suo abbigliamento tanto che, uscita dalla carrozza praticamente svestita, fu costretta a scappare precipitosamente perché fatta oggetto di lanci di sassi. Il corpo così esibito esaltava la giovinezza e la bellezza delle forme, certamente ispirandosi alla statuaria greca del periodo classico.</span><br />
<span style="font-family: Arial;">Era ancora vivissimo il ricordo della Rivoluzione, e a Parigi si organizzarono Balli "a la victime", dove chi partecipava doveva avere avuto almeno un parente ghigliottinato e dove il cattivo gusto imponeva di portare un nastrino rosso al collo che simulava il taglio della testa, e i capelli cortissimi come quelli dei condannati a morte. Il modo di vestire era una conseguenza della ritrovata - se pur per breve tempo - libertà femminile: la donna poteva esprimere le sue opinioni pubblicamente, fare sfoggio della sua cultura, avere un atteggiamento indipendente nei confronti dell'uomo. </span><br />
<span style="font-family: Arial;">Nel 1799 Napoleone Bonaparte assunse il potere con un colpo di stato. Oltre ad essere un combattente e un </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: Arial;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLhaalRGtijTSPNVH75JuKkfXHR_I_ruGMscIs3UqwQe2wC9WmcdGb5hGeWtNbcSHa_QVb3b5dKYfF1cEHfJgCN7i-x_Rbsb4LeAR7m72KCwBld14BMw0VwafvXFKQFLnjHusGrTCTkk8/s1600/ritratto+femminile.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLhaalRGtijTSPNVH75JuKkfXHR_I_ruGMscIs3UqwQe2wC9WmcdGb5hGeWtNbcSHa_QVb3b5dKYfF1cEHfJgCN7i-x_Rbsb4LeAR7m72KCwBld14BMw0VwafvXFKQFLnjHusGrTCTkk8/s400/ritratto+femminile.jpg" width="301" /></a></span></div>
<span style="font-family: Arial;">condottiero e ad aver riformato il Codice di leggi civili, capì perfettamente l'importanza della moda per l'economia francese e, pur non essendo personalmente interessato all'eleganza, finanziò il "Journal des Dames et des Modes", un periodico che conteneva numerose tavole illustrate e che contribuì alla diffusione del gusto. Napoleone non scoraggiò mai i capricci della moglie Joséphine de Beauharnais, che spendeva cifre folli per gli indumenti e non ne indossava mai uno due volte di seguito, diventando così un'icona dell'eleganza.</span><br />
<span style="font-family: Arial;">La moda delle vesti trasparenti, detta "del nudo", furoreggiò fino al 1805; ormai si diceva che una signora non era ben vestita ma "ben svestita" e si arrivò a pesare l'abbigliamento, scarpe e gioielli compresi, che non dovevano complessivamente oltrepassare i due etti; sotto all'abito si poteva portare una leggera e aderentissima calzamaglia color carne, mentre il seno era spinto in alto in modo da mostrare parte dei capezzoli. Alcune signore arrivarono invece a bagnarsi o ad ungersi il corpo perché il tessuto aderisse meglio e mostrasse le forme. Unica copertura anche d'inverno, era un morbido scialle di cachemire proveniente dall'India, il cui prezzo era paragonabile a quello di un'odierna automobile, e che diventò oggetto del desiderio al punto che a Madame Hamelin ne fu rubato uno durante un ballo. Abiti e accessori potevano però essere copiati da tutte le signore abbienti, e lo scialle diventò l'unico capo che distingueva le donne di stile; se ne perciò produssero molte imitazioni che tuttavia non riuscirono ad eguagliare la bellezza e la leggerezza degli originali, e fiorì il marcato </span><span style="font-family: Arial; font-size: x-small;"> </span><span style="font-family: Arial;">dell'usato.</span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwquWtsHyVW3m1p3CtHJw0e9eBqmODG7IBU7y-tQnvccne5RU6CBlI-Ws9yFbMPnGD5Z445k-o_Cxi5CW3UySMxfA8qv6JNm9yzrqD-R-ZeL2Vw9KQ4mFnn68LutQFrT_JYbykHRXWvwA/s1600/ingres_ritratto+di+madame+de+senonnes.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiwquWtsHyVW3m1p3CtHJw0e9eBqmODG7IBU7y-tQnvccne5RU6CBlI-Ws9yFbMPnGD5Z445k-o_Cxi5CW3UySMxfA8qv6JNm9yzrqD-R-ZeL2Vw9KQ4mFnn68LutQFrT_JYbykHRXWvwA/s400/ingres_ritratto+di+madame+de+senonnes.jpg" width="312" /></a></div>
<span style="font-family: Arial;">Oltre allo stile greco anche le conquiste napoleoniche influenzarono il gusto. Dalla fine del Settecento era nato in Europa un crescente interesse per l'Oriente e in particolare per l'Impero ottomano; gli aristocratici si fecero ritrarre spesso in costume turco, mentre la moda cercò di imitarne - se pure in modo improbabile - alcuni dettagli, come i bordi di pelliccia in ermellino. La campagna d'Egitto condotta da Napoleone nel 1798, contribuì a rilanciare "le turcherie" attraverso la diffusione di disegni e incisioni: nacquero così abiti "alla mamelucca" o "alla sultana" mentre il turbante entrò a far parte dei copricapi femminili e a volte anche maschili.</span><br />
<span style="font-family: Arial;">La moda del nudo imperversò fino a quando un'epidemia di influenza non decimò la popolazione femminile francese, che fu costretta a tornare ad indumenti più pesanti. All'abbandono dei leggeri tessuti di cotone contribuì anche lo stesso Bonaparte, che vietò di importare questo tessuto per combattere l'Inghilterra anche sul piano commerciale, cercando di implementare, pur senza riuscirvi, la produzione francese: il Calicò, il Chintz, il Madras, la Mussola, il Nanchino, il Percalle, provenivano infatti dalle colonie inglesi. Dopo l'incoronazione di Napoleone a Imperatore, avvenuta nel 1804, si diffusero tessuti spessi e pesanti in raso lucido o lana a cui furono aggiunte guarnizioni ricamate, passamaneria, frappe, volants, che andavano da metà della veste fino all'orlo. Le scollature furono mitigate o scomparvero addirittura: alle vesti fu abbinata una camicetta trasparente che terminava con un piccolo collo a gorgiera di ispirazione rinascimentale. Resuscitarono redingotes e soprabiti foderati in pelliccia, dal collo alto e dalle maniche lunghe, soprannominati in francese "Douillettes", forse grazie al tepore che sprigionavano. Comparve anche lo Spencer, un grazioso giacchettino che arrivava fino alla vita ed era realizzato in tessuto scuro, solitamente contrastante con quello dell'abito. </span><br />
<span style="font-family: Arial;">Al posto della donna svestita si diffuse l'immagine di quella infagottata, anche perché da tessuti, sciarpe e </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: Arial; font-size: x-small;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhoO3I2HZ8samai8VB8GEqFT-izYuOQu8fdGGtV3V9YbNHSbBED5Z-n8-Q6SJowV1IQz11zkkxXUORurQxVHXjt077Ed7niaYWCjeBwXAZOybViQliAvhjBzq4Vyg9GFgOODpGR9lLRGew/s1600/Jacques-Louis_David%252C_The_Coronation_of_Napoleon_edit.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="308" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhoO3I2HZ8samai8VB8GEqFT-izYuOQu8fdGGtV3V9YbNHSbBED5Z-n8-Q6SJowV1IQz11zkkxXUORurQxVHXjt077Ed7niaYWCjeBwXAZOybViQliAvhjBzq4Vyg9GFgOODpGR9lLRGew/s400/Jacques-Louis_David%252C_The_Coronation_of_Napoleon_edit.jpg" width="400" /></a></span></div>
<span style="font-family: Arial;">cappelli spuntavano solo il viso e le caviglie. </span><span style="font-family: Arial;">L'imperatore volle costituire attorno a sé una corte che ricordasse i fasti di quella di Versailles: introdusse quindi rigide regole d'etichetta, obbligando funzionari e dignitari a indossare uniformi in velluto nei colori blu, azzurro, nero e grigio, con decorazioni in oro, fusciacche e frange. Anche le dame erano tenute a seguire gli ordini di Napoleone, che le obbligava a cambiare abito ogni volta, e le redarguiva severamente in pubblico nel caso non lo avessero fatto; in questo era certamente influenzato da Joséphine, nota per il suo gusto squisito. Fastosi erano gli abiti da cerimonia: per la sua incoronazione Napoleone volle ispirarsi a quella di Carlo Magno e ne realizzò la regia aiutato da molti artisti, tra cui il pittore Isabey, che era incaricato di disegnare i costumi. Un famoso quadro di David rappresenta la scena: l'imperatore, vestito con una veste bianca e un mantello di velluto rosso eicamato in oro, incorona la moglie. Joséphine porta anch'essa una veste di seta bianca a vita alta, con maniche lunghe fino a metà mano e un sontuoso manto rosso dall'immenso strascico e foderato d'ermellino, retto da uno stuolo di damigelle. Il mantello di corte partiva dalla vita, a cui era agganciato per mezzo di lacci, e diventò l'usuale capo indossato durante le cerimonie. Dalle spalle alla nuca si innalzava un rigido collo in pizzo detto "cherusque". lontano parente dei colletti lanciati da Caterina de' Medici in Francia. </span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYlSgg8aSCb5Hf9C_askXgaAb0Vklozx0S3WrtYEoPsFFRn3m0oxP6V4B0mOCfuelDLX_7tacpGpXELbkJlS5VGMIeiPAST6AjP0xKWzI8ZVAtBumcqevwzjGEa7Ol497Ry9Sd4LYhPLc/s1600/Caricatura+deformazione+corsetto.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="222" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYlSgg8aSCb5Hf9C_askXgaAb0Vklozx0S3WrtYEoPsFFRn3m0oxP6V4B0mOCfuelDLX_7tacpGpXELbkJlS5VGMIeiPAST6AjP0xKWzI8ZVAtBumcqevwzjGEa7Ol497Ry9Sd4LYhPLc/s320/Caricatura+deformazione+corsetto.jpg" width="320" /></a></div>
<span style="font-family: Arial;">La realizzazione dei costumi era stata affidata al sarto Leroy, che aveva cominciato come coiffeur sotto l'Ancien Règime ed era scampato alla rivoluzione. Leroy era il fornitore di Joséphine e un'abile uomo d'affari noto in tutta Europa; per mantenere sempre l'attenzione sul suo sontuoso atelier modificava il suo stile, facendo sì che i vestiti da lui creati diventassero rapidamente obsoleti. I suoi abiti avevano un ottimo taglio, ed era riconosciuto come un maestro nella creazione dei bustini. </span><br />
<span style="font-family: Arial;">Il 5 maggio 1821 Napoleone morì a sant'Elena; nel 1810 aveva divorziato dalla moglie per sposare Maria Luigia d'Austria nella speranza di avere un erede. La nuova imperatrice, poco popolare in Francia, non seppe e non volle continuare lo stile di Joséphine; le sconfitte dell'imperatore inoltre, avevano diminuito notevolmente il fasto della corte e ridotto l'attenzione sulla moda. La restaurazione fu un tentativo di riportare in auge gli antichi regimi, mentre il gusto romantico vincente sullo stile neoclassico, condusse a un cambiamento radicale dell'immagine e del costume femminile. La libertà della donna fu inghiottita dalle pastoie impostele dalla società borghese, e il ritorno del busto segnò l'epoca di una nuova sottomissione che durò fino al Novecento, quando il couturier parigino Paul Poiret ricreò gli abiti a vita alta e senza busto, dimostrando che l'eredità neoclassica non era andata persa.</span><br />
<span style="font-family: Arial; font-size: x-small;"></span><br />
<span style="font-family: Arial; font-size: xx-small;">Bibliografia:</span><br />
<span style="font-family: Arial; font-size: xx-small;">Rosita Levi Pizesky: Storia del costume in Italia, Istituto editoriale italiano, Volume V, Milano</span><br />
<span style="font-family: Arial; font-size: xx-small;">Grazietta Buttazzi, Alessandra Mottola Molfino: Classicismo e libertà, De Agostini, Novara, 1992</span><br />
<span style="font-family: Arial; font-size: xx-small;">Cristina Barreto, Martin Lancaster, Napoleone e l'impero della moda - 1795/1815, Skira, Milano, 2010</span><br />
<span style="font-family: Arial; font-size: x-small;"></span><br />
<span style="font-family: Arial; font-size: xx-small;">Link:</span><br />
<a href="http://omgthatdress.tumblr.com/"><span style="font-size: xx-small;">http://omgthatdress.tumblr.com/</span></a><br />
<a href="http://athousandpix.blogspot.it/2010/11/costume-parisien-napoleon-era-fashion_07.html"><span style="font-size: xx-small;">http://athousandpix.blogspot.it/2010/11/costume-parisien-napoleon-era-fashion_07.html</span></a>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13294239755795965756noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-2197302708971132781.post-40863373952719440502013-05-16T23:34:00.000-07:002016-12-25T03:46:05.617-08:00Paco Rabanne <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOmt9dfq1EyDZweFsk-VTqRA4OaeFXXos7KXJEDo3J6pVHljSO4CdVBiJFl9kvlhyIvKh7lMTF4p5bbQ7rcyeFaaylEnLPTH35oDzJlxOKFTxsHzArcxjDfPfIrMXmK5PmRpM7Vm0g05I/s1600/paco+rabanne+francoise+hardy.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOmt9dfq1EyDZweFsk-VTqRA4OaeFXXos7KXJEDo3J6pVHljSO4CdVBiJFl9kvlhyIvKh7lMTF4p5bbQ7rcyeFaaylEnLPTH35oDzJlxOKFTxsHzArcxjDfPfIrMXmK5PmRpM7Vm0g05I/s400/paco+rabanne+francoise+hardy.jpg" width="287" /></a><span style="font-family: "Calibri", "sans-serif"; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><span style="font-family: "Calibri", "sans-serif"; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">Negli anni Sessanta, un vasto movimento di studenti e operai in Europa e negli Stati Uniti, si schierò contro l'ideologia della società dei consumi, e del mondo borghese; in America in particolare quella che fu chiamata "controcultura" si oppose alla guerra del Vietnam legandosi alla battaglia per i diritti civili e all’ostilità verso il Capitale. Anche la famiglia tradizionale fu scossa dal rifiuto dell'autorità dei genitori e del conformismo dei ruoli, mentre furono messe in discussione le discriminazioni in base al sesso e alla razza. </span><span style="font-family: "Calibri", "sans-serif"; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">Con la contestazione cominciò a diffondersi l’idea di un vestire più comodo, informale e meno elitario, e quindi contrario ai principi di distinzione, di stile e di lusso che avevano caratterizzato le creazioni dei grandi sarti. La moda stava diventando un fenomeno di massa che interessava i mercati internazionali e solo in piccola parte era riservata ad una élite ricca ed esclusiva. Lavorazione a catena, capi di taglio semplice e tessuti sintetici o misti permettevano alle industrie di tenere i prezzi bassi, facendo sgretolare il primato della haute couture e il mito di Parigi. </span></span></span><br />
<div style="border: currentColor; line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<div style="border: currentColor; line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-family: "Calibri", "sans-serif"; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-weight: bold; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><span style="font-family: "Calibri", "sans-serif"; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-weight: bold; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Gli anni Sessanta registrarono anche un mutamento dell’ideale estetico femminile e maschile. Non più le donne formose e sofisticate degli anni Cinquanta ma ragazze giovanissime, pallide e molto magre. Su questo nuovo modello si sviluppò lo stile sartoriale ormai dedicato ai giovani, che case di moda e industrie avevano intuito potessero essere una nuova e promettente classe di consumatori.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></span></span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKpM8___hGg8lsZEmVen2I4pkBzHiZST87DHHxSXLpGxNde7Cxgqeffct3_LtA-FCc_3jws1fsznHcIDQwOtciACs6Rg2We842GhcIcjdJVX3q6Q_02uoFKIR1FHNOWujZiI9jYoBnjMA/s1600/Paco+rabanne_1967.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="217" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKpM8___hGg8lsZEmVen2I4pkBzHiZST87DHHxSXLpGxNde7Cxgqeffct3_LtA-FCc_3jws1fsznHcIDQwOtciACs6Rg2We842GhcIcjdJVX3q6Q_02uoFKIR1FHNOWujZiI9jYoBnjMA/s320/Paco+rabanne_1967.jpg" width="320" /></a></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-weight: bold; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">
</span><span style="font-family: "Calibri", "sans-serif"; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-weight: bold; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-weight: bold; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">In questa nuova atmosfera si inserì il lavoro di Paco Rabanne (San Sebastian, 1934) al secolo Francisco Rabaneda Cuervo: era figlio della direttrice di un laboratorio di Balenciaga, ed entrambi erano scappati dalla Spagna durante la Guerra civile. A Parigi si laureò in architettura: era affascinato dalla Pop Art, dal Dadaismo e dalle sculture in materiali innovativi come il neon, la plastica, il ferro e iniziò il suo percorso stilistico allontanandosi dalla tradizione, sulla scia di altri creatori di moda anticonformisti come Courrèges, Saint Laurent, Cardin, Ungaro.</span> </span></span><br />
<div style="border: currentColor; line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-family: "Calibri", "sans-serif"; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-weight: bold; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-weight: bold; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Cominciò a inserirsi nel mondo della moda creando accessori per il pellettiere Roger Model, poi il calzaturiere Charles Jourdan e giungendo infine a grande sarto spagnolo Balenciaga. I suoi accessori stravaganti attirarono l' attenzione delle riviste di moda: orecchini oversize e cinture erano realizzati in rhodoïd, un materiale plastico rigido e a basso costo, colorabile e facilmente tagliabile. Mentre le vendite si impennavano e "Le figaro" gridava allo scandalo, Rabanne allargò le sue creazioni al bolero, capo tipicamente spagnolo reinterpretato con elementi sintetici.</span></span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-family: "Calibri", "sans-serif"; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-weight: bold; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-weight: bold; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDJ1LUioBQwfyZlY_PPhuaAKmb8hLln8aMyjZB84dcDG_lBcAa9o1GWwAaYfGyOcWd52_FI5BQSEGRrGltptELi0iGGv_GJTOatVYQh9V8cW-vBWz-tTI-SKA1oejeJqKVVS7grIF9oI4/s1600/Paco+Rabanne_abito+in+metallo.png" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDJ1LUioBQwfyZlY_PPhuaAKmb8hLln8aMyjZB84dcDG_lBcAa9o1GWwAaYfGyOcWd52_FI5BQSEGRrGltptELi0iGGv_GJTOatVYQh9V8cW-vBWz-tTI-SKA1oejeJqKVVS7grIF9oI4/s400/Paco+Rabanne_abito+in+metallo.png" width="360" /></a></span></span></span></div>
<span style="font-family: "Calibri", "sans-serif"; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-weight: bold; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-weight: bold; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"> </span></span><br />
<span style="font-family: "Calibri", "sans-serif"; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-weight: bold; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-weight: bold; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Nel 1966 presentò all'Hotel Georges V la sua prima collezione composta da "dodici vestiti importabili in materiali contemporanei" e indossati da modelle scalze. La sfilata fu un fulmine a ciel sereno nel mondo della moda e fu ripresa dalla stampa internazionale, mentre Coco Chane gridava: "Questo non è un sarto, ma un metallurgico!" Nello stesso anno aprì anche il suo piccolo laboratorio a conduzione familiare.</span></span></span><br />
<span style="font-family: "Calibri", "sans-serif"; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-weight: bold; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"></span><br />
<span style="font-family: "Calibri", "sans-serif"; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-weight: bold; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-weight: bold; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Convinto che la creatività non è seduzione ma choc, nell'inverno 1966/67 fece sfilare le ballerine del Crazy Horse, che sul palcoscenico del locale, eseguirono coi suoi abiti un vero e proprio strip-tease, cui i suoi vestiti ben si adattavano. In seguito, anche grazie ai progressi tecnologici, il sarto sbrigliò ancor di più la sua scatenata fantasia: nel 1967 lanciò una linea piena di accostamenti irriverenti: in carta,</span> <span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">tessuti assieme a una trama di nylon e legati con bande adesive, in jersey di alluminio, in piume incollate a nastri. Per gli abiti da sera scelse sottilissimi tubi di plastica, mentre immaginò le sue spose vestite in rettangoli di rhodoïd opalescente. I pezzetti erano tenuti assieme da anelli metallici: non più ago e filo dunque, ma strumenti sartoriali quali pinze e ganci. Altro elemento scioccante: le modelle erano di colore,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>mai viste prima nell’alta moda. </span></span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4BTNiBkTngKBCbtWtxXrgdJMvlXwCHFaH0zrwyNotVHC0q2Y6yIWHqrQWtbqGtOKpLCLeZvDsCgTiDMbWdzDnZ7NjH-sZVFmG5dux8CJgtGIq2m0rgq8O8OmVt4y0YUIBa2BPPi-B-7g/s1600/Costume+da+bagno.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4BTNiBkTngKBCbtWtxXrgdJMvlXwCHFaH0zrwyNotVHC0q2Y6yIWHqrQWtbqGtOKpLCLeZvDsCgTiDMbWdzDnZ7NjH-sZVFmG5dux8CJgtGIq2m0rgq8O8OmVt4y0YUIBa2BPPi-B-7g/s400/Costume+da+bagno.jpg" width="163" /></a><span style="font-family: "Calibri", "sans-serif"; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-weight: bold; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-weight: bold; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">L’idea alla base della creazioni di Rabanne stava in una precisa volontà di democratizzazione della moda, unita certamente a un forte gusto per la provocazione. I suoi abiti erano adatti a silhouette sottili, a donne coraggiose che non temevano né il caldo, né il freddo, né la scomodità: “i miei modelli sono come delle armi” dichiarò a Marie Claire “Quando sono chiusi si ha come l’impressione di udire il grilletto di un revolver”. Con questo spirito affrontò il campo della pellicceria affiancando pelli pregiate al metallo: partendo da striscioline ottenute da avanzi di pelliccia e tessuto, cominciò a lavorarli a maglia, ottenendo un "tessuto" caldissimo e molto leggero.</span> </span></span><br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqDXkVQdkVg_1vO8ZgQdT6gnVcQENGwIRkF9soZGxB6gjyKlLz_m-r_JljiaescC5kxrG09_GJfLyNsukN_Lpq2raEmK9SrK9Cl04IQHgjS20tmyXWt5ukZxuytJHGrNR1m1G6QC0xWco/s1600/barbarella1.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqDXkVQdkVg_1vO8ZgQdT6gnVcQENGwIRkF9soZGxB6gjyKlLz_m-r_JljiaescC5kxrG09_GJfLyNsukN_Lpq2raEmK9SrK9Cl04IQHgjS20tmyXWt5ukZxuytJHGrNR1m1G6QC0xWco/s320/barbarella1.jpg" width="166" /></a><span style="font-family: "Calibri", "sans-serif"; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-weight: bold; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Reinterpretò anche il merletto, traducendolo in plastica e alluminio, e il ricamo, utilizzando piccolissimi chiodi cuciti sul tessuto. Ispirandosi al medioevo lanciò la cotta di maglia al femminile.</span></span><br />
<span style="font-family: "Calibri", "sans-serif"; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-weight: bold; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-weight: bold; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">Sempre con tecniche artigianali realizzò tra il 1970 e il 1976 abiti in bottoni, vestiti composti di fazzoletti, maniche costruite con calzini, modelli in fasce di caucciù. In quanto agli accessori non erano meno stravaganti dei vestiti: caschetti in metallo, turbanti iridati, antenne e zampilli in plexiglass e alluminio. </span></span><br />
<span style="font-family: "Calibri", "sans-serif"; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-weight: bold; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-weight: bold; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">Dopo lo sbarco sulla luna si era in pieno boom spaziale e molti couturier si ispirarono, come Rabanne, ad abiti siderali che mandavano bagliori luminescenti. Anche il mondo dello spettacolo richiese le sue creazioni: una delle prime attrici che lo seguì fu Audrey Hepburn nel film “Due per la strada”, nel 1968 fece indossare alla cantante Françoise Hardy un abito in lamine d’oro con incrostazioni di diamanti e infine mise addosso a Jane Fonda, nel film Barbarella, un cortissimo e sensuale abitino in stile medievale fatto in maglia di metallo. </span></span><br />
<span style="font-family: "Calibri", "sans-serif"; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-weight: bold; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-weight: bold; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">La parabola di Rabanne terminò con l’ipotesi di abiti biodegradabili, in accordo con le nuove idee che predicavano il salvataggio della natura. Chiusa definitivamente la sua maison, si ritirò dalla moda nel 1999.</span></span></div>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-weight: bold; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">
</span></div>
<div style="border: currentColor; line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"></span><br /></div>
<div style="border: currentColor; line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: xx-small; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-weight: bold; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">Bibliografia: </span><br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: xx-small; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-weight: bold; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">Lydia Kamitsis, Paco Rabanne, ed. Franco Cantini, Firenze, 1998; Guido Vergani, Dizionario della moda, ed. Baldini Castoldi Dalai, Milano, 2010; Gabriella D’Amato, Moda e design, ed. Bruno Mondadori, Milano, 2007.</span></div>
<div style="border: currentColor; line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
</div>
<div style="border: currentColor; line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-family: Arial; font-size: x-small;">Siti web</span></div>
<div style="border: currentColor; line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<a href="http://www.fashionmodeldirectory.com/designers/paco-rabanne/">http://www.fashionmodeldirectory.com/designers/paco-rabanne/</a><span style="font-family: "Calibri", "sans-serif"; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"></span></div>
<div class="MsoNormal" style="border: currentColor; margin: auto 0cm;">
<br /></div>
<div style="border: currentColor;">
</div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13294239755795965756noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2197302708971132781.post-36826199042047132862013-05-14T07:39:00.000-07:002016-12-25T03:46:05.612-08:00Gli occhiali<strong></strong><br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin: 0cm 0cm 0pt; mso-layout-grid-align: none;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiw3i-qmJBVkdIh3R1oIRjTm-dL9JNePB2ODMb-f5E5FSQfp9qJRySR-yz99b3b5faXLTNAqC-0dwMy6kS3GTSmKPU45hFnknmy1hvB4xxp_PA4GoJNdJwRpYxguIMsaECWyKJ3b4rKX5o/s1600/occhiali+ugone+da+Provenza.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiw3i-qmJBVkdIh3R1oIRjTm-dL9JNePB2ODMb-f5E5FSQfp9qJRySR-yz99b3b5faXLTNAqC-0dwMy6kS3GTSmKPU45hFnknmy1hvB4xxp_PA4GoJNdJwRpYxguIMsaECWyKJ3b4rKX5o/s400/occhiali+ugone+da+Provenza.jpg" width="197" /></a><a href="http://4.bp.blogspot.com/-ET6d8OVgNis/UZCPj4Uk_uI/AAAAAAAABIw/D9nrsuQnTho/s1600/occhiali_ugone+provenza.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><strong></strong></a><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 115%;">Lo studio della vista era già praticato dagli antichi
greci: sfere di vetro piene d’acqua servivano a ingrandire le immagini ed erano
usate per curare alcuni disturbi oculari come la cataratta, su cui si
interveniva chirurgicamente. Anche lo specchio concavo rimandava un’immagine
ingrandita e rovesciata. Altri<span class="apple-converted-space"> </span> congegni
ottici del mondo antico di cui siamo a conoscenza, sono i famosi “specchi
ustori” di Archimede coi quali lo scienziato siracusano incendiò le navi romane
che assediavano la città. Seneca e Plinio fecero accenni a lenti sferiche come
il famoso smeraldo con cui Nerone seguiva i combattimenti dei gladiatori. Ma
solo nel Medioevo si intensificarono gli studi in materia e si arrivò alla
scoperta delle lenti convesse; di particolare importanza furono le ricerche del
matematico arabo Alhazen (996 - 1038) considerato oggi il fondatore
dell’ottica. Tuttavia non si era ancora arrivati alla correzione dei difetti
visivi, <span class="apple-converted-space"> </span>col risultato che
eruditi e amanuensi vedevano con gli anni svanire la loro vista.<br />
Ma chi inventò gli occhiali? Probabilmente un italiano. Non ne conosciamo il
nome perché per anni la loro fabbricazione fu vincolata dal segreto che, se
svelato, causava una punizione severa. Sappiamo però che a Venezia, durante il
Duecento, si producevano ed adoperavano lenti ed occhiali. <span class="apple-converted-space"> </span>Nella città l’arte del vetro era molto
evoluta e regolamentata da appositi capitolari; quello dei cristallieri cita
lenti da vista, dette “roidi da ogli” e da ingrandimento, “lapis ad legendum”,
e ne vieta esplicitamente la contraffazione.<span class="apple-converted-space"> </span> La
letteratura medievale non parla degli occhiali: un accenno a lenti ottiche fu
fatto da Ruggero Bacone,filosofo, teologo, scienziato e alchimista inglese,
detto il Doctor Mirabilis</span></div>
<strong><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-weight: normal; line-height: 115%;">La prima immagine
comparve assai più tardi: l'ordine dei domenicani contemplava lo studio della
teologia per meglio combattere le eresie sul piano della dottrina,</span></strong><br />
<div style="line-height: 115%; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitghV6pefplQHQ1ulS1QtmV7J2JPqbWrW1RXz_TREI5sfq7-jKpaKQhHwNznTK7EmxjL17WwGw4M0hS2_LCdo3zSOJpUhdhxtEOeY6NeU1Me7ln5bTGSVBslSM5-k38fs_7cnCSazwT6I/s1600/Occhiali.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitghV6pefplQHQ1ulS1QtmV7J2JPqbWrW1RXz_TREI5sfq7-jKpaKQhHwNznTK7EmxjL17WwGw4M0hS2_LCdo3zSOJpUhdhxtEOeY6NeU1Me7ln5bTGSVBslSM5-k38fs_7cnCSazwT6I/s320/Occhiali.jpg" width="246" /></a></div>
<strong><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-weight: normal; line-height: 115%;">e furono proprio i
frati a far affrescare nel convento di San Nicolò a Treviso quaranta
predicatori seduti al loro scrittorio, intenti a leggere e a studiare.
L’autore, Tommaso da Modena, che eseguì l’opera nel 1352, munì il cardinale Nicolò
da Rouen di una lente da lettura, mentre Ugo da Provenza inforca gli occhiali:
due lenti tonde molto approssimative appoggiate sul naso a cui erano strette da
una sorta di compasso fermato da un perno; mancano le stanghette, che verranno
inventate molto più tardi. Per molto tempo essi servirono solo a correggere la
presbiopia, mente per risolvere il problema della miopia si dovette aspettare
dopo la prima metà del XV secolo.</span></strong><span class="apple-converted-space"><b><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 115%;"> </span></b></span><strong><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-weight: normal; line-height: 115%;"> Gli occhiali si
diffusero pur essendo un oggetto costoso e furono adottati perfino i
francescani, che pur avevano ricevuto l’ordine dal loro fondatore di non
dedicarsi alla scienza. In seguito anche Evangelisti, Padri della Chiesa,
scrivani, mercanti insomma tutti gli uomini dotti o che dovevano far di conto,
furono raffigurati con questo importante accessorio, che in viaggio era
infilato in una custodia e appeso alla cintura.</span></strong><strong style="line-height: 115%;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-weight: normal; line-height: 115%;">Occhiali erano usati
anche nelle corti signorili:</span></strong><span class="apple-converted-space" style="line-height: 115%;"><b><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 115%;"> </span></b></span><strong style="line-height: 115%;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-weight: normal; line-height: 115%;">nel 1462 Francesco Sforza, duca di Milano, ne ordina
a Firenze tre dozzine, “da novene, sia convenienti ad la vistecolo.a curta, zoè
de vechy”, il che fa pensare all’epoca che si fosse già intuita l’importanza
delle lenti correttive. Essi ebbero anche una Santa patrona, Ottilia (660-720)
una badessa nata cieca che aveva recuperato miracolosamente la vista dopo il
battesimo.</span></strong></div>
<div style="line-height: 115%; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<strong><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-weight: normal; line-height: 115%;">Anche i cinesi
conoscevano lenti d’ingrandimento di cristallo di rocca o quarzo, il cui uso è
documentato dal XII secolo.</span></strong><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<strong><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-weight: normal; line-height: 115%;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhP5vL850Ys-WKHKzX4ndS7Gq-QVj4HfLwaKuTGf6xSAcbI-ZR5z9ZtoLFFL1EDFyBFMXHKISTLRtO7u2wEHSHaY66agfIm4QkEN8EenxbteqkSt6qPHDlrwPv3FjJ1uVzG9NWQ9BL7msM/s1600/Occhiali_Allegoria+pazzia.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhP5vL850Ys-WKHKzX4ndS7Gq-QVj4HfLwaKuTGf6xSAcbI-ZR5z9ZtoLFFL1EDFyBFMXHKISTLRtO7u2wEHSHaY66agfIm4QkEN8EenxbteqkSt6qPHDlrwPv3FjJ1uVzG9NWQ9BL7msM/s320/Occhiali_Allegoria+pazzia.jpg" width="245" /></a></span></strong></div>
<span style="font-size: 11pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 115%; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<strong><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-weight: normal; line-height: 115%;">In Europa gli studi
sulla meccanica della vista avanzarono con molta lentezza, anche a causa di
disquisizioni teologiche su quale dei cinque sensi fosse più importante degli
altri. I pregiudizi sull'occhiale si accesero durante la Riforma
protestante, quando fu associato a concetti come follia, stoltezza o addirittura
connivenza col demonio: così nelle incisioni tedesche monaci cattolici
leggevano invano i loro manoscritti mentre le spesse lenti correttive
diventavano il simbolo della loro cecità intellettuale. La cosa era peggiorata
anche dalla mancanza di conoscenza reale sull'occhio, pur studiato
anatomicamente da Leonardo. Sulle lenti si faceva anche una certa confusione:
un oftalmologo tedesco, Alexander Bartish, dichiarava che: "un buon
purgante che pulisca il corpo dagli umori superflui rischiarava di più. E'
invece a Keplero (1671 - 1630) che dobbiamo l'intuizione dell'importanza della
retina e l'invenzione delle lenti incurvate come il globo oculare.</span></strong><span style="font-size: 11pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhndvuVz1woznmVV4L0V8TDuqAjod9DzOEsTZG2S2-xsa56derxu0hwzjn9y-xyJvtVECTnjFGErmSgz2CfwaZ3g5sDyicSed1f2EJPlIbFF1FXrAOmke4-df9jXmMUFv99S6qbtBqeY7g/s1600/Adelaide+Labille-Guiard_Fran%25C3%25A7ois+Andr%25C3%25A9+Vincent_1795.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhndvuVz1woznmVV4L0V8TDuqAjod9DzOEsTZG2S2-xsa56derxu0hwzjn9y-xyJvtVECTnjFGErmSgz2CfwaZ3g5sDyicSed1f2EJPlIbFF1FXrAOmke4-df9jXmMUFv99S6qbtBqeY7g/s320/Adelaide+Labille-Guiard_Fran%25C3%25A7ois+Andr%25C3%25A9+Vincent_1795.jpg" width="258" /></a><strong style="line-height: 115%;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-weight: normal; line-height: 115%;">Si doveva inoltre
superare il problema della scomoda montatura, perché quella a compasso non era
sufficiente a dare stabilità: la prima conquista fu l'invenzione della montatura
a ponte che avrà un successo duraturo. Le prime forme di ancoraggio risalgono
al '600: lacci di cuoio fissati alle lenti e passati dietro alla testa. Nel
Settecento, con la moda delle imponenti parrucche, furono inventati buffi
occhiali muniti di un'unica stanghetta centrale ad arco che attraversava il
cranio.</span></strong><br />
<strong style="line-height: 115%;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-weight: normal; line-height: 115%;">Nel 1730 un ottico
inglese, Edward Scarlett, inventò gli occhiali "templari", con due
corte stanghette che non superavano le tempie; poco più tardi il sostegno si
allungò passando dietro le orecchie. E' in questo secolo maniaco degli
accessori, che finalmente gli occhiali abbandonano la forma severa per erudito,
e diventano oggetti alla moda, indossati anche dalle signore che prima li
rifiutavano. Con tipica grazia rococò, le montature in oro e argento
si arricchirono di decorazioni a volute e smalti, a volte con pietre preziose;
l'occhialetto, non proprio comodo, era retto a mano da una stanghetta laterale
oppure aveva forma di forbice allacciata con una catenella.</span></strong><br />
<br />
<div style="line-height: 115%; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrHSZbKz0sfWlTZwOXCavXP_Wq40VmktNZRBr1PsjjJJQhBb079EMjcC0g91z-cPpshdGmyuM647UfKIi7Bj9SeFgRcGf2Xvf3Q_Zpnjfi9uGUIBU5FPXzYShmvQ6UkGGAQjTDL7fUxUA/s1600/anton+cecov_pince+nez.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjrHSZbKz0sfWlTZwOXCavXP_Wq40VmktNZRBr1PsjjJJQhBb079EMjcC0g91z-cPpshdGmyuM647UfKIi7Bj9SeFgRcGf2Xvf3Q_Zpnjfi9uGUIBU5FPXzYShmvQ6UkGGAQjTDL7fUxUA/s400/anton+cecov_pince+nez.jpg" width="311" /></a><strong><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-weight: normal; line-height: 115%;">Gli occhiali non
servivano solo per leggere, ma anche per contemplare uno spettacolo, guardare
furtivamente i propri vicini o comunicare: Giacomo Casanova racconta che
una vivace monaca di Murano mandava segnali in codice al suo amante attraverso
gli occhiali: se usava il manico d'oro significava "ti amo"; quello
d'argento "mi sei indifferente", mentre quello in tartaruga segnalava
che qualcuno sorvegliava i due innamorati. Nello stesso secolo Benjamin
Franklin inventò le prime lenti bifocali.</span></strong><span style="font-size: 11pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 115%; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<strong><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-weight: normal; line-height: 115%;">Ai primi
dell'Ottocento nacque il pince - nez, di fatto derivante dai primi occhiali
medievali, ma costruito con materiali più leggeri e con il ponte che si
stringeva sul naso. Il conte di Cavour li indossa in un
notissimo ritratto di Francesco Hayez. I progressi della tecnica e
l'impiego dell'acciaio, permisero di fabbricare oggetti sempre più leggeri, con
o senza stanghette. </span></strong><br />
<strong><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-weight: normal; line-height: 115%;">Ciò nonostante si continuavano ad usare occhiali
scomodi come il monocolo, detto da noi "caramella", il cui uso era
tornato di moda con l'arrivo del dandysmo: si incastrava in un
occhio ed era sorretto da un cordino che si agganciava all'abito, e dava
un'aria snob. Durante i primi decenni del Novecento fu sporadicamente usato
anche dalle donne. Accanto alle forme semplici, verso cui correva
l'industria, continuarono a inventarsi forme elaborate o bizzarre come
occhialetti con un orologino inserito nel manico, o addirittura incastonati in
un bastone da passeggio.</span></strong><span class="apple-converted-space"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; line-height: 115%;"> </span></span><strong><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-weight: normal; line-height: 115%;">Con lo sviluppo dei
viaggi e soprattutto l'invenzione dell'automobile, si scoprì l'utilità degli
occhiali come protezione dalla polvere: comparvero buffi copricapi muniti di
occhialoni, con cui ci si bardava completando il tutto con un lungo spolverino.
Verso la fine del secolo, l'invenzione della celluloide, della galalite e della
bakelite, aprirono la porta all'uso di resine polimeriche malleabili con cui si
potevano creare occhiali di ogni forma.</span></strong><span style="font-size: 11pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAOAdqOwhWsl7kJ1hGcGauaRKZC8VMM2D9Vl61W18ysFhSuKNmvCM0-YUwl8jUZAfErReis_Nx9qFbrbEuLrOfqIbC3FpwsgkI68EsBeQm4P8ox3Hey7Vn-qPN50xNZScl6yqJVnHSglM/s1600/lunettes-montagnes-du-jura.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhAOAdqOwhWsl7kJ1hGcGauaRKZC8VMM2D9Vl61W18ysFhSuKNmvCM0-YUwl8jUZAfErReis_Nx9qFbrbEuLrOfqIbC3FpwsgkI68EsBeQm4P8ox3Hey7Vn-qPN50xNZScl6yqJVnHSglM/s400/lunettes-montagnes-du-jura.jpg" style="cursor: move;" width="400" /></a><strong><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-weight: normal; line-height: 115%;">Durante
la seconda Guerra mondiale furono inventati i famosi Ray - Ban, occhiali da
sole e da vista per aviatori, con lenti a goccia per proteggere l'incavo
dell'occhio, fatte in vetro che filtrava i raggi ultravioletti. Inoltre, dagli
anni Trenta il cinema Hollywoodiano contribuì a lanciare mode sempre più
elaborate e curiose, anche se per molti anni era vivissimo il pregiudizio che
gli occhiali contribuissero a imbruttire la donna. Famosissimi gli occhialoni
scuri di Greta Garbo, che cominciò a indossarli quando si ritirò dalle
scene nel 1941. </span></strong><br />
<strong><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-weight: normal; line-height: 115%;">Negli anni Cinquanta un disegnatore parigino, Pierre Marly,
rivoluzionò la linea degli occhiali inventando forme umoristiche e fantasiose e
utilizzando una vastissima gamma cromatica: nacquero così occhiali "a
bicicletta" o formati da una coppia di cigni uniti col becco, oppure
muniti di elementi orizzontali frangisole, forse scomodi ma ricchi di glamour. </span></strong><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<strong><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-weight: normal; line-height: 115%;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_ixOjGAdhGyuhkgz3eQmz5Drqk5yJx2swl_kurdQAIyX46bOJ3vh8ysz8a1sfrs-GhyphenhyphenFRfGuSLM7G-Zs4_2z0GVxDGiB1nBhJtCRNAx54z2jE90D-jJdbvGjl5PSTpD7GHrVa2Zjxvgw/s1600/lolita-kubrick.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_ixOjGAdhGyuhkgz3eQmz5Drqk5yJx2swl_kurdQAIyX46bOJ3vh8ysz8a1sfrs-GhyphenhyphenFRfGuSLM7G-Zs4_2z0GVxDGiB1nBhJtCRNAx54z2jE90D-jJdbvGjl5PSTpD7GHrVa2Zjxvgw/s320/lolita-kubrick.jpg" width="263" /></a></span></strong></div>
<br />
<br />
<div style="line-height: 115%; margin-bottom: .0001pt; margin: 0cm;">
<strong><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-weight: normal; line-height: 115%;">Marly diventò
fornitore di dive internazionali come Audrey Hepburn e Sophia Loren, restando
attivo per tutti gli anni Settanta. Attualmente un museo parigino raccoglie i
suoi modelli assieme a moltissimi altri, compresi quelli di Marlene Dietrich ed
Elton John, in una raccolta di circa 3000 esemplari.</span></strong><span style="font-size: 11pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></div>
<div style="line-height: 115%; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<strong><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-weight: normal; line-height: 115%;">Sulla sua scia
nacquero alcune stranezze di scarso successo, come gli occhiali - cannocchiale
o quelli muniti di piccoli tergicristalli. I pregiudizi nei riguardi di questo
accessorio cominciavano però a cadere.</span></strong><span style="font-size: 11pt; line-height: 115%;"><o:p></o:p></span></div>
<strong style="line-height: 115%;"><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-weight: normal; line-height: 115%;">I pregiudizi nei
riguardi di questo accessorio cominciavano però a cadere: nel 1953 nel
film "Come sposare un milionario", Marilyn Monroe recita la parte di
una ragazza "cieca come una talpa" che si rifiuta di usare gli
occhiali sbattendo da tutte le parti, finché non si innamora di un uomo miope
come lei. Gli anni Sessanta spazzarono via tutti tabù: il mondo giovanile stava
affermando la libertà di portare capelli lunghi, abiti psichedelici, pantaloni
per le ragazze, mentre band come i Beatrle o i Rolling Stones diventarono il modello
da imitare. Nel 1962 ad esempio, la protagonista di "Lolita" di
Stanley Kubrick, seduce il professor Humbert con un paio di occhiali rosa a
forma di cuore. La sartoria tradizionale europea, spiazzata dalle nuove mode
che venivano dalla strada, non seppe adeguarsi subito, mentre dall'Inghilterra
Mary Quant lanciava la minigonna, che sarebbe stata una divisa
per le ragazze di mezzo mondo.</span></strong><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdl5lkBZCx0ttA8Ey9iQmwCCmJWfGxSQcSRADVHdOGQLiAsoC3yTh_hqUwkSNgXiW-jFWSG4vVFDAFCvfKNl7yvzsiVrY6_4hPJZkRXJ7Dp6_0CxkBpvAGlP4ETkEzhM7rAAObkunxO0M/s1600/Courreges_Occhiali.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdl5lkBZCx0ttA8Ey9iQmwCCmJWfGxSQcSRADVHdOGQLiAsoC3yTh_hqUwkSNgXiW-jFWSG4vVFDAFCvfKNl7yvzsiVrY6_4hPJZkRXJ7Dp6_0CxkBpvAGlP4ETkEzhM7rAAObkunxO0M/s320/Courreges_Occhiali.jpg" width="314" /></a></div>
<strong><span style="font-family: Arial, sans-serif; font-size: 11pt; font-weight: normal; line-height: 115%;">A
Parigi André Courrèges inventò la moda spaziale e lanciò occhiali a fessura o
muniti di enormi ciglia finte. Victor Vasarely fondò il movimento artistico
dell' Op art, basandosi sulla contrapposizione di elementi geometrici bianchi e
neri e sull'illusione ottica, influenzando la moda e naturalmente gli occhiali.
Dagli anni Ottanta molti giovani adottarono gli occhiali scuri, che
avevano una valenza protettiva e isolante e sotto cui si celavano le emozioni,
ma che rappresentavano anche il distacco da una società che veniva rifiutata in
toto: così i Punk e soprattutto il movimento Dark, che guardava alla
letteratura gotica, si vestirono completamente di nero, occhialetti a buon
mercato compresi. In Italia, la figura dello iettatore vestito di nero, munito
di ombrello e di pesanti occhiali scuri, magitralmente interpretata da Totò nel
film "Cos' è la vita", diventò patrimonio di un'ormai superata
tradizione del nostro meridione</span></strong><br />
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-family: Georgia;"><o:p><strong><span style="font-size: xx-small;"><br /></span></strong></o:p></span></span></span>
<span style="font-weight: normal;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-family: Georgia;"><o:p><span style="font-size: xx-small;"><br /></span></o:p></span></span></span></span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-family: Georgia;"><o:p><span style="font-size: xx-small;">Bibliografia:</span></o:p></span></span></span></span><br />
<span style="font-weight: normal;"><span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-family: Georgia;"><o:p><span style="font-size: xx-small;">A. Conforti, M. Schiaffino: Occhiali sul naso, Idea libri, Milano, 1990; </span><span style="font-size: xx-small;">Chiara Frugoni: Medioevo sul naso, Laterza, Bari, 2001; Rosita Levi Pisetzky: Storia del costume in Italia, Istituto editoriale italiano, Milano; Jean Claude Margolin, Paul Bièrent; Occhiali e occhilaini, Ulisse edizioni, Torino, 1989.</span></o:p></span></span></span></span><br />
<div style="line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-family: Georgia;"><span style="font-size: xx-small;"></span></span></span></span><br />
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-family: Georgia;"><span style="font-size: xx-small;"><strong>Siti web</strong></span></span></span></span><br />
<a href="http://www.quellidelponte.com/ricerche/STORIA%20DEGLI%20OCCHIALI.pdf">http://www.quellidelponte.com/ricerche/STORIA%20DEGLI%20OCCHIALI.pdf</a><br />
<a href="http://www.blickers.com/it/museo-degli-occhiali-e-binocoli-pierre-marly/">http://www.blickers.com/it/museo-degli-occhiali-e-binocoli-pierre-marly/</a><br />
<br />
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-family: Georgia;"><span style="color: black; font-family: Times New Roman; font-size: small;">
</span></span></span></span></div>
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><span style="mso-bidi-font-family: Georgia;">
</span></span></span><br />
<br />
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><br /></span><span style="font-family: Times New Roman; font-size: small;">
</span></span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-Yj-wNajjxFU/UZCjyF_d-bI/AAAAAAAABKE/UyaykVPALYc/s1600/Occhiali_Andr%C3%A9+Courr%C3%A8ges.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><span style="background-color: white;"><strong></strong></span></a><br /></div>
<strong></strong><br />
<div style="line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
</div>
<div style="line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 0pt;">
</div>
<br />
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><span style="background-color: white;"><span style="font-size: xx-small;"><span style="font-family: "Calibri","sans-serif"; line-height: 115%; mso-ansi-language: IT; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-bidi-theme-font: minor-bidi; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"></span></span></span></span><br />
<h2>
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><span style="font-size: xx-small;"><span style="font-family: "Calibri","sans-serif"; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><o:p></o:p></span></span></span> </h2>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13294239755795965756noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2197302708971132781.post-63812859471132791252012-09-14T09:09:00.000-07:002016-12-25T03:46:05.643-08:00Lusso e splendori di Bisanzio<div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSWtqx2gnu9wVkT0GiRrMR_T-fi1LnrvV4_wjuH-lktz9KJh1KWsvyeeRV00UaUXGm90dUxiuR04Ybi7ad90K9cf4gXEj2PiL5gy5AujCE3ANSlT6YkwMAvpLMNiEXPAsml_gsAyMjJVE/s1600/bisanzio1.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; cssfloat: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" hea="true" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSWtqx2gnu9wVkT0GiRrMR_T-fi1LnrvV4_wjuH-lktz9KJh1KWsvyeeRV00UaUXGm90dUxiuR04Ybi7ad90K9cf4gXEj2PiL5gy5AujCE3ANSlT6YkwMAvpLMNiEXPAsml_gsAyMjJVE/s400/bisanzio1.jpg" width="383" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Nel 324 dopo Cristo l’imperatore romano Costantino decise di fondare una “Nova Roma” – ora Istanbul - <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>sul sito dell’antica città di Bisanzio, in posizione strategica sullo stretto dei Dardanelli. Con questo gesto rivoluzionario, Costantino sanciva di fatto la separazione tra Impero romano d’Occidente e Impero romano d’Oriente, che sarebbe stata definitivamente ratificata dopo la morte di Teodosio I, nel 395. Costantino – per ragioni politiche molto più che morali – aveva stabilito che i cristiani godessero di libertà di culto. Con l’editto di Milano del 313, aveva definitivamente posto fine alle persecuzioni religiose e permesso la costruzione di luoghi pubblici dove celebrare le cerimonie; le prime, ampie basiliche, si ornarono con mosaici che rappresentavano scene della vita di Cristo, dando di fatto il via all’arte religiosa dell’Occidente e del medio Oriente.Costantino fu anche fautore e responsabile del Concilio ecumenico di Nicea, in cui si combatteva pubblicamente l’eresia, si proclamava il Credo e si affermava definitivamente il primato del Cristianesimo sulle religioni politeiste; in seguito, con l’editto di Tessalonica del 380, Teodosio il grande stabilì che il paganesimo era fuori legge e perseguitabile. Questi eventi storici furono determinanti per l’affermazione del nuovo costume dell’Alto Medioevo.</span></div>
</div>
<div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIJNHsn1s_zw12sxuUpaqNQrVIAsl_oI1m4eLaJvznsD77NsfOI4rIG6qDgAbvmTZXNP16-UjgXZY5_GECVcgZ4cyzI6XQytenqVU-SGYNeyUrLyf60pHfeSHkQ91UrOvUgIH3AlxLF-U/s1600/bisanzio2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" hea="true" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIJNHsn1s_zw12sxuUpaqNQrVIAsl_oI1m4eLaJvznsD77NsfOI4rIG6qDgAbvmTZXNP16-UjgXZY5_GECVcgZ4cyzI6XQytenqVU-SGYNeyUrLyf60pHfeSHkQ91UrOvUgIH3AlxLF-U/s320/bisanzio2.jpg" width="240" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Verso la fine dell’Impero romano, gli abiti maschili e femminili erano andati incontro a una trasformazione radicale; le conquiste e la conoscenza di usanze totalmente diverse da quelle latine, avevano portato a una ridefinizione <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>del costume. Erano state introdotte le maniche, di origine orientale, e le brache, tipiche dell’Europa del nord, mentre si andava verso una decadenza definitiva della toga, il principale indumento maschile romano, sostituita da mantelli assai più comodi come il Pallium e la Clamide. Anche la donna, uniformandosi ai nuovi canoni estetici, appariva slanciata e sottile, con vesti accollate che coprivano il busto e un mantello leggero che ne proteggeva la pudicizia. Non estranei <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>a questo fenomeno erano i discorsi dei primi apologeti e dei padri della chiesa. Tertulliano in particolare, nel “De cultu foeminarum”, apriva una diatriba sulla vanità femminile, nella convinzione che “la donna è la porta del Diavolo”. San Girolamo ricorda i capelli posticci della vergine Demetriade, mentre Sant’Ambrogio si scagliava contro le pietre preziose che orlavano le vesti , affermando che “sarebbe meglio levigare la durezza del cuore”. Né erano risparmiati gli uomini: a questo proposito una curiosa diatriba su barba e capelli vedeva schierati due partiti opposti. Il primo, rifacendosi alla Bibbia, affermava che non bisognava distruggere i peli che Dio aveva creato; il secondo invitava a radersi per penitenza. Un esempio di abbigliamento del periodo è il famoso “Dittico di Stilicone” in cui il console e generale compare con la moglie Serena in atteggiamento rigido e frontale, indossando gli abiti di moda all’epoca. </span></div>
<div class="separator" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggDKSqoHGuu2trJMQXj62XEJWP4TrU21BcOOi_3KDSgkn4JSJWjJxIV4FxMcgnbw0Mi3i0FlzuZs35EvonWuzloXPWh7keWWeK0ljuihcVwtES3PoTnRiAysTbsxPxu2MztmCzxbvUa1Y/s1600/bisanzio3.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; cssfloat: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" hea="true" height="261" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggDKSqoHGuu2trJMQXj62XEJWP4TrU21BcOOi_3KDSgkn4JSJWjJxIV4FxMcgnbw0Mi3i0FlzuZs35EvonWuzloXPWh7keWWeK0ljuihcVwtES3PoTnRiAysTbsxPxu2MztmCzxbvUa1Y/s400/bisanzio3.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">La caduta dell’Impero romano nel 476 dopo Cristo, sancì definitivamente l’ascesa dell’Impero d’oriente. Nel 527 tuttavia, l’imperatore Giustiniano I cercò concretamente di riconquistare le regioni occidentali. Ne conseguì la creazione dell’Esarcato d’Italia, che aveva sede a Ravenna e che fu in seguito travolto dalle invasioni longobarde, lasciando alcune colonie in Emilia Romagna, Marche, Lazio, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. </span></div>
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<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOxE1i739-BvP8lycg-6crIDs7aOJBbMLf76ev6qQFD-WwvgGVWGG-YygLz0tvCILjFNPQXYloUm_2oa12BB9UzJi24AzpIOnDepF2qaSA3YtQDlk6_sYH7371S-0Q7k8aCeHCIODT3ts/s1600/bisanzio4.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" hea="true" height="203" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOxE1i739-BvP8lycg-6crIDs7aOJBbMLf76ev6qQFD-WwvgGVWGG-YygLz0tvCILjFNPQXYloUm_2oa12BB9UzJi24AzpIOnDepF2qaSA3YtQDlk6_sYH7371S-0Q7k8aCeHCIODT3ts/s400/bisanzio4.jpg" width="400" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_JNrrT5__y3kCUbBDBhFqOhjuCHd_Z-SGbn9YjM1aXG5FkdKQBL3sxPzJstVieKl4TS45WH73WPTXERqOh3ndiGVvoOFIh_0JQeiPsVGi43V2vRFI0z1oyV4y-1ahzoLFdq-MGtRkAxc/s1600/bisanzio4.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; cssfloat: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Bisanzio era considerata la più bella capitale del mondo conosciuto. Ereditate dall’impero romano lo splendore e le consuetudini, la città conobbe il suo acme sotto Giustiniano (462 – 565) e la moglie Teodora. L’imperatore, poi chiamato Basileus, era divinizzato e considerato il rappresentante di Dio in terra. Era rappresentato frontalmente e con l’aureola, in aspetto rigido, ieratico e disumano come si conveniva a una divinità. I suoi abiti in seta splendevano di ricami aurei. La luce, concetto metafisico alla base dell’arte bizantina, doveva emanare dalla sua persona e dalla consorte. A tal scopo erano fondamentali i tessuti serici coi loro riflessi e bagliori. La seta era stata importata fortunosamente dall’oriente: due monaci avevano infatti introdotto il bozzolo del baco nel cavo del loro bastone, e Giustiniano aveva dato il via ad un importante laboratorio manifatturiero annesso al suo palazzo e severamente protetto contro <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>qualsiasi tentativo di spionaggio. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_JNrrT5__y3kCUbBDBhFqOhjuCHd_Z-SGbn9YjM1aXG5FkdKQBL3sxPzJstVieKl4TS45WH73WPTXERqOh3ndiGVvoOFIh_0JQeiPsVGi43V2vRFI0z1oyV4y-1ahzoLFdq-MGtRkAxc/s1600/bisanzio4.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" hea="true" height="258" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_JNrrT5__y3kCUbBDBhFqOhjuCHd_Z-SGbn9YjM1aXG5FkdKQBL3sxPzJstVieKl4TS45WH73WPTXERqOh3ndiGVvoOFIh_0JQeiPsVGi43V2vRFI0z1oyV4y-1ahzoLFdq-MGtRkAxc/s400/bisanzio4.jpg" width="400" /></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Determinante era l’uso del colore. La porpora, che poteva essere indossata solo dall’imperatore – detto Porfirogenito, ossia nato dalla porpora – era un colorante ottenuto da un mollusco gasteropode, che secerneva un liquido vischioso di colore violaceo, ma che poteva digradare dall’azzurro al rosso. La quantità di prodotto era minima e ci volevano migliaia di molluschi per tingere una veste: per questo motivo era rarissimo e molto costoso, e quindi adatto agli abiti di una divinità in terra. Avvolti nei loro tessuti preziosi, nel palazzo ricco di marmi e mosaici d’oro e <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ricoperti di gioielli, Giustiniano e Teodora si presentavano al mondo nell’ineffabile luce del loro sfarzo. Il sovrano doveva rappresentare il “Typus Christi”, il simbolo vivente di Cristo e garante della sua Chiesa. Grazie a lui Bisanzio diventò un punto di riferimento fondamentale per l’abbigliamento. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgV_FZWEXjccn7xmPREjO_bWQ9QGzogjngnjeOpHR-AbHN1I4rBnw9aKhTJpqOTufR9pq8e0alkfrcuHAH4P59aA8UfImJxINHiWfnv-BdfPKd3JPMTNHeEOJd7S2d5Py_u54yrjb_ptJo/s1600/bisanzio6.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; cssfloat: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" hea="true" height="352" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgV_FZWEXjccn7xmPREjO_bWQ9QGzogjngnjeOpHR-AbHN1I4rBnw9aKhTJpqOTufR9pq8e0alkfrcuHAH4P59aA8UfImJxINHiWfnv-BdfPKd3JPMTNHeEOJd7S2d5Py_u54yrjb_ptJo/s400/bisanzio6.jpg" width="400" /></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Ravenna conserva ancora nei suoi mosaici l’immagine dell’imperatore e della sua corte. Nella basilica di San Vitale, sono conservati due importanti mosaici che ritraggono la coppia regale circondata dal loro seguito. Giustiniano, rappresentato mentre offre un pane, indossa una lunga clamide purpurea, una tunica di seta e panno aureo, brache e calzari rosso cupo. Il mantello semicircolare e di origine greca, reca una decorazione romboidale detta “tablion”, che sottolineava la differenza di ceto: mentre l’imperatore l’aveva color porpora e ricamata, i dignitari che l’affiancano esibiscono una maggiore semplicità. Anche la spilla che chiude il mantello è una prerogativa imperiale: i funzionari hanno una allacciatura molto più semplice. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">A fronte di Giustiniano è raffigurata la moglie Teodora, donna di origini modestissime ma dal carattere di ferro, che dal mondo del circo era riuscita a salire alla dignità imperiale e si era circondata di un’aureola soprannaturale. Divinizzata, assorta nella sua rigida posizione frontale, Teodora reca in mano una coppa che sta per offrire alla Chiesa, simboleggiata da una fontana d’acqua zampillante. </span></div>
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<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiij-poVLHIM8yCOOWizBmrwM3yDRvvWYM_a6bo1aRpHEzL4znn3yEiwbYkygbHv7cUZdoEUoE-ezkl_HhaHVE44DXkVe4IcSBQfFx7SElLU3_VDU-Ci4QIpihisVQdZfG2fBT1BaJd0Rg/s1600/bisanzio7.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" hea="true" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiij-poVLHIM8yCOOWizBmrwM3yDRvvWYM_a6bo1aRpHEzL4znn3yEiwbYkygbHv7cUZdoEUoE-ezkl_HhaHVE44DXkVe4IcSBQfFx7SElLU3_VDU-Ci4QIpihisVQdZfG2fBT1BaJd0Rg/s320/bisanzio7.jpg" width="228" /></a><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">La basilissa indossa un mantello purpureo, decorato sul bordo con le immagini dei re Magi, e una tunica lunga. La ancelle del seguito portano invece un mantello più corto e chiuso, e un velo arrotolato in testa. I sovrani sono carichi di gioielli: entrambi portano la corona. Quella di Giustiniano è più piccola e a pendenti, mentre Teodora ha un diadema straordinario, decorato di perle e gemme, che fa pendant col maniakon, il collare che ricorda quello dell’aristocrazia egiziana. D’altro canto gli influssi della civiltà del Nilo, conquistata da Alessandro Magno, non potevano non essere presenti in Grecia e in Turchia, grazie anche agli stretti rapporti commerciali. </span></div>
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<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
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<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Un ulteriore esempio del costume bizantino – peraltro molto avaro di descrizioni storiche e letterarie – si può osservare nella basilica di Sant’Apollinare nuovo, sempre a Ravenna. Nella navata centrale, due teorie di Vergini e di Martiri si dirigono verso l’altare recando le loro corone sulle mani velate. Le donne indossano una tunica con la cintura sotto al seno, ripresa da un lato in modo da evidenziare l’orlo apparentemente tagliato obliquo. Gli uomini invece hanno tunica e il Pallium di colore bianco, ornato con una lettera dell’alfabeto greco; questo costume semplice, col mantello che scopre una spalla, si può vedere anche nei mosaici di Galla Placidia. </span></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Alla fine della processione delle vergini, i re Magi offrono doni alla Madonna in trono; il loro costume, formato da brache, tunichetta e mantello, è corredato da scarpe a punta arricciata e berretto frigio. Definito costume palmireno, ossia proveniente dalla città romana di Palmira in Siria, l’abito è un tipico esempio dell’influenza mediorientale in occidente; il berretto frigio, rosso e con la punta rivoltata, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>diventerà famoso in Europa durante la Rivoluzione francese come simbolo di libertà. La sua forma particolare nasce da una pelle di capretto aperta; migrato nel costume ellenistico, divenne poi uno degli attributi tipici del dio Mitra, il cui culto si estese all’antica Roma. In seguito fu donato dai padroni agli schiavi liberati. Da qui diventò simbolo di indipendenza. </span></div>
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<span style="font-family: Calibri;">Bibliografia: </span></div>
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<span style="font-family: Calibri;">Rosita Levi Pisetzky, Storia del costume in Italia, Istituto editoriale italiano, Milano, 1964</span></div>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13294239755795965756noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2197302708971132781.post-65074869556439272082012-09-12T09:40:00.002-07:002016-12-25T03:46:05.648-08:00Mussolini, il fascismo e la moda<div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRtySTRZqA6E3q5FONGr98dUsmaSLpfLfFwJfpIW-h9dqVC63gtWe2bYmfK6K7Qd1Y13C0O3G-wWtS9a8gYwQDeWvsWM6aMIbWpe-bzDtXazTNWjS7ZbB3ewHc-zkqD06UwwSMndUBQ6U/s1600/massaia+rurale.jpeg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRtySTRZqA6E3q5FONGr98dUsmaSLpfLfFwJfpIW-h9dqVC63gtWe2bYmfK6K7Qd1Y13C0O3G-wWtS9a8gYwQDeWvsWM6aMIbWpe-bzDtXazTNWjS7ZbB3ewHc-zkqD06UwwSMndUBQ6U/s400/massaia+rurale.jpeg" width="281" /></a><span style="font-size: 12pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Con la presa del potere da parte di Benito Mussolini, nel 1922, si inaugura un nuovo periodo per la moda italiana: per tutto il ventennio di dittatura il Duce condizionerà il vestiario delle donne imprimendo una particolare impronta fascista e cercando, molto spesso invano, di determinarne le scelte. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-size: 12pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Negli anni Venti la Francia era il centro mondiale della raffinatezza e dello chic. Nonostante che da noi fiorissero, specie a Torino, importanti sartorie, i giornali di moda guardavano esclusivamente a Parigi dove si riforniva la clientela europea. Contemporaneamente il crollo di Wall Street del ’29 aveva causato un’ondata di crisi che si era abbattuta anche sul vecchio continente, facendo salire la disoccupazione, causando licenziamenti e riduzioni salariali, e mettendo sul lastrico migliaia di famiglie. Nonostante ciò in Italia la classe agiata continuava a vestirsi in modo elegante. I matrimoni principeschi e in particolare quello di Umberto II e Maria Josè del Belgio del 1930, i ricevimenti, le prime teatrali e le usanze del bel mondo, erano sulle prime pagine delle riviste che ignoravano completamente la vita e i problemi del resto della nazione. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt;">
<span style="font-size: 12pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Mussolini – probabilmente perché proveniva da una povera famiglia romagnola - non amava le ostentazioni, detestava gli eccessi e aveva ben chiaro il suo ideale femminile:<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>gli piacevano le contadine di stazza robusta e di fianchi prolifici e finché poté cerco di trasformare le ricalcitranti signore italiane in massaie rurali.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Attraverso “Il giornale della donna”, “Camerate a noi”, “il popolo d’Italia”, tentò quindi di instillare nelle donne il rifiuto dello stile parigino,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>la disciplina, l’amore per i prodotti nostrani. Lo sport femminile fu incentivato e si lanciarono le “Olimpiadi della grazia”, che si svolsero a Firenze con la partecipazione di undici nazioni europee. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt;">
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</div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJErLbzIyKAvEvGnkEQ57rIDbnGtoKdJSnuQGgpDYyIfEhwWkkqfYU6vvJ8TmDhobFFc3DhGxZgvHyvxzMDiGSNMaAz1w8BjduWAHmBQ73_Tc0j1V2H9XsmMvBeNHJzrtDzPC6935WbnI/s1600/moda-fascismo-14.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJErLbzIyKAvEvGnkEQ57rIDbnGtoKdJSnuQGgpDYyIfEhwWkkqfYU6vvJ8TmDhobFFc3DhGxZgvHyvxzMDiGSNMaAz1w8BjduWAHmBQ73_Tc0j1V2H9XsmMvBeNHJzrtDzPC6935WbnI/s320/moda-fascismo-14.jpg" width="248" /></a><span style="font-size: 12pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Nel 1935 fu fondato l’Ente Nazionale della Moda, con sede a Torino, che sostituiva quello precedente, sempre voluto dal fascismo, e che aveva come scopo la diffusione di una nuova moda nazionalista: il clima teso delle relazioni internazionali stava portando infatti verso una forma di autosufficienza economica che finì per coinvolgere tutti gli aspetti della vita nazionale e che fu chiamato “Autarchia”.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>La causa principale dell’autarchia furono le sanzioni economiche imposte all’Italia dalla Società delle Nazioni per l’invasione dell’Etiopia. Vennero quindi a mancare rifornimenti e materie prime, e la conseguenza fu il lancio di un’accesissima campagna che invitava il popolo a rifiutare in blocco tutto quello che proveniva dall’estero, a meno che non si trattasse di prodotti delle nostre colonie. Si arrivò perfino a modificare la lingua escludendo qualsiasi parola straniera e invitando a parlare latino invece che inglese e francese. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>La moda in particolare era sollecitata a inventare creazioni esclusivamente “italianissime”. Il primo articolo costitutivo dell’Ente obbligava a certificare la garanzia italiana di ogni creazione.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhE2sYl8oagpdvrQtLj2nXiYjWpA6oKkgEQIrjRBkW__0001xawgXvtaN7kzqua2qk01j8Slh_51GHJGKPr6UcHu9260tmZyqk5CH5NyWx5pyYrnUUUVCFnCA26AqT4iAz4wv5wh96dsZI/s1600/metlicovitz_proton.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhE2sYl8oagpdvrQtLj2nXiYjWpA6oKkgEQIrjRBkW__0001xawgXvtaN7kzqua2qk01j8Slh_51GHJGKPr6UcHu9260tmZyqk5CH5NyWx5pyYrnUUUVCFnCA26AqT4iAz4wv5wh96dsZI/s400/metlicovitz_proton.jpg" width="291" /></a></div>
<span style="font-size: 12pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Negli anni Trenta i couturier parigini avevano lanciato una linea affusolata, estremamente femminile, con la vita segnata, la gonna al polpaccio, il corpo messo in evidenza da sete che catturavano la luce, con ampie scollature sulla schiena. Coco Chanel, Madeleine Vionnet, l’italiana Elsa Schiapparelli , erano al centro dell’attenzione internazionale. Fossero creazioni lineari e comode come quelle di Chanel, o decisamente sfacciate<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>come quelle di Schiapparelli, gli abiti si rivolgevano a una donna moderna ed emancipata, che non disdegnava il lavoro e non aveva paura di esibire la propria sessualità. </span></span><br />
<span style="font-size: 12pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Per il mare il corpo era molto scoperto e si cominciavano a indossare senza eccessive timidezze i primi pantaloni, copiando lo stile mascolino di Marlene Dietrich e Greta Garbo. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt;">
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<span style="font-size: 12pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Erano di moda i vestiti stampati a fiori, il plissé, le arricciature, i merletti e i ricami. Le giacche e le mantelline si abbonavano a una gonna fantasia, i bottoni e le fibbie erano in forme curiose come acrobati o cagnetti, in materiale quale il legno, la pelle, l’osso, la madreperla. I guanti erano d’obbligo come i cappellini, e solo le donne del popolo uscivano a testa scoperta. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span><o:p></o:p></span></span></div>
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<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgASMwVhex7sI2bnHIMqPZSIOgPE8LBwYJaj1UvQuPSo8M_aE-AxVDT1v0k_ULffEoSOL8I3Cz_7XJxFFpfQRq1yivUx_0FpjeEZ66WBa6-RWqxJTD0NO6w2c9bmh6nOzcrjHNoG0Y09Lk/s1600/La+principessa+IOLANDA+in+costume+di+Ittiri.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgASMwVhex7sI2bnHIMqPZSIOgPE8LBwYJaj1UvQuPSo8M_aE-AxVDT1v0k_ULffEoSOL8I3Cz_7XJxFFpfQRq1yivUx_0FpjeEZ66WBa6-RWqxJTD0NO6w2c9bmh6nOzcrjHNoG0Y09Lk/s320/La+principessa+IOLANDA+in+costume+di+Ittiri.jpg" width="226" /></a></div>
<span style="font-size: 12pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Il fascismo si occupava invece di demografia ed era convinto che “l’eleganza è nettamente sfavorevole alla fecondità”. Tentando di riportare le donne tra le mura domestiche, cercava di convincerle a ingrassare. Guardava con orrore “le manichine”, ossia le indossatrici magre e feline, detestava i “gagà” e le “gagarine”, ossia le persone alla moda, suggeriva che la modella perfetta doveva essere alta 1,56/1,60, e pesare 55/60 chili.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>I figurini e le fotografie di moda riproducevano belle ragazze robuste. <o:p></o:p></span></span></div>
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<div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt;">
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<span style="font-size: 12pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Il regime puntava inoltre su abiti che si rifacessero alla nostra tradizione popolare, al Medioevo e al Rinascimento, mentre con la conquista dell’Albania<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ci si ispirò al suo folklore per costumi colorati e ricamati che furono propagandati per l’occasione da Maria Josè di Savoia. Si inventarono anche pudicissimi modelli di ispirazione religiosa, forse sull’onda della riconciliazione col Vaticano attraverso i Patti Lateranensi. Si lanciarono violente campagne contro i pantaloni, contrari alla decenza e – chissà perché – alla maternità, e contro il trucco che – impiastricciando il volto - imitava sfacciatamente le dive di Hollywood, con le labbra arcuate e le sopracciglia rasate. Le signore continuarono comunque a inseguire la dieta, a copiare più o meno apertamente i modelli francesi, ad ossigenarsi, a guardare con estremo interesse le dive dei “Telefoni bianchi” che naturalmente si rifiutavano di uniformarsi al modello voluto dal regime. <o:p></o:p></span></span></div>
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<div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6j1M8csOreJJA_q3-XE3RRZSm3IZ99Lq5akS8G4gPRL5np5-F2tiS5KZa6wvhOWD1QoJmi7r8UDCpuOVlnNyfZl6Q3ifeu_7K9WBeJLXryi2b7BlnfhAQ_ZLFaMufc57XD6VMkWhhFbs/s1600/fascismo3.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" hea="true" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6j1M8csOreJJA_q3-XE3RRZSm3IZ99Lq5akS8G4gPRL5np5-F2tiS5KZa6wvhOWD1QoJmi7r8UDCpuOVlnNyfZl6Q3ifeu_7K9WBeJLXryi2b7BlnfhAQ_ZLFaMufc57XD6VMkWhhFbs/s320/fascismo3.jpg" unselectable="on" width="249" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjg2_sGVqvDzHJ8cwP2i21juCokFAL8qpBWEiFBHiIFxx8cjvZ4UyenD2ewYGsvMTGniHBql4x_3J9pj8EwxXAvnU740FRv07lHIsqyCwYq0aW4m45n4HO0C_-t859MjlxfMkov1ai06Do/s1600/fascismo4.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; cssfloat: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"></a><span style="font-size: 12pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">L’autarchia stava creando notevoli problemi: alcune materia prime non potevano essere prodotte in Italia. Seta e lino si coltivavano facilmente nella penisola, mentre per il cotone – che sarebbe dovuto provenire dall’Etiopia – gli industriali italiani non erano stati capaci di ottenere quantità soddisfacenti; la lana delle pecore abruzzesi non poteva certo competere per qualità e abbondanza con quella inglese. Nelle more di queste difficoltà, il Duce affermò perentoriamente che bisognava sostituire le fibre mancanti con altre naturali e artificiali: la canapa, il fiocco di ginestra, l’ortica, il raion. La lana fu invece sostituita dal “Lanital”, una fibra derivata dalla caseina contenuta nei residui di latte di capra, con cui si ottenevano maglie che cedevano e che si ingrossavano se inumidite. Per le pellicce di volpi argentate, di astrakan, di ermellino, i cincillà, i visoni, le stole, le giacche, si dovette ricorrere ai nostrani conigli, magari ritinti. <o:p></o:p></span></span></div>
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<div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjg2_sGVqvDzHJ8cwP2i21juCokFAL8qpBWEiFBHiIFxx8cjvZ4UyenD2ewYGsvMTGniHBql4x_3J9pj8EwxXAvnU740FRv07lHIsqyCwYq0aW4m45n4HO0C_-t859MjlxfMkov1ai06Do/s1600/fascismo4.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; cssfloat: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" hea="true" height="237" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjg2_sGVqvDzHJ8cwP2i21juCokFAL8qpBWEiFBHiIFxx8cjvZ4UyenD2ewYGsvMTGniHBql4x_3J9pj8EwxXAvnU740FRv07lHIsqyCwYq0aW4m45n4HO0C_-t859MjlxfMkov1ai06Do/s400/fascismo4.jpg" width="400" /></a><span style="font-size: 12pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">La Seconda guerra mondiale<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>peggiorò la situazione in modo drammatico: dal 1941 entrarono in vigore le tessere per l’abbigliamento, mentre si dovette ricorrere sempre di più a materiali poveri. Fu obbligatorio risparmiare sui tessuti e sul cuoio, che servivano per le uniformi dei nostri soldati; gli abiti si accorciarono addirittura sopra al al ginocchio, scomparvero le calze e la riga fu dipinta su polpaccio; gli strascichi degli abiti e da sposa da sera furono aboliti, mentre i giornali sembravano ignorare il problema. </span></span><span style="font-size: 12pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Le riviste femminili propagandarono le direttive del regime: ci si scagliò contro la moda della vita di vespa, considerata antigienica, ci si oppose alle retine in stile romantico che raccoglievano i capelli lunghi, si suggerì di evitare il turbante, accusato di essere troppo orientale, si insistette sulla donna severa e littoria. <o:p></o:p></span></span></div>
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<div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1HEjsVhLNhS3GWIG2k28xrPwwtmA_XAqor4bdFuWL8cgd9vDYv6I2vXrAaev2N-wN1yMkWdoAHNFRLsx2HrMlF2ZfayQcbeh-4TXrKKHijkUshixCiUEny1UiuteMKixEZRhNjoEzbFw/s1600/Salvatore+Ferragamo1_1938.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="303" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1HEjsVhLNhS3GWIG2k28xrPwwtmA_XAqor4bdFuWL8cgd9vDYv6I2vXrAaev2N-wN1yMkWdoAHNFRLsx2HrMlF2ZfayQcbeh-4TXrKKHijkUshixCiUEny1UiuteMKixEZRhNjoEzbFw/s400/Salvatore+Ferragamo1_1938.jpg" width="400" /></a></div>
<span style="font-size: 12pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">L’economia di guerra lanciò tuttavia alcune mode: tra queste i cappellini con la veletta e soprattutto le scarpe con le zeppe. La veletta, che dava al viso un’aria misteriosa, maliziosa e romantica, si era diffusa a partire dall’ottocento; dal momento che non era soggetta al tesseramento, durante l’autarchia fu utilizzata in pianta stabile per i piccoli copricapi femminili in materiale povero come la rafia e la paglia, appoggiati a coprire la fronte e svelare la nuca. La crisi e il divieto dell’uso del cuoio e dell’acciaio spinsero un calzolaio italiano, Salvatore Ferragamo, ad abolire il tacco e ad inventare la zeppa in sughero sardo, mentre rafia, cellophane, tela, fili metallici, legno e resine sintetiche, servirono per fabbricare la tomaia, caratterizzando la maggior parte delle scarpe degli anni Quaranta. La zeppa poteva avere anche tacco rientrante, ribattezzato ad “Effe” che fu brevettato.</span></span><br />
<span style="font-size: 12pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Erano scarpe colorate, fantasiose, a volte visionarie, sempre divertenti, e piacquero molto. Ferragamo si era affermato ad Hollywood diventando “il calzolaio delle stelle” e calzando attori famosi come John Barrymore, Rodolfo Valentino, Lillian Gish o Mary Pickford. Insoddisfatto della manodopera americana, fece ritorno a Firenze dove esisteva da secoli un’importante tradizione manifatturiera del pellame, conoscendo tuttavia il successo mondiale solo alla fine degli anni ‘40.<o:p></o:p></span></span></div>
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<div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; margin: 0cm 0cm 0pt;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0Pv__USUzYxUIEbZmJACIWqOv1H6IfZTly_vjfV33zcKo6wtDfocEhTbV21UwuJ34D2GC4KGyazvh2HmR0p4woy7pN_tNQiClhoj3VsuGmsY1x-ZuPCv4dcU7hvCi5Zv6eC40fT5bciM/s1600/una-madre-con-tre-figli-tra-le-rovine.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="275" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0Pv__USUzYxUIEbZmJACIWqOv1H6IfZTly_vjfV33zcKo6wtDfocEhTbV21UwuJ34D2GC4KGyazvh2HmR0p4woy7pN_tNQiClhoj3VsuGmsY1x-ZuPCv4dcU7hvCi5Zv6eC40fT5bciM/s320/una-madre-con-tre-figli-tra-le-rovine.jpg" width="320" /></a><span style="font-size: 12pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Negli anni quaranta, incalzate dai bombardamenti, sfollate in campagna, le donne impararono a fabbricarsi un vestito nuovo e bicolore con due vecchi, a rivoltare il paletò del marito,<span style="mso-spacerun: yes;"> a</span> farsi le mutande con le camicie vecchie. Ma nonostante la fantasia, l’arte di arrangiarsi, le tessere, i bombardamenti, la povertà, la difficoltà dei rifornimenti finirono per condurre quelle della classe medio/bassa al crollo e all’indifferenza totale verso qualsiasi tipo di moda: denutrite, senza pane, zucchero, uova o carne, a volte vestite di cenci, o perfino prive di calzature, con scarpe di carta, o coi soli calzini, le italiane si consegnarono in questo modo al dopoguerra.</span> </span></div>
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<br /></div>
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<span style="font-size: 12pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Bibliografia:</span></span></div>
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
<span style="font-family: Arial;">Natalia Aspesi, Il lusso e l'autarchia, Rizzoli, Milano, 1962</span></div>
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<br /></div>
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<span style="font-size: 12pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><o:p><a href="http://digilander.libero.it/kiki82m/donna_fascismo.htm">http://digilander.libero.it/kiki82m/donna_fascismo.htm</a></o:p></span></span></div>
</div>
<img height="96" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6j1M8csOreJJA_q3-XE3RRZSm3IZ99Lq5akS8G4gPRL5np5-F2tiS5KZa6wvhOWD1QoJmi7r8UDCpuOVlnNyfZl6Q3ifeu_7K9WBeJLXryi2b7BlnfhAQ_ZLFaMufc57XD6VMkWhhFbs/s320/fascismo3.jpg" style="filter: alpha(opacity=30); left: 132px; mozopacity: 0.3; opacity: 0.3; position: absolute; top: 1576px; visibility: hidden;" width="75" />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/13294239755795965756noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2197302708971132781.post-29958830619979214902012-08-26T03:47:00.000-07:002016-12-25T03:46:05.605-08:00Il costume rinascimentale nei Tarocchi<div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYs92Dk5NBH1YTY2JebCXnFOqmupyZrX0TBpIWqJsTh_PJmiLjGsinfXdfBETKaVUMTzqEvouG0PB5gPRRysrPc_RBf2kspKw2x0SdnsgwsvRUlJ2_LA-d8W-3_U6Cq924CZb2-0Xc0oc/s1600/Tarocchi-players-borromeo.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; cssfloat: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="216" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYs92Dk5NBH1YTY2JebCXnFOqmupyZrX0TBpIWqJsTh_PJmiLjGsinfXdfBETKaVUMTzqEvouG0PB5gPRRysrPc_RBf2kspKw2x0SdnsgwsvRUlJ2_LA-d8W-3_U6Cq924CZb2-0Xc0oc/s320/Tarocchi-players-borromeo.jpg" width="320" yda="true" /></a><span style="font-size: 12pt;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Le carte da gioco, di origine orientale, compaiono in Europa durante il Medio Evo, dove vengono menzionate con commenti violentemente riprovatori, in quanto fin dall’inizio furono considerate uno strumento del diavolo. Nel XV secolo dettero il via ad una curiosa variante: i <span style="mso-bidi-font-weight: bold;">Tarocchi</span>. Formati da 78 carte, erano suddivisi in due sottogruppi: il primo di 22 carte illustrate con figure simboliche, anticamente chiamate Trionfi, e dall’Ottocento <span style="mso-bidi-font-style: italic;">Arcani maggiori</span>,<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b>il secondo in 56 carte suddivise in 4 serie che in Italia avevano come insegna coppe, danari, bastoni e spade, con quattro figure per ciascuno, comprese quindi le Regine. Il termine “Trionfo” si rifà certamente alle sfilate di carri allegorici comuni nel Rinascimento e menzionate anche dal Petrarca. I documenti più antichi che testimoniano la presenza di questo tipo di carte sono due inventari datati 1442, e provenienti dal ducato Estense di Ferrara. Si trattava di carte costosissime, perché dipinte a mano<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e rivestite di foglia d’oro e, sfatando una leggenda che li vuole nati in Egitto a scopi divinatori, erano destinate esclusivamente al gioco, sia partite sia indovinelli. L’uso cartomantico dei Tarocchi risale invece al XIX secolo.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwXm8XTyMDu545-lE-oqYKnMt5_NkHwVn4JTnkxDpNgj96I9nrue4DADIZc8ABFXmDMkAylfKk0mFAHiFALMHatcBL81dSy6VHCjCRaeBJrNkzyE12Z74eJVuk22Z0yCC-oTKKD1q8C0E/s1600/Tarocchi1-+imperatrice.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwXm8XTyMDu545-lE-oqYKnMt5_NkHwVn4JTnkxDpNgj96I9nrue4DADIZc8ABFXmDMkAylfKk0mFAHiFALMHatcBL81dSy6VHCjCRaeBJrNkzyE12Z74eJVuk22Z0yCC-oTKKD1q8C0E/s320/Tarocchi1-+imperatrice.jpg" width="161" yda="true" /></a><span style="font-size: 12pt;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Il mazzo più completo che ci sia pervenuto<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>fu realizzato non prima del 1450.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Viene comunemente chiamato Visconti </span></span><span style="font-size: 12pt;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">- Sforza, perché le due famiglie erano legate nel governo del ducato di Milano</span></span><span style="font-size: 12pt;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">, ed è conservato in tre gruppi separati all'Accademia Carrara di Bergamo, alla Pierpont Morgan Library di New York, mentre 13 carte sono di proprietà della famiglia Colleoni di Bergamo. Un altro splendido mazzo, molto ben conservato e composto da 67 carte, è quello detto “Visconti di Modrone”, realizzato tra il 1441 e il 1447 per Filippo Maria Visconti di Milano.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsxlEw6uU9Z-HpJeLqwRemT89hjbCySzoFEgZ6MoiCJD61d67dY317Yb-NVXzz4SM0bUAVg9fkaDkvChIs8F7i1XIct0wzzhjglkfTMb85VLJixLjTTJr8Lui5v60x1D8RG6jONubLdxQ/s1600/Tarocchi2_fante_di_coppe.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; cssfloat: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsxlEw6uU9Z-HpJeLqwRemT89hjbCySzoFEgZ6MoiCJD61d67dY317Yb-NVXzz4SM0bUAVg9fkaDkvChIs8F7i1XIct0wzzhjglkfTMb85VLJixLjTTJr8Lui5v60x1D8RG6jONubLdxQ/s400/Tarocchi2_fante_di_coppe.jpg" width="207" yda="true" /></a><span style="font-size: 12pt;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">La moda contemporanea si dispiega nei costumi delle figure dei Tarocchi ed evidenzia in modo chiaro la differenza per classi sociali nel Quattrocento, tra dame e cavalieri, famigli, religiosi, ricchi e poveri. Molti personaggi indossano abiti sontuosi che si inseriscono bene nello stile del Gotico internazionale, un momento di passaggio tra Medioevo e Rinascimento in cui l’arte e la moda dispiegano le forme allungate caratteristiche dello stile gotico, pur temperandole con la tendenza all’equilibrio tipica del Rinascimento. Nel periodo menzionato, erano obbligatori per la donna lo strascico e le maniche lunghe fino a terra. Questo tipo di sopravveste era detta in Italia Pellanda e in Francia Opelande, ed era un capo pesante e sontuoso, accollato e spesso foderato di pelliccia. Un tipico esempio di questa moda si trova nella figura dell’Imperatrice, seduta in trono con un velo giallo e una corona in testa, con una sopravveste in tessuto d’oro ricamata, le maniche ad ala foderate di blu sopra una veste anch’essa blu. </span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAII7kY8-qoGos6J3A8QZR0vCEk5jjE0nw7-DSKxOz1WXxjNJZeHVwLNButbQcpAre_gKYsE8RpXH_-ej_sWRV-bz_T6axS1xRR1bdj5grKPnpAeYOA1RL120JTziU2kREHJRhlNp6rSY/s1600/Tarocchi3_il+bagatto.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAII7kY8-qoGos6J3A8QZR0vCEk5jjE0nw7-DSKxOz1WXxjNJZeHVwLNButbQcpAre_gKYsE8RpXH_-ej_sWRV-bz_T6axS1xRR1bdj5grKPnpAeYOA1RL120JTziU2kREHJRhlNp6rSY/s200/Tarocchi3_il+bagatto.jpg" width="104" yda="true" /></a><span style="font-size: 12pt;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">I guanti che la donna porta erano considerati un simbolo di nobiltà e un accessorio precluso alle classi più basse, perché costosissimi. Conosciuti fin dall’antichità (ne sono stati trovati un paio anche nella tomba del Faraone Tutankhamon) rinacquero nel Medioevo con la cavalleria e furono portati anche dal clero. Solitamente in tessuto, a volte riccamente ornato di gemme, potevano anche essere fabbricati in cuoio pesante per sostenere gli artigli adunchi dei falconi usati per la caccia. Li si donava alle donne come pegno nuziale. Sulla veste dell’Imperatrice dei Tarocchi sono ricamati scritte e stemmi, abitudine comune fin dal medioevo: in questo caso compaiono lo stemma e il motto Visconteo “<span style="mso-bidi-font-style: italic;">à bon droyt”</span> assieme ai simboli araldici della famiglia, come il sole raggiante, tre anelli con diamanti intrecciati, il biscione. L’anello era un simbolo importante d’eternità noto fin dai tempi dei romani, ed era usato anche dal Pontefice, nel qual caso era detto Anello Piscatorio o del Pescatore. Veniva rotto dopo la sua morte. Al diamante invece si attribuiva il potere magico di rendere invincibili. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0dcXkfTbpgql6qSG71s7WyQeJ8DKaL3ibgUUp5e5kfzQLWhC9K8ujSDlHpGZACnuHWiGzGQZXTOWNIkc8f5cvgEzVJ4_qkxfW62q4_VHTUXAsuohjlyLwkYerUwDrOSF-jGNDD_DZC1Q/s1600/Tarocchi4_stultitia.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0dcXkfTbpgql6qSG71s7WyQeJ8DKaL3ibgUUp5e5kfzQLWhC9K8ujSDlHpGZACnuHWiGzGQZXTOWNIkc8f5cvgEzVJ4_qkxfW62q4_VHTUXAsuohjlyLwkYerUwDrOSF-jGNDD_DZC1Q/s320/Tarocchi4_stultitia.jpg" width="252" yda="true" /></a><span style="font-size: 12pt;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Un’altra figura emblematica dei Tarocchi e ancora misteriosa nel suo significato, è il Bagatto o Giocoliere. Se ne ritrova un prototipo anche nel “De Sphaera” il bellissimo trattato astrologico rinascimentale conservato alla Biblioteca Estense di Modena. L’uomo vestito con un abito corto, elegante, dai colori vivacissimi, è seduto davanti a un tavolo con un bicchiere, un coltello e un altro oggetto di non facile interpretazione. L’enorme cappello che porta è in linea con la grandezza dei copricapi del periodo. Il rosso e il verde erano tipici colori diffusi tra Medioevo e Rinascimento. Il simbolismo cromatico era importante: in un contemporaneo “Trattato dei colori, nelle armi, nelle livree e nelle divise” l’oro, il bianco, il cremisi, il verde e l’azzurro erano considerate tinte nobili. Mentre l’oro era filato, gli altri colori provenivano da piante o insetti rari e costosi ed erano inevitabilmente associati al vestire lussuoso. Non a caso il popolo minuto era chiamato “gente grigia", a causa delle tinte smorte e poco pregiate dei loro abiti. Nello stesso periodo che qui si tratta, mille combinazioni diverse potevano essere presenti sulla stessa veste con righe, doghe (strisce larghe) scacchi. IlBagato è un giocoliere di strada? Un re del carnevale? Non sappiamo. La parola ha forse origini latine e significa “figura da poco, bagatella”; non a caso nel gioco del Tarocco questa era la carta di minor valore. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
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<div class="MsoNormal" style="line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0sw9Ud3Alauad0vJ6NEIEn9y5MjXA-xn2yjqR6Rprj6rC_7TbKrJugNCLAgmnY33uNOlatSnqOWJaGEyZIrQu7eECmI-UVPmUlcQ9PakCdnWGqIPVIlXwCekCPGfv85rn1Q58hOzn2Q8/s1600/Tarocchi5_eremita.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; cssfloat: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg0sw9Ud3Alauad0vJ6NEIEn9y5MjXA-xn2yjqR6Rprj6rC_7TbKrJugNCLAgmnY33uNOlatSnqOWJaGEyZIrQu7eECmI-UVPmUlcQ9PakCdnWGqIPVIlXwCekCPGfv85rn1Q58hOzn2Q8/s200/Tarocchi5_eremita.jpg" width="101" yda="true" /></a><span style="font-size: 12pt;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">I giovani uomini (come i fanti) sono raffigurati in abiti corti, mentre quelli lunghi erano destinati ai notabili, ai medici, agli insegnanti. Nel Tarocco dell’Innamorato<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b>due giovani elegantemente vestiti, in piedi in un giardino, si porgono la mano; un cupido bendato, ritto su una fontana, sta per trafiggerli con le sue frecce. Il tema dell’Amore, che era anche<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>alla base della poesia cortese, fiorì in pieno durante il Rinascimento; la cerimonia descritta in questa carta è quella della “dextrarum iunctio”, promessa eterna rappresentata dall’unione delle mani destre. Il giovane ha veste corta orlata in pelliccia, calze solate (ossia con la suola cucita sotto al piede) e cappello in testa, mentre la sposa ha una lunga sopravveste con maniche ad ala e vita sotto al seno. Sul capo reca la “Sella”, una ricca acconciatura di origine oltremontana che compare in Italia proprio in questo periodo. Questo tipo di pettinatura, sorretta da un castelletto interno e sostanzialmente a forma di corna, raggiungerà verso la metà del secolo una notevole altezza, suscitando critiche e sarcasmi, mentre i monelli si divertivano a bersagliare le signore con lanci di sassi e immondizia. <o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
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<span style="font-size: 12pt;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Sempre collegato alla povertà è invece L’Eremita, un vecchio con la barba bianca, che cammina tenendo in mano una clessidra e appoggiandosi ad un bastone. Probabilmente derivato da Diogene, il filosofo cinico che viveva dentro una botte, e imparentato col pianeta Saturno che rappresenta la morte e il tempo che passa, l’eremita è abbigliato con una “veste grave” tipica degli uomini anziani.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
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<span style="font-size: 12pt;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">L’Appeso è un uomo impiccato a testa in giù. La terribile pena veniva effettivamente comminata nel Medioevo e nel Rinascimento a chi si rendeva colpevole di tradimento. Con questa denominazione si indicavano una serie di crimini che andavano dal fallimento fraudolento, alla falsificazione di denaro, alla corruzione, alla malversazione, all’assassinio. Il comune denominatore era il tradimento nei riguardi delle istituzioni e della comunità, vissuto come la rottura di un patto sociale che minava alla base le regole della convivenza cittadina. La pena infamante poteva essere anche sancita in effigie, se il criminale era latitante, e si realizzava sui muri delle piazze a monito della popolazione. L’autore dell’Appeso aveva quindi molti esempi da copiare; l’uomo è vestito solo delle calze braghe e di una camicia di lino bianco: rara occasione per poter vedere quest’ultimo indumento, che solitamente scompariva sotto i vestiti.<o:p></o:p></span></span></div>
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<div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
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<div class="MsoNormal" style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none; line-height: 12pt; margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<div style="border-bottom: medium none; border-left: medium none; border-right: medium none; border-top: medium none;">
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<span style="font-size: 12pt;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;">Con l’invenzione della stampa le carte miniate furono lentamente abbandonate in favore di un prodotto più economico realizzato con matrici xilografiche. In epoca successiva si diffusero in Francia i Tarocchi detti “Marsigliesi” che di fatto imitavano modelli milanesi che dalla Lombardia irradiarono in territorio francese. Pur non avendo riferimenti precisi, sappiamo che uno dei mazzi più antichi fu stampato da Claude Burdel nel 1751. Gli abiti sono ancora del tipo rinascimentale, e quindi arcaici. Nei classicheggianti Tarocchi di Besançon, realizzati da Nicolas Laudier e Pierre Isnard nel 1746, le figure della Papessa e del Papa furono trasformate in Giunone e Giove, a causa dell’evidente blasfemia che associava il gioco a figure di religiosi. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Dalla fine del XVIII secolo in poi le carte furono utilizzate anche a scopi divinatori e si arricchirono di simboli magici che si rifacevano alla Cabala.<o:p></o:p></span></span></div>
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<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: 12pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: Calibri;">Bibliografia:<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: 12pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: Calibri;">Autori vari, I tarocchi, gioco e magia alla corte degli Estensi, Nuova Alfa editoriale, Bologna, 1987<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
<span style="font-size: 12pt; line-height: 115%;"><span style="font-family: Calibri;">Bianca Maria Rizzoli, Tarocchi. Storia e significato simbolico, Antonio Vallardi, Milano, 1997<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin: 0cm 0cm 0pt; text-align: justify;">
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